Il braccio di ferro di una coppia disfunzionale che dice tanto anche del rapporto tra Stati Uniti e Messico. Drammatico, Messico2025. Durata 100 Minuti.
Un ballerino dovrà affrontare la vera natura della sua relazione amorosa. Espandi ▽
Il giovane Fernando, talentoso ballerino di Città del Messico, emerge dal deserto dopo un pericoloso viaggio oltre il confine americano. Il ragazzo è determinato a raggiungere San Francisco, dove si introduce nel lussuoso appartamento di Jennifer, una donna molto più grande di lui della quale da qualche tempo è amante. Profondamente attuale, il film è l’allegoria perversa di un braccio di ferro in una coppia disfunzionale, che dice tanto del rapporto tra Stati Uniti e Messico per quanto riguarda l’immigrazione, arrivando sugli schermi proprio al culmine della tensione politica sul tema. In un gioco diabolico di prigioni amorose e linee di demarcazione che vanno dal nazionale fino al domestico, Franco si fa tentare da una spirale risolutiva angosciante e brutale, nel pieno spirito delle opere che gli hanno dato il successo. Eppure rimane la sensazione che ci sia una dimensione nuova e inaspettata nella sua poetica. Recensione ❯
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Una famiglia si ritrova a condividere una vecchia casa nella Normandia rurale. Espandi ▽
Nella Francia di oggi, un gruppo di sconosciuti viene riunito in quanto discendente di Adèle, donna di fine ottocento che dalla Normandia era partita alla volta di Parigi in cerca della madre che l’aveva abbandonata. Dovendo ispezionare la casa in rovina di Adèle per decidere cosa fare della proprietà, gli emissari del gruppo - Guy, Céline, Seb e Abdel - mettono insieme pezzo dopo pezzo il lontano passato della loro famiglia. Parallelamente, durante la Belle Époque, Adèle si avventura nella grande città assieme ai nuovi amici Lucien e Anatole, scoprendo una capitale nel vortice del cambiamento, tra zone ancora rurali e i salotti della borghesia moderna, e tra le arti figurative e l’avvento della fotografia.
Con La venue de l’avenir, il regista francese ritrova uno smalto che gli mancava da un po’, dirigendo con brio un grande cast corale che si rincorre dalle taverne di una Montmartre fin de siècle ancora campagnola fino ai mosaici digitali di una riunione su Zoom, passando per la prima mostra dei pittori impressionisti raggiunta da viaggi nel tempo psichedelici grazie a un trip di ayahuasca. Recensione ❯
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Eugenio, musicista, ed Elvira, attrice, con l'amico Marcello incontrano a Roma la diva Paola Dini e la misteriosa Ajna: tra attrazioni, contrasti e sorprese, vivranno un viaggio che li porterà a riscoprire amore e bellezza umana. Espandi ▽
Elvira è una giovane attrice che ha uno stretto legame con il fratello Eugenio, compositore. Sono entrambi amici di un anziano gay che ha appena chiuso una relazione e ha bisogno del loro affetto. I tre incontreranno casualmente la diva Paola Dini che, colpita dalla bravura di Elvira, le offrirà un ruolo di primaria importanza in un nuovo spettacolo. Ciò provocherà situazioni che metteranno in gioco il legame tra fratelli e avranno anche bisogno dell'intervento di Marcello.
Non sempre un romanzo i cui intrecci risultano interessanti sulle pagine riesce ad offrire le stesse emozioni nella trasposizione sullo schermo.
