Ha la morbida densità di un abbraccio il film scritto e diretto da Spike Jonze, che ci parla della sostanza degli esseri umani: amore e solitudini. Ed è il corpo di Joaquin Phoenix a riempire con grazia l’inquadratura, amabilmente calato nei panni di Theodore, per mestiere scrittore di lettere.
Lo troviamo in un ufficio dai colori pastello (perfetta la tenue atmosfera della fotografia di Hoyte Von Hoytema), mentre detta al suo computer un messaggio di Loretta all’amato Chris. Un’appassionata anima da scrittore al servizio delle vite degli altri eppure pervaso da una malinconia che la flessuosa colonna sonora degli Arcade Fire fa subito trasparire.
Nel suo solitario ritorno verso casa capiamo che l’imprinting romantico si mescola ad atmosfere sci-fi, palpabili in una tecnologia che di auricolare e fotocamera ha fatto la piacevole integrazione fra uomo e macchina; e capiamo dallo skyline su cui si staglia la sua figura che siamo in una futura Los Angeles dai cinerini toni calmanti di una città asiatica.
La storia di Theo procede fra il suo plumbeo presente e il ricordo di un passato felice con la (quasi ex) moglie Catherine (Mara Rooney), finché un nuovo impulso riattiva la sua vita: l’approccio, la conoscenza e l’innamoramento per un Sistema Operativo con un DNA basato sui milioni di personalità dei programmatori che l’hanno scritto e la capacità (tutta umana) di evolversi in relazione alle esperienze che gli accadono.
Caldo e rassicurante come una coperta in pieno inverno è l’abbraccio dell’OS Samantha (con l’ammaliante voce di Scarlett Johansson) all’esistenza frantumata di Theodore, che dopo aver rotto con Catherine non riesce più a sentire nulla, anestetizzato ai sentimenti reali (vedi il naufragio di un appuntamento al buio). In una notte insonne ritroverà l’appiglio emotivo in Samantha, privata di un corpo ma così terribilmente vera, capace di ‘sentirlo’ come non accadeva da tempo a Theo: lui e lei uniti in un sussulto che li fa perdere, in un amplesso che fa scomparire i confini di ogni cosa.
Comincia così la delicata intensa storia d’amore tra Theodore e Samantha, che riscoprono le cose più semplici, le risate che innescano ogni storia d’innamorati: una corsa in metropolitana, una giornata in spiaggia fra lievi stupidaggini, uno sguardo che si posa dolcemente sulle onde del mare fino al tramonto. E mentre lui ritrova l’equilibrio, la vita dell’amica Amy (Amy Adams) va in frantumi dopo la rottura con Charles (Matt Letscher) e la porterà ad attivare anch’ella un OS.
L’inchiostro sulla carta certifica la fine del matrimonio con Catherine. La leggerezza delle voci è la materia della relazione con Samantha: e siamo affascinati dallo scorrere cremoso delle immagini che riprendono la vita ritrovata di Theodore. Ma in un rapporto che sembra perfetto l’incrinatura ha il suono di una tazza di thè caldo che fischia sul fornello e rimane nelle nostre orecchie fino a che Samantha non confessa a Theodore di parlare con altri 8.316 e di essersi innamorata di altre 641 persone. Un’altra rottura. L’ennesima.
Samantha e Theodore si lasciano dolcemente, mentre alcune lacrime lo riportano dentro la sua solitudine. Ma è un posto meno amaro di prima, un posto che condivide con Amy (anche lei lasciata dal suo OS) in un abbraccio finale con vista su L.A.: nel crepuscolo si stemperano i dolori del passato, si compongono le piccole felicità trascorse e dissolve in un sospiro la fragilità di noi esseri umani, come tutti in traiettoria di breve transito.
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