Titolo originale | Inherent Vice |
Anno | 2014 |
Genere | Commedia, Drammatico, |
Produzione | USA |
Durata | 148 minuti |
Regia di | Paul Thomas Anderson |
Attori | Joaquin Phoenix, Katherine Waterston, Eric Roberts, Josh Brolin, Benicio Del Toro Reese Witherspoon, Jena Malone, Owen Wilson, Martin Donovan, Sasha Pieterse, Martin Short, Joanna Newsom, Timothy Simons, Anders Holm, Yvette Yates, Elaine Tan, Thomas Pynchon, Jillian Bell, Maya Rudolph, Wilson Bethel. |
Uscita | giovedì 26 febbraio 2015 |
Tag | Da vedere 2014 |
Distribuzione | Warner Bros Italia |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: V.M. 14 |
MYmonetro | 3,55 su 5 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 3 marzo 2015
Adattamento cinematografico dell'omonimo romanzo di Thomas Pynchon. Protagonista è un detective con il vizio dell'alcool e i modi poco ortodossi. Il film ha ottenuto 2 candidature a Premi Oscar, 1 candidatura a Golden Globes, 3 candidature a Critics Choice Award, In Italia al Box Office Vizio di forma ha incassato nelle prime 2 settimane di programmazione 674 mila euro e 317 mila euro nel primo weekend.
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CONSIGLIATO SÌ
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Doc Sportello, hippie suonato che ciondola sulla spiaggia di Gordita Beach e investigatore privato a tempo perso, è avvicinato dalla sua ex Shasta Fey, che gli affida un caso complicato. Insospettita dagli intrighi attorno al suo nuovo amante, il palazzinaro Wolfmann, vuole prevenire un suo ricovero coatto. Doc non fa in tempo a cominciare le indagini che finisce per essere accusato di omicidio dall'amico-nemico Bigfoot, ispettore della Omicidi.
Sul titolo, a volte, è bene soffermarsi (oltre che sulla locandina, quando inarrivabile come quella di Vizio di forma). Al di là della libera traduzione e semplificazione italiana, che poco o nulla significa - e che, curiosamente, sia nel libro di Thomas Pynchon che nel film tratto da esso, non trova spazio all'interno dell'opera - è il letterale "vizio intrinseco" la chiave del mistero. Che, come tale, include tanto il MacGuffin del termine tecnico del ramo assicurativo che la reale sostanza dell'opera di Pynchon e Anderson, dove "vizio intrinseco" sta per incapacità per un sistema di reggere l'instabilità centrifuga delle sue componenti interne.
Due piani di lettura per una molteplicità psichedelica di interpretazioni degli stessi: l'Uno e il Tutto, in ordine sparso, come vuole il cinema di Paul Thomas Anderson da Ubriaco d'amore in poi. Il noir e la sua lunga discendenza di riferimenti riflessivi (Chandler via Altman, Kem Nunn via Pynchon, con aggiunta di Hunter Thompson e Dude Lebowski) diviene così avvincente esca per catturare l'interesse e aiutare a immedesimarsi tanto in Doc Sportello che nella sua nemesi Bigfoot Bjornsen, nascondendo così, attraverso un sottile e caliginoso fumo di cannabis, la parabola della seconda caduta dall'Eden, quando l'ebbrezza utopistica dei '60 si è schiantata di fronte alla cruda realtà della natura umana ad Altamont e Bel Air.
Gli Hell's Angels omicidi e la setta satanista di Manson diventano in Vizio di forma un'unica entità e si contrappongono, con logica speculare, all'amore, che muove (più che il cielo e l'altre stelle) le onde dell'oceano e il girovagare erratico, ma lucido e con uno scopo preciso, del protagonista. Un insieme di caratteri paradigmatici fa di Doc Sportello creatura andersoniana più che pynchoniana, pecorella smarrita che si oppone con radicale indolenza al traumatico passaggio di consegne tra un'epoca e un'altra, tra l'erba e la polvere d'angelo, tra Neil Young (il brano scelto per la più romantica delle sequenze si intitola "Journey through the Past") e il decennio dell'edonismo reaganiano che verrà, tra la pellicola che esibisce orgogliosamente la sua grana e il digitale che ci seppellirà. Mai come in Vizio di forma lo sconclusionato nonsense di una trama inafferrabile e involuta è mistificatore, come la retorica di un guru, rispetto alla geometrica precisione di un'opera che intensifica la separazione di Doc dal suo, o dai suoi, doppi.
