La storia della mitica dinastia di armatori e imprenditori protagonista di un'epoca d'oro della Sicilia dell'800. Espandi ▽
1802. Paolo Florio fugge da Bagnara Calabra devastata dal terremoto insieme alla moglie Giuseppina e al fratello Ignazio. La famiglia si rifugia a Palermo dove i Florio aprono un'aromateria che raggiunge il successo nonostante l'ostilità dei potenti locali. Alla morte di Paolo suo figlio Vincenzo rileva una tonnara ed espande i suoi affari - compresi i prestiti ad alto interesse - accrescendo la sua reputazione di imprenditore di intuito. L'incontro con Giulia Portalupi, giovane di estrazione borghese, gli farà mettere in discussione il proposito di acquisire un titolo nobiliare.
Nella figura di Florio si concentra il divario sociale insanabile nella Sicilia dell'Ottocento, e il desiderio di rivalsa di chi ritiene di meritare dalla vita un risarcimento per ciò che non ha avuto in dote. Il suo personaggio è ben delineato in sceneggiatura e molto bene interpretato da Michele Riondino, che tiene sempre a mente il Gattopardo di Burt Lancaster ma non se ne lascia dominare, proprio come farebbe Vincenzo Florio.
In generale, pur gestendo con coraggio il ricco materiale del romanzo su cui è basata, la sceneggiatura sembra non approfittare fino in fondo del respiro ampio della serialità televisiva, affidando più agli attori che al testo il compito di inserire nuance e scollineamenti.