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Storia 'poconormale' del cinema: i padrini

Una rilettura non convenzionale della storia del cinema secondo Farinotti.
di Pino Farinotti

II puntata: i padrini
Sean Connery (Thomas Sean Connery) Altri nomi: (Sir Sean Connery ) 25 agosto 1930, Edinburgo (Gran Bretagna) - 31 Ottobre 2020, Nassau (Bahamas). Interpreta James Bond nel film di Guy Hamilton Agente 007, missione Goldfinger.

venerdì 6 marzo 2009 - Focus

II puntata: i padrini
Quando la serie I Soprano scalate tutte le opzioni – televisione, noleggio, acquisto- è approdata nelle edicole, dovunque campeggiava l'immagine, il primissimo piano di James Gandolfini, il protagonista della serie. In quegli stessi giorni era proposto nel quadro dell'ennesima edizione dei 'Bond', Missione Goldfinger, e la faccia era quella di Sean Connery. I volti di Gandolfini e di Connery uno di fianco all'altro, i personaggi del mafioso e dell'agente uno di fianco all'altro. Lo spunto è magnificamente seducente (Connery-Bond) e malamente intrigante (Gandolfini–Soprano) ed è perfettamente in linea con la filosofia di questa Storia poconormale in chiave 'analogie e contrari'. In quei due c'è praticamente tutto: il buono e il cattivo, il bello e il brutto, il passato e il presente, il nobile e il volgare, lo champagne e il vino rosso, l'aragosta e gli spaghetti con troppo sugo. Non amo Tony Soprano e neppure James Gandolfini. Amo James Bond e Sean Connery, e da ragazzo, come si dice, mi identificavo in lui: quando seduceva Ursula Andress o la riottosa semilesbica Pussy Galore (H. Blackman) proprio in Goldfinger, e quando era al volante della Aston Martin DB4. I Soprano sono una serie di enorme successo, un vero e proprio culto.

Scorsese
L'ispirazione può arrivare da Quei bravi ragazzi di Scorsese, cioè i mafiosi di seconda schiera, la manodopera, quelli che fanno il lavoro sporco, che non impartiscono ordini da superattici con piscina e piattaforma per l'elicottero a Manhattan, ma la sera si rintanano in appartamenti con la sala e i mobili finto antichi ma più costosi di quelli antichi, nel New Jersey. Una peculiarità, evidente, rilevante della serie è proprio la cifra cinematografica e la capacità dell'inventore e produttore David Chase di sorpassare certi preconcetti televisivi ritenuti intoccabili, trasgredendo al primo comandamento della televisione, soprattutto in prime time, che è "rispetta la famiglia". Un precedente era riscontrabile in Miami Vice, ma in quella serie la cifra cinematografica si rivelava nella regia, nel linguaggio e nel budget, l'impatto del piccolo schermo non dichiarava all'istante "si tratta di telefilm", sembrava un film da sala.
I Soprano vanno molto più in là, affrontano argomenti complessi squisitamente da grande schermo: una certa violenza, il sesso, il matrimonio, stravolgendo, appunto i consolidati codici televisivi. Tutta materia benissimo studiata e poi organizzata, per un successo anomalo. Si può senz'altro dire che i Soprano siano anche cinema.
Tony deve vedersela con le situazioni e i nemici tradizionali di una famiglia mafiosa: i traditori interni, le famiglie rivali, la polizia e l'F.B.I. Se c'è da uccidere si uccide, si fa tutto. Tony, discretamente psicotico porta anche quella dotazione, un altro collettore di successo. Frequenta lo psicanalista al quale svela paure e patologie. Tutti elementi per l'audience appunto. Gandolfini catalizza tutto questo. L'evoluzione rispetto al padre di tutte le mafie, Il Padrino appunto, sta anche nell'estetica. Il "laido" Gandolfini ha preso le distanze dai padri fondatori: Brando, De Niro, Pacino, anche Ray Liotta il protagonista dei Bravi ragazzi. Costoro, in misura diversa, sono facce con appeal, persino con qualche segno di nobiltà. David Chase è stato più radicale e coraggioso, è stato bravissimo, ha stravinto la gara. Ha imposto l'"impresentabile" Gandolfini.

Bello&buono
Secondo i caratteri che valevano fino a (ormai molte) stagioni fa, i modelli alla Connery appunto, Gandolfini sarebbe un antagonista da cinque pose e da tre battute. Sarebbe un benzinaio che imbroglia sui litri o un taxista che trucca il tassametro, oppure il normale killer ottuso che prende l'anticipo ed esegue senza fare domande. Ma si parla di cinema e di epoche diverse.
Il modello bello&buono, è stato sorpassato, quel tipo di eroe è stucchevole, più tardi valeva Anthony Hopkins che faceva Hannibal Lecter, poi il simpatico Travolta in Pulp Fiction, adesso Javier Bardem in Non è un paese per vecchi, cioè un killer bizzarro, intrigante, che riesce sempre nel compito e alla fine se ne va impunito pronto a uccidere qualcun altro. Il "controeroe" naturalmente non è un'invenzione del cinema o della cultura recente. Il fascino del cattivo non nasce da Hannibal Lecter. Il 'fascino di Satana', arriva da molto lontano, ne troviamo segni nella tragedia greca, in Shakespeare, nel romanzo gotico (sec. XVIII), nel cinema espressionista del nord (anni 20/30). Il "satana" di maggior fascino è proprio il padrino Brando. È lui il primo motore. E l'evoluzione delle due figure, Brando e Gandolfini, è esemplare. Vito Corleone arrivava nel 1901, bambino, solo, con un principio di tubercolosi, a New York. Sopravvive e comincia a organizzarsi. I crimini sono una difesa. Sì, una difesa della famiglia intesa come moglie e figli e parenti stretti. Poi la 'famiglia' diventerà la gang. Ma don Vito è un garante della comunità italiana (siciliana). Si sostituisce all'autorità latente ed estranea, dirime le liti, raddrizza i torti, vendica, se è il caso. Tutti guardano a lui come a un monarca. Certo, nel frattempo vende liquori, garantisce protezione ai negozi, foraggia giudici e politici. Ma, secondo quella morale parallela, a fin di bene. Brando è talmente autorevole da rubricare la morale parallela come La Morale. Stiamo tutti dalla sua parte. Ci sarà una ragione se Il Padrino è il film culto di Barack Obama, proprio per il senso, l'applicazione, la protezione, la devozione verso la famiglia.
Naturalmente il codice cattivo di Brando-Corleone deve avere qualche crepa. E così, il Padrino, quando una famiglia meno 'nobile' glielo propone, non si presta al mercato della droga: "è un cattivo bissenis, porterà sfortuna". Gli emergenti cercano di ucciderlo per quel rifiuto. Sopravvive e si ritira. Quel mondo senza onore non fa più per lui. I figli non avranno quella remora. Gandolfini-Soprano non ha nessuna remora. Morale parallela, figuriamoci, se c'era qualche stupida scoria morale di cui disfarsi Soprano ha provveduto. La differenza fra Brando (certo il confronto è impari, lui è il divo massimo, è il corpo del cinema) e Gandolfini sta nell'estetica, che salta all'occhio, e sta anche in quel codice d'onore, seppure singolare, che apparteneva al Padrino fondatore. Connery, Brando, Gandolfini: c'è una logica nell'evoluzione.

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