Molti dei libri firmati da Le Carré fanno parte della memoria della letteratura e di quella popolare. Libri e film.
di Pino Farinotti
Nelle sale in questi giorni è presente il film Il traditore tipo, diretto da Susanna White, sceneggiato da Hossein Amini, attori Ewan McGregor e Stellan Skarsgård. Tratto da un romanzo di John Le Carré.
Ci sono autori della carta e del cinema, che nel tempo si sono accreditati come "sicurezze". Arrivano i loro libri e film e ne prendiamo atto. Nei termini del gradimento, e della cultura del nostro tempo e dei numeri, quei libri vengono letti e quei film vengono visti. È quasi obbligatorio.
Il concetto vale, facendo i debiti distinguo di target, per registi come Allen, Tarantino, Eastwood, i Coen, un generico Disney, Spielberg e non molti altri. Dei nostri cito i diversi, quasi opposti, Moretti e Zalone, e il "di moda adesso" Sorrentino. Poi ci sono i fuoriclasse, che fanno parte della Storia, e qui parlo di scrittura. I romanzieri, viventi, che si sono accreditati come "quelli che vanno letti" non sono poi molti. Alcuni firmano prodotti letterari sapendo che poi diventeranno film, come King, Clancy, per esempio. Ma trattasi di "prodotti", appunto. Poi ci sono scrittori veri, titolari di cifra letteraria alta, che prevarrà anche sull'opera filmica che ne verrà tratta. Spesso questi autori sono anche inventori. E allora la chimica è davvero perfetta per la loro assunzione nella zona di quelli "obbligatori", appunto.
Un eroe in questo senso è senz'altro John Le Carré, il grande scrittore inglese. La sua carriera non è tanto diversa da quella di Ian Fleming, l'inventore di James Bond: studi e azione che sembravano preludere a un destino che poi si è realizzato: la spy story, scritta e vissuta. L'attitudine di "avventuroso studioso" di John si manifesta subito. E certo vale la nascita, nel senso che devi partire bene, da un privilegio di famiglia a di casta. È un carattere cosmopolita, parte dall'università di Berna, poi è al Lincoln College di Oxford, dove si laurea in letteratura tedesca. Poi è docente a Iton, la fucina dei rampolli del Regno Unito. E quando passa al Foreign Office, il Ministero degli Esteri britannico, il suo destino è ormai prefigurato. Quel contesto è una piattaforma perfetta per tutte le informazioni e i contatti indispensabili per le sue storie. Tutti i suoi romanzi appartengono al filone della spy detta sopra e del thriller. Ma sempre con implicazioni importanti legate alla situazione politica, e alla Storia. Il tutto nobilitato, ribadisco, da una scrittura di altissimo livello. Molti dei libri firmati da Le Carré fanno parte della memoria della letteratura e anche della memoria popolare. Libri e film.
Il titolo che fece di lui uno scrittore del mondo è "La spia che venne dal freddo, romanzo del 1965 subito acquisito dal cinema. Alla regia Martin Ritt e protagonista Richard Burton. Quel titolo è esemplare rispetto a tutto il percorso dello scrittore, incentrato, in quegli anni sulla guerra fredda, ma capace di dirottare, dopo il 1989, quando l'Unione sovietica si sgretolò. Da allora le sue storie, sempre costruite nei contesi detti, si arricchivano di altri contenuti: il sentimento delicato fra Sean Connery e Michelle Pfeiffer ne La Casa Russia; il sacrificio ideale, umano di Ralph Fiennes in The Constant Gardener. E ancora, "La talpa", un titolo che sta particolarmente a cuore all'autore, proposto e riproposto in epoche diverse. E molto, molto altro.
Il traditore tipo racconta di miliardi di euro, bottino della mafia russa che vengono riciclati a Londra. Per Le Carré luogo perfetto, perché quella città ha ormai perso la sua identità di capitale britannica per diventare colonia degli arabi e dei russi.
La City, pure a conoscenza della provenienza di quel denaro ritiene di chiudere gli occhi, troppo grande e troppo importante è quella donazione. Al centro della vicenda un russo, un tecnico della finanza che una volta conclusa l'operazione di trasferimento, verrà eliminato dal suo fuoco amico. Così decide di consegnare i documenti dell'operazione agli inglesi, in cambio della protezione per la sua famiglia. Ottimo film naturalmente, se parti da una base creata da Le Carré. E per i cinefili darò un'indicazione, una memoria hitchcockiana. Nel suo terzultimo film Topaz, del 1969, Hitchcock racconta un segmento di storia simile, quando un importante agente russo chiede asilo politico e la Cia organizza la sua fuga. La regista White ne era certo a conoscenza. Le indicazioni multietniche, chiamiamole così, di Le Carré in questo ultimo film sarebbero state confermate e... perfezionate, diciamo così, se l'elezione di Sadiq Khan, musulmano, neosindaco di Londra fosse avvenuta qualche mese prima. Non resta che attendere il prossimo libro&film.