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Come il cinema ci salverà dalla tivù

Non basta criticare, ci vogliono proposte, lo dicono tutti. Di Pino Farinotti.
di Pino Farinotti

In foto Clark Gable e Vivien Leigh in una scena del film Via col vento
Vivien Leigh (Vivian Mary Hartley) 5 novembre 1913, Darjeeling (India) - 7 Luglio 1967, Londra (Gran Bretagna). Interpreta Rossella O'Hara (Scarlett O'Hara) nel film di Victor Fleming, George Cukor, Sam Wood Via col vento.

lunedì 14 febbraio 2011 - Focus

Premessa
Non posseggo gli strumenti di Renato Mannheimer, ma grazie a un sondaggio personale, magari empirico, ma certo sufficientemente credibile, mirato alla televisione e ai televisivi sulla bocca e negli occhi di tutti, non ho dovuto testare tanti soggetti per avere un risultato, è bastato un campione piccolo. L'indirizzo è parso subito chiaro e posso affermare quanto segue: Fedi, Vespe, Santori, Fiori, e tanti altri, e poi grandi fratelli e roba pomeridiana di pensiero neppure debole, di nessun pensiero. Non se ne può più. Recentemente qualcuno mi ha detto "Pino, dacci qualche titolo da vedere alla fine della giornata, qualcosa di bello che ci faccia dimenticare tutto quello che la televisione ci impone." I palinsesti sono stati il mio mestiere negli anni Ottanta. Allora era marketing, era audience e share. Adesso la cosa è privata, ed è più seria. Darò le mie indicazioni, con una variazione. I film che indicherò non vengono guardati a fine giornata, ma sostituiscono, si sovrappongono ai programmi. Fuori Travaglio e Feltri, dentro Newman e Redford. Per fare due esempi.

Rai
Adesso abbiamo un "Atto di indirizzo", che di fatto dovrebbe dettare la linea editoriale della Rai. Trattasi di un documento, a firma di Alessio Butti, Pdl. E c'è già una bozza opposta, firmata da Fabrizio Morri, Pd. L'uno e l'altro ce l'hanno coi conduttori politicizzati, di uno schieramento o dell'altro. Il testo è molto articolato, in sintesi emergono due indicazioni: in certi programmi non c'è contraddittorio, mentre altri, che dovrebbero essere di satira e varietà, diventano vere e proprie tribune politiche. I nomi li sappiamo. C'è stato anche un caso esemplare. Serena Dandini avrebbe voluto trasmettere, nel suo programma "Parla con me", la sequenza finale del film Il caimano, che vede Nanni Moretti, nei panni di Berlusconi, allontanarsi in macchina mentre dal parabrezza posteriore si vedono esplodere le bombe della guerra civile. Il direttore generale della Rai, Mauro Masi ha posto il veto. Intorno alla sequenza del Caimano si possono scrivere più parole di quelle che contiene la Treccani, in favore e a sfavore. Ma non è questo il punto. Da sempre dico che la censura sarebbe comunque un male peggiore dei film (o dei programmi, o di tutto il resto) peggiori. Non è un direttore, o un supervisore, o un garante, o chiunque, che deve dire alla Dandini cosa trasmettere, è la Dandini che deve dirselo.

Sinistra
La comunicazione televisiva italiana vive, in linea generale, di grandi blocchi: i talk con un peso politico e di opinioni dove prevale la sinistra e i programmi di evasione (week end, pomeriggi) che potremmo chiamare, con aggettivo ... generoso, qualunquisti. Certo, target e culture sono diversi, magari opposti, ma alla fine i due piatti finiscono per avere quasi lo stesso peso, anche di voti. Uniti da un comune denominatore: sono insopportabili. Certo che ho generalizzato, ho estremizzato per farmi capire, ho fatto, come si dice, di ogni erba un fascio. Faccio due citazioni esemplari dei telegiornali, tutti: c'è il servizio-Ruby, cioè il peggio, e c'è piazza Tarhir al Cairo, una strepitosa notizia umana e storica, cioè il meglio. E Tarhir va salvata naturalmente, anzi approfondita.