All'origine di questo film c'è il romanzo omonimo di Massimo Benenato che gode di buone recensioni. Purtroppo però ciò che sulla pagina funziona finisce con l'appiattirsi in questa trasposizione in cui quelle che risultavano manifestazioni di sentimenti si trasformano in frasi retoriche. Recensione ❯
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Documentario di Andrea Segre che esplora il successo tra i giovani di Berlinguer - La grande ambizione, riflettendo su impegno civile e crisi della democrazia. Espandi ▽
Durante la distribuzione in Italia di Berlinguer. La Grande Ambizione, c’è stato un pubblico giovanile che ha seguito il film di Andrea Segre anche nei dibatti dopo la proiezione. Vista la partecipazione, i realizzatori hanno deciso di creare dei momenti di confronto con loro nelle sale cinematografiche, nelle università e nei luoghi di impegno civile e politico. Noi e la grande ambizione è frutto di questo viaggio nel rapporto tra vita e politica, tra individuo e società, tra paura e sogno nella generazione dei venti e trentenni di oggi. C’è dietro un’interessante idea di ascolto dei giovani su temi politici che il cinema recente, anche documentario, ha portato avanti in maniera sporadica (recentemente Futura di Pietro Marcello, Francesco Munzi e Alice Rohrwacher). Andrea Segre ritorna sui suoi passi unendo incontri e dialoghi a immagini di backstage e di scene inedite del film. Recensione ❯
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Maxi processo di Palermo, 1987: otto giurati chiusi 36 giorni in camera di consiglio decidono su 470 imputati, tra tensioni, sorprese e conflitti. Espandi ▽
Dopo un anno e dieci mesi del Maxiprocesso per crimini di mafia che si è svolto a Palermo, dove per la prima volta lo Stato è riuscito a infliggere una condanna collettiva a Cosa Nostra, l’11 novembre 1987 la corte si riunisce in camera di consiglio. Otto giurati, blindati in un appartamento-bunker del carcere dell’Ucciardone, devono decidere condanne e assoluzione per oltre 460 imputati. “Il mondo resterà fuori da queste mura. Nessuno può uscire, nessuno può entrare”. Sono queste le parole che il presidente della giuria interpretato da Sergio Rubini dice a tutti gli altri componenti prima di iniziare a stabilire la colpevolezza o l’innocenza degli imputati. I materiali di repertorio della parte iniziale introducono la ricostruzione di quei 36 giorni d’isolamento, in un cinema di dichiarata impostazione teatrale basato soprattutto sulla forza della parola. Infascelli ritorna a un cinema di mafia a dieci anni da Era d’estate. L’impeto civile resta autentico e intatto, l’effetto claustrofobico e drammatico risulta invece più balbettante. Recensione ❯
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La famiglia Moretti partecipa al reality "Fuori la verità", dove sincerità assoluta è l'unica regola. Tra segreti, ambizioni e bugie, la verità rischia di distruggere tutto. Espandi ▽
La famiglia Moretti decide di partecipare ad un nuovo reality show dal titolo “Fuori la verità”. La conduttrice rampante Marina Roch porrà a tutti componenti del nucleo famigliare, in diretta televisiva, sei domande alle quali dovranno rispondere in maniera assolutamente onesta. In palio c’è un milione di euro che potrebbe fare comodo a tutti, ma se uno solo mentirà andranno tutti a casa. Il regista Davide Minella e la sua squadra di cosceneggiatori hanno trovato una buona idea per una black comedy sulla scia di Perfetti sconosciuti, che però parte da una premessa impossibile. Se si decide di sorvolare sul gigantesco “elefante in salotto” ci si può divertire a seguire questo ottovolante mediatico, coadiuvato da una bella squadra di attori, che vede svettare come al solito Claudia Pandolfi. Fuori la verità strizza l’occhio al cinema di Ruben Östlund senza però mai affondare fin in fondo il coltello nella satira. Ma intrattiene con abilità per le due ore del tempo di proiezione, alimentando continuamente la storia con nuove rivelazioni. Recensione ❯
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Il cinema tattile e materico di Ramsay è il veicolo naturale per questa storia di furioso contatto con un reale che sfugge di mano. Drammatico, Canada2025. Durata 118 Minuti.
Dalla rinomata regista Lynne Ramsay, Die My Love è il ritratto viscerale e senza compromessi di una donna travolta dall'amore e dalla follia. Espandi ▽
Una donna soffre di depressione post-partum e rischia di cadere in uno stato di follia. Recensione ❯
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Liane, 19 anni, vive con sua madre e sua sorella a Fréjus, nel sud della Francia. Consumata da aspirazioni di bellezza e celebrità, fa audizioni per un reality show chiamato «Miracle Island». Espandi ▽
Liane vive a Frèjus con la madre e una sorellina. Essendo già presente e seguita sui social, anche grazie alla sua bellezza, vuole entrare a far parte del reality “Miracle Island”. Per lei significherebbe il coronamento del desiderio di essere amata. Al suo film d’esordio Agathe Riedinger ha buone intenzioni, una bravissima attrice ma le manca l’elemento che marchi la differenza. Il problema di questo film sta nella riproposizione di contesti già sfruttati abbondantemente. Tutto ciò senza che emerga, al di là delle dichiarazioni scritte a tutto schermo, quello che avrebbe dovuto, nelle intenzioni, costituire il leit motiv della narrazione: la fondamentale insicurezza di Liane, il suo bisogno di un amore che può passare, secondo lei, solo attraverso il fatto di essere desiderata. Più che a un diamante selvaggio siamo dinanzi ad un diamante grezzo che potrebbe affinarsi in un’eventuale opera seconda. Recensione ❯
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Guerritore si (ri)conquista, con le unghie e con i denti, il suo spazio nel cinema e lo fa con un film libero, personale e con grande personalità. Drammatico, Italia2025. Durata 111 Minuti.
