felicity
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lunedì 22 agosto 2022
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inventivo e affascinante, ma un po'' sterile
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The French Dispatch è la dimostrazione definitiva che Wes Anderson non è più solo quello delle inquadrature simmetriche. Non solo. Sempre di più, come già aveva mostrato nei suoi ultimi film, Anderson tende a sfruttare la profondità di campo nello stesso modo in cui utilizza gli assi orizzontali e verticali della sua inquadratura, portando così potenzialmente all'infinito le ricombinazioni delle scenografie e i movimenti dei personaggi, e facendo diventare la sua estetica non solo espositiva, ma quasi immersiva.
E, per movimentare le cose ancora di più, ai movimenti lungo i tre assi si aggiungono i continui passaggi dal colore al bianco e nero, e perfino un inserto in animazione tradizionale.
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The French Dispatch è la dimostrazione definitiva che Wes Anderson non è più solo quello delle inquadrature simmetriche. Non solo. Sempre di più, come già aveva mostrato nei suoi ultimi film, Anderson tende a sfruttare la profondità di campo nello stesso modo in cui utilizza gli assi orizzontali e verticali della sua inquadratura, portando così potenzialmente all'infinito le ricombinazioni delle scenografie e i movimenti dei personaggi, e facendo diventare la sua estetica non solo espositiva, ma quasi immersiva.
E, per movimentare le cose ancora di più, ai movimenti lungo i tre assi si aggiungono i continui passaggi dal colore al bianco e nero, e perfino un inserto in animazione tradizionale.
Nelle scene iniziali, e nella parte narrata da Owen Wilson, è palese che il riferimento di Anderson dal punto di vista formale è quello del cinema di Jacques Tati, via via più sfumato col procedere del film ma sempre presente sottotraccia, mescolato man mano a influenze nouvellevaguiane in alcuni casi (l'episodio con Frances McDormand e Timothée Chalamet) e a quelle del cinema di Jean Renoir in altri (quello con del Toro e Seydoux). E perfino con una spolverata di Jean-Pierre Melville (l'episodio culinar-giallo).
Peccato che questo evidente richiamo alla storia del cinema francese non sia qui supportato (e giustificato) da Anderson dalla forza dei contenuti, dell'umorismo e delle emozioni: per quanto gradevole, inventivo e affascinante, The French Dispatch rischia di essere un film capace di fornire argomenti sostanziali ai tanti che hanno sempre accusato il suo autore di un formalismo vanesio e un poco sterile.
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ciolo
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martedì 8 febbraio 2022
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wes anderson all''ennesima potenza...
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Beh diciamo che in più di 20 anni di produzione Wes Anderson, raggiunge il suo culmine, non in bellezza e trasporto del fim, ma della sua visione del mondo.
Film cervellotico, teatrele fin troppo intelletuale nelle scelte, adatto ad un pubblico di appasionati del genere e non di chi è andato al cinema per caso!.
Tutti i tempi della poetica Adnersoniana, sono presenti e costanti... diversità, morte, amore non paralello famiglai disgregata, ma qui sono portati al limite di onanismo dialettico.
Visivamente è sublime, con una commistioni di genere spettacolare, roboante, un caldoscopio di immagini suoni e colori!.
Alla fine dei giochi, un film per gli amanti dello stile, astenersi perditempo.
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Beh diciamo che in più di 20 anni di produzione Wes Anderson, raggiunge il suo culmine, non in bellezza e trasporto del fim, ma della sua visione del mondo.
Film cervellotico, teatrele fin troppo intelletuale nelle scelte, adatto ad un pubblico di appasionati del genere e non di chi è andato al cinema per caso!.
Tutti i tempi della poetica Adnersoniana, sono presenti e costanti... diversità, morte, amore non paralello famiglai disgregata, ma qui sono portati al limite di onanismo dialettico.
Visivamente è sublime, con una commistioni di genere spettacolare, roboante, un caldoscopio di immagini suoni e colori!.
Alla fine dei giochi, un film per gli amanti dello stile, astenersi perditempo...
