jackbarton
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venerdì 12 aprile 2013
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1 delle mille chiavi di lettura...
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Ho visto il film basandomi sul raiting il tiolo mi suggeriva genere film: trip mentale..
Però dopo averlo visto ho realizzato di non aver visto un film ma bensì di essere montato sul trenino di Gardaland per un'attrazione a cui nn ero preparato e forse non volevo nemmeno assistere come la donna di fronte allo schermo che piangeva o come quella che ipnotizzata veniva spogliata di tutte le sue certezze e violentata.
E lentamente ma inesorabilmente durante le 3 ore sono entrato proprio come i conigli avevano predetto.
Fosse oggi o domani, alle 9:45 o dopo la mezzanotte non è importante come non è importante il dove come luogo reale se non nella nostra mente.. Quando mangiamo il cibo prima ben definito finisce tutto assieme e se lo guardi nella pancia è tutto un casino proprio come questo film e se una cosa si fosse ripetuta nel tempo ne potrei essere certo??!
Confuso.
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Ho visto il film basandomi sul raiting il tiolo mi suggeriva genere film: trip mentale..
Però dopo averlo visto ho realizzato di non aver visto un film ma bensì di essere montato sul trenino di Gardaland per un'attrazione a cui nn ero preparato e forse non volevo nemmeno assistere come la donna di fronte allo schermo che piangeva o come quella che ipnotizzata veniva spogliata di tutte le sue certezze e violentata.
E lentamente ma inesorabilmente durante le 3 ore sono entrato proprio come i conigli avevano predetto.
Fosse oggi o domani, alle 9:45 o dopo la mezzanotte non è importante come non è importante il dove come luogo reale se non nella nostra mente.. Quando mangiamo il cibo prima ben definito finisce tutto assieme e se lo guardi nella pancia è tutto un casino proprio come questo film e se una cosa si fosse ripetuta nel tempo ne potrei essere certo??!
Confuso..già.
Io però quando ho visto la scena della prostituta che muore ho avuto un flashback ma forse ero io che lo volevo vedere, con il film Stay nel labirinto della mente 2005 e ho trovato molte similitudini come se Lynch avesse tenuto aperta anche questa possibile chiave di lettura dove la storia dell'attrice di hollywood il film i personaggi i suoni le luci tutto il caos nulla + che semplici allucinazioni di una persona prima del trapasso. il buco nel vestito non è forse il foro del cacciavite e il fuoco dell'accendino le luci del palcoscenico?...........
Concludendo fà riflettere pur sapendo che non se ne può venir fuori.
Grazie del trip Lynch
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sylya
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domenica 27 gennaio 2013
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un film da sentire, non da comprendere
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Come e più dell’altro film di Lynch che ho avuto modo di vedere (Mulholland Drive), in Inland Empire vediamo una trama che da lineare o solo vagamente misteriosa si trasforma in un buco nero di scene spezzate, frammenti di una storia che è tante storie, che si distendono su una pellicola di circa tre ore e sembrano riflettere continuamente decine di trame, momenti e personaggi diversi o in diverse prospettive. Lynch prende uno specchio, lo pone di fronte ad una trama (potenzialmente) logica, lo rompe e ci mostra il riflesso di ogni pezzo del mosaico, che però non aiuta a ricomporre ciò che prima era un intero e che dunque non permetterà mai di vedere la trama iniziale, bensì essa in decine di dimensioni diverse, raccogliendone colori e sfumature, dettagli e luci, che non saranno mai più altro che pezzi.