Il primo film su Anna Magnani e la prima prova da regista per il cinema di Monica Guerritore che la interpreta. Espandi ▽
Il primo film sulla più grande interprete italiana amata in tutto il mondo, Anna Magnani, si concentra nella notte del 21 marzo 1956 quando vince il Premio Oscar come miglior attrice per La rosa tatuata. La notte dell'attesa la passerà tra i vicoli e le piazze di Roma, tra la gente del popolo che la ama e le memorie che abitano il suo cuore. Questo il leitmotiv che unisce tutti i grandi accadimenti della vita di Anna Magnani accompagnata dalle persone che le sono state più vicine. C’è qualcosa di ammaliante nelle interpretazioni di Monica Guerritore. Come se cadesse qualsiasi filtro tra l’attrice e il personaggio. Non a caso segna anche il suo debutto da regista. Scritto, diretto e interpretato da lei medesima per un’identificazione di una donna che si chiama Anna Magnani ma si legge Monica Guerritore. Guerritore si (ri)conquista così, con le unghie e con i denti, il suo spazio nel cinema e lo fa con un film libero, slabbrato, personale e con grande personalità. Recensione ❯
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Capricciosa, arrogante, la Sarah Bernhardt di Guillaume Nicloux è una donna all'avanguardia per pensiero politico e libertà sessuale. Biografico, Francia, Belgio2024. Durata 98 Minuti.
Sarah Bernhardt è stata un'impronta indelebile nella sua epoca, ma il suo nome è rimasto vivo per tutto il XX secolo e lo è ancora oggi. Eppure, pochi conoscono la sua vera storia. Espandi ▽
Sarah Bernhardt è Marguerite Gautier, Lucien Guitry è Armand. La morte li separa, dopo un lungo e sofferto amore, nel finale della Signora delle Camelie. Ma quell’amore non è solo finzione e Sarah e Lucien, i due mostri sacri del teatro francese, non sono solo colleghi. È la stessa attrice a raccontarlo al figlio di Lucien, Sacha Guitry, che da lì a poco diverrà a sua volta un nome di spicco del teatro e del cinema. È giunto il tempo che sappia che, delle sue decine o addirittura centinaia di amanti (così vuole la leggenda), lei ha amato veramente solo suo padre; lo ha fatto soffrire e ha sofferto a causa sua, quando lui, a un certo punto, le ha preferito un’altra.
Il biopic di Nicloux su Henriette Rosine Bernard, in arte Sarah Bernhardt, sceglie la sua relazione professionale e sentimentale con Guitry padre, come linea guida per orientarsi nell’esistenza della divina di Francia, ma fatica a rinunciare alla tentazione dell’aneddoto e finisce per assomigliare a un elenco di fatti noti, spillati senza un chiaro criterio a una scena o a quell’altra. Capricciosa, arrogante (“Non ho più bisogno di te, scarafaggio”), generosa soltanto con il figlio Maurice e contro il suo stesso bene, la Sarah Bernhardt di Guillaume Nicloux è una donna all’avanguardia per pensiero politico e libertà sessuale, ma caratterialmente insopportabile, portatrice consapevole di un narcisismo lucido che poteva essere rivoluzionario all’epoca ma oggi forse non affascina più. Recensione ❯
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I maghi del crimine sono tornati! Al loro fianco, una nuova generazione di illusionisti riscrive le regole dello spettacolo con numeri mozzafiato, colpi di scena e sorprese che sfidano l'immaginazione. Espandi ▽
Sono passati dieci anni dall'ultima apparizione in scena dei Cavalieri della Magia. Ma si tratta davvero dei quattro Cavalieri, o solo di un loro ologramma? Un terzetto di giovani artisti della magia, nonché di vendicatori sociali alla Robin Hood e di ecologisti convinti, sta infatti cercando di affermarsi facendo leva sulla popolarità della generazione precedente, e ad Atlas questo tentativo non è sfuggito.
