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Cinema italiano, alzati e cammina

In occasione dell'uscita in sala di Lazzaro felice, premiato al Festival di Cannes, il punto sui nostri autori: vivi, vegeti e più forti che mai.
di Claudia Catalli

venerdì 1 giugno 2018 - Focus

In tempi in cui gli slogan vanno di moda si sente troppo spesso ripetere il tetro ritornello sulla crisi del cinema italiano, che ogni tanto danno per spacciato. È venuto il momento di dirlo: il cinema italiano gode di ottima salute. A livello artistico è innegabile, tanto che i nostri autori con le loro storie libere, personali e anticonvenzionali stanno tornando ad avere attenzione assoluta a livello mondiale.

L'ultimo Festival di Cannes lo ha dimostrato: tre film italiani sono stati premiati (Dogman (guarda la video recensione) con la Palma a Marcello Fonte, Lazzaro Felice (guarda la video recensione) come miglior sceneggiatura e il gioiello La strada dei Samouni come miglior documentario), per non parlare della cerimonia attraversata da calorosi applausi ai nostri interpreti, dal divo Roberto Benigni alla provocatoria Asia Argento. Ma non è affatto una novità.

Sono anni che il cinema italiano ottiene premi e riconoscimenti prestigiosi sul panorama internazionale.
Claudia Catalli

L'anno scorso Jasmine Trinca ha vinto come miglior attrice di Un certain regard, agli Oscar quest'anno Chiamami col tuo nome (guarda la video recensione) di Guadagnino si aggiudicava la statuetta di miglior sceneggiatura non originale, Sorrentino, vincitore di quattro European Film Awards e del premio della giuria di Cannes per Il divo, nel 2014 vinceva Oscar, Golden Globe e Bafta per La grande bellezza. Garrone con Gomorra fece incetta di premi internazionali, da Cannes agli European, più recentemente sono stati assegnati Orsi d'oro alla Berlinale a Fuocoammare di Rosi e a Cesare deve morire dei fratelli Paolo e Vittorio Taviani. Senza contare i numerosi premi assegnati dai festival oltreoceano, su tutti Perfetti sconosciuti (guarda la video recensione) di Genovese che due anni fa ritirava il premio come miglior sceneggiatura al Tribeca Film Festival (e oggi sbanca il botteghino cinese con oltre un milione di dollari solo il primo giorno).


In foto una scena di Dogman.
In foto una scena di Fortunata.
In foto una scena di Gatta Cenerentola.

Vivo, vegeto, più forte che mai, il cinema italiano sta dimostrando di saper reagire ai disastri della sua classe dirigente e di saper spaziare. Sull'animazione non siamo (più) secondi a nessuno, il gruppo di Gatta Cenerentola (guarda la video recensione) lo ha provato ampiamente, offrendo qualcosa di inedito nel nostro Paese, un'animazione carica di potenza narrativa e valore artistico di indiscusso pregio.

Cosa manca, allora, al cinema italiano di oggi? Più sostegno da parte delle istituzioni. Più coraggio produttivo nel rischiare su talenti sconosciuti, volti nuovi e autori esordienti che abbiano davvero qualcosa (di nuovo) da dire. Last, ma certamente non least, più spazio alle donne.
Claudia Catalli

Sd oggi per contare le registe bastano poco più di due mani: tolte le cineaste di ieri (Lina Wertmüller e Liliana Cavani) e le figlie d'arte Maria Sole Tognazzi, Francesca e Cristina Comencini, restano le suddette Alice Rohrwacher e Asia Argento, Francesca Archibugi, Laura Bispuri, Susanna Nicchiarelli, Anna Negri, Antonietta De Lillo, Roberta Torre, Giorgia Farina, Giorgia Cecere, Valeria Golino, Laura Morante, Marina Spada, Emma Dante, Michela Andreozzi, Valentina Pedicini, Paola Randi, Nina di Majo, Wilma Labate, Giada Colagrande e documentariste come Costanza Quatriglio, Alina Marazzi e Francesca Muci. Decisamente troppo poche.


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