claddfever
|
martedì 15 gennaio 2013
|
tutto fumo e niente arrosto
|
|
|
|
PURTOPPO NON BASTA INGAGGIARE SEAN PENN E DISEGNARLI UN PERSONAGGIO PITTORESCO INTORNO PER AVERE IN MANO UN FILM DA URLO. TUTT'ALTRO,DELUDENTE,SENZA NE CAPO NE CODA. SENZA ALCUN MESSAGGIO E NESSUNA MORALE. NIENTE DI NUOVO DA PROPORRE SOTTO OGNI PUNTO DI VISTA. E ONESTAMENTE IL PROTAGONISTA APPUNTO è BEN COSTRUITO ESTETICAMENTE MA NON ACQUISISCE UN CARISMA AVVOLGENTE COME VOLEVA SICURAMENTE IL REGISTA. I RIFERIMENTI AL NAZISMO SONO FUORI LUOGO E STERILI. VOTO 0
|
|
[+] lascia un commento a claddfever »
[ - ] lascia un commento a claddfever »
|
|
d'accordo? |
|
antonio trimarco
|
lunedì 24 ottobre 2011
|
una riflessione sulle responsabilità della vita
|
|
|
|
Questo deve essere il posto
Da una delle canzoni più belle della storia del rock: This Must Be the Place in italiano "Questo deve essere il posto" è l'ultimo film di Paolo Sorrentino. Si può essere arrivati, aver fatto successo, ma dentro qualcosa non va lo stesso e ci si blocca. Questa è la situazione iniziale di Cheyenne, rockstar che vive delle sue royalties e anche bene, ma che sente di essere stato un profeta del nulla. Illuminante il dialogo con David Byrne (autore della canzone che dà il titolo al film) - tu sei un artista e crei, io facevo solo tristi canzonette per teen ager e per vendere.
[+]
Questo deve essere il posto
Da una delle canzoni più belle della storia del rock: This Must Be the Place in italiano "Questo deve essere il posto" è l'ultimo film di Paolo Sorrentino. Si può essere arrivati, aver fatto successo, ma dentro qualcosa non va lo stesso e ci si blocca. Questa è la situazione iniziale di Cheyenne, rockstar che vive delle sue royalties e anche bene, ma che sente di essere stato un profeta del nulla. Illuminante il dialogo con David Byrne (autore della canzone che dà il titolo al film) - tu sei un artista e crei, io facevo solo tristi canzonette per teen ager e per vendere.
Ma qualcosa accade che scuoterà questa splendida maschera interpretata da un magnifico Sean Penn. La morte dela padre. Costretto al viaggio a New York a causa di questo triste evento Cheyenne rientrerà in contatto con il mondo del genitore e con la sua ossessione, trovare il nazista che lo aveva umiliato quando era in campo di concentramento.
Questa ricerca lo cambierà e il ritorno a Dublino ci riserva una grande sorpresa.
Un film sulla ricerca di ciò che siamo: "Il problema è che passiamo troppo velocemente dall'età in cui diciamo "farò così" a quella in cui diremo "è andata così"".
Una riflessione profonda sulla difficoltà di prendersi le proprie responsabilità senza che queste ci sommergano impedendoci di vivere perchè pensiamo di aver sbagliato tutto.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a antonio trimarco »
[ - ] lascia un commento a antonio trimarco »
|
|
d'accordo? |
|
ettoregna
|
martedì 8 novembre 2011
|
feet on the ground, head in the sky
|
|
|
|
Cheyenne è una rockstar in pensione da più di 20 anni, un personaggio esteticamente "Burtoniano" che vive nel suo mondo privo di responsabilità e doveri. Nell'aspetto come nell'animo è rimasto un ragazzino legato all'immagine rokkettara da capellone dal ciuffo ribelle, ciuffo che che sposta sbuffando nelle situazioni delicate dove tocca essere uomo, quasi volendo inconsciamente abbandonare i panni da star e incominciare a crescere. Sposato con Jane (Frances McDormand)) delega a lei ogni responsabilità, dalla casa alla cura del cane ed è fin subito chiaro che è lei a portare i pantoloni e lui il
rossetto.
