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Ultimo aggiornamento venerdì 22 marzo 2019
In fuga da Hitler insieme alla sua famiglia, un uomo troverà la sua felicità in Francia. In Italia al Box Office La promessa dell'alba ha incassato 124 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Nina Kacew è una donna irascibile e tenace che sogna il figlio ambasciatore e grande romanziere. Caparbiamente convinta che il suo ragazzo sia promesso a un destino fuori dal comune, ogni sua azione è votata alla causa. Cresciuto in Polonia e sotto l'egida di questa madre febbrile che lo educa alle gioie e agli scacchi della vita, Romain sperimenta il mondo fuori e quello domestico affollato di dame che indossano i cappelli che Nina cuce per loro. Ma è la Francia che Nina ha promesso a suo figlio, la terra dove diventerà uomo e farà i suoi studi. Trasferitasi a Nizza, Nina finirà per gestire un grazioso hotel in riva al mare e guardare il suo ragazzo partire per Parigi e poi per la guerra, che incombe come i nazisti ai confini. Tra andate e ritorni, tra separazioni e promesse, tra lettere interminabili e carezze infinite, Romain combatterà la sua battaglia e diventerà tutto quello che Nina aveva sognato per lui.
Quella di Romain Gary e di sua madre è la storia di un amour fou, incondizionato, fusionale che lo scrittore raccontò in uno dei suoi romanzi più belli e più celebri.
Uscito nel 1960 "La promessa dell'alba" è il ritratto di una donna pugnace, il racconto di un figlio letteralmente posseduto dalla madre e di una traiettoria epica che Éric Barbier restituisce con foga ed energia. La principale qualità del suo film è di aver colto il carattere 'senza sosta' di una donna bigger than life, lo slancio romanzesco che la guidava e che applicava al quotidiano, immaginando in grande il futuro del suo bambino.
La madre di Romain Gary aveva il senso della messa in scena e ne aveva fatto il motore della sua rocambolesca esistenza, spesa tra la Polonia e la Francia. A incarnarla sullo schermo è Charlotte Gainsbourg, mai così estroversa, che dispiega una forza fino ad oggi inesplorata e trova un ancoraggio al suolo e a un ruolo che invade letteralmente il film e la vita di un figlio che non lascia respirare un secondo. Silhouette solida e veemente a cui presta la replica il Romain Gary di Pierre Niney, che fatica a trovare una maniera coerente di interpretare il suo personaggio, divorato dall'amore di una madre che lo forza a diventare quello che aveva deciso che sarebbe stato. Ma quando lo trova, lontano da lei e nell'ospedale da campo dove affronta la febbre tifoide, il risultato è impressionante, una performance fragile e intensa, epica e intima che non trascura lo humour.
Accademico e illuminato da una luce aurea e passatista, La promessa dell'alba diluisce la passione divorante di una madre per un figlio in una serie di episodi, qualche volta bizzarri che sembrano esistere soltanto per provare il coraggio del protagonista e placare le attese materne. Pescando nella materia autobiografica, un amore debordante che aveva immaginato per il figlio le carriere le più folli, Babier traduce per lo schermo la storia di un uomo che ha deciso di fare della sua vita un'opera d'arte, rendendo giustizia a chi lo ha tanto amato.
Romain Gary diventerà davvero ambasciatore e scrittore, un autore dallo stile limpido, che scriverà un'ode a sua madre, ripercorrendo la loro relazione e poi i suoi amori, gli amici, la Resistenza, la guerra, la lotta per la giustizia e un mondo migliore. Un libro sulla solitudine dell'uomo davanti al proprio destino, sulla bellezza debordante della vita che l'autore 'siglerà' con una Smith & Wesson. Ma prima ci sarebbero stati gli aerei, le ambasciate, i premi letterari e le donne più belle. La promessa dell'alba è quella di un destino degno del grande schermo. Quarantotto anni dopo la versione di Jules Dassin (Promessa all'alba) sotto i bombardamenti e le scenografie opulente, Éric Barbier firma la sua, un onesto divertissement che non cerca sorprese estetiche e offre l'occasione allo spettatore di ritornare a leggere i romanzi di un ragazzo spinto troppo presto a farsi uomo virile ed eroico da una mamma accecata dall'amore per la sua creatura.
