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Wenders regista, fotografo, artista totale

ONDA&FUORIONDA di Pino Farinotti.
di Pino Farinotti

In foto Wim Wenders, in questi giorni alla 65a edizione della Berlinale dove presenterà Every Thing Will be Fine e verrà premiato con l'Orso d'Oro alla Carriera.
Wim Wenders (Ernst Wilhelm Wenders) (79 anni) 14 agosto 1945, Düsseldorf (Germania) - Leone. Regista del film Il sale della terra.

domenica 8 febbraio 2015 - Focus

Allo spazio Oberdan di Milano è stata inaugurata la rassegna: Il sale della terra e omaggio a Wim Wenders. Si tratta di tredici titoli fra i quali due freschi di restauro Il cielo sopra Berlino (1987) e Paris, Texas (1984). Altri film: Il sale della terra (2014), che ha inaugurato la rassegna, Lisbon Story, (1995), La terra dell'abbondanza (2004), Alice nelle città (1973).
Sono dunque presenti molte delle opere che identificano il percorso di Wenders. Dal 16 gennaio Villa Panza di Varese ospita una mostra fotografica del regista tedesco, durerà fino al 29 marzo. Si tratta di 34 fotografie, istantanee americane fra la fine degli anni settanta e il 2003. Dedicata a due Hopper, Dennis attore e Edward pittore. Riferimenti decisivi della poetica di Wenders, che ha dichiarato: "Considero Villa Panza un luogo che rappresenta il cuore della cultura europea e al tempo stesso, grazie alla collezione Panza l'unione fra l'Europa e l'America nella sua piena espressione. Non avevo mai pensato a una mostra dedicata all'America, ma questo luogo me l'ha ispirata, e penso sia stato un grande privilegio poterla fare". Dunque Wim fotografo. E certo non desta stupore. Ancora una volta cedo alla mia "debolezza Wenders". Una passione che non ho mai mancato di confessare, soprattutto quando mi vengono offerti degli assist.
Merita una digressione la famiglia Panza di Biumo. È Ernesto, un borghese, commerciante di vini all'ingrosso, ad acquistare quella villa del '700, settanta stanze, scuderie, grande parco. La passione del Panza per l'arte ne fa un collezionista che attira l'attenzione della famiglia reale, tanto che Vittorio Emanuele lo insignisce del titolo di conte di Biumo. Alla morte di Ernesto la proprietà passò ai quattro figli, e la gestione a Giuseppe, che nel tempo ne fece la sede di una delle più preziose collezioni d'arte contemporanee. Nel 1996 il conte donò villa e collezione al FAI - Fondo ambiente italiano, che l'ha aperta al pubblico dopo quattro anni di restauri. La villa è considerata una delle più preziose testimonianze culturali del secolo scorso. La mostra fotografica di Wenders è un privilegio reciproco. Una bella legittimazione italiana per uno dei massimi artisti dell'era contemporanea.

Salgado
Credo che Wenders fosse ancora toccato dall'emozione de Il sale della terra, che racconta la vicenda di Sebastião Salgado, forse il fotografo più popolare del mondo, meritatamente. L'immensa energia di Salgado, la sua passione per il dolore e per la divulgazione del dolore, avevano sedotto il regista che ha messo se stesso al servizio della missione del brasiliano. E proprio il mettere se stesso al servizio di missioni e culture diverse che ha fatto di Wim Wenders un tedesco dalla vocazione completa che unisce la sua cultura a quella latina, e ad altre. Un'assunzione profonda e vitale, non un'esplorazione di passaggio. Prima dell'approdo felice ai conti Panza di Biumo, Wenders aveva toccato la cultura italiana nel 1994: con Al di là delle nuvole aveva collaborato con Antonioni, per un contatto con quello che era stato un cinema italiano universale. Dello stesso anno è l'inno a Lisbona, dove scovava in una stanza il fado-folk dei Madredeus. Nel 1999 aveva cantato Cuba in Buena Vista Social club, ripristinando le forme musicali inibite dalla rivoluzione di Castro. Ma non può non esserci l'oriente: nel 1985 Wenders aveva firmato Tokyo-Ga, un documentario sulla città e sul grande regista Yasujiro Ozu, che dal 1927 al 1962 raccontò il Giappone, e la sua culturale, complessa metamorfosi.
Il fotografo Wenders ha lavorato sul fotografo Salgado apportando la cifra del movimento, semplicemente con un montaggio dinamico che trasformava la staticità in un non-movimento ancora più drammatico. Un linguaggio che aveva applicato alla danza di Pina Bausch, fatta di pittura, teatro, movimento armonico e isterico, azione che si esprime e poi esplode e dove i sentimenti sono tradotti dai movimenti in velocità anormale. "Le gambe e le braccia, le dita e il dorso, il pube e i piedi si lanciano con regole dinamiche che appartengono solo a Pina. Per gli artisti della Baush, 'ballerino' è riduttivo: questi sono mimi, attori, maschere, acrobati, sono persone, sono modelli creati 'con lo sputo di Pina'". Per uno come Wenders lavorare su tutti quei sortilegi e meraviglie è stato naturale come la sua completezza. Per Pina 3D al regista è stata assegnata una laurea honoris causa in architettura. "Per aver salvato il senso dei luoghi, recuperata la capacità di immergersi nel territorio ancor prima di disegnare un edificio". Immenso artista completo, appunto.

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