Quel giorno tu sarai

Film 2021 | Drammatico, +13 97 min.

Titolo internazionaleEvolution
Anno2021
GenereDrammatico,
ProduzioneGermania, Ungheria
Durata97 minuti
Regia diKornél Mundruczó
AttoriLili Monori, Annamária Láng, Goya Rego, Padmé Hamdemir, Jule Böwe Erik Major, László Katona.
Uscitagiovedì 27 gennaio 2022
TagDa vedere 2021
DistribuzioneTeodora Film
RatingConsigli per la visione di bambini e ragazzi: +13
MYmonetro 3,58 su 26 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Kornél Mundruczó. Un film Da vedere 2021 con Lili Monori, Annamária Láng, Goya Rego, Padmé Hamdemir, Jule Böwe. Cast completo Titolo internazionale: Evolution. Genere Drammatico, - Germania, Ungheria, 2021, durata 97 minuti. Uscita cinema giovedì 27 gennaio 2022 distribuito da Teodora Film. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 - MYmonetro 3,58 su 26 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento giovedì 27 gennaio 2022

Tre generazioni si confrontano con l'eredità della Shoah, dalla nascita miracolosa di Éva in un campo di concentramento fino alla vita quotidiana del nipote Jonas e di sua madre nella Berlino di oggi. In Italia al Box Office Quel giorno tu sarai ha incassato 66,7 mila euro .

Consigliato sì!
3,58/5
MYMOVIES 4,00
CRITICA 3,75
PUBBLICO 3,00
CONSIGLIATO SÌ
Un racconto in tre atti di risonanze intime di una tragedia storica. Un film che comprime il tempo e lo spazio per sondare il futuro.
Recensione di Marzia Gandolfi
giovedì 20 gennaio 2022
Recensione di Marzia Gandolfi
giovedì 20 gennaio 2022

Piombati nell'inferno concentrazionario tre soldati polacchi provano a lavare l'impossibile. A turno gettano secchi d'acqua sul pavimento, insieme spazzano con vigore le pareti fino a rimuovere dall'intonaco ciocche di capelli intrecciati come un enigma. Poi un grido sorge da quel luogo sotterraneo dove la morte inghiottiva in massa. È il pianto vivo di Eva. Anni dopo, il trauma di quella bambina, sopravvissuta alla Shoah, passa come una maledizione a sua figlia, Lena, che ha un figlio adolescente e una vita senza pace, e poi al nipote, Jonas, che vive con la madre a Berlino e si innamora per scongiurare le aggressioni razziste di un nuovo secolo. Tre esistenze, la stessa famiglia marcata dalla Storia.

La nostra epoca ha la cattiva abitudine di ridurre i confini. Sul piano estetico tra fiction e realtà, sul piano etico tra carnefice e vittima, sul piano politico strumentalizzando il "dovere della memoria". Per rispondere a questa mancanza di distinzione, che tutto confonde, il cinema ha distinto tre temporalità possibili che producono altrettanti generi. La prima è quella della Storia, raccontata dai documentari, è il tempo del racconto lineare, dettagliato e pedagogico che sa risalire alle cause immediate e lontane della "lunga durata"; la seconda è quella della fiction, frazionata dal montaggio in flashback e flashforward destinati a formare frammenti narrativi autonomi il cui legame si rivela dopo l'evento; la terza è il tempo pieno e insostituibile dell'esperienza umana concreta, che cogliamo ogni volta che guardiamo e ascoltiamo una testimonianza vissuta.

Kornél Mundruczó ricorre alla fiction, che non è meno franca e seria di un documentario. L'impatto cinematografico di una maniera o di un'altra è a misura del talento della personalità che la esprime, Claude Lanzmann, Marguerite Duras, Roberto Benigni. L'efficacità delle loro opere, come del nuovo film di Mundruczó, sta tutta nella loro argomentazione e nella forma che la regge. Quel giorno tu sarai sposa la visione soggettiva della Shoah introducendo la storia individuale in quella collettiva, traducendo un punto di vista, tre punti di vista.

L'autore ungherese fa vivere l'orrore attraverso tre personaggi contemporanei che si battono, ciascuno a suo modo, con un passato difficile da assumere.

