Tra documentario e finzione, una storia intima e universale sulla mascolinità, la ricerca di un’identità e la necessità di affrontare la scomoda presenza di un padre-padrone. Presentato al Festival di Locarno nella sezione Cineasti del Presente.
di Tommaso Tocci
Una famiglia di pastori nella campagna bosniaca, in cui la vita e il lavoro si ripetono sempre uguali di generazione in generazione. L'adolescenza dei tre fratelli Jabir, Usama e Useir è però resa più incerta dall'arresto del padre Ibrahim, fondamentalista islamico reo di essere andato in Siria a reclutare combattenti. La condanna è di due anni, un tempo durante il quale i tre fratelli dovranno eseguire i compiti a loro assegnati: studiare, guadagnare, badare alle pecore. Ma crescere soli, senza il pugno di ferro di un padre che ne sorveglia ogni mossa, è impresa ardua. Jabir, Usama e Useir per la prima volta si fanno domande su futuro, fede e identità.
Dalla storia vera di una famiglia bosniaca, il regista italiano (ma formatosi a Praga) Francesco Montagner ricava un documentario "drammatizzato" che si immerge nel vissuto del luogo e nel periodo decisivo della crescita di tre ragazzi in circostanze uniche.
"Il mio destino è pascolare le pecore" dice a un certo punto uno di loro, più con certezza che con rassegnazione. Eppure è il concetto stesso di destino, assieme a quello di individualità, che viene messo in crisi in Brotherhood, un lavoro rigoroso e sicuro di sé anche se non di facile visione.