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Come e più dell’altro film di Lynch che ho avuto modo di vedere (Mulholland Drive), in Inland Empire vediamo una trama che da lineare o solo vagamente misteriosa si trasforma in un buco nero di scene spezzate, frammenti di una storia che è tante storie, che si distendono su una pellicola di circa tre ore e sembrano riflettere continuamente decine di trame, momenti e personaggi diversi o in diverse prospettive. Lynch prende uno specchio, lo pone di fronte ad una trama (potenzialmente) logica, lo rompe e ci mostra il riflesso di ogni pezzo del mosaico, che però non aiuta a ricomporre ciò che prima era un intero e che dunque non permetterà mai di vedere la trama iniziale, bensì essa in decine di dimensioni diverse, raccogliendone colori e sfumature, dettagli e luci, che non saranno mai più altro che pezzi. Nonostante questo, il film è intriso, anche grazie a delle riprese intense ed ai lenti primi piani accompagnati da musiche d’atmosfera non da poco, di una carica comunicativa che per qualche motivo mi impedisce di considerarlo un film brutto..nonostante la trama non abbia un senso -o perlomeno non uno solo, razionale, nè interpretazioni che sappiano spiegarne tutte le scene. Per tre ore permette di immergersi in un vortice di sensazioni che persino lo spettatore potrebbe non riuscire a spiegarsi, a provare rassicurazione, tensione, timore, inquietudine, commozione ed arrivare alla fine con un enorme punto interrogativo senza riuscire a smettere di pensarci, finendo così a cogliere, lentamente ed a volte con un po’ di ritardo, piccoli dettagli e collegamenti che rendono la trama un intreccio sempre più ipnotico.
Laura Dern è una meraviglia, pur non eccezionale, ma adeguatissima, profonda e adatta, così come gli altri, funzionali ed altrettanto adatti. La regia merita, anche nelle sue cadute trash, ed il resto non è commentabile. E’ un film di sensazioni, non di tecnica nè di trama. Lo consiglio solo a chi è disposto ad accettare uno stile comunicativo assolutamente diverso dal consueto. Altrimenti risulterebbe, agli occhi della persona sbagliata, un film privo di senso, un’accozzaglia di frammenti insensati. Quale non è.
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andreavillani
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martedì 22 gennaio 2013
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aaa cercasi emozioni
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Inland Empire non è un film.
E' la farsa più grande che Lynch potesse fare,un buco nell'acqua,quasi come se volesse buttar via,con un colpo solo,i vari Mulholland Drive,Velluto Blu,Strade Perdute,e a momenti ci riesce pure.
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Inland Empire non è un film.
E' la farsa più grande che Lynch potesse fare,un buco nell'acqua,quasi come se volesse buttar via,con un colpo solo,i vari Mulholland Drive,Velluto Blu,Strade Perdute,e a momenti ci riesce pure.
Salvabili 40 minuti circa nei quali sembra un buon thriller,cosa che non è comunque,quando riesce a trasmettere angoscia e a farti quasi sobbalzare dalla sedia con qualche scena,ma nulla di più...pochi per una palla insensata di quasi 3 ore,con una "trama" incomprensibile,personaggi inesistenti(Jeremy Irons si sarà pentito di averne preso parte?E Laura Dern,avrà capito almeno lei il senso di questo abominio di quasi 3 ore?),aspetti che la fine risolva i mille enigmi buttati qua e la ogni 5 minuti con scene disconnesse tra loro,ed invece niente,neanche il finale,se così si può chiamare,risolve qualcosa.
Film fatto completamente a caso,e si vede che ha agito senza un copione,però sinceramente mi aspettavo di meglio da lui.
Troppo,troppo,troppo esagerato.A tratti addirittura soporifero.
Mi sono sentito letteralmente preso per i fondelli,e credo di non essere il solo.
Pensi"E' talmente brutto che può essere bello",ma sbagli di grosso:è paurosamente insensato,come quei pensieri da ubriaco che solo tu che li formuli puoi capire,e solo in quel preciso istante;il mattino dopo non avranno più senso.
Complimenti per il coraggio di averci provato,ma se potessi prendere David Lynch e innervosirlo dalla noia e dal nonsense per 2 ore e 52 minuti lo farei,per fargli capire cosa si prova a vedere questo suo film.
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kronos
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giovedì 19 luglio 2012
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effetto tavor + roipnol
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Il classico film che manda in visibilio cinefili (molto) snob e mistici laici, ma solo sui Forum ... poi nel privato delle rispettive abitazioni mai si sognerebbero di buttare tre ore di vita per rivedere roba simile.
