Titolo originale | El buen patrón |
Titolo internazionale | The Good Boss |
Anno | 2021 |
Genere | Commedia, |
Produzione | Spagna |
Durata | 115 minuti |
Regia di | Fernando León de Aranoa |
Attori | Javier Bardem, Manolo Solo, Almudena Amor, Óscar de la Fuente, Sonia Almarcha Fernando Albizu, María de Nati, Daniel Chamorro, Celso Bugallo, Tarik Rmili. |
Uscita | giovedì 23 dicembre 2021 |
Tag | Da vedere 2021 |
Distribuzione | Bim Distribuzione |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,29 su 22 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 10 maggio 2024
In attesa della visita di una commissione che possa premiare la sua azienda per l'eccellenza, il titolare di un'azienda produttrice di bilance industriali cerca di risolvere tempestivamente eventuali problemi dei suoi operai. Ha vinto un premio ai European Film Awards, Il film ha ottenuto 1 candidatura a Satellite Awards, 17 candidature e vinto 6 Goya, In Italia al Box Office Il capo perfetto ha incassato 683 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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In attesa della visita di una commissione che valuterà il vincitore di un importante concorso pubblico, il signor Blanco, padrone di una ditta di bilance, cerca di tenere insieme i pezzi della sua vita privata e lavorativa: interviene personalmente per risolvere i problemi del capo della produzione; mantiene buoni rapporti con la moglie nonostante la tradisca con la nuova stagista; con il capo del personale e la guardia giurata dello stabilimento gestisce la protesta di un ex dipendente licenziato appostatosi ai cancelli; con tagli, cambi di mansioni e decisioni insindacabili fa affari con piglio gentile ma deciso. Blanco è il capo perfetto: un padre buono che vedi i propri dipendenti come dei figli ed è disposto a tutto pur di salvare l'azienda...
Quasi vent'anni dopo I lunedì al sole, Javier Bardem e Fernando León de Aranoa tornano a parlare del mondo del lavoro: questa volta però sono dall'altra parte della barricata, dalla parte del padrone, di colui licenzia e non di chi può essere licenziato.
Fa un certo effetto, dopo anni di film figli della crisi economica e dedicati a lavoratori licenziati o a fabbriche dismesse (La legge del mercato, In guerra, A fabrica de nada, On va tout péter), vedere un film come Il capo perfetto, in cui l'azienda al centro del racconto non solo è viva e vegeta, ma è tra le candidate a un premio che permetterebbe ulteriore prestigio e soprattutto ulteriori finanziamenti pubblici («altrimenti quei soldi vanno al cinema», dice Blanco...).
Il punto centrale del discorso di de Aranoa, che è anche sceneggiatore, non è tanto il lavoro quanto la responsabilità: la gestione della vita altrui da parte di un uomo che si identifica totalmente con la propria azienda. La crisi è un'eventualità ma è lontana (all'inizio si vede un licenziamento durante le celebrazioni dello stabilmento, ma per Blanco è un semplice esubero, una cosa legale...); la produzione serrata e la qualità dei prodotti immessi sul mercato sono un obbligo; la serenità aziendale è una necessità.
Giusto perché le cose siano chiare, la Blanco Básculas, la società di gestione familiare del protagonista, produce bilance (básculas in spagnolo) e il giusto equilibrio è proprio ciò che ogni imprenditore deve trovare: equilibrio fra padrone e dipendenti, fra tempo e lavoro, vita privata e azienda, benessere e grattacapi, interessi personali e collettivi, bene personale e bene di tutti. Questo è il compito del capo perfetto, insomma. O forse no.
Forse, come si comprende nel corso di una trama che prevedibilmente spinge il protagonista a fare scelte estreme (ma siccome non siamo in un film di Ken Loach si resta sul piano della commedia acida), l'equità necessaria è di altro tipo: è fra legalità e illegalità, bontà e cattiveria, magnanimità e spietatezza, naturalezza e calcolo, faccia gentile e animo selvaggio, innocenza e colpa (anche penale).
La giustizia di cui la bilancia è simbolo diventa allora un concetto aleatorio, utile alla bisogna, da modificare o manipolare a seconda delle esigenze: all'ingresso della Blanco Básculas, tanto per non lasciare nulla di implicito, c'è una vecchia pesa artigianale, che ogni giorno pende da una parte o dall'altra; c'è un solo modo per farla stare in bolla, e la soluzione trovata dal signor Blanco (ovviamente da non svelare) è la metafora del film, la sua sintesi, che come tutto il resto viene illustrata e spiegata con chiarezza.