I meccanismi di difesa disperata passano per la negazione, per la collera, per la colpa, per la vergogna e i protagonisti ne sono la complessa rappresentazione. Mundruczó evoca l'esperienza concentrazionaria, la incarna in Jonas, in una nuova generazione, per suscitare una proiezione e un'identificazione capace di implicarla.

La storia di questo adolescente che eredita con l'identità ebraica della nonna un dramma che non ha mai conosciuto, è un monito a tenere alta la vigilanza su quello che accade ogni giorno nel mondo. Creatrice di immagini, la letteratura ha aperto la via al cinema, documentario o finzionale che sia.

Dall'autobiografia ieratica di Imre Kertész ("Essere senza destino"), che ha ispirato l'episodio di apertura ("Eva"), alla "memoria riflessiva" di Primo Levi ("I sommersi e i salvati"), la 'poesia' diventa (forse) la migliore traduzione possibile del carattere metafisico di un'esperienza di disumanizzazione, un'esposizione testimoniale evocativa per dire la sua tragica opacità.

Kornél Mundruczó, ricorrendo ancora una volta alla virtuosità del piano-sequenza, centrale in Pieces of a Woman, gira un racconto in tre atti di risonanze intime di una tragedia storica su una famiglia ungherese. Ogni capitolo è sviluppato attraverso un piano sequenza di trenta minuti. Attraverso questa tecnica, evidentemente artificiale, Mundruczó non ha nessuna velleità di naturalismo o di ri-trascrizione in tempo reale, l'autore costruisce una 'stanza-mondo', una escape room in cui invita e poi costringe lo spettatore perché vi si getti corpo e anima, perché reagisca alle sue regole. L'impresa è spinta al parossismo nel primo episodio in cui vediamo tre uomini entrare in un seminterrato, svuotare secchi d'acqua, strofinare muri con gli spazzoloni. La paura è palpabile ma passa tutto per gli sguardi, 'non ci sono parole'.

Mundruczó fa meraviglie, governando la macchina da presa che registra gli ingressi degli attori in campo, entrate puntuali e perfette. Cosa fanno quegli uomini? Cos'è quel movimento spasmodico che li muove e li squassa? Il racconto rivela il suo mistero alla fine di una mezz'ora opprimente, praticamente in apnea, poi riprendiamo progressivamente a respirare e facciamo la scoperta perturbante dello spazio. E nessuno sa metterlo in scena come Mundruczó, che filmi una zona di guerra o un dialogo in soggiorno, tutto assume la dimensione di smarrimento, di terrore quasi solenne. Quell'impressione proviene da quello che il regista 'attira' nel campo della sua mdp. Qualcosa che non si posa mai veramente e gira intorno, che si palesa e si ritira.

I piani-sequenza in Quel giorno tu sarai non sono mai un mero esercizio stilistico, la decisione di non tagliare è una maniera di ribadire gli occhi ben aperti, di rifiutarsi di chiuderli. Non c'è tregua davanti al lavoro della memoria, non c'è silenzio davanti alla Storia. La messa in scena per l'autore è una superficie che monta e minaccia a ogni istante di strabordare, l'orrore risale l'immagine come un ricordo rimosso, come i capelli dei detenuti, 'reliquie' di un martirio e rappresentazione simbolica dell'orrore, o come l'acqua, 'diluvio biblico' che lava via fino a cancellare le tracce della storia: libri, foto, documenti di famiglia.

Mundruczó, autore radicale che continua la sua esplorazione delle identità e degli avvenimenti che 'forgiano' l'Europa (Una luna chiamata Europa), interroga le tracce lasciate dalla Shoah su generazioni differenti. Attraverso Eva, Lena, Jonas il film traccia la cartografia di un inconscio 'di famiglia' mai placato. Il formato quasi quadrato (4:3) rinforza il sentimento di un film ritratto piuttosto che affresco.