Va detto che il film ha delle qualità, le stesse che hanno reso Lynch (piaccia o no) un grande maestro del cinema: la capacità di creare atmosfere irreali che scavano nel profondo di chi guarda grazie a un linguaggio audio-visivo fiammeggiante, da grande artista.
Ma il rifiuto di una sceneggiatura, anche solo un canovaccio, su cui basare la propria poetica, rende INLANDEMPIRE una magnifica collezione di fotogrammi d'autore proiettati a 25 frame per secondo, ma non un vero e proprio film.
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Il classico film che manda in visibilio cinefili (molto) snob e mistici laici, ma solo sui Forum ... poi nel privato delle rispettive abitazioni mai si sognerebbero di buttare tre ore di vita per rivedere roba simile.
Va detto che il film ha delle qualità, le stesse che hanno reso Lynch (piaccia o no) un grande maestro del cinema: la capacità di creare atmosfere irreali che scavano nel profondo di chi guarda grazie a un linguaggio audio-visivo fiammeggiante, da grande artista.
Ma il rifiuto di una sceneggiatura, anche solo un canovaccio, su cui basare la propria poetica, rende INLANDEMPIRE una magnifica collezione di fotogrammi d'autore proiettati a 25 frame per secondo, ma non un vero e proprio film.
Un grande edificio richiede grandi fondamenta, altrimenti crolla (o ti fa morire di noia).
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blackdragon89
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mercoledì 9 maggio 2012
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i meandri della mente secondo lynch
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Una prostituta sottomessa, un uomo in ardente ricerca di un ingresso, una ragazza in lacrime davanti al televisore. Sono queste le premesse che introducono all'impervio mondo dell'attrice Nikki Grace, la cui carriera sta per avere una svolta. Una misteriosa vicina le fa visita, frammentando ogni concezione di spazio e tempo tramite un discorso apparentemente privo di logica; i presupposti ora ci sono tutti, e la stravagante donna mostra alla padrona di casa quel ciò avverrà il giorno successivo. Nikki viene scelta per un film, ma quando il regista (Jeremy Irons) svela a lei e al co-protagnonista Devon che il soggetto è un remake dall'oscuro passato, il caos Linciano ha finalmente il suo incipit.
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Una prostituta sottomessa, un uomo in ardente ricerca di un ingresso, una ragazza in lacrime davanti al televisore. Sono queste le premesse che introducono all'impervio mondo dell'attrice Nikki Grace, la cui carriera sta per avere una svolta. Una misteriosa vicina le fa visita, frammentando ogni concezione di spazio e tempo tramite un discorso apparentemente privo di logica; i presupposti ora ci sono tutti, e la stravagante donna mostra alla padrona di casa quel ciò avverrà il giorno successivo. Nikki viene scelta per un film, ma quando il regista (Jeremy Irons) svela a lei e al co-protagnonista Devon che il soggetto è un remake dall'oscuro passato, il caos Linciano ha finalmente il suo incipit. Nulla sembra avere più senso, e il Nastro di Möbius si arrotola senza sosta in un intricato volume di eventi assurdi e inspiegabili, di cui si fatica a tenere il filo. E come aveva predetto la fantomatica vicina il tempo perde di significato, l'oggi può diventare il domani, il domani ieri; realtà, finzione e sogno si mescolano senza indugio, e persino i racconti e le visioni dei protagonisti rimandano a concetti di allucinazione e pazzia, moltiplicando all'infinito le ardue sensazioni. Nel suo lindo euforico Nikki intravede spesso un gruppo di ragazze, quasi a rappresentare le fattezze di una personalità multipla; ma si tratta veramente di Nikki, o ci troviamo al cospetto di Susan, sua controparte cinematografica? Il dilemma preponderante non fa che infittirsi, grazie anche ad abili presupposti che ne sdoppiano la corporatura. Come in "Mulholland Drive" Lynch ripropone lo strumento del film dentro il film, in modo tale da aumentare il distacco dalla realtà e incrementare le sensazioni, nascondendole però sotto un doppio velo; e così la mente si ritrova incarnata da molteplici personalità, una ragazza guarda una storia che diventa la storia, intrappolando la protagonista nel suo stesso film. Le molte facce dell'accidentato percorso si agganciano a una trama fittizia in maniera eterogenea, in una sorta di linea principale dotata di parecchie traverse, al pari quindi delle diverse interpretazioni che si prestano all'occhio dello spettatore. Gli eventi si rincorrono, in perenne fuga, fuga dalla storia o dalla mente stessa, in una cornice di un pericolo opprimente, forse proveniente dal passato e abilmente rappresentata dalla metonimia della sitcom "Rabbits", recente lavoro dello stesso Lynch.
