intra
|
domenica 12 gennaio 2014
|
quel che resta della nostra italia
|
|
|
|
Ricordo i film di Virzi' per la loro intensita' e forza nel far sentire emozioni e senza mezzi termini, Capitale Umano, invece e' spiazzante, il percorso e' opposto. Ambientato in Brianza,luogo popolato, secondo il regista, da truffatori e ipocriti. Il film si sviluppa in 4 capitoli, tra flashback e presente, e racconta le vicissitudini di 2 famiglie, gli Ossola e i Bernaschi, evidenziandone debolezze, snobismi e ipocrisie. E' un film spietato in quanto descrive con forte realismo e senza viaggiare troppo con la fantasia, le basi su cui poggiano le famiglie italiane : i piu' ricci diventano sempre piu' ricchi, ma se non calpestassero la gente e le leggi, perderebbero tutto e subito. I piu' poveri, rischiano di diventare ancora piu' poveri e sperano di sbarcare il lunario illudendosi di fare il grande salto come nel caso di Dino, personaggio grottesco, interpretato da Fabrizio Bentivoglio, pronto a barattare la propria famiglia con l'illusione di potere e ricchezza in un Paese che ormai ha ben poco da offrire.
[+]
Ricordo i film di Virzi' per la loro intensita' e forza nel far sentire emozioni e senza mezzi termini, Capitale Umano, invece e' spiazzante, il percorso e' opposto. Ambientato in Brianza,luogo popolato, secondo il regista, da truffatori e ipocriti. Il film si sviluppa in 4 capitoli, tra flashback e presente, e racconta le vicissitudini di 2 famiglie, gli Ossola e i Bernaschi, evidenziandone debolezze, snobismi e ipocrisie. E' un film spietato in quanto descrive con forte realismo e senza viaggiare troppo con la fantasia, le basi su cui poggiano le famiglie italiane : i piu' ricci diventano sempre piu' ricchi, ma se non calpestassero la gente e le leggi, perderebbero tutto e subito. I piu' poveri, rischiano di diventare ancora piu' poveri e sperano di sbarcare il lunario illudendosi di fare il grande salto come nel caso di Dino, personaggio grottesco, interpretato da Fabrizio Bentivoglio, pronto a barattare la propria famiglia con l'illusione di potere e ricchezza in un Paese che ormai ha ben poco da offrire. Ogni personaggio si trova a dover fare scelte cruciali, passando velocemente dall'umano al disumano, con estrema facilita' e quasi inconsapevolmente. L'interpretazione di tutti gli attori e' eccellente, nessuno escluso, Fabrizio Gifuni, perfetto in tutto il suo disgusto e squallore, Fabrizio Bentivoglio grottesco , Valeria Bruni centra perfettamente la parte della fragile e vulnerabile, schiacciata dal potere e incapace di ribellarsi all'ambiente corrotto che la circonda. Il film e' un ritratto eccellente di un'umanita' (non solo la Brianza)che come viene detto nel film " ha scommesso sulla rovina di questo Paese e ha vinto". Non si salva nessuno, tranne i giovani che sono vittime delle colpe dei genitori e benche' siano in grado di mantenere ancora un tratto di innocenza, sono anch'essi affascinati dal potere.
Anita Intra
[-]
|
|
[+] lascia un commento a intra »
[ - ] lascia un commento a intra »
|
|
d'accordo? |
|
fafia61
|
sabato 25 gennaio 2014
|
il ciclista dimenticato
|
|
|
|
'Il capitale umano' è un film che parla di speculazione finanziaria, di corruzione, di volgarità morale, di prepotenza economica, di drammi sociali e familiari, di avidità, di facili arricchimenti, di subdoli ricatti, di degrado culturale,ecc.
In sostanza parla dell'Italia attuale, con tutti i suoi difetti, il suo malcostume, i suoi vizi cronici.
Fin qui sembra una storia logora, risaputa, arcinota, pallosissima.
