ennio
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martedì 13 febbraio 2018
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vicenda drammatica ma un pò inverosimile
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Di questo film si apprezzano le riprese, lo scorrere asciutto di una vicenda umana di lavoro e solidarietà, e i dialoghi.
La storia, però, è eccessivamente poco credibile. Una ragazza con problematiche di depressione e quindi presumibilmente poco produttiva, è licenziata con una votazione interna alla sua azienda, e cerca di farsi riassumere pregando i suoi colleghi di rinunciare al bonus loro offerto in cambio del suo licenziamento. Si intuisce fin dall'inizio che si andrà verso un lieto fine che però non potrà mai essere tale, in quanto più che di solidarietà si fa appello a una carità che di per sè crea un clima di imbarazzo, rimorsi e scelte autolesioniste da parte dei colleghi.
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Di questo film si apprezzano le riprese, lo scorrere asciutto di una vicenda umana di lavoro e solidarietà, e i dialoghi.
La storia, però, è eccessivamente poco credibile. Una ragazza con problematiche di depressione e quindi presumibilmente poco produttiva, è licenziata con una votazione interna alla sua azienda, e cerca di farsi riassumere pregando i suoi colleghi di rinunciare al bonus loro offerto in cambio del suo licenziamento. Si intuisce fin dall'inizio che si andrà verso un lieto fine che però non potrà mai essere tale, in quanto più che di solidarietà si fa appello a una carità che di per sè crea un clima di imbarazzo, rimorsi e scelte autolesioniste da parte dei colleghi. Troppo simili le reazioni dei colleghi davanti al suo piccolo dramma, troppo assenti le sfaccettature che inevitabilmente esistono in un gruppo di lavoro abbastanza ampio. Ci si chiede fin fall'inizio cosa ci sia di così intensamente drammatico, per una ragazza giovane e con delle capacità professionali, a perdere un posto di lavoro, come se fosse la sua ultima opportunità di realizzazione esistenziale. La grande inverosimiglianza sta nel fatto che in questa ricerca la protagonista riesce addirittura a spaccare due famiglie, che si dividono pur di dargliela vinta e strizzano così l'occhio a un compassionevole ma irreale sentimento. Il finale, quantomeno, restituisce un pò di realismo all'intera vicenda.
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cri
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venerdì 27 ottobre 2017
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finalmente un film
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realistico. Si lascia seguire bene e non ha né edulcorazioni né drammi che lasciano angoscia. E' la dura realtà del lavoro salariato e della povertà umana dei nostri giorni, dell'assenza di solidarietà e di empatia. Ma c'é un riscatto in questa storia, non tutte le persone cedono al ricatto lavoro/più soldi mettendo una mano sulla coscienza e riscoprendo la soddisfazione ad essere solidale. Questo è il cinema che può interessarmi.
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stefano capasso
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domenica 10 luglio 2016
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le relazioni creano solidarietà
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Quando la piccola azienda per cui lavora che si trova in difficoltà finanziare, chiede ai suoi 16 dipendenti di scegliere tra un bonus e conservare il posto a Sandra, comincia per lei un momento di grossa crisi. I colleghi hanno scelto il bonus di 1000 euro e Sandra, che già in passato ha avuto crisi depressive, crolla e si rinchiude in casa. Con l’aiuto del marito e di un’amica ottiene di far ripetere la votazione. A questo punto, nel weekend, dovrà convincere i colleghi a votare per lei.
Film come al solito di grande realismo e imperniato sui temi sociali, questo dei Dardenne. Nel loro stile la telecamera inquadra le scene da un unico punto di vista, quello dello spettatore affinché possiamo essere i testimoni imparziali di un fatto che divide e rende incerti, insicuri.
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Quando la piccola azienda per cui lavora che si trova in difficoltà finanziare, chiede ai suoi 16 dipendenti di scegliere tra un bonus e conservare il posto a Sandra, comincia per lei un momento di grossa crisi. I colleghi hanno scelto il bonus di 1000 euro e Sandra, che già in passato ha avuto crisi depressive, crolla e si rinchiude in casa. Con l’aiuto del marito e di un’amica ottiene di far ripetere la votazione. A questo punto, nel weekend, dovrà convincere i colleghi a votare per lei.