Quel giorno tu sarai è 'tagliato' non a misura del 'paesaggio', del mondo fuori, ma della relazione che i personaggi intrattengono con la loro vita, con la loro storia, con il loro io profondo, con la voce di dentro. Mundruczó non ricrea la realtà, prova piuttosto a esplorare quello che c'è di più personale in un trauma, di più soggettivo, prova a dare forma a un ricordo persistente aggrappato da qualche parte nella memoria di Eva, che ha perso la testa e la salute, che ha difficoltà ad assumere la propria identità (ungherese, ebraica, tedesca?), che non sa quale lingua parlare e come parlare a sua figlia, sopravvissuta all'eredità di una tragedia familiare.

Chiude il film il nipote di Eva che rifiuta la sua ebraicità, così difficile da portare per i suoi pochi anni. Solo Lena tenta di raccordare quello che costituisce l'essenza della loro esistenza, tenendo viva con la luce di una "lanterna" la tradizione ebraica e l'oltraggio subito dal suo popolo. Tre voci per comprendere la meccanica di un trauma che sopravvive anche molto tempo dopo nelle persone, tra una madre e una figlia, tra una nonna e un nipote.

'Giocando' con l'acqua e col fuoco, Quel giorno tu sarai fa i conti con la continuità dell'esperienza dell'antisemitismo, dai campi di sterminio ai fascismi contemporanei, sulle generazioni, rendendolo ancora più insopportabile e dimostrando che un'opera può sostituirsi all'impotenza della rappresentazione prendendo coscienza dei propri limiti e facendo di quei limiti la misura e il mezzo del suo potere.

Come Pieces of a Woman, Quel giorno tu sarai è basato su una pièce di Kata Wéber, conta su Lili Monori, monumentale nell'atto più teatrale del film, indaga ottant'anni di memoria sullo sfondo muto di nuovi estremismi, comprime il tempo e lo spazio per sondare il futuro e chiude su una nota di speranza, un finale arioso, contro l'incipit claustrofobico, rivolto verso l'avvenire.

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PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
domenica 13 febbraio 2022
FabioFeli

Da una porta di metallo tre uomini entrano in una stanza sotterranea con secchi di acqua; i loro spazzoloni bagnati rimuovono ciocche di capelli; dal soffitto pendono tubi con “cipolle” forate. Sono docce? Il lavoro dei tre diventa frenetico quando si sente un pianto infantile. Si rimuovono griglie e botole. Gli uomini fanno festa alla bambina che sbuca fuori dal pavimento: fanno parte [...] Vai alla recensione »

lunedì 31 gennaio 2022
Emanuele 1968

Non penso che sia un capolavoro, però merita la visione, il film sembra diviso in tre, il primo è abbastanza prevedibile, il secondo sembra un monologo tra madre e figlia anche se non ho ben capito perchè alla fine si allaga la casa , il terzo personalmente è stato il più interessante.  Anche oggi è un pò difficile spiegare hai figli perchè [...] Vai alla recensione »

giovedì 27 gennaio 2022
athos

Una sequenza iniziale lunghissima, non parlata e molto forte lascia il posto a una fiction televisiva. Da Eva (nonna) a Lena (figlia) per finire a Jonas (nipote) la memoria corre attraverso gli imperscrutabili moti dell'anima. Ognuno reagisce a modo proprio, perchè anche una tragedia immane come la Shoah diventa un fatto personale. La memoria di Jonas è annacquata e non partecipata. [...] Vai alla recensione »

Frasi
Stai lontana da quelli che compilano liste
Éva (Lili Monori)
dal film Quel giorno tu sarai - a cura di Rosa Q
STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
martedì 1 marzo 2022
Emanuele Bucci
Ciak

Tre capitoli-punti di vista delineano la storia di una famiglia ebrea ungherese. Eva, partorita durante la prigionia ad Auschwitz, avverte il peso della condizione di sopravvissuta in un contesto dove l'antisemitismo è duro a morire. La figlia Lena, dal canto suo, fatica a relazionarsi con la madre e col figlio Janda, introverso e vittima di balliamo.