[+]
'Il capitale umano' è un film che parla di speculazione finanziaria, di corruzione, di volgarità morale, di prepotenza economica, di drammi sociali e familiari, di avidità, di facili arricchimenti, di subdoli ricatti, di degrado culturale,ecc.
In sostanza parla dell'Italia attuale, con tutti i suoi difetti, il suo malcostume, i suoi vizi cronici.
Fin qui sembra una storia logora, risaputa, arcinota, pallosissima.
Una di quelle storie che senti ogni giorno nelle strade, nei telegiornali, nei bar, in ogni angolo della tua vita; che ti disgusta e ti schifa così tanto da non poterla vedere neppure in un film!
E invece no, al cinema si vede, e si vede volentieri!
Perchè Virzì (voto 7) trasforma questa materia così trita, ovvia e nauseante in un giallo appassionante; sì, lui che ha sempre fatto commedie (La bella vita, Ovosodo, Caterina va in città, La prima cosa bella, ecc.) ti sfodera uno splendido thriller, brusco, crudo, diretto, avvincente, regalando così ritmo e vivacità ad una vicenda altrimenti lenta e usurata.
Ottima, quindi, la regia, abile, sicura, frizzante.
Ottima la sceneggiatura che, spezzettando la trama in quattro capitoli principali, narra gli avvenimenti da tre punti di vista diversi (Bentivoglio, Bruni Tedeschi, Gioli))per arrivare poi,nel quarto capitolo, alla spiegazione del titolo del film.
Ottimi gli attori: Fabrizio Gifuni (voto 7), sprezzante ed altezzoso squalo della finanza; Valeria Bruni Tedeschi (voto 7), sua moglie, svampita, insicura, rassegnata, a volte banale e stramba nelle sue scelte; Fabrizio Bentivoglio (voto 6,5), goffo arrampicatore sociale, capace, dietro l'apparenza sciocca e insignificante, di azioni scellerate e devastanti; Valeria Golino (voto 6,5), moglie dolce e tranquilla, totalmente ignara delle nefandezze del marito.
Ma la vera stella del film è un'esordiente, tale Matilde Gioli (voto 7,5), all'esordio nel mondo del cinema, che di Angelina Jolie ha, non solo il cognome simile,ma anche affine somiglianza e uguale bravura.
Una rivelazione, insomma, catapultata sul set quasi per caso, dopo che la madre ha ritrovato per strada un volantino per partecipare al casting di Virzì.
Pochi e veniali i punti deboli della pellicola: qualche 'stereotipismo' di troppo, qualche personaggio poco caratterizzato, qualche scena un po' surreale e grottesca(il sesso tra la Bruni e Lo Cascio con una pellicola di Carmelo Bene sullo sfondo, la riunione assurda per decidere del destino di un teatro, il finale un po' grossolano).
Infine il giallo, che apre la storia e conferisce suspense provvidenziale alla vicenda: un ciclista, alla vigilia di Natale, su una strada della Brianza, viene investito da un Suv.
Chi l'ha investito? Chi è il responsabile? Perchè non si è fermato a soccorrerlo?
A Virzì non interessa chi sia il ciclista, non ci si sofferma più di tanto; quel cameriere che, dopo aver lavorato, torna a casa in bicicletta e viene travolto da un auto non merita, secondo il regista, altre note, altra attenzione.
Lui è solo il pretesto, l'espediente per unire e vivacizzare le varie storie.
Ed invece quel povero lavoratore investito da un fuoristrada poteva spalancare mille possibilità, mille significati, mille metafore.
Perchè ne 'Il capitale umano' sono tutti colpevoli, tutti fanno finta di non vedere la corruzione e la sporcizia, tutti si girano dall'altra parte o ne traggono vantaggio.
Persino i più giovani, peraltro vittime degli adulti e per questo meno colpevoli degli altri, finiscono talvolta per perdere la loro innocenza, perchè avvelenati e distorti dal lusso e dal potere.
E pure il finale, nel quale rimangono tutti contenti (persino chi è finito in galera!), non è altro che un ristabilimento dello status quo, del mangia-mangia, del tutti colpevoli-nessun colpevole, insomma della solita società disonesta e degenerata.