[+]
Cheyenne è una rockstar in pensione da più di 20 anni, un personaggio esteticamente "Burtoniano" che vive nel suo mondo privo di responsabilità e doveri. Nell'aspetto come nell'animo è rimasto un ragazzino legato all'immagine rokkettara da capellone dal ciuffo ribelle, ciuffo che che sposta sbuffando nelle situazioni delicate dove tocca essere uomo, quasi volendo inconsciamente abbandonare i panni da star e incominciare a crescere. Sposato con Jane (Frances McDormand)) delega a lei ogni responsabilità, dalla casa alla cura del cane ed è fin subito chiaro che è lei a portare i pantoloni e lui il
rossetto. Cheyenne farà i conti con la vita intraprendendo un viaggio che lo porterà alla ricerca di una guardia nazista che tormentava suo padre ad Auschiwtz e trascinando se stesso e il suo trolley percorrerà un viaggio che lo condurrà alla maturità. This must be the place si rivela un film profondo che tocca argomenti difficili e lo fa attraverso personaggi
paradossali ed eccentrici al pari di Cheyenne anche se a differenza di questo non portano il trucco. Sorrentino ha creato nel protagonista una malinconia che resterà nel tempo legata a questo personaggio e che viene esaltata nelle scene dove quest'ultimo si trascina per le vie del quartiere, cosi come in quelle d'America, trainando il suo trolley che diviene la sua coperta di Linus. Cheyenne (strepitoso Sean Penn) non vuole affrontare la vita ma ne percepisce la bellezza. Non vuole affrontare i problemi, neanche quelli degli altri che invece si sfogano con lui che spesso sbuffa per non sentirli, perfettamente in
linea con la canzone che da il titolo al film dove i talking heads cantano "meno ne parliamo e meglio è, piedi per terra e testa per aria".
Sicuramente c'è da dire che nonostante l'immaturità del protagonista egli rimane comunque un personaggio positivo che sa dare valore alle giuste cose e che accantona la sua paura per affrontare un viaggio che lo porterà alla salvezza e che placherà i suoi sensi di colpa perchè il dolore non è la destinazione finale.
[-]
[+] siamo foglie libere nel vento
(di weach )
[ - ] siamo foglie libere nel vento
|
|
[+] lascia un commento a ettoregna »
[ - ] lascia un commento a ettoregna »
|
|
d'accordo? |
|
sandro roy
|
martedì 18 ottobre 2011
|
arrivederci cheyenne
|
|
|
|
Cheyenne è una ex rockstar dalla vita agiata e annoiata. Sul viso porta tutti i segni di un passato maledettamente intenso ma glorioso allo stesso tempo.
Con lo spirito controverso, ma con l’animo infantile, Cheyenne si trascina per le vie di Dublino con l’espressione persa nel vuoto e la camminata quasi sofferente, ormai demotivato e dimissionario a qualsiasi stimolo.
Ma l’incoraggiamento e l’aspirazione gli si presentano proprio alla morte del padre. Quel padre che aveva ignorato l'esistenza per trentanni e che fece della rivincita il suo scopo di vita.
Così Cheyenne, deciso a ”vendicarlo” , intraprende un viaggio magnifico per le sue circostanze dove riscopre non solo se stesso ma anche le meraviglie di questo mondo e dei suoi abitanti, nonostante le apparenze.
[+]
Cheyenne è una ex rockstar dalla vita agiata e annoiata. Sul viso porta tutti i segni di un passato maledettamente intenso ma glorioso allo stesso tempo.
Con lo spirito controverso, ma con l’animo infantile, Cheyenne si trascina per le vie di Dublino con l’espressione persa nel vuoto e la camminata quasi sofferente, ormai demotivato e dimissionario a qualsiasi stimolo.
Ma l’incoraggiamento e l’aspirazione gli si presentano proprio alla morte del padre. Quel padre che aveva ignorato l'esistenza per trentanni e che fece della rivincita il suo scopo di vita.
Così Cheyenne, deciso a ”vendicarlo” , intraprende un viaggio magnifico per le sue circostanze dove riscopre non solo se stesso ma anche le meraviglie di questo mondo e dei suoi abitanti, nonostante le apparenze.
Look tetro e occhi celesti. Di Cheyenne t’innamori subito. Questo nuovo Edwar Mani di Forbice dalla risatina estremamente simpatica e contagiosa, dalle sue rughe scavate e l’andatura goffamente claudicante che raccontano tutto il suo passato, benchè non ce ne sia bisogno. Carattere fragile sempre in bilico tra tenerezza e ira, Innamorato della non bellissima moglie (Frances McDorman, molto apprezzata anche in Burn After Reading dei Coen) che solo lei però sa assecondarlo in tutti i suoi patemi, le sue controversie, le sue stravaganze e anche le sue marachelle.
