I fratelli Larrieu raccontano decenni di vita e una paternità atipica in una delle loro opere più riuscite. Fuori Concorso a Cannes.
di Tommaso Tocci
Adattando per lo schermo un romanzo di Pierric Bailly, i fratelli Larrieu confezionano un’opera intrisa di sentimento melodrammatico che guarda alla paternità come epopea esistenziale, facendo al tempo stesso un ritratto originale. La storia di Aymeric si muove nei contorni del melodramma familiare, con un arco drammatico molto intenso ma non privo di momenti di leggerezza e commedia.
Le vicende che lo toccano hanno talvolta le sfumature dell’assurdo, fanno trattenere il fiato nei momenti più crudeli e danno modo ai personaggi di sentire e di guadagnarsi il tempo che passa. I temi sono quelli classici del genere - rapporti con i figli, genitori adottivi e biologici, relazioni che nascono e finiscono - ma la natura del protagonista e la sua capacità di adattamento favoriscono l’afflato letterario della storia e restituiscono uno sguardo non convenzionale sulla vita. Nonostante le ferite non ci sono cattivi perché di ciascuno si scorgono le debolezze e i traumi, e il piccolo Jim sarà il vero prodotto “romanzesco” di una successione di eventi e di persone così burrascosa