E La promessa dell'alba non dimentica mai di essere una storia raccontata da un mitomane, lui stesso sottomesso ai sogni stravaganti della madre. La forza emozionale del film deve tutto alle pagine di Gary, al lavoro degli attori e a un epilogo in cui il reale rivendica il suo posto e subentra accorato all'immaginazione.
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“La promessa dell’alba” (La promesse de l'aube, 2017) è il quinto lungometraggio del regista-sceneggiatore francese Eric Barbier. La passione, la voglia, l’arrivare, il seguire, la storia, la vita sempre e comunque Sono un’anima sola madre e figlio in un susseguirsi senza sosta di eventi grandi e piccoli, di ansie e di vittorie, di conquiste e di labbra.
Eric Barbier firma una straordinaria biografia su Romain Gary, pseudonimo di Roman Kacew. Scrittore ebreo dalle origini lituane trasferitosi a Ville insieme alla madre in cerca di un futuro migliore. Ma vera protagonista della pellicola è sua madre Nina, donna ambiziosa e decisa. La quale trasmette al figlio tutta la sua ambiziosità, spronandolo a diventare da adulto una grande personalità.
al di là del romanzo, qui c'è materia assai per gli psicoterapeuti ...la stessa fine reale del protagonista ne è la testimonianza....
francamente un brutto film. girato male e recitato peggio.
Basterebbe l'ulteriore riscoperta di un grande autore come Romain Gary per apprezzare lo sforzo di La promessa dell'alba, tratto dal suo volume più autobiografico, una sorta di bilancio artistico ed esistenziale. Nella carriera di Gary non tutto è ammirevole, non tutto all'altezza, non ogni gesto letterario infallibile, eppure proprio in una certa spudoratezza mista a eleganza, proprio nel suo porsi come scrittore raffinato e quasi elitario con improvvisi grumi di vita vera, si nasconde la grandezza per cui è stato amato. L'avventura è cifra riconoscibile della sua esistenza e del suo fare. Non solo per le vicissitudini di una vita molto movimentata, che il film di Eric Barbier narra intensamente, ma anche per l'utilizzo di pseudonimi e le continue maschere che gli hanno permesso di "uscire" dal personaggio varie volte nel corso della sua carriera.
Come già accaduto per La douleur su e da Marguerite Duras (da qualche punto di vista un'operazione più radicale), anche La promessa dell'alba rischia di avere pochi punti in comune con l'estetica di Gary.
Certamente ne ha pochi con Gary cineasta, che pochi ricordano o conoscono, e che invece rappresenta un esempio incandescente di autobiografia mascherata da "bizzarro movie", come nel caso di Kill! del 1971, girato per aiutare la moglie Jean Seberg a uscire dalla depressione (inutilmente, poiché lei morì suicida poco dopo), e concentrato strano e astratto di noir, psichedelia e film d'autore. Anche Gary morirà suicida, a riprova che tutto quel che estetizziamo a posteriori nella vita degli artisti spesso è sordo dolore che l'arte riesce ben poco a lenire o riscattare.
Tornando a La promessa dell'alba, Barbier si concentra - come del resto il volume da cui è tratto - sulla figura della madre di Gary, interpretata da Charlotte Gainsbourg in un ruolo decisamente in controtendenza rispetto al suo solito type-casting. Non lontana da altre madri di differenti tradizioni culturali (non ultima la jewish mama gigantografica nel cielo di Manhattan di Edipo relitto di Woody Allen, decisamente più ironica di questa), Nina è ossessionata dal figlio, maschio. Per lui immagina un futuro radioso, che si avvererà più o meno puntualmente. Arte e successo storico, nella sua vita, devono intrecciarsi e trionfare, e così Romain è chiamato all'impresa di realizzare se stesso, una sorta di premio egotistico psicanaliticamente inseguito per compiacere la genitrice.
Attrice e cantante anglo-francese dal viso irregolare, ma dal corpo fantastico. Uno dei fiori più anomali e preziosi del Cinema Europeo. Non particolarmente bella, ma dotata di un fascino indefinibile e sfuggente che la rende continuamente in uno stato di grazia luminoso.
Figlia del compositore, musicista, cantante e poeta francese Serge Gainsbourg (1928-1991) e dell'attrice e cantante inglese Jane Birkin (1946), Charlotte ha da sempre respirato a pieni polmoni l'aria dell'arte e dello spettacolo. Nata e cresciuta nella capitale del Regno Unito, all'interno di un universo poliglotta (che le ha facilitato enormemente la carriera), ha debuttato, prima ancora che nel cinema, nella musica. A soli 13 anni, infatti, canta con il padre "Lemon Incest" (tratto dall'album "Love on the beat") e, solo successivamente, eccola sul grande schermo con il film Amore e musica (1984) di Elie Chouraqui. Debutto accanto a due grandi stelle europee: Catherine Deneuve e Christopher Lambert.