Che poi Cheyenne è interpretato da un immenso e stratosferico Sean Penn, diretto da un grandissimo Sorrentino, immerso in una meravigliosa cornice fotografica e accompagnato da una splendida colonna sonora che ne accompagnano le gesta, è del tutto stranamente marginale.
Questo è Cheyenne, tenero, meraviglioso, intenso e stravagante, “he’s spectacular”
Arrivederci Cheyenne, ci si rivede il 26 Febbraio, ne sono sicuro.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a sandro roy »
[ - ] lascia un commento a sandro roy »
|
|
d'accordo? |
|
filmicus
|
giovedì 20 ottobre 2011
|
il conflitto col padre (e la storia)
|
|
|
|
Il film è di pregio.La trama esemplare è tratta da un manuale di psicanalisi (o da una tragedia greca che è cosa affine): il conflitto con il padre che si conclude non già alla morte di questi ma attraverso una "pacificazione" attiva cioè attraverso il riscatto del padre da uno stato di schiavitù e di annientamento,realmente vissuto e stigmatizzato da numeri sull'avambraccio. Il figlio porta da sempre un fardello di cui non riesce a liberarsi (anche se il peso è tollerabile grazie al carrello a due ruote) e la sua ribellione pure all'inizio creativa -rock star famosa e ricca- è divenuta statica,maschera colorata piena di tic e di sibili che sostituiscono le parole. Occorre la "redenzione", la riconciliazione con se stesso per ritornare figlio "normale" senza travestimenti.
[+]
Il film è di pregio.La trama esemplare è tratta da un manuale di psicanalisi (o da una tragedia greca che è cosa affine): il conflitto con il padre che si conclude non già alla morte di questi ma attraverso una "pacificazione" attiva cioè attraverso il riscatto del padre da uno stato di schiavitù e di annientamento,realmente vissuto e stigmatizzato da numeri sull'avambraccio. Il figlio porta da sempre un fardello di cui non riesce a liberarsi (anche se il peso è tollerabile grazie al carrello a due ruote) e la sua ribellione pure all'inizio creativa -rock star famosa e ricca- è divenuta statica,maschera colorata piena di tic e di sibili che sostituiscono le parole. Occorre la "redenzione", la riconciliazione con se stesso per ritornare figlio "normale" senza travestimenti. Questa è la scena finale con una madre alla finestra che attende il proprio figlio scomparso. La redenzione si realizza quando l'aguzzino nazista è rintracciato ed esposto in un biblico occhio per occhio al rigore della neve e della luce nella sua nudità e vecchiaia estrema. Così accadeva alle vittime dei lager esposte al gelo degli inverni polacchi. Il corpo nudo con la pelle tanto raggrinzita da preludere alla morte rappresentano la condizione umana che alla fine accomuna perseguitati e persecutori- Su questa trama si dipanano sensibilità e maestria del regista e degli attori, in primo luogo di un grande Sean Penn. Il consenso dello spettatore può così essere pieno e sincero. Tuttavia, a luci della sala accese, sorge consistente un dubbio: se se la struttura troppo rigida,calcolata e forse meccanica del racconto non possa in qualche modo ostacolare le emozioni più profonde che sempre dovrebbero avvertirsi dinanzi ad una creazione poetica.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a filmicus »
[ - ] lascia un commento a filmicus »
|
|
d'accordo? |
|
antonio trimarco
|
lunedì 24 ottobre 2011
|
questo deve essere il posto
|
|
|
|
Da una delle canzoni più belle della storia del rock: This Must Be the Place in italiano "Questo deve essere il posto" è l'ultimo film di Paolo Sorrentino. Si può essere arrivati, aver fatto successo, ma dentro qualcosa non va lo stesso e ci si blocca. Questa è la situazione iniziale di Cheyenne, rockstar che vive delle sue royalties e anche bene, ma che sente di essere stato un profeta del nulla. Illuminante il dialogo con David Byrne (autore della canzone che dà il titolo al film) - tu sei un artista e crei, io facevo solo tristi canzonette per teen ager e per vendere.
Ma qualcosa accade che scuoterà questa splendida maschera interpretata da un magnifico Sean Penn. La morte dela padre. Costretto al viaggio a New York a causa di questo triste evento Cheyenne rientrerà in contatto con il mondo del genitore e con la sua ossessione, trovare il nazista che lo aveva umiliato quando era in campo di concentramento.
