Titolo originale | Unfriended: Dark Web |
Anno | 2018 |
Genere | Horror, |
Produzione | USA |
Durata | 88 minuti |
Regia di | Stephen Susco |
Attori | Colin Woodell, Stephanie Nogueras, Betty Gabriel, Rebecca Rittenhouse, Andrew Lees Connor Del Rio, Savira Windyani, Chelsea Alden, Douglas Tait, Ashton Smiley, Rob Welsh, Bryan Adrian, Alexa Mansour, Alexander Ward, Kurt Carley, Chuck Lines. |
Uscita | giovedì 16 maggio 2019 |
Distribuzione | Universal Pictures |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,31 su 7 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 29 maggio 2019
Il seguito dell'horror Unfriended, un film indipendente realizzato con un micro budget e prodotto da Timur Bekmambetov. In Italia al Box Office Unfriended: Dark Web ha incassato nelle prime 3 settimane di programmazione 170 mila euro e 123 mila euro nel primo weekend.
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CONSIGLIATO NÌ
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Matias sta cercando di sviluppare un'applicazione che gli consenta - attraverso la traduzione simultanea del parlato nel linguaggio dei segni - di capirsi meglio con la fidanzata Amaya, che è non udente. Amaya, però, è piuttosto seccata con lui e non apprezza molto questo tentativo, anche perché il software non funziona molto bene. Amaya rimprovera a Matias di non fare abbastanza per cercare di comprenderla: lo accusa di non essere nemmeno andato a quel corso di linguaggio dei segni a cui l'aveva iscritto. Nel frattempo, Matias si connette in videochat con un gruppo di amici: Nari, Serena, Damon, AJ e Lexx. Matias ha un computer nuovo proprio perché gli serve maggiore potenza per sviluppare l'applicazione per Amaya. Sostiene d'averlo comperato per poco, ma in realtà l'ha sottratto in un locale pubblico e, di punto in bianco, il vero proprietario si fa vivo in chat per richiederglielo in modo perentorio. Matias vorrebbe restituirlo, ma si accorge che in una cartella invisibile del computer ci sono dei video molto inquietanti. Ben presto tutti si accorgono di essere precipitati in un gioco letale nelle oscurità del web.
Unfriended aveva introdotto una variante nel format del found footage, mettendo in scena un film tutto sullo schermo di un computer. L'esito era stato interessante e per certi versi anche innovativo.
Questo sequel riprende senza varianti lo schema, cambiando però, oltre ai personaggi, anche il tono e la tematica del racconto, abbandonando le suggestioni soprannaturali e fantasmatiche per immergersi nella cupa realtà del web alternativo e pericoloso: il dark web, appunto.
La partenza del film è piuttosto confusa e dispersiva, a causa del particolare format che richiede lo svolgimento in tempo reale e introduce via via i personaggi e le loro caratterizzazioni in modo caotico, tra un profluvio di messaggi scritti e vocali, tra Skype e Facebook. A poco a poco la situazione si delinea e la trama si coagula confluendo in una seconda parte nella quale il film si concentra sugli avvenimenti e prende a svilupparsi in modo più lineare acquisendo una certa tensione.
La progressione si fa sempre più concitata e il clima che si crea è abbastanza angoscioso, anche per l'apparente onnipotenza delle forze oscure che governano le profondità del web. Lo svolgimento però pencola tra l'ineluttabile e il prevedibile senza che ci siano particolari svolte narrative a ravvivarlo e i personaggi sono poco delineati o comunque sviluppano poca empatia.
È apprezzabile il tentativo di riflettere sulla filosofia della rete e sui pericoli che si nascondono nei suoi recessi più reconditi che dovrebbero riguardare gli abomini cui si può spingere la natura umana, ma tutto resta piuttosto in superficie senza che vengano approfonditi motivazioni e retroterra psicologici. I riferimenti a Caronte, il traghettatore di anime degli inferi, rimangono così fini a loro stessi e le suggestioni a una sorta di multinazionale del male dalle diramazioni capillari sono sin troppo facili, sostitutive del soprannaturale quali scorciatoie narrative per giustificare ciò che di poco credibile accade.
Il cast ce la mette tutta e anche di più, spesso esagerando nei toni. La più espressiva sembra essere Rebecca Rittenhouse, nella parte della ragazza che vede trasformarsi in un incubo la grande serata in cui univa in modo definitivo le sue sorti sentimentali con la partner interpretata da Betty Gabriel.
Stephen Susco, sceneggiatore specializzato nell'horror (si possono ricordare almeno The Grudge e The Grudge 2) esordisce alla regia uniformandosi alle necessità del format, con buona professionalità, ma senza infamia e senza lode.
Se uno degli elementi più caratteristici e frequenti dell'horror degli ultimi anni è l'utilizzo intensivo del format del found footage - con riprese traballanti e fuori fuoco a dare l'impressione di trovarci di fronte a immagini rubate alla realtà - Unfriended, film diretto dal giovane regista georgiano Leo Gabriadze aveva qualche anno fa colpito per l'arditezza di mettere in scena tutto un film, tranne l'ultimissima immagine, sullo schermo di un computer, in tempo reale, con i protagonisti impegnati in una videochat mortale alla quale partecipava anche il fantasma di una loro amica morta suicida esattamente un anno prima in seguito a un pesante episodio di cyber bullismo.
La novità dell'approccio era stata apprezzata dal pubblico, con conseguenti buoni incassi a livello mondiale, maggiormente apprezzabili in relazione al bassissimo budget con il quale il film era stato realizzato. A qualche anno di distanza, perciò, è stato prodotto un seguito, Unfriended: Dark Web, con l'intenzione di replicare gli spaventi generati dal film originario e possibilmente anche gli stessi risultati economici.