Il terzo capitolo della saga è una cavalcata fra New York, il Sudafrica, il deserto dell'Arabia, Anversa, la Francia e gli Emirati. Ed è anche un continuo gioco di prestigio creato sia dalle tecniche cinematografiche più all'avanguardia che dall'abilità degli attori protagonisti.
Il messaggio è che le generazioni hanno bisogno le une delle altre, e che i giovani servono anche per riconnettere i più anziani ai loro doveri morali. La raccomandazione per il pubblico è quella di prestare attenzione ad alcuni indizi che la sceneggiatura semina e che portano alle sorprese finali, e per il resto salire sull'ottovolante visivo orchestrato dal regista Ruben Fleisher gustandosi la corsa senza farsi troppe domande. Recensione ❯
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Il fenomeno planetario si conclude, tra ricordi e prefigurazioni, nel nome della famiglia. Fantastico, USA2012. Durata 116 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
La seconda parte del capitolo conclusivo della Twilight Saga vede l'arrivo del clan dei Denali. Espandi ▽
È il momento che tutti aspettavano. L'attesissimo episodio finale della saga Twilight getta luce sui segreti e i misteri della spettacolare e avvincente saga romantica che ha stregato milioni di spettatori in tutto il mondo. In The Twilight Saga: Breaking Dawn - Parte 2, Bella si sveglia trasformata, è madre e finalmente... è un vampiro. Mentre il marito Edward ammira la bellezza, la velocità e l'eccezionale autocontrollo della nuova Bella, lei non si è mai sentita più viva; e il destino del suo migliore amico Jacob Black si è intrecciato con quello della loro straordinaria figlia Renesmee. L'arrivo di una creatura tanto rara cementa la famiglia allargata, ma riaccenderà ben presto forze oscure che minacciano di distruggerli tutti. Recensione ❯
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Un viaggio che reinterpreta con freschezza e immaginazione il capolavoro senza tempo di Johanna Spyri. Espandi ▽
Heidi è desiderosa di rispondere all'invito di Clara e di partire in vacanza con lei, ma due eventi la trattengono a casa del nonno: l'arrivo dell'ambiguo Schnaittinger, un industriale deciso ad ogni costo ad aprire una segheria sul loro versante del monte, e la cura di un cucciolo di lince, che Heidi stessa ha liberato da una trappola posta a terra dal nuovo arrivato, e che ora ha bisogno di lei per guarire da una brutta ferita.
La nuova avventura della bambina più famosa delle Alpi, frutto di una coproduzione tedesco-spagnolo-belga diretta da Tobias Schwarz, non trova posto nei due romanzi di Johanna Spyri ma è una storia originale, che combina l'afflato ecologico con il racconto di formazione alla E.T., in cui si cresce imparando a prendersi cura di qualcun altro, ma anche a lasciarlo andare, rispettandone la natura e la libertà.
Il tipo di intrattenimento proposto è educativo, ma anche generico, poco originale, insufficiente per poter parlare di un vero reboot. Recensione ❯
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A Gardaland, Alessandro esasperato desidera cambiare famiglia: il desiderio si avvera e tutti si scambiano identità, dando vita a una serie di caotiche e surreali disavventure. Espandi ▽
Alessandro è sposato con Margherita, ha una suocera che vive in casa con loro e tre figli: gli adolescenti Alice e Leo e la piccola Anna, che per il suo compleanno ha chiesto a tutta la famiglia di accompagnarla a Gardaland. Il quadro è abbastanza devastante, e infatti a Gardaland Alessandro esprime il desiderio di cambiare famiglia. Naturalmente viene accontentato, ma nel modo peggiore possibile: ognuno dei componenti della famiglia assume infatti l’identità di un altro componente, generando situazioni surreali a catena. La chiave della cattiva riuscita di Una famiglia sottosopra sta forse proprio nel non comprendere che anche una serie di situazioni surreali, per funzionare anche a livello comico, deve mantenere un minimo di aderenza alla realtà.Qui invece niente ha alcun senso umanamente riconoscibile, né il tratteggio dei personaggi, né le dinamiche fra di loro, né gli ambienti in cui si muovono o le circostanze lavorative che affrontano. Va bene l’esagerazione comica, ma senza un minimo riscontro reale si finisce per parlare di… marziani. Recensione ❯
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