[+]
Da una delle canzoni più belle della storia del rock: This Must Be the Place in italiano "Questo deve essere il posto" è l'ultimo film di Paolo Sorrentino. Si può essere arrivati, aver fatto successo, ma dentro qualcosa non va lo stesso e ci si blocca. Questa è la situazione iniziale di Cheyenne, rockstar che vive delle sue royalties e anche bene, ma che sente di essere stato un profeta del nulla. Illuminante il dialogo con David Byrne (autore della canzone che dà il titolo al film) - tu sei un artista e crei, io facevo solo tristi canzonette per teen ager e per vendere.
Ma qualcosa accade che scuoterà questa splendida maschera interpretata da un magnifico Sean Penn. La morte dela padre. Costretto al viaggio a New York a causa di questo triste evento Cheyenne rientrerà in contatto con il mondo del genitore e con la sua ossessione, trovare il nazista che lo aveva umiliato quando era in campo di concentramento.
Questa ricerca lo cambierà e il ritorno a Dublino ci riserva una grande sorpresa.
Un film sulla ricerca di ciò che siamo: "Il problema è che passiamo troppo velocemente dall'età in cui diciamo "farò così" a quella in cui diremo "è andata così"".
Una riflessione profonda sulla difficoltà di prendersi le proprie responsabilità senza che queste ci sommergano impedendoci di vivere perchè pensiamo di aver sbagliato tutto.
[-]
[+] il livello alto del film
(di weach)
[ - ] il livello alto del film
|
|
[+] lascia un commento a antonio trimarco »
[ - ] lascia un commento a antonio trimarco »
|
|
d'accordo? |
|
filippo catani
|
mercoledì 26 ottobre 2011
|
un perfetto road movie
|
|
|
|
Una rockstar ormai ritiratasi da anni dal palcoscenico vive una vita piuttosto monotona e depressiva. L'esistenza dell'uomo viene improvvisamente sconvolta dalla notizia della morte del padre con cui non parlava da oltre trent'anni. Scoprirà allora che l'uomo ha dedicato gli ultimi anni di vita alla ricerca del suo aguzzino nazista.
Un film a dir poco meraviglioso dove si fatica a trovare un difetto in quanto tutto appare sistemato alla perfezione. Innanzitutto la storia che non è per nulla banale e che sa mescolare momenti di ilarità ed ironia a momenti più intensi e drammatici. Il protagonista assoluto e cioè uno Sean Penn perfetto nel calarsi nei panni di una rockstar al capolinea dilaniata dai demoni, perennemente insicuro e truccato da donna con voce in falsetto.
[+]
Una rockstar ormai ritiratasi da anni dal palcoscenico vive una vita piuttosto monotona e depressiva. L'esistenza dell'uomo viene improvvisamente sconvolta dalla notizia della morte del padre con cui non parlava da oltre trent'anni. Scoprirà allora che l'uomo ha dedicato gli ultimi anni di vita alla ricerca del suo aguzzino nazista.
Un film a dir poco meraviglioso dove si fatica a trovare un difetto in quanto tutto appare sistemato alla perfezione. Innanzitutto la storia che non è per nulla banale e che sa mescolare momenti di ilarità ed ironia a momenti più intensi e drammatici. Il protagonista assoluto e cioè uno Sean Penn perfetto nel calarsi nei panni di una rockstar al capolinea dilaniata dai demoni, perennemente insicuro e truccato da donna con voce in falsetto. Purtroppo questo ultimo aspetto svanisce nella visione italiana nonostante il tentativo del doppiatore. E poi una menzione sia per gli splendidi panorami e paesaggi che ci vengono mostrati durante il viaggio del protagonista ma soprattutto una menzione particolare va alla bellissima e delicata colonna sonora che porta la firma del maestro David Byrne. Insomma sicuramente qualche statuetta questo film dovrebbe proprio meritatamente riuscire a portarla a casa.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a filippo catani »
[ - ] lascia un commento a filippo catani »
|
|
d'accordo? |
|
luca scialò
|
mercoledì 26 ottobre 2011
|
l'estro di sorrentino sbarca oltreoceano
|
|
|
|
Cheyenne è l’ex frontman di un amatissimo gruppo dark rock degli anni ’80, i Fellows, ormai cinquantenne e ritiratosi a lussuosissima vita privata in quel di Dublino, dove vive con la moglie Jane. Come tante rockstar patisce la sindrome di Peter pan, peggiorata anche dalla scarsa maturità accentuata dal non aver avuto figli. Ha dunque l’umana paura di invecchiare, esorcizzata utilizzando ancora quel look che lo ha distinto quando si esibiva sul palco. Di tanto in tanto va a trovare la madre di una sua fan, l’infelice Mary, che vive ogni giorno guardando la finestra con il telefono tra le mani, in attesa del ritorno del figlio tredicenne scappato di casa da tre mesi. O quanto meno di una sua telefonata.