Dalla musa-spirito guida Sortilège, voice-over che si fa carne, all'illusorio oggetto d'amore Shasta, fino al Bigfoot di un eccellente Josh Brolin. La bromance tra questi e Doc, giocata costantemente sul filo della comicità, oltre a rivelare una matrice ben più tangibile del Lebowski coeniano nell'oscuro Cisco Pike (Per 100 chili di droga) di una ruggente New Hollywood, è la dinamica pseudo-amorosa di due opposti che si attraggono, due metà che si cercano e si sostituiscono: il primo detective sempre meno improbabile e il secondo cullato e confuso dai suoi sogni di attore. Scherzi del subconscio, forse, come una clinica criminale odontoiatrica o una nave all'orizzonte che non attracca mai, che disegnano la più difficile delle trasposizioni, libera dove appare didascalica, metaforica dove appare comica, prima di chiuderla sotto il sole elusivo di una California in chiaroscuro.
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Intendiamoci subito: a cercarle con il lanternino, potremmo anche trovare nel film tutte le tematiche tipiche della filmografia del regista Anderson. Ma in realtà siamo di fronte ad un film letterario (che nessuno puo' negare sia un genere filmico vero e prorpio), e per giunta un film letterario tratto da un romanzo di Thomas Pynchon, narratore fra i più intraducibili in pellicola. [...] Vai alla recensione »
Spesso il cinema si limita ad essere la mera illustrazione di una storia (tratta da un romanzo) e "Vizio di Forma" fortunatamente non lo è. In realtà Anderson usa una sceneggiatura ma al solo fine di distruggerla, sembra optare decisamente per le riprese, abbandonando l'origine letteraria della storia. Le parole sono parole, non immagini...la loro scelta lessicale non è casuale.
Premesso che è il primo film di P.T Anderson che vado a vedere,che dire: un film psichedelico,ambientatro negli anni 70 dove la droga di ogni tipo regnava sovrana nella vita degli hippy fricchettoni. Tutta la storia si basa sulla ricerca da parte del detective privato Doc Sportello di un magnate dell'edilizio scomparso,quest'ultimo amante dell' ex di Doc ,Shasta Fey, del quale il [...] Vai alla recensione »
Vizio di Forma, titolo originale: Inherent Vice, è il tentativo di Paul Thomas Anderson di riscrivere un viaggio, di divertirsi. Anche se non abbandona mai il suo stile, la sua scrittura ponderata e ben calibrata, la sua regia fatta di primi piani. Più di una volta, prova a mettere KO lo spettatore con trovate assolutamente incredibili, degli scatti (di idee e di camera) che hanno [...] Vai alla recensione »
Cosa rimane dei 148 minuti di Vizio di Forma? L'incertezza è tra l'abbronzatura di Joaquin Phoenix e la mascella di Josh Brolin, che ricordavamo essere meno volitiva, ma forse scegliamo la biondina che si offre in pasto al detective cannabinoide. Perchè alla resa dei conti nell'ultima opera di P.T. Anderson (che confondo spesso con l'omonimo Wes, perdonatemi) non c'è [...] Vai alla recensione »
Non è facile trovare la quadra di ‘Vizio di forma’ se A) non si è letto il libro o B) non si ha un minimo di infarinatura della ‘New Hollywood’ degli anni 70 per cui gli assi cartesiani di tutta la corrente erano nostalgia & paranoia. Esattamente i due binari su cui si muove l’opera di Anderson che sotto una crosta sgangherata di eccessi farseschi e virtuosism [...] Vai alla recensione »
Forse solo un amatore sfegatato di un genere che potremmo chiamare hippy-noir, nonché dello stile e delle paranoie di Thomas Pynchon, l’autore postmoderno americano al cui romanzo “Inherent vice” (2009) il film si ispira, è probabilmente capace di riempire con la sua dedizione e la sua buona volontà i tanti difetti di questo lungo e scombiccherato film.
Paul Thomas Anderson, regista semi-mitologico di Boogie Nights, Magnolia e Il Petroliere porta sullo schermo Thomas Pynchon, scrittore complesso come pochi nel panorama letterario USA, con un romanzo di qualche anno fa, ambientato nei lisergico 1970. Il detective hippie Larry “Doc” Sportello viene incaricato dalla sua ex, di ritrovare la sua nuova fiamma, il ricco magnate immobiliare Wolfman.
