La rassegna L’eterna illusione è un promemoria prezioso. I film di quei decenni sono quelli dell’età dell’oro. Ritrovarli in questa epoca è cosa buona e utile. La manifestazione continua al cinema Quattro Fontane di Roma (e poi al cinema Anteo di Milano) e questa volta presentiamo i film in programma fino al 28 aprile.

Il protagonista di questa mandata è George Stevens, con tre film. Siamo di fronte ad un gigante della regia. Occorre citare due titoli fuoriclasse che più lo identificano, Il cavaliere della valle solitaria e Il gigante. Non fanno parte della rassegna ma i loro tre sostituti sono di qualità. Ma qualche riga su Stevens è opportuna. Ha fatto grandi film ma ha realizzato documentari che hanno fatto la storia. Da Washington gli arrivò l’incarico di raccontare la guerra in Europa. Altri prescelti dell’amministrazione di Roosevelt erano Billy Wilder e John Ford, nientemeno. Stevens era presente allo sbarco in Normandia. A seguito delle truppe alleate risalì la Francia, il 25 agosto del ’44 riprese l’ingresso degli angloamericani che liberavano Parigi. Fece un passaggio anche ad Auschwitz raccogliendo quelle immagini terribili che sconvolsero, e sconvolgono, il mondo. Arrivò fino a Berlino. Prima del racconto sui tre titoli della rassegna non si può non citare Un posto al sole, che gli diede l’Oscar.

I titoli di George Stevens
Molta brigata vita beata. Protagonisti due divi di allora, affezionati di Stevens, Jean Arthur e Joel McCrea. Crisi degli alloggi a Washington in tempo di guerra. Un anziano ha preso in affitto una camera da una ragazza. Costretto a subaffittare metà della stanza a un giovane, si trova a fare da cupido fra l’ospite e la padrona.

Un evaso ha bussato alla porta. Incarcerato ingiustamente con l’accusa di aver provocato un incendio, un ragazzo evade e si nasconde in una villa abitata da una ragazza e un avvocato. Il rapporto che nasce porta alla verità sul crimine e all’immancabile love story.

La donna del giorno. Lui e lei fanno i giornalisti. Lei si occupa di cronaca mondana e di satira di costume, lui è corsivista sportivo. Nonostante le divergenze di carattere e di interessi, finiscono per sposarsi. Ma il loro ménage matrimoniale è sulle prime disastroso. Disperando di poter trasformare la moglie in casalinga, l’uomo, dopo molte arrabbiature e titubanze, accetta la vocazione della moglie. Trattasi un vero classico della commedia americana. La produzione affidò al regista Katharine Hepburn e Spencer Tracy, insieme per la prima volta. Sarebbero diventati la coppia più popolare e amata del cinema.

I registi che lavoravano nelle Major presentavano diverse attitudini. È corretto dire che, genericamente, potevano essere definiti in tre categorie. C’erano i mestieranti, ma la competenza non mancava mai, che seguivano alla lettera il copione. C’erano i registi-autori, che risolvevano il plot secondo la propria vocazione. Gente come Welles, Capra, Huston, Wilder, Kazan, Hawks, lo stesso Stevens. E poi c’erano registi che traducevano il copione rispettandolo ma arricchendolo di altri registri. Spesso era la cultura. 

Wellman, anche se l’ho collocato in quella … terra di mezzo, ha fatto film che fanno parte della memoria del cinema, come È nata una stella (il primo), Beau geste e poi molti western classici, come Donne verso l’ignoto, Alba fatale e Il cacciatore del Missouri. Il suo titolo nella rassegna L'eterna illusione è Nulla sul serio. 

Una diagnosi sbagliata fa credere ad una ragazza di essere destinata a morire. Un giornalista alla ricerca dello scoop intende usarla per un servizio. La ragazza viene a conoscenza dell’errore ma sta al gioco. Alla fine …c’è il matrimonio. 
Gli interpreti sono Carole Lombard, la moglie di Clark Gable che morì in un incidente aereo e Fredric March, che Marlon Brando definiva il più grande attore americano.

Garson Kanin, di cultura teatrale e letteraria possedeva una forte vocazione creativa. Prima di dirigere ha firmato sceneggiature importanti, come quella del già citato Molta Brigata vita beata di Stevens, La costola di Adamo e Nata ieri, due classici accreditati della commedia. Come regista gli si devono due titoli che vanno ricordati: Le mie due mogli e Tom, Dick e Harry. Il suo film nella rassegna è Situazione imbarazzante.

Una commessa dei grandi magazzini appena licenziata si trova per caso in un orfanotrofio e prende in braccio un bambino. Tutti pensano che sia una ragazza madre che vuole sbarazzarsi del frutto della colpa. Ma ecco un giovane che si rivela molto comprensivo. Tanto che, svelato l’equivoco, la sposa. Il film ebbe una nomination all’Oscar.

Jack Conway arrivò alla Metro quando si era già affermato girando film ai tempi del “muto”. Del resto aveva avuto un grande maestro, D.W. Griffith e un’amica che contava molto, Gloria Swanson, la diva dimenticata di Viale del tramonto. Possedeva dunque un mestiere sicuro e la major lo mise nelle condizioni di realizzare film importanti, come il celebre Viva Villa. Come George Stevens, anche Conway ha girato un film che si chiama La donna del giorno, anche se il plot è del tutto diverso.  

Un’ereditiera fa causa a un giornale. Il direttore allora decide di contrattaccare facendola circuire da un amico perché la comprometta. Ma costui se ne innamora, e a complicare le cose interviene la fidanzata del direttore. Girandola di equivoci e battibecchi fino alla sistemazione sentimentale delle coppie. Protagonista era Jean Harlow, amatissima “bionda” deli anni trenta, prima di altre bionde del mito come Marilyn Monroe, Kim Novak e Grace Kelly. Jean morì di nefrite acuta a 26 anni originando un dolore nella nazione simile a quello della morte di Valentino.