Nulla in Il capo perfetto sfugge al controllo di una sceneggiatura senza sbavature: dal lunedì al lunedì successivo, la settimana lavorativa mette ciascun personaggio di fronte alla propria crisi e ai propri obblighi. Ciascuno ha il proprio ruolo e il proprio peso, in un mosaico in cui i ricattatori sono ricattati, i traditi sono anche traditori e i vincitori sono in realtà dei vinti che hanno camuffato la loro sconfitta. Niente è lasciato al caso, e il problema del film è proprio la sua voluta programmaticità, il suo moralismo divertito, con un Bardem ovviamente perfetto che come il suo regista resta costantemente in bilico fra farsa e dramma, presa in giro di sé stesso e di un intero sistema.
Tutto a posto niente in ordine, diceva il titolo di un film di Lina Wertmüller. O più ancora, crepa padrone, tutto va bene, dalla versione italiana di un film operaista di Godard: se non che in questo caso il padrone resta crepa, ma anzi resta saldamente alla guida del suo inferno - a dirglielo è proprio l'operaio licenziato - camuffato da paradiso.
IL CAPO PERFETTO disponibile in DVD o BluRay |
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“Il capo perfetto” (El buen patròn, 2021) è il decimo lungometraggio del regista-sceneggiatore spagnolo di Madrid, Fernando Leòn de Aranoa. Film scaltro e cinico, irriverente e furbo, ironico e spassoso, vulgato e compiaciuto. Una storia che si addentra in un sistema lavorativo per il bene di tutti ma, soprattutto e unicamente, per il bene del ‘buon padrone’: [...] Vai alla recensione »
I cineasti spagnoli, per natura e tradizione, non tendono mai a mitigare l'impeto turbolento delle passioni o a negare la brutalità, spesso contorta e crudele, della vita. Per tutta la durata della proiezione lo spettatore è cosciente di assistere ad una commedia, ma è al tempo stesso turbato da un'ostinata inquietudine che non sembra conciliabile con il genere umoristico. [...] Vai alla recensione »
Ne Il capo perfetto Fernando Léon de Aranoa concretizza il capo, come può essere solo in una piccola impresa, lo incarna nel corpo di Javier Bardem e lo rende tangibile, ma la premessa è che il conflitto di classe è chiuso. Lo attesta la figura dell’operaio licenziato che protesta da solo, fa slogan senza rima e - puro teatro dell’assurdo - una volta riassunto [...] Vai alla recensione »
Bardem ottimo. Film ottimo. Molto consigliato
Film godibile con un istrionico Javier Bardem. Julio Blanco è un imprenditore di razza. Amichevole, gentile, guitto, fraterno, disponibile al ricatto, spietato. Il film si snoda tra le dinamiche aziendali alternando spunti comici, grotteschi e drammatici, miscelandoli in un classico The show must go on. Se il distanziamento dovesse persistere lo proporrei in alternativa al cenone natalizio di [...] Vai alla recensione »
Il film giusto, per il pubblico giusto. La satira raffinata di una realtà ben poco distante da noi. Un Bardem trasformista che porta sul grande schermo del sano dark humor in una sfida alle irreversibilità della fisica (quantistica e non).
Non basta un Bardem strepitoso per tenere in piedi il film. Purtroppo la sceneggiatura é molto debole. Decisamente soporifera nella prima metà del film e non graffia quando vira sul dark. Peccato, le premesse erano ottime, il risultato é modesto.
Dell’arte cinematografica dell’epifania, l’apparizione di Javier Bardem sullo schermo è l’impronta letterale. Armato di un prosciutto e dei suoi vent’anni, è la rivelazione del torrido film di Bigas Luna (Prosciutto, prosciutto). È il 1992, è il suo primo ruolo da protagonista dentro jeans così stretti che disegnano tutta la sua gloriosa anatomia. A torso nudo dice “te quiero”, ‘prende il toro per le corna’ ed è praticamente la quintessenza della Spagna. Il film segna l’avvento dell’uomo-oggetto che non ha che per totem il suo fallo ma Bardem non ci sta o ci sta quanto basta.