Ultimo film di Paul Thomas Anderson, facente parte di una possibile trilogia con i precedenti “Il petroliere” e “The Master” sulla storia e le contraddizioni degli USA, la pellicola ha decisamente diviso la critica tra detrattori e sostenitori. Il motivo sta nella demarcazione netta tra due livelli di visione del film: quello stilistico-formale e quello narrativo che non sempre sembrano coincidere [...] Vai alla recensione »
Storia tratta dall'omonimo romanzo del 2009 di Thomas Pyncheon, ambientata a Gordita Beach, in California nel 1970 sul finire dell'epoca hippie. Larry "Doc" Sportello è un bizzarro detective privato che cerca di salvare la sua ex fidanzata Shasta dai loschi traffici del suo amante, un palazzinaro vicino agli ambienti mafiosi.
Queso film ha tutto per essere un gran film . E' ben girato, ben ambientato con interpreti molto bravi ed un protagonista fenomenale . Il film è simpatico ,intelligente ,spiritoso però c'è un ma che non gli permette di esserlo . Questo ma è rappresentato da un andamento a sbalzi con alcune scene strepitose ed altre modeste quasi che il regista avesse voluto che non [...] Vai alla recensione »
Paul Thomas Anderson è una mente precoce che ha plasmato il suo carattere di regista guardandosi bene dalle cose semplici. E lo ha fatto perlopiù affrontando con occhio clinico la profondità umana di personaggi complessi e gli intrecci, rocamboleschi e fatali, degli stessi. Boogie night, Magnolia e il Petroliere - il suo capolavoro - sono titoli importanti che hanno lasciato [...] Vai alla recensione »
Lasciate ogni logica, voi ch’intrate. Sommando la tendenza a non raccontare proprio tutto tipica del regista con il procedere labirintico dei romanzi di Thomas Pynchon (seppure quello alla base del film sia il più ‘lineare’ tra mille virgolette) c’era da aver paura di perdersi in questa pellicola oltretutto ascrivibile a un genere che adora i doppifondi come il noir. Vai alla recensione »
Gli hippy non mi piacciono, i fattoni nemmeno, odio i film lisergici, non sono mai riuscita a leggere più di qualche riga dei libri di Pynchon e il regista, Anderson, a mio parere ha fatto film bellissimi ma anche bruttissimi, per cui tutto remava a mio sfavore. Cosa mi ha indotto ad accomodarmi in sala armata di una santa pazienza proprio non lo so, immagino la considerassi una sfida, all'ult [...] Vai alla recensione »
"Will your restless heart come back to mine On a journey through the past." canta Neil Young per ben due volte nella pellicola di Anderson. E anche: "Will I still be in your eyes and on your mind?" Domande che rispondono alle molteplici che compaiono nella mente dello spettatore frastornato dopo le due ore e mezza piene di indagini, colpi di scena improbabili, latte materno [...] Vai alla recensione »
D'accordo. Facciamo pure il verso ai noir, alle intricatissime trame del falcone maltese, del grande sonno, di tutto quello che vogliamo. E va bene, benissimo, che a un certo punto i nomi di tutti i personaggi, i soprannomi, i cognomi, si perdano in un guazzabuglio di cui lo spettatore, proprio come il protagonista, non riesce a venire a capo. E va pure benissimo che Joaquin Phoenix diventi un nuovo [...] Vai alla recensione »
Vizio Di Forma si presenta come un noir dalle dinamiche classiche (quasi Chandleriane direi), spruzzato da una dose di commedia fornita dall'improbabile detective Doc Sportello e dalla bizzarra fauna che gli gira intorno. La trama narra delle disavventure di Sportello, investigatore privato amante delle droghe leggere, dopo che la sua ex fiamma Shasta Fay lo ingaggia per impedire un rapimento.
