Titolo internazionale | The Bad Poet |
Anno | 2021 |
Genere | Biografico, |
Produzione | Italia |
Durata | 106 minuti |
Regia di | Gianluca Jodice |
Attori | Sergio Castellitto, Francesco Patané, Tommaso Ragno, Clotilde Courau, Fausto Russo Alesi Massimiliano Rossi, Elena Bucci, Lidiya Liberman, Janina Rudenska, Lino Musella, Teresa Acerbis, Paolo Graziosi, Antonio Piovanelli, Marcello Romolo, Raffaello Gaimari (II), Maurizio Fanin, Martina Limonta, Vincenzo Pirrotta, Orietta Notari, Stefano Abbati, Rodolfo Baldini, Daniele Gonciaruk (II), Gianluca Delfini, Davide Enea Casarin, Bruno Cariello, Livia Antonelli. |
Uscita | giovedì 20 maggio 2021 |
Tag | Da vedere 2021 |
Distribuzione | 01 Distribution |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,18 su 26 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 20 maggio 2021
Sergio Castellitto veste i panni di Gabriele D'Annunzio. Il film ha ottenuto 5 candidature ai Nastri d'Argento, 1 candidatura a David di Donatello, In Italia al Box Office Il cattivo poeta ha incassato 786 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Primavera del 1936. Al giovane federale Giovanni Comini, di stanza a Brescia, viene assegnato dal Segretario del Partito Fascista Achille Starace l'incarico di sorvegliare Gabriele D'Annunzio, da 15 anni rinchiuso nel Vittoriale, per raccogliere su di lui informazioni di ogni tipo. D'Annunzio si è dichiarato contrario all'imminente alleanza fra Mussolini e Hitler, che il poeta definisce un "ridicolo nibelungo", e il Partito non tollera il suo dissenso. Comini si reca al Vittoriale e da lì manda alla Casa del Fascio regolari rapporti su ogni attività del Poeta Vate, comprese quelle sessuali. Ma il suo legame con D'Annunzio cresce, e il dubbio sull'operato del Fascismo comincia ad insinuarsi anche nel convintissimo federale.
Gianluca Jodice esordisce alla regia del lungometraggio con Il cattivo poeta, del quale firma anche soggetto e sceneggiatura, utilizzando per i dialoghi di D'Annunzio solo le sue parole scritte o pronunciate in pubblico, e costruendo una storia volutamente inattuale che però ha evidenti ricadute anche sul presente.
La forma è convenzionale e antica, virata nei colori seppia, blu e grigio pietra, a volte squarciati dai verdi intensi dell'arredamento del Vittoriale all'interno del quale è stata girata parte del film. Gli ambienti sono importanti, soprattutto quelle architetture fasciste che giganteggiano su uomini ridotti a figurine. Anche il Duce, secondo una scelta registica molto azzeccata, è poco più che una sagoma del potere cui D'Annunzio, nella scena più bella del film, sussurra inascoltato il suo "memento mori".
L'impianto teatrale (molti attori del film provengono dal teatro, altra scelta di spessore) è evidente, ma in qualche modo necessario per raccontare una parabola archetipica sul potere e la libertà di pensiero. D'Annunzio, pur senza mai rinnegare la sua affiliazione fascista, è un ingestibile che non può fare a meno di parlare per sé, ed è questa la sua condanna. La grande popolarità ottenuta con "l'impresa di Fiume" ha smesso di portare acqua al mulino del Partito, e ora è un uomo solo con i suoi fantasmi e i suoi decori decadenti.
Comini, ben interpretato da Francesco Patanè, è poco più che una cartina di tornasole che consente al Poeta Vate di giganteggiare al suo fianco (e a fianco dei tanti "topi" che infestano la sua casa), ma Sergio Castellitto rifugge la tentazione di gigioneggiare e sceglie una strada sobria ed essenziale, una cifra ironica e dolente perfetta per questo D'Annunzio crepuscolare e (quasi) rassegnato. La sua è un'interpretazione monumentale concentrata in poche scene, tanto che si vorrebbe che il film lasciasse più spazio alla sua storia e meno a quella, obiettivamente meno interessante, del giovane protagonista.