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luca scialo
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sabato 15 gennaio 2022
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storie bizzarre raccontate con i colori e la dinamicità di wes anderson
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Wes Anderson, colorito e fantasioso regista dei nostri tempi. Il cui cinema è sempre sopra le righe, mai convenzionale, appassionato ed appassionante. Dopo il successo di The Great Budapest Hotel ne riprende lo stile, con una pellicola dinamica, dai colori accesi, che si spinge anche oltre diventando ad un certo punto anche un cartone animato. La storia è quella di una redazione di un giornale americano in una piccola città francese della prima età del '900. Che decide di pubblicare le tre storie migliori alla morte del direttore. Certo, lo stile rischia anche di stancare, per la troppa velocità con cui scorre e per i dialoghi sparati a raffica. Seppur sempre sensati e mai banali, come invece sovente capita in questo genere.
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Wes Anderson, colorito e fantasioso regista dei nostri tempi. Il cui cinema è sempre sopra le righe, mai convenzionale, appassionato ed appassionante. Dopo il successo di The Great Budapest Hotel ne riprende lo stile, con una pellicola dinamica, dai colori accesi, che si spinge anche oltre diventando ad un certo punto anche un cartone animato. La storia è quella di una redazione di un giornale americano in una piccola città francese della prima età del '900. Che decide di pubblicare le tre storie migliori alla morte del direttore. Certo, lo stile rischia anche di stancare, per la troppa velocità con cui scorre e per i dialoghi sparati a raffica. Seppur sempre sensati e mai banali, come invece sovente capita in questo genere. Ma chi lo ama troverà pane per i suoi denti.
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utente n 61
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giovedì 13 gennaio 2022
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de gustibus
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Sinceramente non so se ci troviamo di fronte ad un capolavoro, comunque sia a me il film è piaciuto molto! Sembra che alcuni siano rimasti delusi, altri si siano addormentati, altri addirittura siano fuggiti via a metà film... Mi dispiace per loro (lo dico senza alcun sarcasmo), io sono rimasto incollato alla poltrona -e con un sorriso affascinato "fotografato" in faccia- dall'inizio alla fine del film... De gustibus ecc., come si dice. Però alcuni aspetti vanno sottolineati: 1) Il film consta di storie diverse e autonome tra loro, non c'è un'unica trama ma tante quanti sono gli articoli giornalistici proposti! 2) Ogni articolo-trama ha una sua coerenza interna, sia pure verbalmente travolgente ma non per questo incomprensibile! 3) Il genere commedia è un pò un "fritto misto" tra razionalità e irrazionalità, tra realtà e assurdo, per questo fa ridere o sorridere: perchè genera una specie di corto circuito emotivo e sorprende la coscienza dello spettatore! Rispetto il giudizio di tutti e il mio è parere di "uomo della strada", non di esperto.
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Sinceramente non so se ci troviamo di fronte ad un capolavoro, comunque sia a me il film è piaciuto molto! Sembra che alcuni siano rimasti delusi, altri si siano addormentati, altri addirittura siano fuggiti via a metà film... Mi dispiace per loro (lo dico senza alcun sarcasmo), io sono rimasto incollato alla poltrona -e con un sorriso affascinato "fotografato" in faccia- dall'inizio alla fine del film... De gustibus ecc., come si dice. Però alcuni aspetti vanno sottolineati: 1) Il film consta di storie diverse e autonome tra loro, non c'è un'unica trama ma tante quanti sono gli articoli giornalistici proposti! 2) Ogni articolo-trama ha una sua coerenza interna, sia pure verbalmente travolgente ma non per questo incomprensibile! 3) Il genere commedia è un pò un "fritto misto" tra razionalità e irrazionalità, tra realtà e assurdo, per questo fa ridere o sorridere: perchè genera una specie di corto circuito emotivo e sorprende la coscienza dello spettatore! Rispetto il giudizio di tutti e il mio è parere di "uomo della strada", non di esperto... Però confesso che alcune affermazioni mi sono sembrate più delle condanne inapellabili -manco ci trovassimo di fronte a un crimine- che delle, pur personali e particolari, valutazioni sull'opera di un professionista del calibro di Wes Anderson. De gustibus, appunto, ma per me questo è uno di quelle opere artistiche che fanno venire la voglia e il gusto di scommetere ancora, nonostante tutto, nella vita e nella sua drammatica ma anche divertente e poetica bellezza... Grazie Wes!!!
