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80 anni: non solo Sean e Clint

Compleanni importanti nel 2010.
di Pino Farinotti

Degli amici di famiglia
Clint Eastwood (Clinton Eastwood Jr.) (94 anni) 31 maggio 1930, San Francisco (California - USA) - Gemelli. Interpreta Walt Kowalski nel film di Clint Eastwood Gran Torino.

lunedì 12 aprile 2010 - Focus

Degli amici di famiglia
Qualche anno fa un mio collaboratore mi disse che dovevo conoscere una persona, un cinefilo. È una prospettiva che di solito non mi entusiasma. Ne conosco già molti. Il cinefilo era stato descritto come "un po' matto che sa tutto e ha una videoteca con ottomila titoli". Si chiamava Mario e abitava in un seminterrato nella zona di Lambrate, Milano. Dopo la normale prima fase di presa di contatto tribale (a me piace questo, il mio cult è quest'altro) Mario mi disse che non usciva mai di casa, non vedeva nessuno, vedeva film e basta. Sempre gli stessi quarantanove. Gli domandai se non avesse un amico, magari un cinefilo come lui. "Ho degli amici, di famiglia", disse "una decina, fantastici, sono..." Cominciò con Gary Cooper ed Errol Flynn e finì con Sean Connery e Clint Eastwood, le new entry. Gli dissi che capivo, ma che era un rapporto unilaterale, non poteva comunicare con loro. "Comunico e come" disse "e so cosa aspettarmi, non mi deludono mai, si comportano come voglio che si comportino, mi danno sicurezza, vengono a trovarmi quando sono disposto al meglio e sono persone eccezionali, sono onesti e forti, sono eroi. Ma cosa desiderare di più?" Mario, il cinefilo un po' matto. Ma qualche richiamo, qualche definizione, erano legittimi: amici di famiglia, eroi.

Diritto
Il 31 maggio prossimo Clint Eastwood compirà ottant'anni, Sean Connery li farà il 25 agosto. Le definizioni dette sopra spettano loro di diritto.
Fanno film da mezzo secolo, importanti, titoli da vertice. Hanno dato corpo e volto a personaggi che sono diventati modelli che fanno parte della del nostro sentimento e della nostra cultura. Certo che sono eroi. Lo sono doppiamente, nella fiction e nella realtà. Recentemente mi sono spesso occupato dell'eroe. Ho scritto di Robin Hood e della nuova produzione di Ridley Scott. Nel pezzo citavo d'Artagnan, Zorro e Tarzan. Non c'è dubbio che l'unico eroe adeguato dell'era moderna, che peraltro viene dalla letteratura e trascende il cinema ed entra nel costume, è James Bond. L'agente 007 resiste da quasi cinquant'anni, anche lui. È banale dirlo, è stato detto all'infinito, ma Bond è proprio Sean Connery. Quelli successivi non lo hanno neppure scalfito. E poi la cosiddetta identificazione, altra banalità scontata, ma verità coriacea. Uno che era ragazzino nel '62, quando uscì Agente 007 licenza di uccidere, è diventato adulto con James Bond al fianco. Le sue frasi, il suo sguardo, i suoi prodotti, l'enfasi delle anteprime: tutto questo non può non essersi inserito in qualche parte della memoria e della coscienza, non può non aver prodotto qualche inconscia emulazione. E poi la voce graffiante e rapinosa di Pino Locchi, il doppiatore. Connery-Bond aveva gli smoking nell'armadio, non dava la sensazione di noleggiarli come un Craig, l'ultimo 007. Scozzese "credente", appassionato e buon giocatore di calcio, Connery si estrasse faticosamente dal ruolo dell'agente affrontando anche un rischio estetico, se così si può dire. In Le colline del disonore si mostrava com'era, cioè parvicrinito, senza il parrucchino. La scommessa era: "se sono un bravo attore sarò accettato anche con pochi capelli". Era un bravo attore. Ruoli diversi e sempre personalizzati, alla Connery. Non può mancargli l'Oscar, anche se come non protagonista (Gli intoccabili). Fa un Robin Hood lento e umano in Robin e Marian.
Toglie la scena a Harrison Ford nella parte del papà di Indiana Jones, altro eroe contemporaneo, come Rambo. Ma non sono Bond, è gente che può solo essere avvolta nella pellicola, se allarghi la spirale ne cade qualche pezzo. Nel privato Connery è sempre stato discreto. Ama la sua terra, per la Scozia si impegna, ma il tatuaggio che porta su un braccio Scotland Forever, non ha mai permesso che fosse inquadrato.

Poncho
Solo un paio di anni dopo il primo Bond, Sergio Leone faceva indossare a Clint Eastwood un cappello sdrucito, un poncho e inventava il Biondo, il westerner che avrebbe stravolto il carattere del genere. La musica di Ennio Morricone imprimeva un marchio a fuoco alle immagini con un incremento di impatto irresistibile. Clint si accreditava, come Sean, un amico di tutti. I due hanno in comune un appeal da record, nelle classifiche stilate di tanto in tanto dai magazine o dalle signore del jet set i due vengono considerati gli uomini più sexy della loro generazione. Rispetto allo scozzese, l'americano aveva più a cuore il mestiere del cinema. Era attore, era divo, ma progettava un futuro da autore. Certo, prima andava consolidata la popolarità, la semidivinità e andava benissimo che l'abbrivio irresistibile fosse dovuto al grande fascino, l'intelligenza sarebbe stato un patrimonio futuro e più duraturo. Così sfruttò l'appeal dell'ispettore Callaghan, un vero marshall metropolitano con la Magnun invece della Colt. Fece anche dei western tutti suoi, con la sua firma di regista.
L'uomo di legge del west e della città, davvero poco garantista, colui che si attribuiva la facoltà di giustiziare i criminali prima di legger loro i diritti, si preparava a rivedere le sue posizioni, sentimenti e contenuti. L'ultima, ormai lunga stagione di Eastwood fa di lui un autore progressista. L'uomo d'azione "conservatore" (virgolettato) diventava un narratore di vicende dolenti, a volte intimistiche, capace di prospettive coraggiose e quasi estreme. Un titolo esemplare in questo senso è Lettere da Iwo Jima dove affronta quella battaglia nel Pacifico, devastante per i giapponesi, dal punto di vista dei giapponesi. Eppure la sua anima era "repubblicana". Ma la risposta al quesito è molto semplice: Clint sarà stato repubblicano o democratico, conservatore o progressista, in realtà è semplicemente un uomo intelligente. È un americano intellettualmente pragmatico, senza ideologie.
Grande rapporto con gli Oscar, come regista (Gli spietati e Million dollar baby) e non come attore. Anche Clint, come Sean accompagna le generazioni. E in molti di noi c'è qualcosa di lui, o per lo meno vorremmo che ci fosse: magari il coraggio solidale dell'anziano di Gran Torino, che decide di morire per salvare un giovane immigrato. Sì, Connery e Eastwood hanno ottant'anni. Purtroppo.

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