Il trauma della Shoah è vissuto attraverso il viaggio di tre generazioni, seguendo il ritmo di "tre gradi" di separazione, fino a trovare una linearità di racconto e di sguardo davvero convincente.
di Leonardo Lardieri Sentieri Selvaggi
C'è sempre qualcosa di visionario, grottesco, al tempo stesso vero, nelle opere del regista ungherese che si cimenta con il trauma della Shoah, attraverso il viaggio trasversale di tre generazioni, seguendo il ritmo e la passione di "tre gradi" di separazione, fino a trovare una linearità di racconto e di sguardo, davvero importante, davvero convincente. Con un certo lavoro di montaggio, non banale e soprattutto capace di far emergere prospettive dal passato, le immagini si intrecciano come ciocche di capelli, ritrovate nei luoghi del martirio, nei luoghi del concentramento della vergogna. [...]
di Leonardo Lardieri, articolo completo (2584 caratteri spazi inclusi) su Sentieri Selvaggi 27 gennaio 2022