LA, anni '70. 'Doc' Sportello (Joaquin Phoenix) è un detective privato naif e costantemente strippato, ma non gli manca il lavoro. L'ultimo glielo assegna l'ex-fidanzata Shasta: dovrà capire chi vuol fare la pelle al nuovo amante di questa, l'impreditore edile Wolfmann. Fra agenti corrotti, ebrei con simpatie naziste, furfanti generosi e tanta ma tanta sporcizia [...] Vai alla recensione »
Film in cui si racconta di un piuttosto scalcinato detective, dedito a bere ed a fumare droghe di ogni tipo, al quale viene affidato il compito da una sua ex fidanzata, ora amante di un anziano e ricco magnate dell'edilizia, di scoprire un piano ordito ai danni di quest'ultimo. Vi riuscirà dopo innumerevoli avventure e dopo essere entrato nel frattempo in contatto con svariati [...] Vai alla recensione »
Idea interessante quella di ambientare un giallo negli anni 70 tra gli hippie. Sebbene il rock&roll sia poco presente, sicuramente droga e sesso non mancano, purtroppo devono averne abusato anche gli adetti ai lavori in quanto il lavoro complessivo e contorto, eccessivo e spesso noioso. La trama é infinitamente intricata, ogni dieci minuti spunta un personaggio nuovo e ed il giallo si complica, [...] Vai alla recensione »
Ebbene si ... Dopo il filmone The master , Paul Thomas Anderson dirige un capolavoro , tratto da un romanzo di Pynchon .... Viene fuori un grande film , molto complicato ma davvero molto bello , Josh Brolin in una delle sue migliori interpretazioni , Phoenix da sempre bravissimo qui lo dimostra ulteriormente e Benicio del Toro bè lui è benicio del toro , il grande lupo mannaro figlio [...] Vai alla recensione »
'Vizio di forma' rappresenta un unicum nella carriera di Paul Thomas Anderson, si tratta infatti del suo film più strampalato e allucinato. Protagonista della vicenda è 'Doc' Sportello, un detective hippie con una grande passione per le droghe, che si viene a trovare nel bel mezzo di un caso particolarmente intrigato, in cui poteri forti e suoi affetti personali risultano [...] Vai alla recensione »
Anche se con ritardo, desidero esprimere su "MyMovies" l'interesse che ha suscitato in me questo film, apparentemente minore, di Paul Thomas Anderson. Bisogna seguirlo ed inseguirlo, "Vizio di forma" , anziché considerarlo la stessa pausa "di lusso" che, per il regista succitato, ha rappresentato "Ubriaco d'amore".
Thriller psichedelico magistralmente interpretato sia da Phoenix che dal grande Josh Brolin. Uno sballato investigatore privato, Doc, si trova alle prese con un intricato caso di sparizione dell'amante della ex. Tra bordelli cinesi, navi fantasma e informatori scomparsi, il film si sviluppa in un turbinio di colori e in una serie di scatole cinesi di cui si perde il conto, mitigato dal fumo ristoratore [...] Vai alla recensione »
Vizio di forma (Inherent vice) è l'ultima fatica dell'immenso Paul Thomas Anderson, regista osannato dai cinefili ma, purtroppo, sottovalutato dalla massa. La trama è semplice: Larry "Doc" Sportello (Joaquin Phoenix) è un detective fattone/hippie che vive la sua vita con nonchalance tra una birra e uno spinello; questo fin quando la [...] Vai alla recensione »
Doc Sportello è un investigatore privato. Lo vediamo all'azione dopo che la sua ex fidanzata lo contatta per chiedergli di indagare su un importante uomo d'affari, da poche ore sparito e probabilmente nei guai. Sembra il classico inizio di un film giallo in cui si vedranno i soliti cattivi e i soliti buoni darsela di santa ragione per vincere la partita.
Il film è fondato sul piatto, schiacciato, depresso personaggio di doc Sportello ed è uniformato al suo eroe. PTA stavolta esplora il genere del telefilm poliziesco (i pantaloni di Benicio del Toro ricordano Colombo) e riempie quel plot all'inverosimile di tutti i contenuti e i riferimenti del tempo. (In effetti quel prodotto spiccava sempre per smalto brillantezza soluzione).
Se non lo sai che il film è tratto da un romanzo di Pynchon non realizzi quanto sia in ordine con lo spiazzante, il grottesco e trovi la sua logica in un barocco, eccessivo mostrarci la società americana di 45 anni fa allora come oggi in disfacimento con le sue paranoie le sue vecchie sempiterne guerre, la sua sana pianta malata, le sue ossessioni e i suoi ”vizi di forma”.