Un finale -" Hanno scommesso sulla rovina di questo paese ed hanno vinto" - pessimistico e catastrofistico, che ci riconsegna, dopo incidenti, intrecci, intrallazzi, drammi e omicidi, nient'altro che la solita, immancabile, imperturbabile, schifosissima, Italia.
Ecco, quindi, perchè poteva servire la figura, usata per un attimo e poi rapidamente dimenticata, del ciclista investito!?
Per costruire, su quell'unico, incolpevole, sfortunato, innocente soggetto, un'ipotesi di rinascita, di ricostruzione, di purificazione, di redenzione dell'Italia.
Ma, in quel caso, non sarebbe più stato un thriller, ma un film di fantascienza!!
[-]
[+] la ns. realtà
(di gabry)
[ - ] la ns. realtà
|
|
[+] lascia un commento a fafia61 »
[ - ] lascia un commento a fafia61 »
|
|
d'accordo? |
|
annie hall.
|
domenica 19 gennaio 2014
|
italia, non ti perdono.
|
|
|
|
Anche se "Il capitale umano" è un titolo ottimo ed esauriente, credo che una seconda opzione sarebbe potuta benissimo essere "La Grande Bellezza", questa volta con cognizione di causa.
La storia è questa: le persone si stanno massacrando giorno dopo giorno, non esiste più nessuna morale e rispetto verso l'altro essere umano, la finanza e l'economia hanno rimbambito - per usare un eufemismo - il cervello di molti.
In una provincia bianca e fredda del nord Italia, due famiglie, i Bernaschi e gli Ossola si incontrano, a causa della conoscenza tra i reciproci figli.
A loro si legano anche le vicende di altri personaggi, un aspirante direttore creativo di teatro e un ragazzo senza famiglia cresciuto da uno zio imbroglione a sua volta, e un cameriere che a fine lavoro prende la biciclette per tornare a casa.
[+]
Anche se "Il capitale umano" è un titolo ottimo ed esauriente, credo che una seconda opzione sarebbe potuta benissimo essere "La Grande Bellezza", questa volta con cognizione di causa.
La storia è questa: le persone si stanno massacrando giorno dopo giorno, non esiste più nessuna morale e rispetto verso l'altro essere umano, la finanza e l'economia hanno rimbambito - per usare un eufemismo - il cervello di molti.
In una provincia bianca e fredda del nord Italia, due famiglie, i Bernaschi e gli Ossola si incontrano, a causa della conoscenza tra i reciproci figli.
A loro si legano anche le vicende di altri personaggi, un aspirante direttore creativo di teatro e un ragazzo senza famiglia cresciuto da uno zio imbroglione a sua volta, e un cameriere che a fine lavoro prende la biciclette per tornare a casa.
Un film che invita a rendersi conto che rimanere coinvolti nella tragicità del presente è un attimo, che l'epoca contemporanea è un epoca barbarica, che l'assicurazione di vita di una persona è valutata in base alla sua potenzialità di guadagno e alla quantità e qualità dei suoi legami affettivi.
Nel film appare una scena di "Nostra Signora dei Turchi", in cui Carmelo Bene, che potrebbe essere preso in quel contesto a metafora dell'Italia, è un uomo stravolto dalla vita e da se stesso, che respinge l'aiuto di una presenza che continua a sussurrargli: "Ti perdono".
Ed è qui che Virzì disegna la "Grande Bellezza", nella totale e disarmante mancanza di qualsiasi forma di giustizia, spirituale e pratica.