Una struttura senza dubbio lontana dall'essere lineare, che intreccia le proprie fasi in maniera casuale, obbligando il pubblico a forzare la memoria per ripercorrere l'istante di riferimento. E tramite una duplice modalità di ripresa, amatoriale o prettamente cinematografica, la pellicola viene incollata agli occhi dello spettatore, balzando tra una prospettiva e l'altra tra i corridoi e le stanze, rendendo impossibile distinguere la linea di demarcazione tra realtà ed illusione; il simbolismo poi è pane per i denti del regista, che ancora una volta torna a raffigurare l'arcano all'interno degli oggetti, mentre l'universo tocca punti che l'immaginazione non riesce a raggiungere: in fondo alla strada è la casa dell'enigmatica vicina, in fondo alla strada avviene un omicidio, e in fondo alla strada si trova un luogo di natura ancora indecifrabile.
Un'esperienza più che un mero prodotto cinematografico, "Inland Empire" è un collage nel quale prendono vita molti degli esperimenti compiuti e non del colosso statunitense, che insieme costituiscono quello che è il suo intricato ideale della psiche umana. Una panoramica dei mondi presenti all'interno della mente, che di certo si presta puramente all'interpretazione dello spettatore, il quale ha il decisivo compito di intuirne i costumi in base a ciò che vede e sente in una miscela di immagini e suoni che non possono non dare nell'occhio. E così come il cast si presenta colmo di vecchie "conoscenze" (Laura Dern, Harry Dean Stanton, Justin Theroux e Grace Zabriskie) così il prodotto finito, dai forti contenuti esageratamente celati, è considerato adatto solo a un pubblico fedele al genere, che ne possa apprezzare quindi lo scisma dalla prassi comune.
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blindgazzo
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mercoledì 21 marzo 2012
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filmaccio
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Bel paciugo, non lascia spazio ad altro che ai conati di vomito.
Sono in causa con Lynch per la retribuzione delle 3 ore che ho perso.
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mahleriano
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venerdì 9 marzo 2012
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inland empire. due punti! adbondandis adbondandum!
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Ripensandoci bene, pur sostanzialmente senze rinnegare una virgola di quello che ho già scritto nel precedente commento, un merito questa pellicola ce l'ha avuto. Trovo infatti che ci sia un'analogia interessante fra la musica dodecafonica e questo film e ciò mi ha stimolato molto ad approfondire una tematica che avevo lasciato pendente da parecchio tempo. Di questo tipo di musica, fondamentalmente, esistono due anime, anche a tutt'oggi, e sono in parte le stesse che ebbero i due allievi di Schoenberg, Berg e Webern. Una, di Berg, più "conservativa", (ma non per questo reazionaria!). E l'altra, di Webern, estremista. Ebbene io mi colloco dalla parte di Berg e di tutti coloro che pur avendo scritto rispettando le regole dodecafoniche, hanno comunque dato un "senso" percepibile alla musica durante l'ascolto: bellissimi esempi di cosa intendo si trovano anche in Frank Martin (morto nel 1974) e in altri musicisti contemporanei.