In sostituzione di Gabriadze, alla regia è stato chiamato l'esordiente Stephen Susco. Esordiente, ma per nulla nuovo al genere perché ha già al suo attivo la sceneggiatura di diversi horror di rilievo, a partire da The Grudge di Shimizu, versione americana del suo Ju-On: The Grudge (con il relativo seguito The Grudge 2), per arrivare a Non aprite quella porta 3D, passando da Red, un thriller horror tratto da Jack Ketchum e co-diretto da Lucky McKee (uno dei registi horror più interessanti degli ultimi anni). Quindi il pedigree orrorifico di Susco è tale da rassicurare i fan sulla sua conoscenza del genere e anche la sua specializzazione in remake e seguiti di film altrui lo rende adatto allo scopo.
Di Unfriended: Dark Web, Susco si occupa anche della sceneggiatura, oltre che della regia, mantenendo un controllo completo sulla materia e facendo valere la sua esperienza nella competenza che più conosce, la scrittura cinematografica. A garantire la continuità con il film precedente è comunque la presenza come produttore del kazako Timur Bekmambetov, già affermato regista in proprio anche in ambito horror (tra gli altri, I guardiani della notte, I guardiani del giorno e La leggenda del cacciatore di vampiri), oltre che prolifico produttore di film di vario genere, ma spesso caratterizzati da un alto contenuto spettacolare.
Come Unfriended, anche Unfriended: Dark Web adotta il singolare format del film visto sullo schermo di un computer e, più che essere un vero e proprio seguito, è invece la riproposta di una diversa vicenda con la medesima tecnica narrativa che tanto si era rivelata efficace nel primo film. Adesso la novità dell'approccio narrativo non è più assoluta, ma si mantiene una modalità inconsueta e interessante: si tratta di un gimmick visuale apparentemente improbabile, ma di sorprendente riuscita (almeno nel primo film).
Saggiamente, Susco ha evitato di ripercorrere gli stessi sentieri e ha anche cambiato le tematiche di fondo, abbandonando la tematica del cyber-bullismo per privilegiare un approfondimento dei lati oscuri del web, il famoso e misterioso dark web di cui si sente parlare e che fa da sottotitolo al film. Anche la minaccia ai protagonisti questa volta sembra cambiata e non essere tanto ultraterrena quanto piuttosto molto ancorata al nostro mondo. Se questo sia stato sufficiente a mantenere vivace ed efficace la narrazione lo sapremo presto.
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Onestamente ritengo la recensione a dir poco incomprensibile,dando per scontata l'anteposta visione dei film citati all'interno e sottolineando continuamente tecniche cinematografiche che la maggior parte del pubblico può non conoscere,quasi a dover dimostrare le sue conoscenze sul tema con la conseguenza che poco si capisce della trama e sul consiglio o meno di andarlo a vedere,che a chi legge è l'unica [...] Vai alla recensione »
Non un sequel di "Unfriended" ma un film a se stante che partendo dalle medesime connotazioni(intera vicenda sullo schermo del pc,schermate multiple da Skype,Facebook,Youtube,Google ecc..)mette da parte il risvolto soprannaturale e come indicato nel titolo porta in scena il Dark Web.Come nel film precedente l'esito(specie visivamente) non è per tutti e l'eliminazione dei protagonist [...] Vai alla recensione »
Su una videochat collettiva con una mezza dozzina di amici "millennials" Matias mostra di aver arraffato un nuovissimo laptop dal bar, ma mentre ne parla con loro da quel pc sbucano filmati provenienti dal dark web in cui si segregano e torturano diverse persone. Qualcuno, inoltre, sta osservando ciò che accade e presto i convenuti faranno una brutta fine in diretta web.
Con il suo primo film, Stephen Susco dà seguito al sorprendente Unfriended di Leo Gabriadze che aveva segnato la nascita di un nuovo genere: il thriller portatile. Ma quello di Susco già sembra un sottogenere che trascina l'espediente del found footage nella stretta cornice dello schermo di un computer. Gli spettatori non vedono altro che finestre di browser, videochat e via dicendo.
Ormai, la sinergia tra nuovi device e cinema, non è più una novità. Vedere un film, con camera fissa sul pc, per immortalare le azioni/reazioni dell'utente, davanti a vari accadimenti legati alla rete, è stato proposto più volte. Da questa mediocrità, non si distacca questo sequel, che paga non solo un'idea già abusata, ma anche un pessimo cast, per non parlare dei ridicoli dialoghi.
Un tempo, negli affrettati commenti televisivi, era uso dire che computer, smartphone e altri dispositivi avrebbero disabituato i giovani alla lettura. È avvenuto esattamente il contrario: non si è mai letto (e scritto) tanto come oggi: tramite messaggini, chat, scambio di testi e applicazioni varie. In Unfriended: Dark Web, addirittura, lo studente Matias ha inventato Papaya, un'evoluzione di Skype [...] Vai alla recensione »
Come già nel precedente Unfriended (che non c'entra nulla), il campo visivo (e cognitivo) dello spettatore è limitato allo schermo del pc del protagonista (ma chi sta guardando davvero?): vediamo (e sappiamo) solo quel che c'è tra finestre, chat e videochiamate attraverso le quali la storia procede. Però, forse, la vera forza di questi screen movie (aggiornamento tecnologico di tanto horror contemporaneo [...] Vai alla recensione »