Ma soprattutto nell'assenza di qualunque reazione e presa di coscienza.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a annie hall. »
[ - ] lascia un commento a annie hall. »
|
|
d'accordo? |
|
maurizio meres
|
sabato 11 gennaio 2014
|
virzi una garanzia per cinema italiano
|
|
|
|
Bellissimo film, attori straordinari calati splendidamente nella parte diretti da un ispiratissimo Virzi , film strutturalmente perfetto ambientazione straordinaria sceneggiatura perfetta ,ottimo il racconto della storia attraverso le tre dimensioni umane nei singoli personaggi nelle quali emerge tutta l’arroganza del potere finanziario attraverso le varie falsità che occorrono per generare soldi e false illusioni, rispecchiando non solo l’attualità del momento economico finanziario ma anche il non rispetto alla vita umana rimarcando la grandissima disonesta dei poteri che contano anche a livello istituzionale contenuti che fanno riflettere e non polemizzare la frase che nel film dice la Valeria Bruni “avete rovinato l’Italia per arricchirvi” riflette la sostanza del film ,l’arroganza sociale porta solo malessere ,ignoranza e ingovernabilità,consiglio di vedere il film anche se sarà difficile solo sotto il profilo cinematografico.
|
|
[+] lascia un commento a maurizio meres »
[ - ] lascia un commento a maurizio meres »
|
|
d'accordo? |
|
evildevin87
|
domenica 12 gennaio 2014
|
bella roba virzì!
|
|
|
|
Tutti i personaggi sono in qualche modo vittime ma tutt'altro che innocenti, e la suddivisione del film in capitoli al fine di farci vedere la storia da tutti punti di vista dei comprimari si mostra incalzante e gestita splendidamente. Questa pellicola trabocca marcio e vergogna da tutti i pori e alla fine lascia un'angoscia e uno strascico allucinanti, ti fa quasi vergognare di esistere. In senso buono eh, intendiamoci, perchè questo film è tutt'altro che brutto o faticoso da seguire. Paolo Virzì con questo confeziona uno dei suoi migliori capitoli, coadiuvato da una regia davvero ispirata e senza una calo che sia uno, senza nulla togliere alla sceneggiatura e alle ottime prove attoriali.
[+]
Tutti i personaggi sono in qualche modo vittime ma tutt'altro che innocenti, e la suddivisione del film in capitoli al fine di farci vedere la storia da tutti punti di vista dei comprimari si mostra incalzante e gestita splendidamente. Questa pellicola trabocca marcio e vergogna da tutti i pori e alla fine lascia un'angoscia e uno strascico allucinanti, ti fa quasi vergognare di esistere. In senso buono eh, intendiamoci, perchè questo film è tutt'altro che brutto o faticoso da seguire. Paolo Virzì con questo confeziona uno dei suoi migliori capitoli, coadiuvato da una regia davvero ispirata e senza una calo che sia uno, senza nulla togliere alla sceneggiatura e alle ottime prove attoriali. Film ipnotico, angosciante, attualissimo e fottutamente reale. Complimenti davvero signor Virzì!
[-]
|
|
[+] lascia un commento a evildevin87 »
[ - ] lascia un commento a evildevin87 »
|
|
d'accordo? |
|
gabriele marolda
|
lunedì 13 gennaio 2014
|
quanto vale un uomo
|
|
|
|
Dino Ossola è il titolare di un’agenzia immobiliare operante nell’entroterra milanese che comincia ad avvertire le prime scosse della crisi che travaglia il paese.
Grazie all’amicizia della figlia con il figlio di un ricco faccendiere brianzolo, nell’ansia di salire la scala sociale, accetta improvvidamente la proposta di investire una rilevante (per lui) somma di denaro che prende a prestito da una banca offrendo in garanzia la propria casa.
Ad uno ad uno sfilano gli altri personaggi della vicenda.
Il disinvolto imprenditore che col danaro proveniente dai giochi nella finanza e dalla fiducia di tanti investitori e risparmiatori si è fatta una posizione invidiabile.
[+]
Dino Ossola è il titolare di un’agenzia immobiliare operante nell’entroterra milanese che comincia ad avvertire le prime scosse della crisi che travaglia il paese.
Grazie all’amicizia della figlia con il figlio di un ricco faccendiere brianzolo, nell’ansia di salire la scala sociale, accetta improvvidamente la proposta di investire una rilevante (per lui) somma di denaro che prende a prestito da una banca offrendo in garanzia la propria casa.