Più volte ho scritto, anche qui recentemente, che io conosco una sola militanza, quella di difendere le discipline dalla politica. Dunque non posso avere simpatia per i soggetti che dovrebbero fare spettacolo e informazione e invece fanno politica. E so di non essere il solo. Questa guerra mediatica delle appartenenze non si ferma. Cercare di fermarla con gli atti di indirizzo, insomma con la censura, come ho detto, è peggio. Se un "opinionista" –non riesco a scrivere questo termine senza le virgolette- è grottesco, cinico, schierato con dolo, ambizioso, violento, strumento, continuerà ad esserlo, non ci saranno "atti" che tengano. La politica sarà sempre lì a sopraffare. La Rai e Mediaset sono giganti, sono voti e potere abnorme, sono governi paralleli al governo. Niente fermerà la politica, alla quale noi, noi utenti di programmi, chiederemmo educazione e anche un po' di pietà.

Starebbe all'opinionista darsi un indirizzo corretto, insomma, darsi educazione, equidistanza e onestà. Ma, ribadisco, non lo farà, per attitudine e per appartenenza, continuerà a fare il bravo soldatino, armato se necessario. Tutto questo "sopra" di noi, ormai sofferenti, ormai stremati. E mortalmente delusi perché una soluzione non c'è. Non c'è per cultura, soprattutto non c'è per "meccanica". È una formula esatta e non c'è demiurgo, o intelligenza sovrumana, o eroe, oppure uno stato nascente di buona volontà, che possa cambiare le cose. La soluzione non c'è.

Una cosa si può fare
Ma una cosa si può fare, e divento militante per la seconda volta: non vedere i programmi. Certo, sarebbe soluzione passiva, sarebbe una resa, e non deve essere così, occorre reagire ed essere più vivi. Sostituire il brutto col bello, il triste col felice, la non-qualità con la qualità. Trovare una terapia e un deterrente. Che ci sono. Sono i film, i grandi film. Alludo al cinema che ha dettato la cultura e il sentimento. Il cinema dei giganti, dei legislatori. Titoli che ormai trovi quasi solo in Dvd. Per i film di adesso basta ... andare al cinema, il 3D, i "comici", l'animazione, i blockbuster. Dunque, a nostra tutela, propongo un palinsesto alternativo alle cattive trasmissioni. Basta inserire il disco, tenersi pronti, quando parte la sigla del programma da evitare, premere "play".

Ecco le alternative. Dal programma al film. Con contrappasso e logica. A ciascuno il suo.
Che "Porta a porta" lasci lo spazio a Via col vento, così il tema di Steiner, che accompagna Vespa da tanto tempo, rientrerà nel suo alveo naturale. Quella frase musicale significa sentimento, nostalgia di nobiltà, soprattutto significa epica. Partiva dalla visone felice dalla tenuta di Tara, e introduceva Vivien Leigh e Clark Gable, adesso è la premessa all'ingresso di Rosy Bindi e Maurizio Belpietro, quando la fortuna ci assiste. Perché lì di fianco ha già accavallato la gamba la candidata escort. Via col vento e "Porta a porta", un contrappasso stridente, un triste assurdo armonico, chiamiamolo così.

Lesto
Che il pollice sia lesto, all'apparir della sigla del "Tg4", anticipando il conduttore, ad affondare sul play di un film, uno qualsiasi di Franchi e Ingrassia. Grotteschi infantili-ma-non-dannosi. Un'umiltà ridicola, un anestetico a buon mercato.