[+]
Cheyenne è l’ex frontman di un amatissimo gruppo dark rock degli anni ’80, i Fellows, ormai cinquantenne e ritiratosi a lussuosissima vita privata in quel di Dublino, dove vive con la moglie Jane. Come tante rockstar patisce la sindrome di Peter pan, peggiorata anche dalla scarsa maturità accentuata dal non aver avuto figli. Ha dunque l’umana paura di invecchiare, esorcizzata utilizzando ancora quel look che lo ha distinto quando si esibiva sul palco. Di tanto in tanto va a trovare la madre di una sua fan, l’infelice Mary, che vive ogni giorno guardando la finestra con il telefono tra le mani, in attesa del ritorno del figlio tredicenne scappato di casa da tre mesi. O quanto meno di una sua telefonata.
Un giorno arriva una telefonata dalla lontana America. Suo padre, che non vede e col quale non parla da anni, sta morendo. Una notizia che stravolge la sua vita ormai priva di emozioni. Parte così verso il suo capezzale. Nota sul braccio del padre una sorta di codice e apprende che è stato tra gli ebrei deportati ad Auschwitz. Decide così di mettersi sulle tracce del suo aguzzino, non sapendo però se avrà il coraggio di farlo fuori una volta trovato. Incontrerà varie persone sul suo cammino e quel viaggio diventerà anche un modo per affrontare le sue paure interiori e per capire un po’ di più chi era quel genitore del quale era convinto non lo volesse bene.
Prendete la regia di Sorrentino, con le sue inquadrature spiazzanti e sorprendenti, le sequenze che si alternano ora in violento contrasto tra loro, ora in sinuosa armonia, e i personaggi caricaturati; aggiungeteci una fetta d’America, l’armonia urbanistica Dublino, la drammaticità dell’Olocausto, e soprattutto, la consueta bravura che buca lo schermo di Sean Penn, e otterrete This must be the place.
Il regista napoletano propone una storia che, pur se affronta un tema abbastanza abusato nel cinema - ovvero il viaggio verso il capezzale di un caro come metafora della vita - è fuori dagli schemi. Alcune sequenze sono una vera lezione di regia, come il crescendo dell’animazione del concerto di un amico di Cheyenne, a cui assiste rattristito (le inquadrature mobili che s’infilano nel pubblico e l’apparizione in penombra del protagonista sullo sfondo, col suo triste volto pallido alla Pierrot che si intravede con gradualità e che si isola dal resto, sono autentiche perle). O ancora, la successione di due scene in forte contrasto tra loro: quella della madre e del figlio che si abbracciano in piscina e quella dell’auto presa in prestito dalla rockstar che si incendia. Acqua e fuoco che si susseguono come gli stati d’animo contrastanti del protagonista.
Il finale pure beffa il protagonista. Se è vero che inizialmente sembra essere quasi scontato, finisce per sorprende nelle sue ultime scene. I personaggi si riappacificano tutti con loro stessi. O almeno, hanno ritrovato la forza per andare avanti.
E poi c’è lui, Sean Penn. Immenso come sempre. Interpreta con mimica corporea impeccabile lo stereotipo della rockstar in età avanzata: rimbambita e infantile nelle mura domestiche; dalle movenze buffe e imbranate che a molti rievocano quell’Ozzy Osbourne visto nella famosa serie Tv in onda su Mtv, che ha spiattellato la vita privata della sua famiglia: gli Osbourne. Chissà che Sorrentino non si sia proprio ispirato a lui per il suo personaggio. Il suo Cheyenne è un personaggio depresso, sofferto, ormai più simile a un malinconico Pierrot che a un gagliardo darkrocker.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a luca scialò »
[ - ] lascia un commento a luca scialò »
|
|
d'accordo? |
|
pozzo
|
giovedì 27 ottobre 2011
|
cheyenne e buck..... compagni di penna
|
|
|
|
Alcuni scrittori pensano che le storie che raccontano romanzi non siano in realtà più di dieci. E che tutto quello che viene scritto sono variazioni su un tema già conosciuto. Lo stesso si potrebbe dire dei film.
