Black-comedy, dark-fantasy, gotic-horror e chi più ne ha più ne metta. La pluralità di possibili definizioni la dice lunga su come Burton ami attingere trasversalmente ai generi, mescolando gli ingredienti in modo sapiente e soprattutto geniale.
Un attraente casanova in pieno '700 -figlio di una coppia trasferitasi in Maine e fondatrice di una impresa ittica e di una città costruita intorno a questa- seduce e poi respinge una ragazza innamorata. Destino sfortunato il suo, visto che la donna abbandonata è una strega che non perde tempo a lanciargli una maledizione che lo trasforma per sempre in un vampiro.
Sepolto e incatenato, il bel Barnabas riemerge e si risveglia per caso nel 1972 e, dopo una abbondante "pasto", si avvia alla vecchia dimora degli avi e promette ai suoi bizzarri abitanti e discendenti di aiutarli a ristabilire le sorti economiche dell'antica attività ittica, messa in crisi proprio dalla rivale strega cattiva (ma sempre più bella e seducente), decisa a vendicarsi da par suo e di riprendersi l'amante che l'aveva respinta a qualsiasi costo. Vista la natura sovrumana di entrambi, la lotta assume forme e intensità titaniche. Chi ne uscirà vivo (si fa per dire)? Diciamo che l'amore in qualche modo vincerà....Di per sè la storia non offre grandi motivi di interesse. Ma qui soccorre la visionarietà creativa, il genio, l'estetica delle immagini (e delle trovate) di Burton che - dopo il tonfo di Alice in Wonderland- ritorna ai livelli di Sleepy Hollow o La sposa cadavere (per rimanere in ambito gotico) o Edward mani di forbice. Sempre in bilico tra favola e realtà, tra horror e ironia, Burton sa gestire al meglio componenti apparentemente eterogenei, stemperando ogni crescendo drammatico con un umorismo intelligente, alternando thrilling e commedia senza smagliature o rotture di ritmo. Sicchè il suo vampiro ha ben poco del classico Dracula (che viene simpaticamente citato mediante una breve apparizione in un ruolo secondario di Christopher Lee, il primo Dracula della storia) ed ancora meno dei giovani succhiasangue di Twilight, ma assume connotazioni e atteggiamenti molto umani, in fondo non troppo diversi dai suoi familiari in perenne gara per la palma del più strambo. Divertente l'impatto "linguistico" del Barnabas settecentesco a contatto con una società di due secoli posteriore (ma l'avevamo già visto nell'Ultimo guerriero con un Jean Reno venuto dal passato), esilarante l'unica scena di sesso travolgente tra i due protagonisti, dotati di superpoteri che non riescono a controllare, originale il finale che non si può rivelare (se Maometto non va alla montagna…). Insomma un film goticamente divertente dove tutto scorre piacevolmente, le musiche sempre accattivanti seguono i cambiamenti di scenario (azzeccata la performance di Alice Cooper), dove è intuibile una satira velata della società d'oggi e della sua cellula unitaria (cioè la famiglia) in cui non mancano vampiri (magari succhia soldi o altrui energie) e streghe o stregoni, pronti ad approfittare dei più deboli e di chi non ha (super)poteri.
Cast all'altezza, con i soliti Depp -istrione perfetto per una parte dalle molte sfaccettature- e l'immancabile consorte del regista Bohnam Carter, strizzacervelli opportunista ma incauta, nonchè una Eva Green splendida e sensualissima strega che va letteralmente in pezzi (come in La morte ti fa bella di Zemeckis). Da vedere, oltre che per il suo valore intrinseco, anche come un saggio di cinema di alta qualità.
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