Considerato uno dei più grandi romanzieri d'America, Cormac McCarthy ebbe un pubblico ampio e variegato, che continuò ad apprezzare le sue opere anche quando furono adattate in importanti film.
Anche autore di saggi e pièce teatrali, esplorò il potere, l'umiltà, l'umorismo nero e la poesia della realtà americana, calandosi fin da subito nella profondità dei suoi nodi più drammatici.
I suoi romanzi furono tra i più simbolici del secolo scorso, perché caratterizzati da temi di violenza, moralità e condizione umana, soppesati ed equilibrati in uno stile di scrittura scarno, ma lirico. Evitò spesso la punteggiatura e la grammatica tradizionale a favore di una prosa più fluida, capace di enfatizzare il ritmo e il suono della lingua inglese, alla ricerca di una musicalità che difficilmente venne mantenuta nelle numerose lingue in cui venne tradotto.
Nonostante i contenuti spesso cupi e truculenti, McCarthy fu celebrato anche per i messaggi di bellezza, onestà e profondità emotiva degli "spazi americani", terre narrative all'interno delle quali testò le sue idee sulla contemporaneità, sullo sfondo della disciplina emergente della critica ambientale e indagando sul modo in cui lo spazio venne costruito anche da altri autori americani. Ereditò così i due concetti di spazio diametralmente opposti della narrativa Made in Usa: da una parte lo "spazio americano" abbracciato dai cittadini come straordinariamente positivo e rinvigorente, dall'altra lo "spazio americano" negativo e minaccioso. Una binarietà che spinse e spinge tuttora i lettori a ripensare ai modi tradizionali di percepire ciò che hanno intorno e che ha permesso loro di aprire nuovi orizzonti su come i paesaggi naturali e costruiti e gli spazi letterari vengano descritti.
Studi e passione per la scrittura
Cormac McCarthy nacque a Providence il 20 luglio 1933, figlio di un avvocato e di una casalinga, che avevano avuto altri cinque figli. Cresciuto a Knoxville, in Tennessee, studiò alla St. Mary's Parochial School e alla Knoxville Catholic High School, seguendo assiduamente i precetti della religione cattolica.
Iscrittosi nel 1951 alla University of Tennessee, dove studiò fisica e ingegnieria, lasciò la facoltà nel 1953, per unirsi alla U.S. Air Force, che lo stazionò nella fredda Alaska. Durante quel periodo, diventò un avido lettore e, ritornato all'università nel 1957, pubblicò due racconti, "Wake for Susan" e "A Drowning Incident", in una rivista letteraria per studenti, ottenendo due premi narrativi per gli scrittori emergenti.
A questo punto, nel 1959, decise di abbandonare completamente gli studi e di trasferirsi a Chicago, cambiando il suo nome da Charles a Cormac, per non essere confuso con Charles McCarthy, l'omonimo pupazzo usato dal noto ventriloquo Edgar Bergen.
Il debutto
Debutta come romanziere nel 1965 con "Il guardiano del frutteto", poi seguito nel 1968 da "Il buio fuori". Le sue prime opere furono ambientate negli Appalachi, nel Sud e nel Sud Ovest degli Stati Uniti, con uno stile si ispirava a William Faulkner.
Dopo alcuni anni di assenza, nel 1974, firmò "Figlio di Dio", ambientato in Tennessee, dove il contadino di Sevier Conty, Lester Ballard, vive nella miseria più totale, dopo aver perso la fattoria di famiglia, e tenta di vivere al di fuori della sua città e dell'ordine sociale, ma con risultati talmente scarsi da avvicinarsi sempre di più al crimine e al degrado. La pellicola diventerà un film di James Franco, Child of God, nel 2014.
Nel 1979, pubblicò il semi-autobiografico "Suttree", ma fu nel 1985 che uscì "Meridiano di sangue", che verrà trasposto cinematograficamente con l'omonimo titolo nel 2017.
Il libro, basato su eventi storici realmente accaduti al confine tra Texas e Messico nel 1850, ripercorre il viaggio di un quattordicenne del Tennessee, che entra in contatto con l'implacabile e misteriosa banda del Giudice Holden.
La Trilogia della Frontiera
Continuò a scrivere con ambientazioni simili anche in "Cavalli selvaggi" del 1993, vincitore del National Book Award e del National Book Critics Circle Award.
Qui, si segue il sedicenne John Grady Cole che, trascorso gran parte della sua vita in un ranch, comincia a sentire la necessità (quasi madamebovaryana) di seguire i propri sogni e vivere secondo un'idea romanzata della vita. Il romanzo verrà trasposto nella pellicola Passione ribelle per la regia di Billy Bob Thornton con Matt Damon e Penélope Cruz.