C'è una grande cura formale nelle scenografie e i costumi, una grande eleganza nelle inquadrature simmetriche entro le quali i personaggi si muovono attenti a non turbare l'ordine che li circonda (tutti tranne il poeta, che invece sbuca da ogni dove, sparigliando le carte). È un mondo asfittico che spinge alla delazione (come il Cile di Tony Manero) e reprime tanto i sentimenti quanto gli ideali. Ma c'è anche un'attenzione specifica a colorare quella struttura composta di qualcosa di malato e delirante, come già nel Vincere di Marco Bellocchio.
"Tu sarai testimone della mia veggenza", dice il poeta al federale, ed è proprio la sua capacità visionaria che Jodice veicola attraverso una rigidità formale che sa di vecchio e polveroso, e invece rinnova il linguaggio cinematografico dal di dentro, come un cavallo di Troia. Il cattivo poeta diventa un elogio alla disobbedienza, i suoi dialoghi letterari si fanno metafore di un mondo in cui la parola aveva un peso e un'importanza che oggi non ha più: soprattutto la parola politica, che già secondo D'Annunzio era "il tradimento degli ideali, della passione autentica".
Il cattivo poeta ci ricorda di diffidare di chi "ha bisogno di un balcone" in questi "tempi da cielo chiuso", e mette a confronto la vitalità distorta e trasgressiva di un peccatore con la morte del pensiero autonomo e della volontà di agire secondo le proprie personali convinzioni.
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Il fascismo, nel 1936, è una macchina di potere fondata su una burocrazia oppressiva, sulla paura e sulla delazione. Dopo le elezioni farsa del 1924, il regime si è consolidato e gode di un appoggio popolare rinsaldato dalla conquista dell'Etiopia e dalla proclamazione dell'impero. La propaganda è martellante, le simbologie littorie onnipresenti, la repressiome [...] Vai alla recensione »
Sono tante le interpretazioni possibili quando si sceglie di rifarsi a fatti storici e realmente accaduti. "Il cattivo poeta" non si fa documentario e si prende così la libertà di mescolare vite e storie fittizie incastrandole con gli ultimi anni di D'Annunzio. Né biografia né completa trasfigurazione della storia, ma il protagonista non è il poeta così [...] Vai alla recensione »
Da fautore e ideologo del Fascismo a personaggio ingombrante da tenere ai margini. E' questo il destino che segna gli ultimi anni di vita del "poeta vate" Gabriele D'Annunzio. Uno dei più importanti poeti italiani, che ha segnato pagine importanti della nostra Letteratura a cavallo tra l'800 e il '900.D'Annunzio vive nel Vittoriale dal 1924, quando il Fascismo inizia a passare da rivoluzione popolare [...] Vai alla recensione »
L'inizio, le consegne al giovane federale spione poi pentito potrebbe ricordare un altro film con tanto di registratore. Ma intanto il giovanotto ci fa da occhio privilegiato sui tempi neri. La disgraziata storia sentimentale, il conflitto ideologico letterario del Vate con la Germania di Hitler che non trova soluzione nel personale antagonismo con Mussolini.
... ma "vide chiaro". Gabriele "vede" pure l'interrompersi di quella damnatio memoriae che durava dal giorno dopo le sue esequie. Eppure, regalò al cinema una sfilza di titoli. Egli stesso, da fiction: l'impresa di Fiume, un golpe da Sudamerica; in piena guerra sorvolò Vienna facendo piovere volantini; s'incaponì a far arrivare natanti militari dall'A [...] Vai alla recensione »
Il cinema italiano è sempre troppo simile alle fiction tv. Difficilmente si trova un guizzo autoriale, anche in questo caso potrebbe essere diluito e presentato in tv in due puntate. Ed in questo film c'è troppa musica (melensa) e in molti casi inserita nel momento sbagliato, durante alcuni discorsi seri ed importanti di D'Annunzio.