Raramente sono uscito dal cinema così pentito, in un film che si pone come obiettivi il grande lebowski o Paura e delirio a Las Vegas non ti aspetti certamente scene d'azione o inseguimenti alla 007. Ti aspetti una carrellata di personaggi originali e una trama che crei delle situazioni fuori dagli schemi per poter scatenare dialoghi e battute memorabili.
ma quanto sono belli i film di anderson, tutti perfetti, studiati nel più piccolo particolare, i costumi, le luci, perfino l'ultimo dei caratteristi o la comparsa che attraversa la scena di un secondo sono impeccabili, poi gli attori protagonisti, scelti tra i migliori e più bravi sulla scena, ma in tutta questa perfezione che succede se non ci lasciamo abbagliare dalla fotografia [...] Vai alla recensione »
All'inizio pensi, ecco il film della settimana. Poi i nomi iniziano a moltiplicarsi, il pubblico inizia a voltarsi per capire se è normale non afferrare l'intreccio nel viaggio tra droghe e capelli conciati allegramente. La trama svolta continuamente senza approfondire niente. Cresce l'erba e la voglia che finisca prima possibile.
Non so, forse ad un primo colpo d'occhio al trailer mi ero lasciato affascinare troppo facilmente da questo titolo, quindi forse è per questo che le mie pretese non erano rimaste poi così indifferenti ed è proprio per questo forse che sono rimasto con un leggero senso di delusione dopo la sua visione, ma cercando di rimanere il più oggettivi possibile non riesco a salvarlo del tutto.
un hard boiled come spesso accade incomprensibile e ,purtroppo con caratterizzazioni (tranne il protagonista ) scialbe ed incomplete . pietosa la scena dell' amico con il volante in mano roba da comiche
Sembra che Paul Thomas Anderson utilzzi una storia difficile da seguire per far provare allo spettatore la sensazione del "trip da sostanza stupefacenti". a parte alcune battute geniali, la musica e la fotografia, si fa davvero fatica a stare seduti di fronte di un'accozzaglia di nomi per 2 ore e mezza.
Non può non farsi immediato il paragone con James Ellroy e le sue storie ambientate in una Los Angeles di poliziotti corrotti e senza scrupoli, contornati da una miriade di personaggi più o meno laterali e spesso poco utili alla narrazione. Qui però, a differenza di L.A. confidential, siamo nei primi anni '70 in pieno flower power, e la storia, che parrebbe [...] Vai alla recensione »
Ho sempre sostenuto che la visione di un film non necessita una capacità di memoria degna di un ingegnere astrofisiconucleare, se si è il film che fa per voi, questo fatto però non giustifica che sia un capolavoro.
Belle le atmosfere noir viste dall'occhio fumato e allucinato del protagonista, ma nel complesso il film risulta inguardabile. Raramente mi e' capitato un film cosi' lento e noioso. L'effetto soporifero dei continui dialoghi spesso sconnessi da una impercettibile trama hanno fatto vittime in tutta la sala.
Cast stellare ,ottimo regista tratto da un romanzo di Pynchon ,però film noioso dificile da seguire con trama contorta ed incomprensibile .
No, non ci siamo. Anche se senza effetti speciali, è proprio un film americano, ed anche di scarsa qualità. Troppo parlato e lungo, richiede una costante attenzione e concentrazione per non perdere il "filo" del discorso. Situazioni ben oltre il limite dell'umana ragionevolezza. E' stato il primo film che mi ha costretto ad uscire dalla sala prima della fine.
Un sempre ottimo Phoenix (sino ad ora però visto sempre nel solito registro, chissà che un giorno si confronti con qualcosa di nuovo per lui) e una buona fotografia a mio avviso non bastano a salvare un film la cui incessante voce di sottofondo prosegue senza sosta a leggere un romanzo tra l'altro da seguire con attenzione, lasciandoti a mio parere più volte spaesato perchè [...] Vai alla recensione »
Qualcuno che abusa smodatamente di sostanze stupefacenti, o forse schizofrenico o ancora, non si può escludere, con entrambe le particolarità, ha scritto una trama per questo film che è imposssibile da seguire o perlomeno io non ci ho capito niente. Lo svolgimento è caoico e l'intreccio poco oganico, però è un bel film! La sorpresa è stata alla fine: [...] Vai alla recensione »
Un classico già consacrato dal tipico spettatore snob radical chic, sceneggiatura noisa, confusa, intrigatissima. La trama racconta le strampalate avventure di un investigare privato ingaggiato dall' ex fidanzata per indagare sulle vicende del suo attuale fidanzato. La comicità del film è simile a quella dei fratelli Coen di "Il Grande Lebowski, che personalmente [...] Vai alla recensione »
Si salvano i dialoghi e si salva l'interpretazione, il resto è noia (come il testo di Pynchon, scrittore presuntuoso e provocatore). La denuncia del sottobosco americano, in questo caso è sottolineata dall'epoca (il post '68), famosa per i suoi eccessi e la sua pochezza culturale. Anderson non sa che strada prendere e imbastisc una specie di giallo dove manca del tutto la [...] Vai alla recensione »
Il sogno americano è stato sempre fondamentalmente e in primis far soldi e migliorare economicamente, e ancora oggi è così- Chiedetelo agli immigranti illegali che arrivano a decine di migliaia ogni anno. La decadenza è dell'Europa, sempre invidiosa è caricaturista dell'America.