A chiudere quella che venne poi denominata la "Trilogia della Frontiera" arrivarono anche "Oltre il confine" del 1994 e "Città della pianura" del 1998.
Il successo di "Non è un paese per vecchi"
Ma fu soprattuto "Non è un paese per vecchi", del 2005, uno dei suoi successi più grandi. Diventato un film omonimo nel 2007 con Tommy Lee Jones, Javier Bardem e Josh Brolin e verrà pluripremiato agli Academy Awards.
Ambientato nel Texas degli Anni Ottanta, il libro parte dal fortuito ritrovamento di una valigia con dentro un'ingente somma di denaro, da parte di un uomo. Decidendo di prendere con sé la valigia, l'uomo comincia una disperata fuga per eludere uno assassino psicopatico, assoldato da un potente cartello della droga, sulle sue tracce e da un vecchio sceriffo, che vuole solo fermare il massacro scatenato dal furto.
Una storia che ben si presta alla dura crudezza della regia dei fratelli Ethan e Joel Coen, che sposano la perdita di ogni logica e l'idea di un mondo dominato dall'avidità e dalla violenza, tanto che, per una volta, si permettono di sottrarre l'umorismo nero che li contraddistingue, forzando la filosofia e la morale dello scrittore, in questo affresco della mutazione antropologica generazionale statunitense.
Il post-apocalittico "La strada"
Stessa sorte che seguì "La strada" del 2006, che diventò la pellicola The Road nel 2009, per la regia di John Hillcoat e con Viggo Mortensen e Kodi Smit-McPhee.
Vincitore del James Tait Black Memorial Prize e del Premio Pulitzer, McCarthy virò sullo sfondo di uno scenario apocalittico, per narrare il desolante viaggio da incubo di un uomo con un bambino, che cercano di trovare un luogo più sicuro in mezzo a un'umanità che vive secondo i suoi più crudeli istinti di sopravvivenza.
Il ritorno alla scrittura
Sfidando l'età, tornò a scrivere dopo una lunga pausa e firmando "Il passeggero" e "Stella Maris" nel 2022.
Autore teatrale
Anche autore teatrale, McCarthy produsse due drammi: "The Stonemason - A Play in Five Acts", scritto negli Anni Ottanta, e "Sunset Limited", del 2006, che diventò un film tv diretto da Tommy Lee Jones.
Sceneggiature
Come sceneggiatore, scrisse per la serie Visions del 1976 il film tv The Gardener's Son, ma anche The Counselor - Il procuratore (2013) per la regia di Ridley Scott, incentrato su un avvocato che entra in contatto con la criminalità per guadagnare più denaro e più in fretta.
Vita privata
Cormac McCarthy si sposò con la sua compagna di scuola Lee Holleman, dalla quale ebbe il suo primogenito, Cullen, nel 1962. I due divorziarono quando McCarthy chiese alla donna di cercare un lavoro per mantenere la famiglia, così che lui potesse focalizzarsi sulla sua carriera di scrittore. Trasferitasi in Wyoming, la Holleman chiese il divorzio.
Sposò poi la britannica Anne DeLisle, intrattenitrice nelle navi da crociera, vivendo però in una povertà così estrema, che la donna decise di porre fine all'unione alcuni anni più tardi.
L'ultimo legame matrimoniale fu quello con Jennifer Winkley, che gli diede il suo secondo figlio, John. Anche questo matrimonio si concluse con un divorzio, a causa di un'accusa di aggressione aggravata che la donna avrebbe operato nei riguardi di McCarthy, quando nel tentativo di eccitarlo, masturbandosi con una pistola Smith & Wesson, gliel'avrebbe poi puntata addosso con fare minaccioso.
Cormac McCarthy morì a 89 anni. Ne diede l'annuncio la casa editrice Knopf, facendo sapere che lo scrittore si spense nella sua casa di Santa Fe, in New Mexico.
Attivo nella comunità di Santa Fe, lo scrittore non frequentò mai il mondo letterario e mondano, per questo venne definito uno degli "invisibili" della letteratura americana, esattamente come J.D. Salinger e Thomas Pynchon. Idealmente, veniva però inserito all'interno dei "Magnifici Quattro", vale a dire i quattro autori americani (gli altri erano di nuovo Pynchon, ma anche Don DeLillo e Philip Roth) che, secondo il critico Harold Bloom, erano i maestri della narrativa contemporanea americana.