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Ripensandoci bene, pur sostanzialmente senze rinnegare una virgola di quello che ho già scritto nel precedente commento, un merito questa pellicola ce l'ha avuto. Trovo infatti che ci sia un'analogia interessante fra la musica dodecafonica e questo film e ciò mi ha stimolato molto ad approfondire una tematica che avevo lasciato pendente da parecchio tempo. Di questo tipo di musica, fondamentalmente, esistono due anime, anche a tutt'oggi, e sono in parte le stesse che ebbero i due allievi di Schoenberg, Berg e Webern. Una, di Berg, più "conservativa", (ma non per questo reazionaria!). E l'altra, di Webern, estremista. Ebbene io mi colloco dalla parte di Berg e di tutti coloro che pur avendo scritto rispettando le regole dodecafoniche, hanno comunque dato un "senso" percepibile alla musica durante l'ascolto: bellissimi esempi di cosa intendo si trovano anche in Frank Martin (morto nel 1974) e in altri musicisti contemporanei. Nell'altro invece il senso non lo percepisco e dunque non lo apprezzo: la sua scuola ha portato a compositori come Boulez, che detesto. Così sono i gusti, del resto, e guai se fosse il contrario. Questo film è l'analogo della scuola di Webern e di Boulez. Legittima, ma per quanto mi riguarda inutile, perché manca di quel "sentire" che per me fa non poca differenza, e si colloca in un filone "razionalistico" che ben poco ha a che fare con un dato di fatto: non è il solo cervello che muove il mondo. E poiché ho una videoteca di circa 1600 film ancora da vedermi, la domanda che mi pongo è: ha un senso per un film trascurare le tantissime altre menti, talvolta geniali e non da meno di Lynch, che in modi diversi potrebbero comunicarmi ben altro? La risposta è: tempus fugit! E dunque lascio provocatoriamente questo film a chi pensa di avere energie in eterno ed esistere in eterno... :-) Ciao a tutti!
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mahleriano
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giovedì 8 marzo 2012
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inland empire. punto.
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Inutile raccontare il film perché racconto non c'è. Mi concentrerò dunque su una spiegazione del critico che commenta il film fra gli extra del dvd. Vorrei analizzare punto a punto le varie argomentazioni.
Parlando dell'incomprensibilità con la quale il film è stato percepito, il critico suggerisce: il film non deve essere compreso e vissuto come percezione cognitiva e razionale, ma vissuto come "esperienza": la mia obiezione è che se il film fosse solo composto di immagini o di musica (fra l'altro molte di Penderecki, quindi affascinanti nel contesto del film) potrei essere d'accordo sul "lasciarsi andare". Ma nel film si ostentano infiniti dialoghi oggettivamente sconclusionati. E la parola è strettamente legata alla logica.
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Inutile raccontare il film perché racconto non c'è. Mi concentrerò dunque su una spiegazione del critico che commenta il film fra gli extra del dvd. Vorrei analizzare punto a punto le varie argomentazioni.
Parlando dell'incomprensibilità con la quale il film è stato percepito, il critico suggerisce: il film non deve essere compreso e vissuto come percezione cognitiva e razionale, ma vissuto come "esperienza": la mia obiezione è che se il film fosse solo composto di immagini o di musica (fra l'altro molte di Penderecki, quindi affascinanti nel contesto del film) potrei essere d'accordo sul "lasciarsi andare". Ma nel film si ostentano infiniti dialoghi oggettivamente sconclusionati. E la parola è strettamente legata alla logica. Difficile dunque "lasciarsi andare" quando qualcosa stimola costantemente la parte cognitiva: dunque una posizione rispettabile, ma esclusivamente soggettiva e per me poco credibile. Trovo piuttosto che Lynch avrebbe dovuto rinunciare alla parola, se questo fosse stato lo scopo, piuttosto che io ad adeguarmici ad ogni costo con un atto di venerazione/sottomissione.
Il critico continua: "si ha la sensazione di essere "guardati" dal film". Non mi sembra un'osservazione particolarmente interessante: tutto il film si basa su primi piani di gente che si guarda reciprocamente, quando non guarda direttamente in camera. Il minimo che possa capitare alla lunga, dunque, è proprio di sentirsi osservati. La bella frase di Saramago citata, tratta da Cecità, di nuovo è applicabile all'intero scibile umano. Ogni cosa guarda con gli occhi di chi guarda, su ogni cosa si proietta il nostro modo di vedere. E non a caso quella frase è bella perché universale. Dunque si applica a questo film come a qualunque altro e a qualunque forma intelligibile. E dunque NON può essere citata a sostegno di questo specifico film.