Bellissimo film che racconta gli ultimi anni di vita di uno dei piu grandi poeti italiani, amatissimo a suo tempo, attraverso il rapporto di crescente simpatia che si instaura tra lui e il giovane federale di Brescia Giovanni Comini. Se fosse un'opera scritta, la si definirebbe romanzo di formazione, giacché il giovane fascista, si rende conto gradualmente grazie al vecchio scrittore, della natura [...] Vai alla recensione »
Un anello che rimbalza su una ringhiera mi fece salvare Match Point di Woody Allen. Qui ci sono 10 secondi eccelsi ma che non salvano la storia. Sono quei 10 secondi quando Castellitto-D'Annunzio si affaccia, si sporge dal balcone per parlare ai reduci di Fiume e la telecamera lo inquadra frontalmente ed è come se supplicasse ciascun spettatore di interrogarsi su cosa preannuncia la tempesta. [...] Vai alla recensione »
Condivido il commento. Un film purtroppo reso di propaganda dalla volontà di fare una caricatura di D'Annunzio e del fascismo gradita al mainstrean che controlla finanziamenti pubblici e altro. Molta tecnica sprecata... Se non fosse per il Vittoriale questo film si poteva anche lasciar perdere ...
Il parallelo con il recente Hammamet è evidente. In entrambe i film i due giganti in esilio, vivono il proprio doloroso tramonto e penosa decadenza, e il plot abbisogna di un osservatore, un narratore, un indagatore. In D'Annunzio, l'operazione è semplicemente prefetta, e le vicende del Federale sono decisive per l'equilibrio narrativo e morale della spaventosa realtà [...] Vai alla recensione »
Castellitto è un nome che parla da solo, e qui regge un intero film anche quando non è in scena. E' molto bello il confronto tra i due personaggi, unica pecca la ricostruzione d'epoca secondo me un po' finta, ma non da più di tanto fastidio.
Il contesto storico e il sottotesto poetico-politico sono definiti dal tono e lo stile e la struttura dei personaggi e dei loro destini: ma siamo sicuri che stiamo parlando di un film italiano? Di un film italiano d' oggi, s' intende, quando la legittima aspirazione al «vero» si traduce quasi sempre in documentarismo agli estrogeni o nella propaganda di fazione più gettonata del momento? «Il cattivo [...] Vai alla recensione »
Chi era Gabriele D'Annunzio? No, non è una traccia del tema di maturità al liceo. Non ce lo raccontano i giovani maturandi, questa volta Il cattivo poeta (questo il titolo) ce lo ritrae Gianluca Jodice nella sua opera prima e lo impersona Sergio Castellitto. Prodotto da Matteo Rovere e Andrea Paris, insieme a Nicolas Anthomé, questo biopic (coproduzione italo-francese), ci racconta il sommo poeta, [...] Vai alla recensione »
La ricerca dell'esordio al cinema che segni l'inizio di un percorso d'autore è come cercare di prendere la giusta rincorsa che ti faccia saltare il primo ostacolo di una lunga maratona. Il cattivo poeta è l'opera prima di Gianluca Jodice, regista e sceneggiatore, con una lunga carriera iniziata nel ben lontano 1995 e numerosi riconoscimenti per le sue opere precedenti come per il corto La signorina [...] Vai alla recensione »
Il vecchio Gabriele D' Annunzio (Sergio Castellitto) è in rotta col fascismo: il giovane federale di Brescia (interpretato da Francesco Patané), incaricato di sorvegliarlo, si addentra nel Vittoriale con curiosità. Strana operazione, coronata da un imprevisto successo in sala, l' esordio di Jodice rende solo in parte le potenzialità dell' intreccio di arte, recita e storia.
Gli ultimi due anni di vita del Vate, ignorato dal regime, in disaccordo con Benito Mussolini e preda del consumo di sostanze stupefacenti. Il crepuscolo di Gabriele D' Annunzio in un film che parla molto di storia e poco di letteratura. Il ricordo dell' impresa di Fiume è un presente mai tramontato, come invece la fibra e la grinta di un uomo «esiliato» nel suo buen retiro al Vittoriale.