"This Must be the Place" appartiene per intero al romanzo di formazione; di quei romanzi che raccontano il "viaggio" di un "eroe" per uscire dalla fanciullezza ed entrare nell'età adulta.
Guardando il film ho subito pensato a "Il Richiamo della Foresta". Forse paragonare Cheyenne a Buck potrà sembrare azzardato eppure i viaggi forzati, l'america non patinata, le crudeltà, le stupidità, i lampi di umanità e, soprattutto i desolati e grandiosi infiniti paesaggi li rendono fratelli.
[+]
Alcuni scrittori pensano che le storie che raccontano romanzi non siano in realtà più di dieci. E che tutto quello che viene scritto sono variazioni su un tema già conosciuto. Lo stesso si potrebbe dire dei film.
"This Must be the Place" appartiene per intero al romanzo di formazione; di quei romanzi che raccontano il "viaggio" di un "eroe" per uscire dalla fanciullezza ed entrare nell'età adulta.
Guardando il film ho subito pensato a "Il Richiamo della Foresta". Forse paragonare Cheyenne a Buck potrà sembrare azzardato eppure i viaggi forzati, l'america non patinata, le crudeltà, le stupidità, i lampi di umanità e, soprattutto i desolati e grandiosi infiniti paesaggi li rendono fratelli.
Come Buck, Cheyenne, matura ex star dell'hard rock rimasto adolescente, o piuttosto fanciullo, nell'animo e nel "costume", vive a Dublino con la moglie, burbera e protettiva, girando per supermercati e centri commerciali e frequentando pochissimi amici, fra cui una ragazza e sua madre che vive affacciata alla finestra aspettando il ritorno di qualcuno.
Da questa specie di limbo irlandese viene rapito dalla notizia della morte di suo padre, ebreo polacco scampato all'olocausto che vive a New York. Cheyenne non vorrebbe andare a NY, anche perché sono anni che non vede la sua famiglia e ha paura dell'aereo ma è costretto a tornare.
Arriva a NY con la nave e subito riprende contatto con una delle ossessioni di suo padre: la vendetta contro il tedesco che lo aveva umiliato durante la prigionia e la conseguente ricerca del nazista, rifugiato negli USA, per potersi vendicare.
Cheyenne, rileggendo i quaderni del padre, capisce che suo padre era quasi arrivato a trovare l'uomo e decide di partire, lui, per questo viaggio di ricerca che lo porta avanti e indietro per tutti gli States, dall'Utah al Nuovo Messico, per cercare il colpevole. Alla fine , non vi posso dire di più per non rovinarvi la sorpresa, riesce in qualche modo a uscire dalla adolescenza e come Buck " he sings a song of the younger world, which is the song of the pack." Solo che l'ululato di Cheyenne sarà un gesto quasi banale che lui non aveva mai fatto prima e che un "deus ex machina" , la signora bionda affacciata alla finestra, gli aveva predetto nella prima parte del film.
Tutto questo è condito da una Dublino fuori schema e un'america apparentemente allucinata eppure vera come difficilmente capita di vederla.Gli attori sono superbi, anche quelli che si vedono per un attimo.
Se un critica, molto personale posso fare a questo film è che lo avrei chiuso diciamo tre minuti prima della fine ufficiale. Mi è parso che l'ultima scena sovrabbondasse. Ma è una sfumatura di fronte a un'opera che prende dall'inizio alla fine e che fa sperare in questo risveglio "vero" del cinema italiano che, tranne poche eccezioni, bamboleggia e ha bamboleggiato un po' troppo.
[-]
[+] complimenti
(di weach )
[ - ] complimenti
|
|
[+] lascia un commento a pozzo »
[ - ] lascia un commento a pozzo »
|
|
d'accordo? |
|
michela papavassiliou
|
sabato 10 dicembre 2011
|
this must be the place . magico sean penn
|
|
|
|
"I guess i must be having fun" "suppongo che dovrei divertirmi" dice la canzone "this must be the place" dei Talking Heads. Sottotitolo perfetto per un grande Sean Penn protagonista del capolavoro di Sorrentino. Dovrebbe divertirsi a vivere Cheyenne che ha raggiunto in passato con le sue canzoni, un successo assoluto, che economicamente puo' permettersi qualsiasi cosa. Ma cosi non e'. "Ci sono molti modi di morire il peggiore e' rimanere vivi" sembra la colonna sonora di ogni suo passo quotidiano. Memorabile l'incedere lento, appesantito dal troller che si trascina ovunque al posto della sua affaticata ombra. Quasi totalmente assente ogni mimica facciale, centellinate e simili ad un rantolo moribondo le frasi pronunciate.