Suggerisce infine un test a suo parere interessante, che ha fatto eseguire anche ai suoi studenti alla fine della proiezione: "a cosa assomigliano le maschere indossate nella sit-com?". Ebbene, il fatto che abbia ottenuto molte risposte diverse in realtà non prova nulla, per lo stesso motivo per cui la frase di Saramago non è una prova della bontà del film. Uno nessuno e centomila viene parecchio prima di Saramago, e il mondo come proiezione di sé non è una prerogativa del film di Lynch.
Senza contare, mettiamoci anche l'ironia, che se qualcuno ha risposto "pinguini" invece che "conigli", come lui riferisce, vuol dire che o non ha mai visto un pinguino in vita sua, o era talmente fatto dopo il film che avrebbe asserito qualunque cosa.
In realtà preferisco essere volutamente duro e dire che questo film è fatto da un vecchio volpone del cinema, che sa bene che le immagini che si imprimeranno di più saranno le prime e le ultime. Pensate che sia un caso che la parte più affascinante, e guarda caso, SENZA PAROLE, sia vicinissima alla fine? La risposta è no. Questo film non è avanti di 20 anni. È solo un esperimento, e qui sottolineo di nuovo che di opinione personale trattasi, che ritengo un atto di superbia assoluta e per tale motivo non salvo neanche ciò che di davvero bello può effettivamente esserci, visivamente, musicalmente e concettualmente parlando (la scena dell'accendino si, è stupenda, e proprio perché riconducibile a parametri umani).
Dica pure il professore che il film gli è piaciuto immensamente ed è epocale, ciò è più che legittimo. Ma gli argomenti che ha portato a favore mi hanno convinto decisamente poco.
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(di mahleriano)
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frankb
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martedì 31 gennaio 2012
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inland empire - recensione personale
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Salve a tutti. Ho a che fare con il film in questione già da cinque anni, e nonostante la mia tenera età dei tempi in cui lo scoprii (quattordicenne/neo-quindicenne), lo apprezzai sin dal primo fotogramma; sin dal primo istante dell'avvio della sua splendida (e sfuggente) colonna sonora. Questo film, a parer mio non va capito. La prima volta basta osservarlo; la seconda deve essere guardato, come anche la terza, la quarta, la quinta, ecc.. Non ha una storia ben precisa. Ha solamente l'incipit, elemento fondamentale per questo film, nonostante la sua APPARENTE inutilità. Tutto inizia con un'attrice che riesce ad ottenere la parte in un film, che lei tanto desidera.
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Salve a tutti. Ho a che fare con il film in questione già da cinque anni, e nonostante la mia tenera età dei tempi in cui lo scoprii (quattordicenne/neo-quindicenne), lo apprezzai sin dal primo fotogramma; sin dal primo istante dell'avvio della sua splendida (e sfuggente) colonna sonora. Questo film, a parer mio non va capito. La prima volta basta osservarlo; la seconda deve essere guardato, come anche la terza, la quarta, la quinta, ecc.. Non ha una storia ben precisa. Ha solamente l'incipit, elemento fondamentale per questo film, nonostante la sua APPARENTE inutilità. Tutto inizia con un'attrice che riesce ad ottenere la parte in un film, che lei tanto desidera. Poi, da un momento all'altro, improvvisamente, il film prende una via diversa. Una via la cui strada non la si può vedere nè recepire nemmeno con la luce più potente che ci sia. Perchè prende proprio questa via? Perchè il film viene creato dallo spettatore. La storia, le motivazioni di determinate azioni compiute dai vari attori, TUTTO viene interpretato dallo spettatore, trasformando quest'ultimo in sceneggiatore, regista, CREATORE di questo immaginifico ed allucinante film. Lynch supera sè stesso, tornando sui propri passi lasciati dai tempi di Eraserhead (film che a parer mio può essere reputato come una delle opere più "perversamente" meravigliose che la storia del cinema abbia mai veduto. Laura Dern stessa, pur non essendo una delle mie attrici preferite, in questo film riesce ad entrare in una specie di contatto psico-fisico con lo spettatore, rendendolo quasi come un Dio che giustifica tutto ciò che lei fa durante le tre ore di film (attimo più, attimo meno). Conigli (?) in una stanza, improvvise scene shock spaventosissime, dialoghi -apparentemente- privi di senso, attori semisconosciuti, bordelli, ballerine semi-nude: questi sono gli elementi che il genio di Lynch offre con estrema naturalezza (ed evidente generosità) ai suoi spettatori. Un Capolavoro. Il nostro Capolavoro. Il Capolavoro di chi guarda questo film. Verrà ricordato sempre come un'opera incredibile, e questa non è solo una sensazione, perchè anche dopo anni dalla sua uscita, molti critici ne stanno ancora parlando; e molte persone lo stanno studiando, cercando di venire a capo sul senso della storia.