Ad uno ad uno sfilano gli altri personaggi della vicenda.
Il disinvolto imprenditore che col danaro proveniente dai giochi nella finanza e dalla fiducia di tanti investitori e risparmiatori si è fatta una posizione invidiabile. Vive in una ricca villa oggetto di incontri mondani e feste in cui si creano altre occasioni di investimenti.
La moglie, un po’ svanita e depressa, che cerca di dare un significato alla propria vita attraverso l’interessamento al recupero di un teatro di cui tenta la riapertura con l’aiuto delle conoscenze nel mondo della finanza in cui abilmente nuota il marito e la professionalità di un intellettuale attirato più dall’avvenenza della signora che dall’evento culturale.
La moglie dell’Ossola, donna modesta ma decisa, psicologa tutta presa dalla prossima maternità.
Il figlio del finanziere, uso all’alcol e alla droga, orgoglioso possessore di un mastodontico Suv, da cui avrà origine una tragedia della strada.
La figlia di Ossola, molto graziosa non proprio innamorata del ragazzo di cui non gradisce le intemperanze, tanto da lasciarsi facilmente attrarre da un altro giovane, spiantato ma sognatore.
Una notte gelida, una curva cieca, un incidente in cui viene travolto un povero ciclista che torna dal lavoro di cameriere precario in una ditta di catering, e la vita dei nostri personaggi subisce una svolta drammatica.
La reazione di alcuni leghisti, che hanno contestato il film che a loro dire darebbe un’idea falsa e incattivita del mondo brianzolo fa pensare a chi in passato lamentava il mancato rispetto della Sicilia nei tanti lavori artistici in cui fa da sfondo il fenomeno mafioso.
Il film di Virzì trova posto nella migliore cinematografia che affronta temi di grande attualità con vivida introspezione psicologica dei personaggi che vi sono rappresentati.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a gabriele marolda »
[ - ] lascia un commento a gabriele marolda »
|
|
d'accordo? |
|
giorgio galli
|
sabato 18 gennaio 2014
|
capolavoro di aggressività e delicatezza
|
|
|
|
Abituati male dai tanti (troppi) dozzinali film italiani realizzati negli ultimi anni, all’inizio del film, vedendo i movimenti di macchina e la fotografia, viene da chiedersi se il film sia americano, scandinavo, francese o di un'altra nazionalità. La produzione è italo-francese, ed il soggetto è liberamente ispirato all'omonimo romanzo americano di Amidon. Ma la realizzazione è tutta italiana, regista, sceneggiatori, attori, maestranze, locations. Al di là di un paio di scene leggermente stonate, la sensibilità, la cura dei dettagli e la profondità emotiva tipiche del nostro (buon) Cinema, sono il valore aggiunto di un film di livello internazionale.
[+]
Abituati male dai tanti (troppi) dozzinali film italiani realizzati negli ultimi anni, all’inizio del film, vedendo i movimenti di macchina e la fotografia, viene da chiedersi se il film sia americano, scandinavo, francese o di un'altra nazionalità. La produzione è italo-francese, ed il soggetto è liberamente ispirato all'omonimo romanzo americano di Amidon. Ma la realizzazione è tutta italiana, regista, sceneggiatori, attori, maestranze, locations. Al di là di un paio di scene leggermente stonate, la sensibilità, la cura dei dettagli e la profondità emotiva tipiche del nostro (buon) Cinema, sono il valore aggiunto di un film di livello internazionale.
In un ossimorico alternarsi e convivere di aggressività e delicatezza, prati verdi accesi dal sole e cieli grigi gravidi di neve, si snoda una storia raccontata in quattro capitoli: i primi tre seguono e ripercorrono la storia dai diversi punti di vista di tre personaggi, mentre l'ultimo capitolo, collettivo, fa confluire accadimenti e vite tessendo i diversi fili narrativi in un ben orchestrato finale. Questa originale scelta narrativa dà la sensazione di stare leggendo un “libro visivo” e, come solo i libri sanno fare, di conoscere davvero i personaggi, capirli al di là di ciò che mostrano agli altri ed alla cinecamera stessa. La recitazione è realistica, tinta di cadenza dialettale, ed è una prova di spessore e credibilità da pesi massimi.
