Titolo originale | Beirut |
Anno | 2018 |
Genere | Azione |
Produzione | USA |
Durata | 110 minuti |
Regia di | Brad Anderson |
Attori | Rosamund Pike, Jon Hamm, Mark Pellegrino, Dean Norris, Shea Whigham Douglas Hodge, Leïla Bekhti, Jonny Coyne, Kate Fleetwood, Alon Aboutboul, Ian Porter, Sonia Okacha, Jay Potter, Khalid Benchagra, Ania Josse, Angus John Crisford Pritchard-Gordon, Yoav Sadian, Abdesselam Bounouacha, Colin Stinton, Mustapha Touki, Youssef El Hibaqui, Aziz Attougui, Hichame Ouraqa, Charley Broderick, Nick Holder, Neal Huff, Steven P. Saeta, Nora Garrett, Larry Pine, Richard De Mayo, Anas El Akil, Zineb Srairi, Ahmed Said Arif, Ben Affan, Mohamed Zouaoui, Abdellah Chakiri, Idir Chender, Brahim Rachiki, Nicholas Woodeson, Mamoun Aouzal, Majid Essaidi, Max Kleinveld, Chaimae Ben Acha, Josh Saeta, Mohammed Tabit Ben Slimane, Mohamed Yadder, Mohamed Attougui, Jonathan Bonnici, François Aubert. |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro |
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Ultimo aggiornamento venerdì 15 giugno 2018
Un diplomatico americano fugge in Libano nel 1972 dopo un tragico incidente. Dieci anni dopo viene chiamato a Beirut dagli agenti della CIA per negoziare la vita di un suo amico. Al Box Office Usa Beirut ha incassato nelle prime 3 settimane di programmazione 4,7 milioni di dollari e 2 milioni di dollari nel primo weekend.
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"Se si smette di parlare, si comincia a sparare". Dice bene, il diplomatico Mason Skiles (Jon Hamm), nei primi minuti di Beirut, riferendosi alla situazione politica in Medio Oriente. Certo: il Libano in quel momento non è ancora straziato da una guerra civile e Beirut è considerata unanimamente "la Parigi d'Oriente". Ma quel che sta per accadere, in quegli anni Settanta destinati a entrare nella storia di tutti i libanesi e nella storia per fiction di Skiles, è esattamente la realizzazione della sua profezia.
Girata da Brad Anderson e scritta dal creatore della saga di Bourne Tony Gilroy nel 1991 (ma ci volle il successo di un film come Argo per convincere gli investitori a credere nel progetto), Beirut è la storia della caduta e del ritorno alla vita di un ex diplomatico americano, Mason Skiles, sullo sfondo della guerra civile in Libano.
Conosciamo subito Skiles, che nel '72 è in missione a Beirut, come un uomo realizzato: fine diplomatico, ama il Libano, sua moglie Nadia (Leila Bekhti) e il bambino palestinese, Karim (Yoav Sadian Rosenberg), che la coppia vorrebbe adottare. Peccato che proprio quel ragazzino nasconda un segreto pericolosissimo: suo fratello maggiore è il terrorista Abu Rajal (Hicham Ouraqa), coinvolto nell'attentato di Monaco. E deciso a strappare il fratellino dalle mani dei due americani. A qualunque costo. Quando incontriamo ancora Skiles, dieci anni dopo a Boston, ci troviamo di fronte a un uomo diverso. La sua famiglia non c'e più, il Libano è un ricordo reso opaco dall'alcool, la carriera è l'ultimo dei suoi problemi. All'improvviso, però, ecco arrivare un'offerta che non si sarebbe mai aspettato: la CIA vuole che torni in Libano, perché faccia da mediatore in una trattativa con la Milizia della Liberazione Islamica. I terroristi hanno preso in ostaggio un suo vecchio amico, l'agente segreto Cal (Mark Pellegrino), e lo vorrebbero scambiare con un prigioniero, Abu Rajal. Il terrorista che sta conducendo l'operazione ha chiesto esplicitamente Skiles come mediatore. Quel terrorista è Karim.
Su queste premesse si innesta un hostage drama teso, ben scritto, adatto agli appassionati di film di spionaggio classici, delle atmosfere alla John le Carré e a chi ama Jon Hamm, il celeberrimo Don Draper della serie Mad Men, qui in un'ottima prova d'attore.
"In questo film interpreto un uomo che ha tutto ma lo perde in maniera drammatica e lentamente, dopo la tragedia, riprende confidenza con ciò che sa far meglio: parlare, trattare, mediare, far dialogare le persone.
Jon Hamm alla presentazione di Beirut al Sundance Film Festival".
Se c'è un conflitto - ha proseguito l'attore - il modo migliore per risolverlo è affrontarlo direttamente, parlando faccia a faccia con la persona interessata. Oggi, in un mondo in cui tante conversazioni avvengono davanti allo schermo di un computer, è facile diventare cinici, smettere di ascoltare. E chiuderci nelle nostre piccole, strette, buie tane da coniglio".
Girato per motivi assicurativi in Marocco, Beirut si svolge in un momento critico per la guerra civile libanese, con la città che nel 1982 è ormai divisa in fazioni - cristiani, musulmani e israeliani - e sull'orlo del caos, a qualche mese di distanza dai massacri ai campi di Sabra e Shatila. Una guerra civile durata dal 1975 al 1990, che ha provocato 150.000 morti e un milione di rifugiati, e che il cinema ha provato altre volte a raccontare.
Per chi volesse approfondire il tema, o viaggiare cinematograficamente a Beirut, sono almeno tre i film da esplorar, a partire da L'insulto (2017), primo film libanese nominato agli Oscar, di Ziad Doueiri, ex cameraman di Quentin Tarantino, su una disputa tra un cristiano libanese e un rifugiato palestinese a Beirut.
Gli altri due film sul Libano sono West Beirut (1998), ancora di Doueiri, ambientato nella città divisa tra l'est cristiano e l'ovest musulmano, e Caramel (2007) di Nadine Labaki, sulla vita di cinque donne nella Beirut di oggi. In tv Beirut è stata raccontata dalle serie dello chef recentemente scomparso Anthony Bourdain, No Reservations e Parts Unknown, e ancora in forma di graphic novel con "Bye Bye Babylon: Beirut 1975-1979", del 2011.