Film come al solito di grande realismo e imperniato sui temi sociali, questo dei Dardenne. Nel loro stile la telecamera inquadra le scene da un unico punto di vista, quello dello spettatore affinché possiamo essere i testimoni imparziali di un fatto che divide e rende incerti, insicuri. Nel tema della perdita del posto di lavoro si inseriscono quello della richiesta di solidarietà che si scontra con la necessità di soddisfare i bisogni. Quello che conta di più è la capacità di provarci, trovare la forza e le motivazioni per cercare di cambiare una storia già scritta, incontrando l’altro. In questo modo possono emergere risorse inaspettate proprie ed è possibile riscoprire la solidarietà delle persone intorno.
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guidobaldo maria riccardelli
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sabato 28 maggio 2016
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la tenacia nel non vendersi
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Intenso e necessario, rappresenta l'ennesima dimostrazione della notevole caratura dei Dardenne, capaci come pochi di inquadrare il nostro tempo, di evidenziarne lo sfaldamento morale, senza inutili lustrini a corredo.
Dopo il non eccellente Le Gamin au vélo, i cineati belgi tornano su livelli di caratura assoluta per questa pellicola marcatamente sociale ed umana, attuale e profetica, specchio di una meschinità serpeggiante ed incentivata nelle società moderne.
Vittima del ricatto del proprietario della fabbrica per cui lavora, Sandra dovrà cercare disperatamente l'appoggio dei colleghi per evitare il licenziamento, arrivando a mettere in gioco la propria stessa vita, già provata da una condizione pregressa non ottimale.
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Intenso e necessario, rappresenta l'ennesima dimostrazione della notevole caratura dei Dardenne, capaci come pochi di inquadrare il nostro tempo, di evidenziarne lo sfaldamento morale, senza inutili lustrini a corredo.
Dopo il non eccellente Le Gamin au vélo, i cineati belgi tornano su livelli di caratura assoluta per questa pellicola marcatamente sociale ed umana, attuale e profetica, specchio di una meschinità serpeggiante ed incentivata nelle società moderne.
Vittima del ricatto del proprietario della fabbrica per cui lavora, Sandra dovrà cercare disperatamente l'appoggio dei colleghi per evitare il licenziamento, arrivando a mettere in gioco la propria stessa vita, già provata da una condizione pregressa non ottimale. Spalleggiata dal marito e supportata da una parte minima dei colleghi, Sandra, pur tra difficoltà indubbie, legate ad un senso della dignità scalfito dalla situazione, sempre sul punto di crollare, è una giovane donna forte nel non far ricadere la situazione sui figli, evitando di rendere a loro evidenti le sue debolezze, mascherando e reprimendo i pianti, inghiottendoli in uno sforzo lacerante e doloroso. Manu è un buon marito, che conosce le difficoltà della compagna, che sa quanto abbia bisogno di apppoggio e di sprone, che è ben conscio di quanto l'evasione del lavoro sia per lei fondamentale.
Inizia così una processione volutamente ripetitiva, volta a rendere partecipi del dramma vissuto, senza ellissi, senza trovate sceniche, tra gente in gran parte fondamentalmente buona, però non universalmente capace di evitare il mercimonio alla quale è stata partecipe e della quale diviene responsabile, vendendosi per una cifra irrisoria e perfettamente simbolica.
La lotta della nostra è difficile ed improba, contro un avversario con armi più affilate e prolungamenti virulenti (il cinico capo reparto): in tutto ciò modificare le intenzioni altrui è arduo, ma, pur tra abissi sempre presenti e cattiverie orrende, sarà proprio quest'agone a renderla più solida, a farle ritrovare uno spirito più luminoso, schiaffeggiando moralmente colui pronto a muoverla a proprio piacimento, a renderla a sua volta carnefice spregevole, a farle guadgnare un punto che Sandra per nessuna ragione vuole avere.
Storia splendida nella sua drammaticità, è opera importante, in cui i Dardenne abbandonano con ottimo gusto l'uso della musica extradiegetica, a favore di un uso sapiente e delicatissimo di melodie intradiegetiche, capaci di arricchire ulteriormente momenti già per loro natura memorabili.