Una donna non più giovane in un campo di grano. Apparentemente smarrita, con i tratti del viso affaticati dalla tristezza e da una preoccupazione ignota, d'improvviso comincia a danzare. Il folgorante incipit di Mother è all'insegna di un lirismo addolorato e stordente, imbevuto di uno stato d'animo scombussolato e sul precipizio dell'autoannullamento, che ritornerà nello speculare, e altrettanto danzato, [...] Vai alla recensione »
Per il suo esordio Gianluca Jodice, giovane regista napoletano, avrebbe scelto di indagare attorno alla controversa figura di Gabriele D'Annunzio, negli anni in cui, la sua reputazione era in declino dopo i fasti di Fiume e, sebbene fosse considerato ancora il vate di una patria già dolorante, sicuramente solo i suoi pochi fedeli riconoscevano in lui le doti del vaticinio, il dono della parola e soprattutto [...] Vai alla recensione »
Il D'Annunzio che, in Il cattivo poeta, prova a raccontare Gianluca Jodice, al suo esordio nel lungometraggio, è il D'Annunzio invecchiato e deluso, progressivamente distaccatosi dal fascismo e da Mussolini, ben lontano nel tempo e nello spirito dall'impresa di Fiume e reclusosi nel suo sfavillante mausoleo sul lago di Garda, il Vittoriale. Usando un escamotage narrativo molto classico, ma solitamente [...] Vai alla recensione »
Ritratto dell' artista da settantenne brontolone, mangiasoldi, lamentoso e assatanato (per quel che l' età concede). Gabriele D' Annunzio se ne sta rintanato al Vittoriale, chiedendo denaro a Benito Mussolini per costruire l' anfiteatro da aggiungersi alla villa e agli altri edifici in memoria della "vita inimitabile" di sé medesimo (nonché delle eroiche imprese compiute dall' esercito italiano durante [...] Vai alla recensione »
Sono ormai tre lustri che Gabriele D'Annunzio si è segregato nel Vittoriale degli Italiani, la dimora sontuosa e kitsch che sorge a Gardone. È la primavera del 1936 quando al giovane federale bresciano Giovanni Comini viene assegnata, direttamente dal Segretario del Partito Achille Starace, una missione prestigiosa e insieme delicata: spiare il poeta, ormai divenuto una presenza scomoda per il regime. [...] Vai alla recensione »
Gli ultimi anni al Vittoriale di Gabriele D'Annunzio, ormai inviso al fascismo. Per controllarlo arriva il giovane federale di Brescia, che però a poco a poco resta affascinato da questo uomo, pur in decadenza fisica, ma ancora capace di conquistare l'attenzione. L'esordio di Gianluca Jodice ("Il cattivo poeta") è attento alle architetture e all'atmosfera cupa che avvolge il declino, ma resta aggrappato [...] Vai alla recensione »
Nella primavera del 1936 Giovanni Comini (Francesco Patané), un giovane che guarda la realtà attraverso le lenti del fascismo ed è fresco di nomina a federale, viene incaricato da Achille Starace di sorvegliare e spiare Gabriele D'Annunzio (Sergio Castellitto) per evitare che possa nuocere alla causa del Duce. Il Vate infatti, dopo essere stato vicino a Mussolini, si era fatto progressivamente più [...] Vai alla recensione »
L'ultimo periodo della vita di Gabriele D'Annunzio, al Vittoriale. «Il cattivo poeta», scritto e diretto dall'esordiente Gianluca Iodice (un buon debutto, il suo), si dipana tra le stanze ei cortili della dimora gardesana, dove va in scena il declino di «un forzato dell'eloquenza», tra il rassegnato affievolirsi della vena creativa, la salute indebolita dai leggendari eccessi e le contenute preoccupazioni [...] Vai alla recensione »
Nel 1937 il giovane Giovanni Comini viene promosso federale e incaricato di controllare Gabriele D' Annunzio, sempre più irrequieto e pericoloso agli occhi del Duce, che non può permettersi intoppi o complicazioni, dal momento che il suo piano di espansione dell' Impero ha la precedenza su tutto. Un impegno non facile per il protagonista, mosso da un' incrollabile stima per il Vate.
Con l'uscita al cinema del film Il cattivo poeta del debuttante regista Gianluca Jodice, la controversa e affascinante figura di Gabriele D'Annunzio torna a far parlare di sé. Incentrata sugli ultimi due anni di vita del poeta, l'opera racconta di come il regime fascista mise il vate sotto rigida sorveglianza attraverso l'invio di una spia al Vittoriale, il giovane segretario federale di Brescia, [...] Vai alla recensione »
L'aggettivo "cattivo" va inteso tra virgolette perché ne Il cattivo poeta, lungometraggio d'esordio di Gianluca Jodice, il bilancio sulla monumentale figura di Gabriele D'Annunzio, quindi della sua congeniale dimora che fu il Vittoriale, è legittimamente positivo. E in epoche compromesse, si è "cattivi" spesso perché critici, quindi scomodi. L'idea è dunque eccellente: pensare a D'Annunzio in extremis, [...] Vai alla recensione »
Periodicamente il cinema italiano esce da certe strettoie e torna a pensare in grande. Possono nascere così operazioni virtuose come quella che ha portato a Il cattivo poeta, autentico miracolo sia sotto il profilo produttivo che per la sensibilità nel mettere in scena un periodo difficile e una figura ancora oggi scomoda. Già, Gabriele D'annunzio.