Il suo corpo è uno spettacolo e il film non è che un vestito, uno dei tanti che l’attore indosserà in una carriera che è un mélange di sogno americano e mise en abyme del suo percorso. Quel fisico massiccio, su cui Hollywood proietta un ideale di virilità, Bardem lo piega alla sua idea del mestiere d’attore, performance dopo performance, praticando il trasformismo fisico e mentale. Il ruolo del sex-symbol gli va stretto al punto da portare i sentimenti dei suoi personaggi al di là delle passioni ordinarie, fino ad acquisire negli anni quella bellezza vera che si contempla sul fondo degli occhi e non a fior di pelle.
Le sue metamorfosi sono impressionanti e quel corpo-massa si fa strumento docile allo sguardo. Invecchia, ingrassa, si femminilizza, si virilizza all’occasione, si ridicolizza, si spegne dentro un letto o inchiodato a una sedia a rotelle, disegnando tutte le esistenze per apprendere il mondo con un altro sguardo: quello di un grande scrittore cubano perseguitato e malato (Prima che sia notte), quello di un tetraplegico condannato all’immobilità totale (Mare dentro), quello di un sicario “stupido”, nell’accezione coeniana (Non è un paese per vecchi), quello di un trafficante di miseria in una Barcellona senza sole (Biutiful). Volto picassiano e naso schiacciato da un pugno e un colpo del destino, Bardem debutta nella Spagna post movida, dove niente è tabù, dove si può dire qualsiasi cosa e dove emergono i personaggi emarginati dalle produzioni precedenti: l’omosessuale, il travestito, l’eroinomane, il transessuale. Il suo percorso artistico si snoda attraverso la Spagna, l’Europa, la Hollywood di ordinaria follia dei fratelli Coen e il parco a tema Disney, di cui diventa l’attrazione esotica (Pirati dei Caraibi – La vendetta di Salazar (guarda la video recensione)).
“Scoperto” da Bigas Luna (Le età di Lulù) e sfidato da Pedro Almodóvar (Carne trémula) è segnato da una tradizione tutta iberica di melodramma, combinazione smisurata di tragedia e commedia, surrealismo e grottesco. Bardem è un attore che si lascia abitare generosamente dai suoi personaggi, quasi sempre mostrati nella semplicità dei loro gesti “minimi”: andare al bagno, fare l’amore, mangiare, morire o lasciarsi morire. Se Woody Allen cavalca il ‘mascalzone latino’ facendone l’oggetto del desiderio di due donne in Vicky Cristina Barcelona, l’attore aggiunge (sempre) materia alla sua immagine giocando ‘in casa’ dove recentemente ritrova Fernando León de Aranoa. Con lui aveva speso anni prima un lunedì al sole, per lui era stato impiegato di cantiere in piena lotta sindacale. Oggi salta la barricata e indossa il costume del buen patrón in una commedia nera e ‘bilanciata’ come le bilance industriali che commercia il suo personaggio.
Diretto di nuovo da de Aranoa (Il capo perfetto), Bardem adotta un tono comico e il fascino manipolatore di un mostro nascosto dietro l’impeccabile cravatta o l’inossidabile scollo a V. Contrappunto amorale a I lunedì al sole, Il capo perfetto secondo Bardem miscela potenza e morbidezza, sensualità cruda e giovialità, cimentandosi in permanenza con la ‘carne’ e le emozioni come solo lui sa fare. Perché l’attore è decisamente attirato dal côté fisico del suo mestiere, che Almodóvar gli aveva imposto come una sfida ‘mettendolo a sedere’ (Carne trémula).
Non tutto è bianco o nero. Blanco, però, è bianco. O almeno vuole esserlo: vuole essere un capo perfetto, anzi un buen patrón, da titolo originale, come il "buon selvaggio" di rousseauiana memoria, ossia il mito dell'uomo primitivo non corrotto dal progresso sociale, che qui diventa un dirigente d'azienda non corrotto dal mondo intorno e accogliente verso i dipendenti.
