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Il grande cinema italiano in DVD

Nostalgia pericolosa. Di Pino Farinotti.
di Pino Farinotti

In foto Sophia Loren in una scena del film La ciociara di Vittorio De Sica.

lunedì 19 marzo 2012 - Focus

L'iniziativa è importante, utile e benemerita. Il Corriere ha cominciato ad allegare, dal 15 marzo all'inserto SETTE il primo dvd dei 34 titoli previsti. Fanno parte della raccolta alcuni dei nostri più importanti film. La ciociara, dunque ottima partenza, Accattone, Amarcord, Senso, Viaggio in Italia. E qui siamo alle opere d'arte generale. Titoli che fanno parte della cultura che sorpassa il cinema, del novecento e del mondo. Ci sono poi titoli importanti che occupano una posizione di rilievo, se non di vertice, del nostro cinema: I compagni, Divorzio all'italiana, La ragazza con la valigia, Il giorno della civetta, Blow-up, Nuovo cinema Paradiso, La terrazza, Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, Caro diario. Infine ci sono film spinti dalla moda e dalla dialettica, qualità normale, magari un po' stridenti rispetto ai primi citati, come Gomorra e La meglio gioventù. E poi... altri. Filologicamente sarebbe stata più opportuna una selezione ulteriore, arrivando a una ventina di titoli. Ma si sa, il marketing è il marketing. Comunque, alla fine di questo capoverso confermo il concetto di apertura: iniziativa utile eccetera.

Legittimo
Il titolo di partenza è del tutto legittimo: La ciociara. Non vinse, nel sessanta, premi assoluti (Oscar, Cannes, Venezia), ma fece attribuire l'Oscar a Sophia Loren. Il film presenta l'italianità più popolare, ma soprattutto più nobile, e non era semplice coniugare quegli opposti. Alla produzione Carlo Ponti, alla regia Vittorio de Sica, il tutto sulla base del romanzo di Alberto Moravia. Che magnifici promemoria, e che stagioni dorate. Fra il '56 e il '72 il movimento internazionale del cinema ci attribuì ... qualche premio.

Oscar: 1956 La strada (Fellini); 1957 Le notti di Cabiria (Fellini); 1963 8 e mezzo (Fellini); 1964 Ieri, oggi, domani (De Sica); 1970 Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (Petri); 1972 Il giardino dei Finzi Contini (De Sica).

Palma d'oro: 1960 La dolce vita (Fellini); 1963 Il gattopardo (Visconti); 1966 Signore e signori (Germi); 1967 Blow-Up (Antonioni).

Leone d'oro: 1959 al Generale della rovere (Rossellini) e alla Grande guerra (Monicelli) ; 1962 Cronaca familiare (Zurlini); 1963 Le mani sulla città (Rosi) ; 1964 Deserto rosso (Antonioni); 1965 Vaghe stelle dell'orsa (Visconti); 1966 La battaglia di Algeri (Pontecorvo).

A quei tempi il nostro cinema era quello. Viene ... il magone. Gli ultimi titoli italiani insigniti di quei riconoscimenti sono La vita è bella di Benigni (Oscar 1999), La stanza del figlio di Moretti (2001) e Così ridevano di Amelio (1998). Uno ogni decennio. Va detto che quelle commissioni non ci hanno ignorato per pregiudizio, semplicemente la nostra qualità recente non è adeguata a quei riconoscimenti.

Riscontri
Rimango sulle uscite delle prime due settimane. Successivamente cercherò di avere i riscontri dell'iniziativa. Nei progetti editoriali si cerca di sparare le migliori cartucce all'inizio. Dunque così è stato. Rilevo, oltre alle opere generali di cui ho parlato, un titolo interessante direi prezioso, perché non se ne avevano segnali da molto tempo, Le mani sulla città di Rosi, già Leone d'oro. Un film avanti rispetto ai tempi. Il Divo di Sorrentino è il titolo attuale col compito di rompere il ghiaccio. Può starci, è un buon esercizio di cinema. Senso non è la più importante opera di Visconti, ma ha determinato il cambio di registro: da un realismo, certo di vertice, a opere di estetica e di contenuti più vasti. Con protagonisti, fascia alta, ricca magari nobile, che era felicemente congeniale al maestro. Gomorra è un titolo sopravvalutato, ricondotto, per politica e marketing, nelle critiche e nelle definizioni, al nostro genere eroico. Troppa generosità. Il giorno della civetta raccontava la Mafia ben prima dei Padrini. Damiani dava al film un ritmo ... poco italiano. E poi c'era Franco Nero, un italiano con appeal internazionale, uno dei pochissimi. A Caro diario avrei attribuito il compito di primo titolo recente. Il film di Moretti poteva vedersela coi "monumenti" da una distanza accettabile.

Sono ancora a ribadire la qualità generale del programma. Certo se dovessimo disegnarlo con un diagramma le linee salirebbero e scenderebbero freneticamente. Il rovescio della (bella) medaglia sta appunto nel confronto fra i tempi. Il pericolo indubbiamente c'è. Allora prendiamo i film della proposta, quelli grandi, come indicazione e auspicio per il nostro cinema futuro. Che sappia guardarsi e riorganizzarsi. Molti dei titoli del Corriere sono modelli per il mondo. Tutti cercavano di fare come noi senza riuscirci. Adesso noi cerchiamo di fare come altri, senza riuscirci. Un solo titolo a campione, emblematico, che cerca di rifare i Cohen, This Must Be the Place (ma perché un titolo così...) e riesce solo ad essere un clone, una confezione con nastrini con dentro quasi niente. Ricominciamo, magari partendo da titoli in italiano.

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