Fantastica Marion Cotillard, solita ottima prova del fido Fabrizio Rongione, per una pellicola che non può essere sottovalutata o confutata.
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filippo catani
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martedì 3 maggio 2016
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la guerra tra poveri
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Una giovane donna vorrebbe tornare al proprio posto di lavoro dopo essere uscita da una brutta depressione. Il capo della fabbrica però subordina il suo reintegro alla perdita di un bonus di mille euro per gli altri lavoratori che si dovranno esprimere con un referendum. La donna dovrà cercare di convincere i colleghi a votare in suo favore.
La schiettezza dei Dardenne mette in mostra nel giro di ottanta minuti quella che è la drammatica situazione del mondo del lavoro al giorno d'oggi dove alla lotta servo/padrone si è sostituita la lotta servo/servo. Una camera strettissima segue il peregrinare di Sandra in vari sobborghi e in varie realtà familiari per cercare di difendere il proprio posto di lavoro.
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Una giovane donna vorrebbe tornare al proprio posto di lavoro dopo essere uscita da una brutta depressione. Il capo della fabbrica però subordina il suo reintegro alla perdita di un bonus di mille euro per gli altri lavoratori che si dovranno esprimere con un referendum. La donna dovrà cercare di convincere i colleghi a votare in suo favore.
La schiettezza dei Dardenne mette in mostra nel giro di ottanta minuti quella che è la drammatica situazione del mondo del lavoro al giorno d'oggi dove alla lotta servo/padrone si è sostituita la lotta servo/servo. Una camera strettissima segue il peregrinare di Sandra in vari sobborghi e in varie realtà familiari per cercare di difendere il proprio posto di lavoro. Naturalmentye la donna si dovrà scontrare con le esigenze di chi ha bisogno di quella somma di denaro e non è disposto a rinunciarci. Insomma una tremenda guerra tra poveri che ha come unico scopo quello di disunire la forza lavoro tenendola costantemente sotto ricatto. La Cotillard è bravissima e conferma la duttilità di un'attrice capace di calarsi nei panni della povera Sandra in difesa del proprio lavoro per poi passare ad una megaproduzione hollywoodiana. Un film tagliente ma necessario.
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andrejuve
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giovedì 3 dicembre 2015
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il rapporto tra crisi economica e solidarietà
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“Due giorni, una notte” è un film del 2014 diretto da Jean-Pierre e Luc Dardenne. Sandra è una donna sposata e con due figli la quale vive in un forte stato di depressione che le ha causato l’assenza dal lavoro all’interno di una fabbrica per un certo arco di tempo per causa di malattia. Un giorno però il direttore della ditta propone ai colleghi appartenenti al reparto in cui opera Sandra un aumento delle ore lavorative, con un conseguente innalzamento di mille euro rispetto allo stipendio che percepiscono in cambio del licenziamento di Sandra. Viene fatta una votazione e quattordici dei sedici dipendenti sono favorevoli. Solo un amico e un’amica di Sandra sono contrari.