P.S.= Lynch con quest'opera è riuscito a fare ciò che MAI nessun altro regista prima di lui (eccetto Kubrick con il suo 2001), cioè far partecipare in primissima persona lo spettatore in un suo prodotto, riuscendo quindi a far svanire completamente (dal punto di vista psicologico) il confine tra lo schermo (quindi una realtà astratta) e la realtà.
Una definizione per questo film: Puro Cinema.
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andrea levorato
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domenica 4 dicembre 2011
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un attacco allo spettatore violento e grottesco
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INLAND EMPIRE – L’impero della mente *****
Produzione: USA 2006
Genere: Grottesco, Drammatico
Attori principali: Laura Dern, Justine Theroux, Jeremy Irons, Julia Ormond, Harry Dean Stanton
Regia: David Lynch
Trama:
Nikki (Dern) riceve la visita di una vicina che le mostra come sarà il suo giorno di domani: ha appena avuto la parte in un film che scopre essere maledetto. L’irrazionale ha il sopravvento e Nikki non riuscirà più a distinguere la realtà dalla finzione. Ovvero il film dalla vita, diventando il proprio personaggio.
Mini recensione:
È proprio vero: tra il dire e il fare ci sta il mare.
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INLAND EMPIRE – L’impero della mente *****
Produzione: USA 2006
Genere: Grottesco, Drammatico
Attori principali: Laura Dern, Justine Theroux, Jeremy Irons, Julia Ormond, Harry Dean Stanton
Regia: David Lynch
Trama:
Nikki (Dern) riceve la visita di una vicina che le mostra come sarà il suo giorno di domani: ha appena avuto la parte in un film che scopre essere maledetto. L’irrazionale ha il sopravvento e Nikki non riuscirà più a distinguere la realtà dalla finzione. Ovvero il film dalla vita, diventando il proprio personaggio.
Mini recensione:
È proprio vero: tra il dire e il fare ci sta il mare. Mentre tra il bluff e il capolavoro ci stanno ben 3 ore di “INLAND EMPIRE”. Si perché il film di David Lynch è sia l’uno che l’altro. È un film provocatorio che attacca lo spettatore costringendolo ad essere attivo. A cosa stiamo assistendo? È reale o semplice finzione? Chi è la protagonista? Perché sta succedendo?
Il meccanismo che Lynch innesca nel pubblico è quanto di più furbo ci possa essere: lo manipola prima e, successivamente, lo addomestica. Ma i 172 minuti di durata, del suo lavoro, paradossalmente, volano via. È una reductio ad absurdum. Per metterla sul piano di Gorgia: è un discorso fatto di sola dialettica e privo di retorica. Distrugge ogni nostra certezza, ma senza volerci persuadere dopo. È il film definitivo dell’unico regista che sa filmare gli incubi. Sarà una buffonata (Lynch se la starà ancora ridendo), ma è proprio per questi motivi che “INLAND EMPIRE” è un capolavoro.
Interpretazioni:
Laura Dern ****
Justine Theroux ***
Jeremy Irons ****
Julia Ormond ****
Harry Dean Stanton ***
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