L'Italia di questo film è un bellissimo teatro in rovina, ancora magico col suo sipario rosso, gli affreschi del soffitto ornati di oro... teatro che, pulsante di sacralità ormai relegata nel passato, verrà demolito per costruire degli appartamenti o la filiale di una banca. Ma l'Italia ritratta è anche quella che si riflette nei grandi occhi luminosi di una ragazza innamorata, non del potere (della popolarità, dei soldi), non del falso splendore di una comoda vita affogata nel lusso, ma di un ragazzo dallo sguardo vero, che disegna il suo viso accarezzandolo come fosse la cosa più preziosa al mondo, ben più di una Maserati, di una villa con piscina, di un profitto del 40%. In una società che calcola il risarcimento per la morte (come se ci potesse essere un risarcimento adeguato) tenendo conto del cosiddetto “capitale umano” (somma dell'aspettativa di vita, delle prospettive di guadagno, della "quantità e qualità" dei rapporti affettivi), questo film ci ricorda che siamo ancora umani, capaci di atti terribili e meravigliosi di cinismo spietato e di amore assoluto.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a giorgio galli »
[ - ] lascia un commento a giorgio galli »
|
|
d'accordo? |
|
jaylee
|
martedì 21 gennaio 2014
|
quanto costa un essere umano?
|
|
|
|
Dopo la sua Toscana e dopo Roma, Paolo Virzì si trasferisce in Brianza… culturalmente e paesaggisticamente l’antitesi della sua Livorno, Virzi sceglie l’hinterland milanese, in uno dei tanti paesi con l’immancabile desinenza in –ate, per portare sullo schermo l’omonimo romanzo statunitense di Stephen Amidon. Già da queste prime indicazioni, non possiamo che ammirare il coraggio del regista labronico, davvero particolare la scelta di trasferire la scena dal New England al nostro Paese.
È la vigilia di natale. Un SUV investe mortalmente un ciclista. Questa semplice premessa è il perno su cui ruota tutto il film e dove si incrociano le storie di due famiglie: quella dell’agente immobiliare Dino (F.
[+]
Dopo la sua Toscana e dopo Roma, Paolo Virzì si trasferisce in Brianza… culturalmente e paesaggisticamente l’antitesi della sua Livorno, Virzi sceglie l’hinterland milanese, in uno dei tanti paesi con l’immancabile desinenza in –ate, per portare sullo schermo l’omonimo romanzo statunitense di Stephen Amidon. Già da queste prime indicazioni, non possiamo che ammirare il coraggio del regista labronico, davvero particolare la scelta di trasferire la scena dal New England al nostro Paese.
È la vigilia di natale. Un SUV investe mortalmente un ciclista. Questa semplice premessa è il perno su cui ruota tutto il film e dove si incrociano le storie di due famiglie: quella dell’agente immobiliare Dino (F. Bentivoglio), in attesa di due gemelli dalla compagna Roberta (V. Golino) e la cui figlia Serena è fidanzata col rampollo della ricchissima famiglia Bernaschi della finanza, i cui genitori sono Giovanni (F. Gifuni) speculatore finanziario e Carla (V. Bruni Tedeschi), ex attrice, ora aspirante filantropa. Chi è stato il colpevole?
Il film sceglie di raccontare la storia da 3 punti di vista diversi, che terminano nell’incidente, per poi confluire in un quarto capitolo finale, che risolverà tutta la trama. Notevole come i personaggi si incrociano in un complesso gioco ad incastri: questo basterebbe per dire che di sicuro questo è il film più ambizioso di Virzi, certamente fino ad oggi, quello che più di altri ha in qualche modo raccolto l’eredità del Maestro Monicelli, con la sua commedia dai risvolti amari. Qui però di commedia non c’è quasi traccia, quasi che il regista livornese abbia voluto con questa sua opera realizzare il suo Borghese Piccolo Piccolo (e qui ce ne sono parecchi).