martedì 1 febbraio 2022
Grazia Paganelli
Duels.it

Dopo Pieces of a Woman il regista ungherese Kornél Mundruczó torna a dirigere un film personale, tratto da una piéce teatrale e con Martin Scorsese nelle vesti di produttore esecutivo. Quel giorno tu sarai è la trasposizione cinematografica di un'opera che metteva in scena le vicende personali della madre ungherese di Kata Wéber, sceneggiatrice del film, suddividendo l'azione in tre episodi, a testimonianza [...] Vai alla recensione »

domenica 30 gennaio 2022
Roberto Escobar
Il Sole-24 Ore

In un silenzio rotto da echi di grida e pianto, tre uomini, tre soldati, tentano l' impossibile nei diciannove minuti del piano sequenza che apre Quel giorno tu sarai (Evolution, Germania e Ungheria, 2021, 97'). Entrati in uno stanzone incrostato e sozzo, vorrebbero ripulirne lo sporco. Siamo in una delle Kasernen in cui le SS ammassavano i loro Stücke, i loro "pezzi".

sabato 29 gennaio 2022
Enrico Danesi
Giornale di Brescia

Un dramma in tre atti, che pone tre generazioni a confronto con la Shoa. Si comincia con Éva, bambina ebrea di pochi anni, ritrovata viva nello scarico di un forno crematorio dopo la ritirata tedesca. Quindi, a Budapest, è la stessa Éva, anziana e con la memoria zoppicante, a battibeccare con l'inquieta figlia Lena, che non riesce a farsi carico lucidamente dell'eredità atavica.

sabato 29 gennaio 2022
Nicolò Barretta
La Voce di Mantova

Tre storie di una famiglia si intersecano: passato, presente e futuro partono e giungono nello stesso luogo scontrandosi con l 'Olocausto, la memoria e lo scorrere del tempo. È il destino ad influenzare le nostre decisioni o siamo noi i demiurghi della nostra sorte? Esiste davvero la libertà o siamo prigionieri di logiche precostituite? Perdonare o dimenticare? Gli errori dei nostri cari si possono [...] Vai alla recensione »

sabato 29 gennaio 2022
Claudio Fraccari
La Voce di Mantova

Un mosaico di storie minime, narrate da chi le ha vissute in un tempo lontano; frammenti di vita ancora presenti nella memoria di persone giunte ormai alla vecchiaia. Daniele Gaglianone, che sceneggia con Stefano Colizzolli, imposta una regia che registra le parole pronunciate senza la forzatura delle domande; che restituisce le identità attraverso primi o primissimi piani (e molti dettagli) senza [...] Vai alla recensione »

sabato 29 gennaio 2022
Mariarosa Mancuso
Il Foglio

Stai lontano da chi compila liste". Mamma Eva, nata in un campo di concentramento, mette in guardia la figlia Lena che ha cresciuto senza favole, solo libri sull' olocausto. Lena ancora lo rimprovera all' anziana madre, che sta perdendo la memoria recente ma ha saldissimi i ricordi del tragico passato. Siamo a Budapest, la questione dei risarcimenti e delle restituzioni ai sopravvissuti si intreccia [...] Vai alla recensione »

sabato 29 gennaio 2022
Marco Contino
Il Mattino di Padova

Sotto la luce livida del mattino tre soldati polacchi provano a lavare via l'orrore di una camera a gas in un campo di concentramento. Non parlano, agitano con frenesia gli spazzoloni sul pavimento e sulle pareti, trovano grovigli di capelli. Un piano sequenza lungo e serrato fino al ritrovamento, dentro ad un tombino, di una bambina che strilla la sua fame di vita.

venerdì 28 gennaio 2022
Federica Gregori
Il Piccolo

L'hanno presentato al pubblico triestino come «un lavoro sull'identità, e sulla ricerca dell'identità attraverso la conoscenza della Storia. Ma anche un film sul trauma, e sul suo tramandarsi di generazione in generazione». Premiati in questi giorni al Trieste Film Festival, il regista ungherese Kornél Mundruczó e la sceneggiatrice Kata Wéber hanno parlato così di "Quel giorno tu sarai (Evolution)", [...] Vai alla recensione »

venerdì 28 gennaio 2022
Stephen Dalton
The Hollywood Reporter

Saga multigenerazionale sulle profonde ferite della shoah, ancora aperte nell'Europa contemporanea, Quel giorno tu sarai è un altro appassionato e personale progetto del regista Kornél Mundruczó e della sceneggiatrice Kata Wéber, i coniugi che l'anno scorso sono arrivati alla nomination all'Oscar con Pieces of a woman. Strutturato in tre atti apparentemente slegati e con dialoghi in più lingue, questo [...] Vai alla recensione »

giovedì 27 gennaio 2022
Gabriele Porro
Cult Week

I primi quindici minuti, senza dialogo ma con un impatto d'immagini dirompente, sono i più belli e inventivi di Evolution (titolo assai più appropriato dell'italiano Quel giorno tu sarai) del regista ungherese 46enne Kornél Mundruczo, di cui si è apprezzato lo scorso anno Piece of a Woman, la cui protagonista Vanessa Kirby vinse a Venezia la Coppa Volpi e fu candidata a Golden Globe e Oscar.

