Il film di Filippo Bologna appare troppo scritto: si ride poco e a denti stretti. Dal 15 novembre al cinema.
di Paola Casella
Un gruppetto di scambisti decide di trascorrere la notte di Capodanno in una baita di montagna. Ecco in arrivo due sposini in cerca di emozioni forti, un ex politico confinato su una sedia a rotelle accompagnato da una giovane dark, e una matura signora altoborghese insieme ad un ragazzo che, per età, potrebbe essere suo figlio. È anche in arrivo (o forse no) un carico di aragoste e champagne per consentire al gruppetto di festeggiare l'occasione nel tripudio dei sensi. Ma nulla andrà come pianificato, anche perché ad aspettarli nella baita non c'è la coppia di viziosi pronti ad ospitare un'orgia casalinga, ma due ladruncoli intenzionati a svaligiare la casa.
Filippo Bologna, scrittore affermato e sceneggiatore con all'attivo un David di Donatello (collettivo) per il copione di Perfetti sconosciuti, debutta alla regia con un altro gioco al massacro fra quattro pareti, e i riferimenti cinematografici sono espliciti e frequenti, da Carnage a The Hateful Eight (di qui l'uso reiterato di un commento musicale da spaghetti western).