Due anni più tardi torna alla musica nell'album paterno "Charlotte Forever", dove duetta ancora una volta con il padre in "Charlotte for ever", "Elastique" e "Zéro pointé vers l'infini", tutte canzoni che andranno a far parte della colonna sonora di un dramma erotico diretto da Serge Gainsbourg: Charlotte forever (1986).
Anche se negli anni 20 l'espressione "mamma tigre" non esisteva, Nina Kacew, madre di Romain Gary, ne sarebbe stata la perfetta incarnazione: convinta che il figlio dovesse percorrere una brillante carriera, ne orientò l'educazione, la crescita e tutta la vita. Fin dopo la propria morte. Non meno ambizioso di lei, Eric Barbier realizza un biopic-epic da venti milioni di euro, portandoci a spasso dalla [...] Vai alla recensione »
Amore materno soffocante, proiezione ossessiva delle aspirazioni sul figlio, che diventi eroe di guerra, diplomatico, grande scrittore, che guaio per il ragazzino, per ogni figlio... Dagli anni '20 alla Seconda Mondiale, tra Polonia e Nizza, cieli mitragliati e battaglie africane, è la ricostruzione del rapporto polifago tra la ragazza madre Nína (una Gainsbourg catalizzante) e il futuro doppio premio [...] Vai alla recensione »
Per diventare Nina, la madre di Romain (Pierre Niney), nella Promessa dell'alba di Eric Barbier, Charlotte Gainsbourg ha imparato il polacco, ha indossato seni e fondoschiena finti, ha attinto a memorie di famiglia. Un gran lavoro, che nella ricostruzione dell'avventurosa esistenza dello scrittore Romain Gary (autore del best-seller da cui è tratto il film), si traduce in un'immagine di donna singolare, [...] Vai alla recensione »
A pochi giorni dall'8 marzo, ecco un magnifico ritratto di donna. Una madre ingombrante e possessiva, intenzionata a fare dell'unico figlio un genio della letteratura. Il film è un melò di classe, poco indicato per il pubblico dei popcorn, che racconta la storia vera dello scrittore francese Romain Gary, suicida nel 1966. Dal 1924 in Polonia fino al 1943 a Nizza è tutto un susseguirsi di fughe e ravviciname [...] Vai alla recensione »
La Promessa dell'Alba, il romanzo di Romain Gary, suo testamento personale e spirituale, scritto negli anni 60, è il testo in cui lo scrittore riversa tutti la sua crescita, partendo dai ricordi infantili nella fredda e provinciale città della Polonia fino ad alcuni dei momenti più importanti e tragici della sua maturità, o meglio, agli accadimenti che lo hanno portato alla maturità.
Un'autobiografia, un romanzo d'amore, l'opera di un mitomane, la storia di una donna folle, un memoir carico di affetto e risentimento. È tante cose tutte insieme, La promessa dell'alba, il romanzo che Romain Gary - nato Roman Kacew e noto anche con un altro pseudonimo, Émile Ajar - scrisse nel 1960 per ricostruire il rapporto che lo legava alla madre possessiva e al suo fantasma impossibile da scacciare. [...] Vai alla recensione »
Che cosa c'è in un racconto, se non la realtà narrata più qualche menzogna? Così accade in La promessa dell'alba (La promesse de l'aube, Francia e Belgio, 2017,131'). La prima narratrice/mentitrice è Nina Kacew (Charlotte Gainsbourg) nel film che Eric Barbier e la cosceneggiatrice Marie Eynard hanno tratto da La promesse de l'aube, autobiografia di Romain Gary.
La promessa dell'alba ossessione madre-figlio Scrittore francese d'origine lituana prolifico e popolare tra il dopoguerra e gli anni Settanta, Romain Gary (1914-1980) è stato messo nel dimenticatoio ancora prima della sua dipartita: tra le sue presunte colpe c'è anche il fatto che le numerose trasposizioni cinematografiche dei suoi romanzi non si sono trasformate in titoli di culto (meglio, in ogni [...] Vai alla recensione »