È il 1936 e il giovane Giovanni Comini viene incaricato da Achille Starace, numero due del Partito Fascista, di sorvegliare Gabriele D'Annunzio, abbarbicato da anni all'interno del Vittoriale, maestosa casa-museo sul lago di Garda, in cui vive in compagnia di pochi fedelissimi, sottoposto a sorveglianza speciale a causa delle sue posizioni dissidenti nei confronti delle scelte politiche di Mussolini [...] Vai alla recensione »
All' autore de Il piacere (1889) pare non piaccia più il Fascismo. È il 1936. Si manda il federale di Brescia Giovanni Comini (Francesco Patanè) a controllare che il Vate Gabriele D' Annunzio, chiuso al Vittoriale da 15 anni, non faccia brutti scherzi a un regime pronto alla guerra. Tra quest' omino rachitico ma ancora spiritoso («Perlomeno non sono gobbo come il recanatese», dirà di Leopardi), più [...] Vai alla recensione »
Un personaggio, pur così totalizzante come Gabriele D'Annunzio, non è mai stato raccontato al cinema. Ci prova ora l'esordiente Gianluca Jodice con un biopic, un film sull'inverno di un poeta e di una nazione intera. Il cattivo poeta racconta gli ultimi anni di vita della sua vita. È il 1937 quando Giovanni Comini (Francesco Patanè) viene promosso federale per volontà del suo mentore, Achille Starace [...] Vai alla recensione »
La fede in un partito politico e una carriera a dir poco promettente. La fascinazione nei confronti di un grandissimo artista e l'obbligo di attenersi ai propri compiti. E poi, ancora, le infinite, complesse questioni morali a cui inaspettate situazioni danno inevitabilmente adito. Nonostante la sua giovane età, Giovanni Comini - da poco promosso federale in un'Italia che, nel 1936, vedeva la figura [...] Vai alla recensione »
Gli ultimi anni del cattivo maestro italiano per eccellenza, Gabriele D'Annunzio, per la prima volta vengono raccontati al cinema nell'opera di un debuttante, Gianluca Jodice. Il fantasma di D'Annunzio il maledetto, il fascista, il poeta soldato, il pubblicitario, ritorna quasi un secolo dopo a parlare di sé e stranamente passato immune da una damnatio memoriae novecentesca, ci arriva in tempi di [...] Vai alla recensione »
Italia 1937. Nonostante la giovane età Giovanni Comini viene nominato federale di Brescia. Appena insediato, Achille Starace lo invita a Roma e gli dà un incarico di primaria importanza: dovrà spiare (una «sorveglianza di partito») Gabriele D'Annunzio, ritiratosi nella villa sul Garda rinominata Vittoriale degli italiani, sorta di mausoleo a cielo aperto, e da tempo critico nei confronti del duce. Vai alla recensione »
C'è del vero in quanto dice Sergio Castellitto: il suo cranio rasato per davvero, l'opulenza suggestiva e decadente del Vittoriale, le battute di dialogo desunte da documenti e carteggi, be' tutto ciò contribuisce a fare del film "Il cattivo poeta" un'opera prima di notevole spessore. Un debutto tardivo, fors'anche per questo meditato. Il regista e sceneggiatore Gianluca Jodice, napoletano, 47 anni, [...] Vai alla recensione »
Sembra un vampiro. Calvo, curvo, chiuso nella penombra delle stanze del Vittoriale, Gabriele D'Annunzio non esce mai. È vecchio, stanco, e anche un po' iroso. Lo riconosce lui stesso: "Ormai sono vecchio. E i vecchi amano solo la loro sopravvivenza. Per lo meno non sono gobbo come il recanatese". Strano film, questo Il cattivo poeta, prodotto da Matteo Rovere e Andrea Paris e fotografato - anche stavolta [...] Vai alla recensione »