Per tanti versi, ma non per la soluzione finale, Il Capitale Umano non potrà non ricordare Io Sono L’Amore di Guadagnino, soprattutto nella figura della matrona (qui la Bruni Tedeschi, di là Tilda Swinton) e delle sue scelte. E se le atmosfere sfarzose della villa brianzola, abbinate alle stradine piccole piccole del paesino, rendono ottimamente l’atmosfera ricca ma provinciale di questa Lombardia, per ambientare la quotidiana e quieta drammaticità della vita, Virzì però non rinuncia all’atto di accusa di un mondo di speculatori e arrivisti che scommettono contro il futuro del Paese (e, ad oggi, purtroppo vincono).
Cast di attori davvero straordinario: Bentivoglio, piccolo squalo che mastica chewing gum a bocca aperta, ingolosito dalla ricchezza facile che gli gira intorno, cintura tigrata e mocassino ai piedi, è perfetto, disperato, meschino; Valeria Bruni Tedeschi perennemente stranita, incapace di fare delle scelte, con le sue pretese artistiche ma che in realtà è perfettamente a suo agio nella sua mediocrità milionaria; Fabrizio Gifuni, che rende perfettamente l’idea del magnate completamente disumanizzato e profondamente in disprezzo di chi gli sta attorno, tutto sommato la metafora di una classe dirigente che tutto compra e tutto svende; e bravissima Matilde Gioli nella parte di Serena, esordio davvero luminoso e promettente.
Finale amarissimo. Anzi lieto fine. Boh. In fin dei conti, quante storie per un cameriere morto per strada. Quanto vale la perdita di quel Capitale Umano, si scoprirà solo alla fine.
Ottimo Virzì. Un piacere scoprire che c’è ancora speranza per un cinema italiano accessibile a tutti, ma di qualità. (www.versionekowalski.it)
[-]
|
|
[+] lascia un commento a jaylee »
[ - ] lascia un commento a jaylee »
|
|
d'accordo? |
|
g.amoruso
|
giovedì 23 gennaio 2014
|
virzì è il nostro cinico e spietato capitale.
|
|
|
|
Con il termine capitale umano, secondo il portale Wikipedia, si intende l'insieme di conoscenze, competenze, abilità, emozioni, acquisite durante la vita da un individuo e finalizzate al raggiungimento di obiettivi sociali ed economici, singoli o collettivi. Questo punto etico è la partenza di tutti i diversi o contrapposti spunti che emergono dalla visione di questo quasi capolavoro ideato dall'emblema odierno della commedia amara all'italiana, il nostro amato-odiato Paolo Virzì. Il regista toscano, con la sua solita prospettiva sincera e mai buonista, cerca di estrapolare da ogni singolo personaggio, la pura realtà senza cadere in facili interpretazioni personali, scindendo a pieno cio che è con cio che dovrebbe o, meglio, vorrebbe essere.