giovedì 27 gennaio 2022
Silvio Danese
Quotidiano Nazionale

La catena della Shoah: ripulire una camera a gas dove è sopravvissuta la piccola Eve che trasmette ossessioni e maledizioni alla figlia, la quale ha un figlio in fuga dal suprematismo del nuovo secolo. Tre personaggi, tre epoche in risonanza nei complessi piani-sequenza, dell'autore ungherese di Pieces of a woman, regia americana premiata a Venezia '78 meno convincente di questo bisogno di tenere le [...] Vai alla recensione »

giovedì 27 gennaio 2022
Cristina Piccino
Il Manifesto

Le prime scene ci portano in una stanza vuota, fuori dal tempo, le mura sono scrostate, la luce fioca: tre uomini puliscono con furia i pavimenti sporchi, usurati, strofinano le scope, grattano le pareti, nei loro gesti sembrano unirsi disperazione e paura. All' improvviso dai tubi appesi al soffitto spunta qualcosa, un ciuffo di capelli, e poi un altro, e un altro ancora, e mentre il buco sull' intonaco [...] Vai alla recensione »

giovedì 27 gennaio 2022
Roberto Nepoti
La Repubblica

Reduce dai trionfi di La fo rma dell' acqua , Guillermo del Toro dirige il remake di un film noir del 1947. Stanton Carlisle s' imbatte in una fiera itinerante, popolata di freak variopinti, dove conosce una veggente e un mentalista. Imparata l' arte, la utilizza per frodare i ricchi newyorkesi degli anni 40. Con la collaborazione di una bella psichiatra, che potrebbe anche rivelarsi la sua peggior [...] Vai alla recensione »

giovedì 27 gennaio 2022
Emiliano Morreale
La Repubblica

Tre episodi collegati attraverso i decenni, da un unico destino. Tre situazioni dall' evidente aspetto teatrale (il regista accompagna all' attività cinematografica un' intensa sperimentazione teatrale), che è l' aspetto forse più interessante del film. Dapprima siamo in una stanza buia, con uomini in cappotti di pelle che puliscono, e scorgono dei capelli che escono dalle pareti, dal pavimento, dai [...] Vai alla recensione »

giovedì 27 gennaio 2022
Alessandra Levantesi
La Stampa

Nel capitolo «Eva», chiusi in un bunker di Auschwitz di cui lavano le pareti quasi a volerne cancellare l'orrore, tre liberatori rinvengono una piccola sopravvissuta; in «Lena» un'Eva ormai anziana si confronta con la figlia sui problemi di una controversa identità ebraica; in «Jonas», il nipote adolescente incarna il dilemma dell'appartenenza alla luce dell'antisemitismo odierno, ma con un evolutivo [...] Vai alla recensione »

giovedì 27 gennaio 2022
Leonardo Lardieri
Sentieri Selvaggi

C'è sempre qualcosa di visionario, grottesco, al tempo stesso vero, nelle opere del regista ungherese che si cimenta con il trauma della Shoah, attraverso il viaggio trasversale di tre generazioni, seguendo il ritmo e la passione di "tre gradi" di separazione, fino a trovare una linearità di racconto e di sguardo, davvero importante, davvero convincente.