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rosmersholm
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domenica 28 novembre 2021
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sprecone
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Grande spreco di risorse e e talento, nonchè di denaro e tempo dello spettatore. Un divertissement, ma solo per il regista...
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ragnetto46
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mercoledì 24 novembre 2021
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una vera schifezza
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Sono uscita a metà film. Sicuramente no ho capito un acca ma è un film orribile punto e basta.
[+] beh potevi andare a vedere natale su marte..
(di ciolo)
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claudio stefani
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lunedì 22 novembre 2021
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film insulso
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Film irritante e deludente. Noioso. Un flusso ininterrotto di dialoghi (privi di contenuto). Una parata di grandissimi attori (senza senso).
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vitopacino
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lunedì 22 novembre 2021
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era dal 2006 che non lasciavo un film a metà...
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Mai annoiato così per un film... ho abbandonato la sala.
Tempi lunghi e noiosi.
trama inesistente
Fortunatamente ho avuto il coraggio di andar via.
metà sala dormiva,tempo buttato
[+] ma ti avevano rapito?
(di ciolo)
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athos
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domenica 21 novembre 2021
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affogare nel dubbio
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Probabilmente affogherò nel dubbio della mia incompetenza, eppure mi ritrovo sicuro nel giudicare questo film un ottimo prodotto pubblicitario, un mix di trovate fine a se stesse e una freddezza inconcludente di fondo. Un film di plastica, senza poesia in attesa di un respiro di sollievo ai titoli di coda.
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writer58
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venerdì 19 novembre 2021
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forma e contenuto
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Un cast eccezionale, una scenografia preziosa e innovatrice, atmosfere che rappresentano e trasfigurano uno spazio tempo particolare (la Francia di metà del ventesimo secolo), proponendo un insieme di quadri, icone e simboli dalla forte valenza pittorica, personaggi come figurine animate (con un approccio simile a quello del grande film di Scorsese "Hugo Cabret") che interagiscono tra di loro secondo un repertorio prestabilito di possibilità, un insieme di fondali di teatro riccamente decorati e cromaticamente saturi che rendono a volte le scene sfarzose e sovrabbondanti, l'uso disinvolto di sequenze di animazione, una proposta formalmente bellissima, tutto ciò è "The French Dispatch", l'ultima opera di Wes Anderson, regista di cui avevo apprezzato [+]
Un cast eccezionale, una scenografia preziosa e innovatrice, atmosfere che rappresentano e trasfigurano uno spazio tempo particolare (la Francia di metà del ventesimo secolo), proponendo un insieme di quadri, icone e simboli dalla forte valenza pittorica, personaggi come figurine animate (con un approccio simile a quello del grande film di Scorsese "Hugo Cabret") che interagiscono tra di loro secondo un repertorio prestabilito di possibilità, un insieme di fondali di teatro riccamente decorati e cromaticamente saturi che rendono a volte le scene sfarzose e sovrabbondanti, l'uso disinvolto di sequenze di animazione, una proposta formalmente bellissima, tutto ciò è "The French Dispatch", l'ultima opera di Wes Anderson, regista di cui avevo apprezzato "Gran Budapest Hotel" e "Il treno per il Darjeeling".
Eppure il film di Anderson non mi ha convinto e, a dirla tutta, a tratti mi ha anche annoiato, come se dentro la confezione magnifica e sontuosa ci fosse un contenuto esile, un esercizio di stile sfolgorante che copre la debolezza dell'impianto narrativo. L'unica vicenda che mi è parsa interessante è la prima, quella dell'artista-assassino che compone le sue opere nel manicomio criminale. Tutto il resto mi è parso poco più che un pretesto per mostrare al pubblico l'involucro sgargiante della messa in scena.
La sovrabbondanza di grandi attori, inoltre, ne relega parecchi in ruoli marginali, quasi dei camei. E' il caso di Elisabeth Moss, Christoph Waltz, Kate Winslet, tra altri.
In sintesi: "The French Dispatch" è una proposta in cui la forma prevale nettamente sul contenuto della narrazione, come se le storie raccontate fossero un mero espediente per cucire insieme le scene e le performance del nutrito gruppo di attori.
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[+] confezione impeccabile ma la narrazione ?
(di alex2044)
[ - ] confezione impeccabile ma la narrazione ?
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