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“Due giorni, una notte” è un film del 2014 diretto da Jean-Pierre e Luc Dardenne. Sandra è una donna sposata e con due figli la quale vive in un forte stato di depressione che le ha causato l’assenza dal lavoro all’interno di una fabbrica per un certo arco di tempo per causa di malattia. Un giorno però il direttore della ditta propone ai colleghi appartenenti al reparto in cui opera Sandra un aumento delle ore lavorative, con un conseguente innalzamento di mille euro rispetto allo stipendio che percepiscono in cambio del licenziamento di Sandra. Viene fatta una votazione e quattordici dei sedici dipendenti sono favorevoli. Solo un amico e un’amica di Sandra sono contrari. Sandra, la quale stava gradualmente guarendo in vista del ritorno all’attività, non appena riceve la notizia subisce un crollo psicologico rilevante che la porta alla riassunzione di psicofarmaci in quantità abbondante. L’amica di Sandra però riesce a convincerla a recarsi presso la fabbrica per parlare con il direttore, in quanto lei ritiene che il capo-reparto prima della votazione abbia influenzato il voto dei dipendenti incutendo timori infondati e falsi sul fatto che, se non fosse stata licenziata Sandra, sarebbe stato licenziato un altro dipendente al posto suo. La proposta in realtà è solamente frutto del periodo di crisi economica che comporta scelte difficili come quelle di ridurre il personale cercando di non incidere negativamente sull’efficienza lavorativa e sulla perdita economica nei confronti della concorrenza. Sandra e l’amica parlano con il direttore, il quale offre un’altra possibilità alla donna disponendo una nuova votazione dopo il fine settimana. Dopo diverse insistenze del marito Sandra decide di recarsi presso le singole abitazioni di ogni collega al fine di convincerli a votare in favore di lei e della sua permanenza all’interno della società, rinunciando di conseguenza all’ingente bonus. L’impresa già di per sé ardua lo sarà ancora di più se si pensa che Sandra ha a disposizione solo due giorni di tempo prima del voto del lunedi. La pellicola riesce ad affrontare diverse tematiche a partire da un’analisi della crisi economica che sta caratterizzando questo periodo storico. In questa situazione è inevitabile che prevalga l’egoismo e l’intento di riuscire a migliorare la propria posizione a qualsiasi costo, approfittando delle situazioni che si creano proprio come quelle che si verificano nel film. Entrambi i punti di vista, sia quello di Sandra che dei suoi colleghi, sono comprensibili e non si possono biasimare coloro che preferiscono il guadagno economico rispetto alla permanenza di una dipendente. Però è fondamentale mantenere un senso di rispetto e di benevolenza nei confronti di chi è in difficoltà e di chi chiede aiuto o semplicemente di essere ascoltato. Sandra, a causa delle sue problematiche psicologiche, ha perso molti legami e diverse persone si sono allontanate emarginandola. La malattia di Sandra crea diffidenza nei confronti del datore di lavoro, il quale crede che la sua efficienza, in caso di un eventuale ritorno, diminuirebbe drasticamente. L’uomo nel mondo del mercato è visto come un oggetto che può essere utilizzato e scartato in qualsiasi momento, senza valutare le singole situazioni personali e le difficoltà sia a livello psicologico che economico. E’ come se i lavoratori fossero dei pezzi di un macchinario che, quando presenta difetti, ha bisogno di ricambi o peggio viene gettato. E per riuscire a garantire una vita dignitosa per sé e per i famigliari ognuno di noi mette in secondo piano quel senso di solidarietà e altruismo che dovrebbe essere alla base dei rapporti interpersonali. L’essere umano è diventato carne da macello e coloro che occupano l’élite della società gioiscono nel vedere gli uomini scannarsi e danneggiarsi a vicenda. Il regista inoltre riesce a incentrarsi sulla “malattia dei nostri tempi” che è la depressione, la quale spesso è conseguenza della situazione di incertezza e disagio generale in cui viviamo. Sandra è una donna triste, ansiosa, priva di autostima e con continui sbalzi di umore repentini. Solo chi vive questa situazione purtroppo si rende conto del malessere che si prova e coloro che sono intorno non possono comprendere pienamente questo disagio psicologico e questa inquietudine. Ma nei momenti di difficoltà è fondamentale riuscire a reagire e per farlo non bisogna respingere coloro che ci stanno vicino e che cercano in tutti i modi di aiutarci, perché è solo grazie all’affetto e all’amore che si riescono a superare gli ostacoli che sembrano insormontabili. Senza la costante presenza del marito e degli amici cari Sandra non avrebbe mai trovato la forza e il coraggio di appellarsi ai colleghi. Non bisogna vergognarsi delle proprie debolezze, e cercare l’aiuto delle altre persone non deve essere visto come un tentativo di elemosinare o come una ferita all’interno del proprio orgoglio. Il film mi è piaciuto perché riesce a trasmettere tutte queste sensazioni allo spettatore attraverso una storia toccante raccontata in maniera realistica e senza retorica. Da sottolineare la prova maiuscola di Marion Cotillard, superba nell’interpretazione di Sandra, un personaggio problematico e dalle mille sfaccettature emotive. Questa sua brillante interpretazione le è valsa una nomination ai recenti Oscar come migliore attrice, non riuscendo però a vincere l’ambita statuetta. Un bel film che consiglio di vedere.