Comincerò col dire che mi è piaciuto molto. La trama è variegata e ricca di sfumature non sempre lineari. Ma interessante e ricca di spunti. Mai noioso, a tratti divertente, insomma, guardatelo! Notevole l'interpretazione del protagonista.
Vorrei solo osservare come Joaquin Phoenix sia attore sempre eccellente nei film di James Gray, mentre è sempre pessimo con Paul Thomas Anderson: dopo l'orrenda interpretazione di "The Master", eccone un'altra maldestramente sopra le righe, goffa e stucchevole. Per il resto, boh, ho sempre trovato stucchevoli gli autocompiacimenti di questo regista, che finora ha fatto un [...] Vai alla recensione »
Due ore e mezza buttate via!!! Andate a vedere qualcos'altro!
Non sono rare le occasioni in cui paul thomas amderson ha materializzato il suo fanatismo per Robert Altman: se prendete un libro sul fantastico regista di kansas city molto probabilmente la prefazione è sua. Non è quindi un caso che questo film sia infatti molto molto molto simile a the long goodbye, mitico film altmaniano del 77, incentrato sempre su un investigazione, e un investigat [...] Vai alla recensione »
Il giudizio, la recensione, ma anche il paragone coi Coen........anche se a me è venuto in mente un altro film, non "Il grande Lebowski".
Il giudizio, la recensione, ma anche il paragone coi Coen........anche se a me è venuto in mente un altro film, non "Il grande Lebowski".
Quando si parla di noir al cinema la tradizione in materia è così grande che non si può fare a meno di pensare a tutto quello che è venuto prima, a quanto un regista o un attore si siano appoggiati alla vasta filmografia in materia, quanto si citi e quanto sia pura ispirazione. Per Vizio di forma "non c'era da guardare vecchi film o altro, tutto era nel libro, il tono è così unico che serviva solo quello" ha raccontato Joaquin Phoenix che nel film è Doc Sportello, un investigatore privato hippie nel 1969, un'era in cui la cultura hippie stava tramontando per lasciare spazio a quella della paranoia. [...]
Il detective privato Doc Sportello vive in una baracca di legno a Gordita Beach, sulla costa della California abitata dagli hippies in preda al loro fumato sogno americano che sta per estinguersi. È fatto di spinelli che gli addolciscono il mondo, lo spingono a non lavarsi i piedi e a spruzzarsi il profumo sui vestiti, a costruirsi la pettinatura afro e a farsi crescere basette che gli occupano tutta [...] Vai alla recensione »
Ci sono film inafferrabili, che portano a misurarsi con il bisogno di adeguati ormeggi, ma che al primo giro di boa, dove tutto ricomincia e scompagina, dimostrano l'inutilità di tali appigli, accompagnando lo spettatore all'estasi del disagio e del fascino di un'avventura che decanta i fatti come in un album di figurine sparpagliate lungo un percorso straniante: "Inherent vice" ("Vizio di forma" in [...] Vai alla recensione »
Ennesimo mattone del pomposo e pompato Paul T. Anderson che qui tocca il suo apice servendo un noioso e incomprensibile pasticcio, dal titolo profetico, nel vano tentativo di portare sullo schermo un libro diffcilmente adattabile come quello di Pynchon. Tutto ruota intorno all'investigatore Sportello (un grande Phoenix) alla ricerca della sua ex e dell'amante di lei.
Ispirata al modello di Il lungo addio di Chandler, Vizio di forma è una detective story virata in versione psichedelica e intessuta di citazioni fra cultura alta e cultura pop. Ne è protagonista Doc Sportello, un Marlowe hippy costantemente strafatto che si muove nella variegata mappa di Los Angeles - da Gordita Beach a Sunset Strip, dai santuari dei ricchi alla periferia desolata - in perenne stato [...] Vai alla recensione »