Dark Shadows |
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Un film di Tim Burton.
Con Johnny Depp, Michelle Pfeiffer, Helena Bonham Carter, Eva Green, Chloë Grace Moretz.
continua»
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 140 min.
- USA 2011.
- Warner Bros Italia
uscita venerdì 11 maggio 2012.
MYMONETRO
Dark Shadows
valutazione media:
3,20
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Un uomo vampirizzato per un amore non corrispostodi Great StevenFeedback: 70023 | altri commenti e recensioni di Great Steven |
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mercoledì 28 dicembre 2016 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
DARK SHADOWS (USA, 2012) diretto da TIM BURTON. Interpretato da JOHNNY DEPP, MICHELE PFEIFFER, HELENA BONHAM CARTER, EVA GREEN, JACKIE EARLE HALEY, CHRISTOPHER LEE, CHLOE GRACE MORETZ Nel 1760, la famiglia Collins emigra da Liverpool nel Maine, dove impianta un’industria ittica che in breve tempo assume una cruciale importanza a livello nazionale, rendendo i ricchi i suoi proprietari. Il rampollo della famiglia, il giovane Barnabas, nel 1776 si prepara a ricevere le redini dell’impresa, ma l’amore che la bella e ammaliante Angelique Bouchard gli offre senza che lui la ricambi intralcia i suoi piani: innamorato invece di Josette, Barnabas la vede precipitare da un dirupo in una notte piovosa, e decide di seguirla, ma invece di morire anch’egli, si ritrova trasformato in vampiro, e scopre che la diabolica Angelique ha tramato tutto quanto per punirlo in quanto lui aveva deciso di non contraccambiarla. Rinchiuso in una scatola di ferro poi sepolta in un bosco del Maine, Barnabas viene casualmente liberato, dopo quasi due secoli di prigionia, da un gruppo di operai escavatori e, dopo averli assassinati per bisogno di bere il loro sangue, si dirige presso la sua vecchia dimora, il castello Collins, ormai in decadenza e abitato dai suoi discendenti, ancora proprietari dell’impresa ittica che però, a causa della spietata concorrenza della Angie Bay, sono anni che sta perdendo clamorosamente terreno. Ben determinato a restituire all’impresa di famiglia l’antico splendore, Barnabas reincontra Angelique, ancora infatuata di lui ma più che mai decisa a infliggergli sofferenze ancora più strazianti, tanto più che l’istitutrice di casa Collins appena assunta, la giovane Victoria Winters, ha tutte le sembianze di Josette, la ragazza che Barnabas amava e che perdette per colpa di Angelique. Quest’ultima organizzerà un nuovo piano malefico per riportare Barnabas nell’oscurità e condannarlo ad un’eternità di dolore, ma si accorgerà di non aver fatto i conti coi membri dell’attuale nucleo Barnabas: la capofamiglia Elizabeth, sua figlia Caroline (indolente e sempre maldisposta verso Barnabas, e segretamente con una maledizione da licantropo addosso) e l’orfanello David (per il quale è stata chiamata l’istitutrice, all’apparenza un po’ suonato ma in realtà molto intelligente) e, malgrado le innegabili colpe omicide di Barnabas (l’omicidio degli operai, della dottoressa Julia Hoffman che voleva diventare immortale appropriandosi del suo sangue e di alcuni hippies), alla fine sarà il vampiro ad avere la meglio, ottenendo per giunta la definitiva vampirizzazione di Victoria. Nuova collaborazione fra gli inossidabili T. Burton e J. Depp: non si raggiungono i fasti gloriosi magicamente ottenuti con l’ottimo Alice in Wonderland (2010), premiato con due Oscar e con uno strepitoso successo al botteghino, ma il regista maestro dell’horror gotico dimostra questa volta di esser riuscito a coniugare le due anime che spesso ricorrono nel suo repertorio: il comico e il gusto un po’ autoreferenziale, ma pur sempre saporito, del fantasy con inclinazioni nel misticismo. L’esperimento, fortunatamente, riesce, e l’interpretazione (come sempre sopra le righe) di un Depp più che mai agguerrito e ispirato costituisce l’inconfutabile punto di forza di un film cupo e lugubre al quale però si debbono riconoscere una forte carica di divertimento spassoso e, malgrado le tribolate e dolorose vicende del suo protagonista, un’apertura seppur tardiva alla speranza, in quanto è proprio nel buio e maestoso finale che l’amore del vampiro Barnabas trova la sua ultima, decisiva consacrazione. Per il resto, un cast prevalentemente femminile che offre spunti interessanti e prove attoriali molto deliziose: una M. Pfeiffer finalmente libera dal ruolo di Catwoman (anch’esso di burtoniana memoria) che sa reinventarsi con una nobildonna compassata e pacata, una H. B. Carter con capelli rossi che regala al pubblico, con l’immancabile recitazione paradossale e caricata, una psichiatra con la paura di invecchiare e imbruttire, un’E. Green nelle vesti di un’inconsueta antagonista (una strega decisamente sui generis, eppure molto efficace) che rinuncia ad eliminare fisicamente un nemico che è anche il suo amante mancato per determinarne una sconfitta lenta e più che mai massacrante, finendo poi vittima della sua stessa passione sfrenata e autodistruttiva. Non manca il sapore toccante, che sa leggermente d’antiquato, per la rievocazione storica, non soltanto dei mitici anni ’70, ma anche di un passato "pre-rivoluzione americana" in cui il regista si compiace di ambientare una storia che, rispetto alle pellicole precedenti, è molto più composita e mette molta più carne al fuoco, ma ha tanto di guadagnato specialmente in merito al connubio, ottenuto mediante la sceneggiatura, fra pathos e autoironia, elementi di paura e ricerca di uno scopo nella trama. Molto buono il trucco, che imbianca il volto di Depp rendendolo un vampiro simpatico e affabile, e di notevole impatto anche le musiche, perlopiù martellanti, con una scivolata quasi esagerata verso il rock dell’epoca, coadiuvato pure da una veloce apparizione di Alice Cooper (che Barnabas definisce, dopo averlo osservato col binocolo, «la donna più orrenda che abbia mai visto»). Gag efficienti, atmosfera coerente con le intenzioni goticheggianti che son da sempre un punto fermo nella filmografia di Burton, con soltanto qualche cedevolezza nella gestione delle comparse e degli effetti speciali, talvolta un po’ stonati ed eccessivi.
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