giovedì 27 gennaio 2022
Raffaele Meale
Quinlan

In Pieces of a Woman, ottavo lungometraggio di Kornél Mundruczó presentato nel settembre 2020 in concorso alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, e prima produzione in lingua inglese per il regista ungherese, ci si imbatteva in un lungo e complicato piano sequenza che metteva in scena il parto della protagonista Vanessa Kirby. Nulla di particolarmente nuovo per i frequentatori [...] Vai alla recensione »

giovedì 27 gennaio 2022
Teresa Marchesi
Huffington Post

È un film sulla Shoah, ma tutt'altro che un tributo rituale a una memoria necessaria, "Quel giorno tu sarai" (titolo originale "Evolution") di Kornèl Mundruczò, da oggi nelle nostre sale con Teodora. Prima di "Pieces of a Woman", supportato da Martin Scorsese in veste di produttore esecutivo, l'autore ungherese era soltanto un beniamino dei Festival e dei cinefili.

mercoledì 26 gennaio 2022
Michele Anselmi
Cinemonitor.it

"Non voglio essere una sopravvissuta, voglio vivere" protesta una madre in "Quel giorno tu sarai", il bel film di Kornél Mundruczó che esce domani in 90 copie, con Teodora, per il Giorno della Memoria (27 gennaio). Mundruczó, per chi non ricordasse, è il regista ungherese che ha realizzato negli Stati Uniti il notevole "Pieces of a Woman", premiato a Venezia 2020 e prodotto da Martin Scorsese.

martedì 25 gennaio 2022
Matteo Marelli
Film TV

Éva. Léna. Jónás. Tre racconti esemplari, tra loro legati da una contiguità generazionale, che coprono un arco di tempo che va dalla Seconda guerra mondiale all'oggi. Nonna, figlia e nipote: ciascuno, a proprio modo, chiamato a confrontarsi con l'orrore dello sterminio della Shoah e con i suoi strascichi xenofobi, ma anche a rappresentare con la propria presenza, parafrasando Ivelise Perniola, un'assenza [...] Vai alla recensione »

lunedì 24 gennaio 2022
Lorenzo Ciofani
La Rivista del Cinematografo

Se Pieces of a Woman si apriva su un lungo, asfissiante, perturbante piano sequenza che raccontava il miracolo quotidiano della nascita repentinamente trasformato in una tragedia indicibile, Quel giorno tu sarai si rivela con un'altra ripresa senza soluzione di continuità ma che inverte la parabola: dalla tragedia al miracolo. È una sequenza di quasi venti minuti, che fino ai quindici rinuncia alle [...] Vai alla recensione »

lunedì 24 gennaio 2022
Gianni Canova
We Love Cinema

Tre lunghi, complessi, contorti, bellissimi piani-sequenza. Il primo - poco meno di venti minuti - è tutto ambientato in un loculo di cemento armato che fungeva da doccia femminile nel lager di Auschwitz. Il secondo - quasi quaranta minuti, senza un attimo di tregua - si svolge invece più o meno 70 anni dopo in un appartamento piccolo-borghese in cui una vecchia madre (la bambina trovata miracolosamente [...] Vai alla recensione »

domenica 23 gennaio 2022
Francesco Bonfanti
Close-up

Gli eventi storici sparigliano le carte e le disperdono sul tavolo. Non solo normali carte, ma pure i certificati di nascita: il mondo ti vuole classificare e a una certa anche a te viene il dubbio che essere classificati sia un buon modo per sopravvivere. Sotto il dubbio rimane però sempre una verità: ogni identità deve render conto solo alla persona.

martedì 20 luglio 2021
Giulio Sangiorgio
Film TV

Da una pièce del suo Proton Theatre, liberamente ispirata al Requiem di György Ligeti, Mundruczó torna a Cannes con un'opera in tre episodi, tre periodi storici, tre generazioni di una famiglia d'origine ebraica: un'indagine genealogica sull'eredità di traumi e stigma, fragilità e schemi comportamentali/ interpretativi, dalle macerie della Seconda guerra mondiale al melting pot globale e xenofobo d'oggi. [...] Vai alla recensione »

NEWS
TRAILER
martedì 11 gennaio 2022
 

Applaudito Fuori Concorso a Cannes, un film intenso che si confronta con l’eredità della Shoah. Prodotto da Martin Scorsese. Dal 27 gennaio al cinema. Guarda il trailer »

NEWS
giovedì 23 dicembre 2021
 

Tre generazioni si trovano a doversi confrontare con l'atrocità dell'Olocausto. Vai all'articolo »

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