Anno | 2024 |
Genere | Concerto, |
Produzione | Italia |
Durata | 90 minuti |
Al cinema | 155 sale cinematografiche |
Regia di | Giuliano Nicastro |
Attori | Francesco Guccini . |
Uscita | giovedì 5 dicembre 2024 |
Tag | Da vedere 2024 |
Distribuzione | Nexo Studios |
MYmonetro | Valutazione: 3,50 Stelle, sulla base di 2 recensioni. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 29 novembre 2024
Un appuntamento unico per far rivivere sul grande schermo ai fan del cantautore tutte le emozioni della serata epica del 1984. Francesco Guccini - Fra la Via Emilia e il West è 4° in classifica al Box Office, ieri ha incassato € 64.530,00 e registrato 6.870 presenze.
CONSIGLIATO SÌ
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Nel 1984 il manager Renzo Fantini e Nicola Sinisi, allora assessore alla cultura del Comune di Bologna, cercano di convincere un riluttante Francesco Guccini a tenere un concerto in Piazza Maggiore a Bologna. L'occasione è data dai vent'anni di carriera di Guccini e di "La canzone del bambino nel vento" (anche nota come "Auschwitz"), da lui scritta ma incisa prima da Equipe 84. È lo stesso Guccini a raccontarlo, nell'intervista che introduce (11 minuti circa) le immagini di quel concerto, effettivamente tenutosi il 21 giugno 1984 in quell'affollatissima piazza e nei suoi dintorni. Così strapiena di gente che a un certo punto il cantautore dovrà anche segnalare ("mi sembra di essere a Rimini") una bambina persa e ritrovata che aspetta i suoi genitori in una via del centro.
In poco meno di 80 minuti di performance sfilano sul palco molti amici di Guccini, dai meno noti Viulàn (quartetto di voci e chitarra che performa una ninna nanna in dialetto dell'Appennino modenese) a uno spumeggiante Paolo Conte, di cui Fantini all'epoca era pure manager, dalla semisconosciuta cantante folk Deborah Kooperman a Franco Ceccarelli e Victor Sogliani di Equipe 84 fino ai Nomadi, Pierangelo Bertoli e Lucio Dalla.
Un concerto che è prima di tutto una festa tra amici, introdotti da un caloroso "padrone di casa", una session allargata in cui le canzoni si scambiano come strette di mano. Emanano dal palco la stima reciproca e l'affetto tra chi si avvicenda sulla scena, totalmente priva di effetti speciali e narcisismo e traboccante di musicisti eccelsi (Vince Tempera alle tastiere, solo per citarne uno) e desiderio di condivisione.
Probabilmente riprendendo l'esperimento analogo di Dallamericaruso, concerto "ritrovato" e incorniciato da interviste a cura di Walter Veltroni - in cui la gran parte del film è costituita dal girato originale della performance di Dalla e della sua band a New York nel 1986 - i produttori di Francesco Guccini: Fra la Via Emilia e il West hanno recuperato questo concerto, rimasterizzato l'audio in 5.1, per renderlo disponibile a chi non c'era e non ha mai visto un live senza smartphone (Guccini sul palco riferisce di 150 mila presenze).
Diretti da Giuliano Nicastro, sei operatori rimandano altrettanti punti di vista, anche ravvicinati. Bottiglia di vino a portata di mano, seduto alla chitarra, Guccini presenta i colleghi, si fa burle di Gianni Agnelli, chiarisce l'idea romantica alla base del disco che dà il titolo al film.
Progressivamente si scalda, non tiene più gli occhi socchiusi, si gode il viaggio, e noi con lui, in questa session calda e avvolgente e lontanissima come concezione produttiva, dai live di oggi. Sono quindici i brani in scaletta del concerto (compresi quelli degli ospiti), mentre nel doppio CD che esce rimasterizzato insieme al film sono diciotto, tutti di Guccini. In apertura "Canzone per un'amica" e in chiusura "La locomotiva" colpiscono al cuore, espressioni di un cantautorato popolare che radunava le folle, faceva spettacolo e insieme proponeva exploit raffinati come "Maddalena" di Bertoli. Ma certo Guccini non cercava anzi già detestava allora il revival, e qui lo ribadisce, pronunciandolo orgoglioso all'italiana. Dedicato alla memoria di Renzo Fantini e di Massimo Cotto.
«La via Emilia tagliava Modena in due; la strada dove abitavo, da una parte, si incrociava con essa. Dall'altra parte c'erano già gli ampi campi della periferia. Erano un po' il nostro "West" domestico: bastava fare due passi, o attraversare una strada, e c'erano già indiani e cowboys, cavalli e frecce; c'era, insomma, l'Avventura, tradotta in "padano" dai film e dai fumetti.