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Un film di Spike Jonze.
Con Joaquin Phoenix, Scarlett Johansson, Amy Adams, Rooney Mara.
continua»
Titolo originale Her.
Drammatico,
durata 126 min.
- USA 2013.
- Bim Distribuzione
uscita giovedì 13 marzo 2014.
MYMONETRO
Lei
valutazione media:
4,09
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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la solitudine dei sensidi pepito1948Feedback: 125 | altri commenti e recensioni di pepito1948 |
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martedì 25 marzo 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
In una propettiva temporale non lontana Theodore, marito separato straripante di emotività repressa e scrittore creativo di lettere per conto terzi, instaura una relazione con il prodotto di un sistema operativo (OS), capace di generare intelligenze apparentemente autonome e dotate di una illimitata reattività e sensibilità. T. sceglie Samantha, un’entità femminile che si estrinseca come Voce ricca di ogni inimmaginabile sfumatura espressiva ed emotiva. T., pur mantenendo legami affettivi in carne ed ossa con un’amica del cuore e con la moglie non dimenticata, spicca il volo e viene conquistato dalla Voce, a sua volta invaghita di lui. La seduttività e la predisposizione a sostenere brillantemente una dialettica di coppia della Voce evoca immagini fantastiche e il rapporto reale-virtuale funziona a meraviglie. Ma non per sempre. Come in tutti i rapporti uomo-donna, emergono ostacoli ed incomprensioni, e, quando T. prende coscienza che OS si accinge ad una riprogrammazione delle sue creature in una società sempre più incline alla solitudine e quindi più bisognosa di rapporti virtuali, si riappropria dei suoi rapporti affettivi reali e rimodula la sua vita, arricchita da un’esperienza straordinaria che non sarà dispersa nel vento. T. scrive la sua lettera d’amore più appassionata e poetica. E questa volta non per conto terzi né a destinatari ignoti. Spike Jonze costruisce abilmente una storia d’amore che, se seguita ad occhi bendati, non ci apparirebbe molto diversa da tante altre, ma viene inserita in un futuro immaginato come prossimo e fortemente collegato al presente, di cui non rappresenta uno sviluppo sconvolgente, come in Blade Runner o Snowpiercer: Los Angeles appare come l’odierna Shangai, i colori non sono quelli cupi e metallici di certa fantascienza ma accesi e sfavillanti, con predominio del rosso (anche negli schermi dei computer). Il panorama urbano che ci descrive Jonze non è mai inquietante; nonostante i cambiamenti tecnologici, la realtà non si distacca così nettamente dall’oggi e la natura dell’uomo è quella multiforme, variabile e contraddittoria di sempre, anche se tra le righe si intravede un sottile segnale di allarme per il rischio che la evoluzione tecnologica possa sfuggire di mano. Ma è la Voce che dà al film un’impronta di lodevole originalità: una voce che racchiude tutta la gamma di sensazioni umane che la fantasia del beneficiario riesce a (e vorrebbe) percepire, grazie ad un gioco di transfert-identificazione che la mente, sollecitata dalla sinuosa sensualità di quel suono, è indotta ad eseguire. Naturalmente per lo spettatore le reali figure di riferimento della Voce facilitano il gioco: l’espediente di ricorrere alle prestazioni vocali di Scarlett Johansson, e di Michaela Ramazzotti nella versione italiana, entrambe dotate di un alto potenziale evocativo, è frutto di una meditata e vincente scelta. La plausibilità del futuro descritto da Jonze quale figlio di un presente già in stato di gravidanza esclude ogni dimensione fantascientifica e quindi lontana, ammorbidendo il nostro approccio psicologico verso un domani in cui aumenterà il peso delle macchine al servizio dell’umanità, nel bene (utilità integrativa) e nel male (rischio della solitudine dei nostri sensi). Bravo Phoenix a rendere credibile, con disinvolta espressività, un confronto con una partner-Sirena la cui voce, pur con qualche limite, non avrebbe potuto trovare sul fronte italiano miglior interprete della Ramazzotti.
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