[+]
Con il termine capitale umano, secondo il portale Wikipedia, si intende l'insieme di conoscenze, competenze, abilità, emozioni, acquisite durante la vita da un individuo e finalizzate al raggiungimento di obiettivi sociali ed economici, singoli o collettivi. Questo punto etico è la partenza di tutti i diversi o contrapposti spunti che emergono dalla visione di questo quasi capolavoro ideato dall'emblema odierno della commedia amara all'italiana, il nostro amato-odiato Paolo Virzì. Il regista toscano, con la sua solita prospettiva sincera e mai buonista, cerca di estrapolare da ogni singolo personaggio, la pura realtà senza cadere in facili interpretazioni personali, scindendo a pieno cio che è con cio che dovrebbe o, meglio, vorrebbe essere. La rappresentazione, di per sè abbastanza complessa nella comprensione, corre incontro allo spettatore, messo in difficoltà dall'infinità di interpretazioni personali, e viene suddivisa in capitoli, appunto, per analizzare attentamente ogni singolo caso. L'analisi dei personaggi è precisa e schietta e non lascia spazio a diverse soluzioni di osservazione, senza cadere nell'ovvietà degli stereotipi. Virzi, giocando con il timeline della storia, riuscendo a non fallire, cadendo in errori anacronistici, racconta non una storia, ma le persone che siamo diventati. Ogni personaggio è un messaggio, dai protagonisti alle comparse, ogni parola, ogni azione è parte di un plot deciso a descrivere evitando di aggiungere fasi di soggettivismo facile e atteso. Straordinario l'apporto di un cast eccellente, Gifuni e Bentivoglio su tutti, capace di rappresentare umilmente e sinceramente personaggio scomodi e imbarazzanti ma più che mai veri. Virzì, in questo difficilissimo lavoro è stato geniale, la sua attenzione dei dettagli è stata cosi minuziosa da riscoprire la pellicola anche come una forma di Documentario dei giorni nostri, dove tutti vengono messi sotto la lente di ingrandimento senza timore di essere soggetti ad un giudizio universale. Personalmente, considero il film di pregevole fattura ed evitando etichette convenzionali, quali commedia amara o thriller psicologico, preferirei definirlo come un film vero da vedere, da "mangiare" e digerire, in quanto parla di noi e di cosa siamo stati costretti a diventare.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a g.amoruso »
[ - ] lascia un commento a g.amoruso »
|
|
d'accordo? |
|
angelo bottiroli - giornalista
|
sabato 15 febbraio 2014
|
film di grande livello
|
|
|
|
Tanto di cappello di fronte a questo film di Paolo Virzì (Tutti i santi giorni e La prima cosa bella) che ho trovato di una bellezza straordinaria, sotto molti punti di vista.
Innanzi tutto nel raccontare la vita personale dei protagonisti e non soltanto i tre su cui si sofferma il regista.
Raccontando la stessa storia vista da tre diversi punti di vista, infatti, si riesce a comprendere anche la vita anche degli altri personaggi, il loro modo di pensare e la motivazione delle loro azioni.
Il film è un affresco dei tempi moderni, con una grande vastità di personaggi ambientato nel milanese.
C’è il ricco imprenditore che vive in una villa da sogno, con moglie annoiata e figlio al college fidanzato con la figlia di un piccolo imprenditore, la compagna di quest’ultimo psicologa nella sanità pubblica.
[+]
Tanto di cappello di fronte a questo film di Paolo Virzì (Tutti i santi giorni e La prima cosa bella) che ho trovato di una bellezza straordinaria, sotto molti punti di vista.
Innanzi tutto nel raccontare la vita personale dei protagonisti e non soltanto i tre su cui si sofferma il regista.
Raccontando la stessa storia vista da tre diversi punti di vista, infatti, si riesce a comprendere anche la vita anche degli altri personaggi, il loro modo di pensare e la motivazione delle loro azioni.
Il film è un affresco dei tempi moderni, con una grande vastità di personaggi ambientato nel milanese.
C’è il ricco imprenditore che vive in una villa da sogno, con moglie annoiata e figlio al college fidanzato con la figlia di un piccolo imprenditore, la compagna di quest’ultimo psicologa nella sanità pubblica.
Attorno a questi 5 personaggi se ne aggiungono altri in un affresco milanese di grande attualità che ruota attono ad una festa per vip e a diversi drammi familiari.
Ottima la trama, e l’interpretazione degli attori, ma tra tanti nomi famosi come Valeria Golino e Valeria Bruni Tedeschi, a me è piaciuta la giovane Matilde Gioli: al suo debutto come attrice, ha dimostrato grande personalità, capacità dialettica, espressività e tante altre doti.
Siamo di fronte ad un gran bel film, insomma, realizzato con abile regia, ottime inquadrature, con i personaggi tutti abilmente collegati tra di loro, che merita di essere visto.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a angelo bottiroli - giornalista »
[ - ] lascia un commento a angelo bottiroli - giornalista »
|
|
d'accordo? |
|
|