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L'apparente illogicità del film è spiegabile se ci si abbandona all'intuizione, vero e proprio filo di Arianna che ci consente di aggirarci nell'impero interiore di Nikki Grace: una donna che sta per recitare in un film e che si confronta con differenti aspetti della sua personalità: moglie infedele in Polonia, che ha perso figlio e marito, per colpa del suo sé negativo (il Fantasma); prostituta che si aggira nelle strade di L.A.; attrice famosa pronta a tradire il secondo marito durante il remake di un film che porta sfortuna. O forse, più semplicemente, le tre personalità sono solo possibili ruoli che potrebbe interpretare, rinchiusa in una prigione interiore in cui realtà e finzione, oggi e domani si intrecciano, mentre il suo lato più umano (la Donna Perduta) osserva altre versioni di sé stessa davanti a un televisore, con una soap interpretata da conigli che funge da passaggio dimensionale verso altri mondi interiori (come i corridoi set, o il buco sulla seta provocato da una sigaretta accesa). E tutto questo sotto l'occhio vigile e implacabile di personaggi demiurgici: la vicina di casa e l'ascoltatore silenzioso (un produttore? o una rappresentazione dell'inconscio della protagonista?) Questo è ciò che sono riuscito a decodificare dopo aver assistito all'ultimo capolavoro lynchiano. Avrei molto altro da dire ma so che lo spazio è limitato. Cosa aggiungere? Che Lynch è un genio.
Sergio L. Duma.
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