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domiu.u
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martedì 22 settembre 2015
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poco credibile.
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L'intero film è poco credibile: dai presupposti fino all'abbigliamento di lei.
La questione, che pure é estremamente attuale, é trattata in modo apprissimativo.
Le scuse dei colleghi banali (e non "ordinarie"), superficiale lo sguardo sulla protagonista (anche se brava M. Cotillard), imbarazzanti alcune scene.
Lo sconsiglio.
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luca scial�
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martedì 10 marzo 2015
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la guerra tra poveri nella società moderna
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I fratelli Dardenne proseguono la propria filmografia all'insegna delle tematiche sociali e rivolta ai disagiati sociali. Si sono già occupati, conservando negli anni le regole del Dogma (seppur in modo sempre più sfumato), di emarginazione economica, immigrazione clandestina, lavoro nero, bambini orfani, tossicodipendenza.
E con questa pellicola affrontano la guerra tra poveri della società contemporanea, con un'azienda produttrice di pannelli fotovoltaici belga messa alle strette dalla concorrenza coreana, costretta così a ridurre il personale trovando come capo espiatorio una donna con problemi di depressione. Ma lei, guarita, non ci sta a perdere il proprio posto di lavoro e cerca di convincere i suoi colleghi a votare per il suo reintegro, rinunciando a un bonus alternativo di mille euro.
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I fratelli Dardenne proseguono la propria filmografia all'insegna delle tematiche sociali e rivolta ai disagiati sociali. Si sono già occupati, conservando negli anni le regole del Dogma (seppur in modo sempre più sfumato), di emarginazione economica, immigrazione clandestina, lavoro nero, bambini orfani, tossicodipendenza.
E con questa pellicola affrontano la guerra tra poveri della società contemporanea, con un'azienda produttrice di pannelli fotovoltaici belga messa alle strette dalla concorrenza coreana, costretta così a ridurre il personale trovando come capo espiatorio una donna con problemi di depressione. Ma lei, guarita, non ci sta a perdere il proprio posto di lavoro e cerca di convincere i suoi colleghi a votare per il suo reintegro, rinunciando a un bonus alternativo di mille euro. Perchè i capi cinici li hanno messi dinanzi a una ghiotta alternativa.
Tra scivolamenti nel banale e nel scontato, momenti toccanti ma nessun colpo di scena, il film scorre comunque bene, anche grazie alla bravura di Marion Cotillard (visibilmente dimagrita per la parte). Anche gli archetipi dei colleghi che cerca di convincere scivolano nello scontato. Immigrati che si sentono gli occhi addosso, figli irrispettosi, mariti violenti, cinici, famiglie monoreddito, doppilavoristi, falsi. C'è un pò la crema della società contemporanea.
Il finale poi evidenzia come i Dardenne abbiano perso la spontaneità e l'originalità degli inizi. Se le avessero mantenute, il film si sarebbe fermato al momento del voto. Oppure, in coerenza con le ultime pellicole, si sarebbe fermato dopo il suo esito. E invece si spinge fino alla fine, in un Happy ending alternativo, non banale ma comunque ruffiano. Del Dogma originario resta solo l'inquadratura mobile e quale angolatura particolare qua e là. La commercializzazione ha infettato anche loro. Comunque, guardare un loro film resta ancora cosa interessante.
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no_data
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giovedì 22 gennaio 2015
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un film sulla dignità
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Un film molto bello, rigoroso (Bresson), senza fronzoli, di una attualità sconcertante (quello che ci succederà con il Jobs Act): un film sulla dignità in una "in una guerra tra poveri" fomentata dai soliti vigliacchi.
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alucke64
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martedì 20 gennaio 2015
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eppure i dardenne sono bravi...
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Gli attori sono bravi, ma non si può costruire un film neorealista (o anche solo minimalista) partendo da avvenimenti improbabili e dialoghi irrealistici.
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