Inland Empire - L'impero della mente

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Un film di David Lynch. Con Laura Dern, Jeremy Irons, Justin Theroux, Harry Dean Stanton, Julia Ormond.
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Titolo originale Inland Empire. Drammatico, durata 172 min. - USA, Polonia, Francia 2006. - Bim Distribuzione uscita venerdì 9 febbraio 2007. MYMONETRO Inland Empire - L'impero della mente * * * 1/2 - valutazione media: 3,74 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Nel labirinto di Lynch

di Lietta Tornabuoni L'Espresso

Inland Empire è una zona residenziale ai margini di Los Angeles, ma è anche il vasto mondo interiore. Il più difficile dei film di David Lynch, almeno sinora, è incomprensibile: brandelli di fatti del passato e del presente, una donna in pericolo (è Laura Dern di Cuore selvaggio), un film nel film con il regista impersonato da Jeremy Irons, una sceneggiatura decostruita, un amore adulterino. Un caos simile a una mente umana. All'inizio una coppia non riconosce la propria stanza d'albergo. «Spogliati», ordina lui, e domanda. «Lo sai cosa fanno le puttane?». «Scopano», risponde lei e subito dopo la si vede piangere guardando la tv, mentre due uomini con teste da coniglio dalle lunghe orecchie s'accomodano su un divano. Corridoi, una infida vicina di casa, vento malefico, nebbie diaboliche, illuminazione bassa, immagini sgranate, lavorazione in digitale, atmosfera alla Twin Peaks: quasi tre ore. Per quanto si ammiri l'autore enigmatico e labirintico, è troppo. Meno male che Lynch è una persona gentile. Non che fornisca chiarimenti di merito («Cosa vogliano dire i miei film, proprio non lo so»), ma dà qualche spiegazione di metodo. Niente storie previste guidate verso il finale, dice: destrutturazione. Dice che il compito di un film è far sentire e provare qualcosa nel profondo, abitudine che si è ormai perduta: quando un film è forte, potente, la gente ha una reazione di rigetto, perché si spaventa. Dice che ama immergersi nel subconscio proprio o altrui; che il bello d'un film è che può raccontare un po' di un certo aspetto delle cose che le parole non riescono a esprimere, e passare oltre. Dice che i suoi film significano cose diverse a seconda di chi li vede, e va benissimo così: purché non siano portatori d'un messaggio o di un imperativo morale. Basta avere intuito, cioè mettere insieme intelligenza ed emozione, per comprendere ciò che prima pareva incomprensibile.
Da L'Espresso, 15 febbraio 2007


di Lietta Tornabuoni, 15 febbraio 2007

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