Il signor Blanco, padrone di una ditta di bilance, è ossessionato dalla ricerca dell'equilibrio, in famiglia come in fabbrica. Uno sforzo non da poco che vorrebbe vedere riconosciuto dal premio assegnato ogni anno dalla commissione di un concorso pubblico. Blanco si occupa dei problemi degli altri come fossero i suoi, cerca soluzioni, gestisce crisi, ricompone armonie spezzate ed è pronto a tutto pur [...] Vai alla recensione »
Alla Básculas Blanco, un'azienda a conduzione familiare che produce bilance nella provincia castigliana, il padrone si prende cura dei suoi dipendenti come se fosse un padre. Questo "brav'uomo" che pensa a tutti e sogna di vincere un premio per l'eccellenza aziendale è brillantemente interpretato da Javier Bardem, ormai una star internazionale, che torna a lavorare con Fernando León de Aranoa vent'anni [...] Vai alla recensione »
Julio Blanco va fiero della sua ditta che produce utili e filosofia spicciola: "A volte bisogna truccare la bilancia per trovare l' equilibrio". E' in lizza per un premio, tra poco arriveranno gli ispettori per controllare che tutto sia perfetto. Javier Bardem ( con un' altra delle sue pettinature atroci, son come gli occhiali che si mettevano sul naso delle belle attrici per farle sembrare segretarie [...] Vai alla recensione »
È facile simbolo di equilibrio, equità, giustizia. La bilancia costituisce la chiave del film scritto e diretto da Fernando León de Aranoa; e non potrebbe essere altrimenti, dato che "Il capo perfetto" pone al centro una fabbrica di bilance di precisione nonché Blanco, il proprietario. La vicenda si svolge in una settimana cruciale, scandita giorno per giorno: è attesa da un momento all'altro un'ispezione [...] Vai alla recensione »
Ecco uno dei concorrenti più agguerriti verso il prossimo Premio Oscar al film straniero, il candidato spagnolo che potrebbe dare del filo da torcere al nostro Paolo Sorrentino. Quasi vent'anni fa il regista Fernando León de Aranoa e Javier Bardem avevano già raccontato il mondo del lavoro nel film "I lunedì al sole", su un gruppo di disoccupati ex lavoratori dei cantieri navali.
Il signor Blanco (Javier Bardem), protagonista de Il capo perfetto, commedia nera natalizia di provenienza spagnola, è graniticamente convinto di essere il padrone perfetto: giusto, onesto, gentile, generoso, empatico, premuroso. Ma non gli basta la consapevolezza di essere al centro di una fabbrica perfetta, dove tutto funziona al meglio e ogni ingranaggio, ogni rotella gira nel modo più fluido e [...] Vai alla recensione »
Tornano a lavorare insieme Javier Bardém e Fernando Leon de Aranoa, coppia che al cinema spagnolo ha dato nel 2002 il bel dramma sociale I lunedì al sole. E se quello era uno spaccato della quotidianità del precariato nel mondo del lavoro di inizio millennio, in El Buen Patròn la situazione si ribalta. Bardém interpreta infatti un padrone, proprietario di una fabbrica che produce bilance.
Il signor Blanco, padrone di una ditta di bilance, è ossessionato dalla ricerca dell' equilibrio, in famiglia come in fabbrica. Uno sforzo che vorrebbe vedere riconosciuto dal premio assegnato dalla commissione di un concorso pubblico. Si occupa dei problemi degli altri come fossero i suoi, cerca soluzioni, gestisce crisi, ricompone armonie spezzate.
Fabbrica di bilance con imprenditore dal volto umano. Solo di facciata però, perché il capo (Javier Bardem) è, manco a dirlo, un cattivo sotto mentite spoglie. E fa ciò che fanno i più perfidi, ma con il sorriso. Licenzia. Abusa. Reprime. E assomiglia al solito santerello appiccicato al muro. Si ride e talvolta si sta con il cuore in gola. Insomma c'est la vie.
Ufficio, villa e amante. Costruttore di bilance con iconica pesa rossa davanti ai cancelli, manipolatore suadente che si appella alla famiglia operai&padroni, il signor Blanco manovra fino al ricatto per un irrinunciabile premio industriale. Fabbrica, turni, imprenditori, licenziamenti: è la nomenclatura assegnata in esclusiva al cinema di Brizé in Francia e Loach in Inghilterra, in crisi attuali e [...] Vai alla recensione »
Animato da ecumenico paternalismo, più laido che laico, più efferato che furbo, il protagonista della commedia nera di Fernando Leòn de Aranoa Il capo perfetto ricorda certe figure della migliore commedia all' italiana, quella che, senza preoccuparsi di sottotesti edificanti, metteva in scena veri mostri, monumenti di egoismo e vigliaccheria che, oggi, tanti autori avrebbero perfino paura di ritrarre. Il [...] Vai alla recensione »
Quattro anni dopo Escobar - Il fascino del male, il regista spagnolo Fernando León de Aranoa torna in sala con un film amaro ma divertente, in perenne bilico tra dramma e commedia. Il capo perfetto ha raggiunto la cifra record di 20 nomination ai premi Goya ed è già in lizza per rappresentare la Spagna ai prossimi premi Oscar, battendo la sempre agguerrita concorrenza di Pedro Almodóvar.
