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Violento, disturbante, spiazzante. Nuevo Orden è il racconto di un'apocalisse pura e disumanizzata

Il film di Michel Franco colpisce forte allo stomaco dello spettatore e pone molteplici interrogativi. Uno su tutti: ma da che parte sta veramente l'autore? Leone d'Argento a Venezia 77 e ora disponibile in streaming.
di Giovanni Bogani

Nuevo orden

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Naian González Norvind . Interpreta Marianne nel film di Michel Franco Nuevo orden.
giovedì 22 aprile 2021 - Focus

First reaction: shock. Because… perché il film di Michel Franco vuole colpire come un pugno allo stomaco, su questo non ci sono molti dubbi. E ci riesce, pure. Perché è violento, ma soprattutto è disturbante, spiazzante.

Parte in un modo e si sviluppa in un altro, sembra un ritratto di borghesia in nero, poi apre scenari di guerriglia, di rivoluzione: ma una rivoluzione quasi astratta, con i suoi rivoluzionari che sembrano zombie, un esercito di zombie senza più niente di umano. È l’umanità che sparisce, che è assente in quasi tutti i personaggi. È questa mancanza lo shock più forte.  

Nuevo orden, ora disponibile in streaming, è il sesto film da regista di Michel Franco. Lo scorso 12 settembre, alla Mostra del Cinema di Venezia – sembra passata una vita, eravamo in sala e sembrava di tornare alla normalità – vinceva il Gran Premio della Giuria.

Una consacrazione, sì. Ma già da qualche anno Michel Franco si era ritagliato un posto fra i formidabili protagonisti del cinema messicano degli ultimi anni, fra Alfonso Cuaròn, Alejandro Inarritu, Guillermo Arriaga, Guillermo del Toro.

Più giovane di loro di una quindicina d’anni, Franco ha a casa già un bel po’ di premi: quello di Un certain regard a Cannes per Despuès de Lucìa nel 2012, il premio per la sceneggiatura sempre a Cannes, nel 2015, per Chronic. Ma è un bel po’ suo anche il Leone d’oro del 2015 per Desde allà (Ti guardo) di Lorenzo Vigas, primo film sudamericano a vincere a Venezia, e che Michel Franco aveva prodotto.

Ma lasciamo stare i premi, torniamo al film.

C’è un matrimonio di ricchi. Lei è bionda – è Naian Gonzáles Norvind, attrice di origine norvegese – lui è disinvolto e bello – è Dario Yazbek Bernal, il fratellastro di Gael Garcia Bernal. Ci sono decine di invitati, gli abiti delle donne color pastello, le tartine, i flutes di champagne, il lusso, la musica, i giovani che si imboscano, altri in una stanza a provare il peyote. Sono tutti “whitexican”, messicani bianchi e facoltosi. Sono scuri di pelle solo i servitori, come la governante silenziosa e fidata, che ricorda la custode dei film di Brad Pitt e Cate Blanchett in Babel di Inarritu, Adriana Barraza. O la dimessa, umile, preziosa Yalitza Aparicio di Roma.

La camera scivola fra loro, fluida, come in una danza fra gli invitati, come fosse un film di Altman. La luce è chiara, quanto di più lontano dal dramma si possa immaginare. Le perturbazioni dalla normalità che Michel Franco dissemina sono quasi impercettibili. Acqua che esce verde dai rubinetti del bagno. Un’auto sporca di vernice dello stesso colore. Qualcuno vuole guastare la festa, ma sempre di festa si tratta.

Poi un’altra frattura, nota dissonante nel minuetto mozartiano che sembra essere l’inizio. Un vecchio dipendente della ricca famiglia va a chiedere aiuto per pagare l’operazione al cuore della moglie: e lì, dove il denaro circola a fiumi, non trova empatia, trova elemosine che non gli bastano neanche per cominciare.

La molla è carica, e può solo esplodere: la rivoluzione non può attendere. E arriva. C’è una strana continuità fra questo film e la sequenza dell’irruzione dei rivoltosi nel negozio di arredamento in Roma di Cuaròn, come se Nuevo orden ne rappresentasse un sequel. Irrompono nella villa, e il film vira improvvisamente, entra in un’altra dimensione.

È il racconto dell’apocalisse, un’apocalisse pura, astratta, disumanizzata. Non ci sono discorsi, motivazioni, radici politiche. C’è solo violenza, come in un film di fantascienza, dove però tutto è filmato, raccontato, mostrato realisticamente, crudamente. Con echi, semmai, di molto cinema.


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