[+]
"I guess i must be having fun" "suppongo che dovrei divertirmi" dice la canzone "this must be the place" dei Talking Heads. Sottotitolo perfetto per un grande Sean Penn protagonista del capolavoro di Sorrentino. Dovrebbe divertirsi a vivere Cheyenne che ha raggiunto in passato con le sue canzoni, un successo assoluto, che economicamente puo' permettersi qualsiasi cosa. Ma cosi non e'. "Ci sono molti modi di morire il peggiore e' rimanere vivi" sembra la colonna sonora di ogni suo passo quotidiano. Memorabile l'incedere lento, appesantito dal troller che si trascina ovunque al posto della sua affaticata ombra. Quasi totalmente assente ogni mimica facciale, centellinate e simili ad un rantolo moribondo le frasi pronunciate. Anoressica la parola ed il sentimento e' reso ancora piu' malinconico da una risata minimale in costante difetto di forma e suono. Soffia per scacciare un ciuffo di capelli che ricade sempre tra lui e l' interlocutore, tra lui e le cose. Un soffio all' insu', tentativo meccanico di rimuovere pensieri fastidiosi quanto difficili da interpretare. "Qualcosa mi ha disturbato non so esattamente che cosa ma qualcosa mi ha disturbato" dice come in un ritornello. Eterno adolescente, sposato a una ex figlia dei fiori che lo fa giocare cercando inutilmente di distrarlo dai suoi spettri. Sono quei ragazzi che ascoltando le sue canzoni hanno perso la vita nel tentativo di aderire ad un modello che oggi lui rinnega con forza. Sono quel rapporto che non ha mai avuto col padre. Sono il Male di Vivere. Latitanti ormai da decenni le passioni, ma ancora pulsante e straziante la rabbia per un passato che preme al fianco sigillandolo contro le sue disillusioni. La valigia con le rotelle e' trascinata come lui e arranca tra gli accidenti del selciato sconnesso alla stregua del suo vissuto. E' impossibile non voler bene a Cheyenne, fin dai primi fotogrammi. Pura calamita quei limpidi occhi azzurri da eterno ragazzimo, come non vederci riflessa la nostra anima? Truccarsi lo faceva a quindici anni ed e' stato rituale necessario perpetuato per tutta una vita. Lo riconoscono per strada,mentre una parte di se' vorrebbe essere invisibile al mondo. Arriva in ritardo alla morte paterna ma in anticipo per sbirciare alla fine della sua vita. "Il dolore non e' la destinazione finale". Lo sa bene. Il viaggio per quella America dimenticata alla ricerca del nazista ossessione paterna, e' un muoversi attraverso uno spazio a tratti surreale. Un passaggio a livello si trasforma nella sagoma di una gigantesca bottiglia di whisky da insegna pubblicitaria. Un bisonte osserva il protagonista attraverso il vetro distogliendolo da pensieri omicidi, un vecchio indiano si fa portare in mezzo ad una steppa, allontandosi verso le montagne all' orizzonte, senza proferire parola. La casualita' in questo viaggio e' solo apparente, il filo da seguire diventa presto una serie di coincidenze significative con un unico protagonista. Il palco e' la vita piena, fatta di elementi straordinari. "Ultimamente mi sono capitate cose rare" dice e alla domanda della moglie "Perche' dovrei essere alla ricerca di me stesso? Non sono mica in India, sono in America" lui sa che e' vero esattamente il contrario e cio' rappresenta il preludio ad una rinascita. Alle bugie dette per far piacere risponde con un sorriso liberato "Non e' vero ma e' bello che tu me lo dica" perche' la vita e' splendida ora, accettabilmente imperfetta. Gettata maschera trucco e filtri non resta che viverla tutta, fino in fondo. michela papavassiliou dicembre 2011
[-]
|
|
[+] lascia un commento a michela papavassiliou »
[ - ] lascia un commento a michela papavassiliou »
|
|
d'accordo? |
|
|