Da sempre, l'attributo fondamentale nell'iconografia della Giustizia è la bilancia, simbolo di simmetria, equilibrio ed equità. Basta poco, quindi, per capire che Il capo perfetto è un film pieno di riferimenti simbolici che mostrano dichiaratamente il senso della narrazione e della critica al sistema capitalista. Una commedia satirica sempre in bilico tra il dramma possibile (ma mai mostrato come [...] Vai alla recensione »
Una bilancia storta e non funzionante, posta all'ingresso della fabbrica che le produce, già esemplifica ciò che vi si cela all'interno, a tutti gli effetti un inferno dantesco con i suoi diversi gironi. Il Minosse di turno è Blanco (Javier Bardem), proprietario dell'azienda, nonché suo pater familias: le problematiche dei dipendenti appartengono anche al capo, pronto a farsi carico di quelle più disparate [...] Vai alla recensione »
«Duro lavoro, equilibrio, fedeltà»: è il motto impresso a caratteri cubitali su uno dei muri della Basculas Blanco, storica fabbrica di bilance di una città di provincia spagnola, guidata da Julio Blanco (che l'ha ereditata) con paterno afflato e sornione cinismo. Sono tutti fratelli e figli («adottivi!», quelli di pelle scura), tutti parte della grande famiglia nella quale si sta attendendo la visita [...] Vai alla recensione »
Una fabbrica di bilance è al centro di una fibrillante settimana: il suo capo capo Julio Blanco (lo strepitoso Javier Bardem) annuncia a tutti che molto presto il governo della regione invierà a sorpresa un comitato di ispettori. La ragione è verificare la bontà dell'azienda, la felicità degli impiegati e degli operai e assegnare un prestigioso premio che, oltre al lustro, porterà anche interessanti [...] Vai alla recensione »
"A volte devi truccare la bilancia per trovare l'equilibrio" teorizza alla fine della giostra l'affermato imprenditore madrileno Julio Blanco, che gestisce l'azienda di famiglia specializzata nella costruzione di "básculas", cioè bilance industriali. Esce il 23 dicembre con Bim la commedia spagnola "Il capo perfetto". L'ha scritta e diretta il regista Fernando Léon De Aranoa, classe 1968, ingaggiando [...] Vai alla recensione »
I dipendenti sono la sua famiglia, le stagiste le sue figlie, mentre "lavoro, equilibrio e fedeltà" il suo motto. Perché Blanco, proprietario di una storica fabbrica spagnola di bilance, ambisce al ruolo di imprenditore ideale, in altre parole a essere Il capo perfetto. Così titola la versione italiana di El buen patròn, commedia nera ma luminosa di verità a firma di Fernando León de Aranoa che la [...] Vai alla recensione »
L'equilibrio migliore è quello fittizio. Consapevoli dell'impossibilità di mantenerne uno naturale, di equilibrio, alla fine lo si deve truccare, magari con l'aggiunta di un peso sotto la bilancia. Il risultato è chiaro: la perfezione in superficie e la falsità nel profondo. Eccoci allora a Il capo perfetto di Fernando León de Aranoa, un film nel quale il protagonista, splendido (è doveroso dirlo fin [...] Vai alla recensione »
A caratteri cubitali rossi, su una parete dall'intonaco scorticato, si legge il mantra dell'azienda di Blanco: "Esfuerzo, equilibrio, fidelidad". L'impegno: quello dei lavoratori. L'equilibrio: la caratteristica principale delle bilance prodotte dalla ditta. La fedeltà: nei confronti dei consumatori. Qualità tenute insieme dal capo perfetto, cioè Blanco (cognome che gioca sulla purezza del colore [...] Vai alla recensione »