"Annozero" merita palinsesto articolato, sono segmenti scomposti da fronteggiare. Che l'utenza appresti un modello sicuro e trasversale, Clint Eastwood. Quando faceva Callaghan, giustiziere poco garante: fidarsi di lui per separare i buoni dai cattivi (e i cattivi ammazzarli già che c'eri). E al Travaglio-moment innescare Clint, al quale peraltro il giornalista-giustiziere vagamente assomiglia. E che a Santoro subentri un film storico di magnifica estetica, Il principe delle volpi. Dove Orson Welles è Cesare Borgia, intoccabile figlio del papa, che ambiva al dominio dell'Italia tutta. La storia dice che l'onnipotenza di Cesare cadde al cadere del papa-papà Alessandro VI. E che Ruotolo, baffo da ottobre '17, lasci spazio non all'abusato Potiomkin ma a Sciopero dello stesso Ejzenstejn.

In alternativa al "Tg1" propongo Frank Capra, positivo, ottimista, sognatore quasi mistico. Le facce di James Stewart e di Gary Cooper, altissimi e armonici, buoni e onesti e modelli per tutti, scalzeranno le figurine, tutte, della politica.

A fronte di "Matrix", costretto, per proprietà, marketing e prudenza ad essere ormai zibaldone onnicomprensivo, pongo i musical degli anni Cinquanta. Quelli prodotti da Arthur Freed –i cinofili sanno-. Colori, fantasmagoria, e qualità alta. Non c'erano solo Kelly e Astaire, ma spettacolo generale, con artisti chiamati dal mondo, e poi tenori, direttori di filarmoniche, e ancora acrobati, pattinatrici e nuotatrici. Metro Goldwyn Mayer meglio di "Matrix". Sì.

Ai consumatori del "Grande fratello" –e trasmissioni sorelle- appresto non cinema ma lettura. Serve un inizio, una base, una tabula da cui partire. Scelgo Plutarco con le sue Vite parallele, dove narrasi di Cesare e Alessandro, di Cicerone, Temistocle e altri giganti fondatori della cultura occidentale. L'attitudine umana e morale dell'autore certo non può guastare, anzi pare opportuna. Che gli utenti di tali programmi affrontino la fatica, certo improba e affannosa, della lettura. Anche se esercizio sconosciuto.

Che all'"Infedele" venga sovrapposto il maestro John Ford, comunicatore di principi e valori, grandi e complessi, ma con linguaggio capito da tutti. Come tutti capivano la verità di film come Furore, massimo manifesto del dolore popolare, e quella di John Wayne, un Clint Eastwood di allora, combattente a cavallo, o su un caccia o su un anfibio, per una buona causa. Insomma un po' d'azione e un po' di esterni nella fossa di Lerner.

Che al Fiore di "Ballarò" subentrino film di guerra dove il cattivo viene sconfitto. E qui do indicazioni perentorie, ricompare Clint il grande. Con Flags of Our Fathers il regista racconta la conquista da parte degli americani, dell'isola di Iwo Jima, terra sacra per i giapponesi. Nel successivo Lettere da Iwo Jima, Eastwood fa qualcosa che non era mai stato fatto, rivede la battaglia dalla parte del nemico, con rispetto, dolore, e con la stessa epica del primo film. Clint Eastwood, artista sopra la politica.

E di nuovo il promemoria: attenzione all'erba e al fascio. Per i tigì, dove le notizie cambiano veloci, si agisca agilmente di pollice per assistere a piazza Tarhir e sottrarsi al politico che seguirà.
Se riusciremo ad apprestare queste belle difese saremo un po' meno infelici. Ma saremo disinformati, dice l'altra voce. Dico che non c'è niente di male ad essere disinformati di quelle informazioni. E comunque c'è la carta, che è un po' meglio del video. Chi scrive è costretto a un momento di pensiero in più. Anche questo è un fatto "meccanico".

Alla fine di questa terapia mediatica i risultati si vedranno: la vita media del maschio passerà da 81 a 83, della donna da 84 a 87. Il consumo di ansiolitici avrà caduta verticale.

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