Una famiglia ebrea deve fuggire dai nazisti da Berlino. In primo luogo fuggono a Zurigo. Da lì vanno a Parigi e infine a Londra. Espandi ▽
1933, Berlino. Anna ha 9 anni e suo fratello Max ne ha 12. Il padre è un famoso e severo critico teatrale e la madre è una pianista. Sono ebrei e nel momento in cui Hitler riesce a formare il suo primo governo in seguito alle elezioni la famiglia è costretta ad abbandonare la sua vita agiata per raggiungere rapidamente la Svizzera. Qui alloggiano in un albergo costoso nella speranza che il genitore trovi un impiego adeguato. Le cose però non vanno come sperato e i quattro debbono nuovamente partire per raggiungere Parigi. Anche lì la loro esistenza non sarà delle più facili e dovranno conoscere l'indigenza senza avere la certezza che la Francia possa diventare la loro seconda patria.
Il romanzo, in parte autobiografico, di Judith Kerr edito nel 1971 e tradotto in più di venti lingue trova la sua trasposizione cinematografica in un film non solo per ragazzi.
Caroline Link ha trovato il coraggio (grazie a una coproduzione germanico-svizzera-italiana) di affrontare un best seller da più di 50 anni per il quale ci si chiedeva per quale ragione non fosse ancora diventato un film. Questa pur pregevole realizzazione ne svela le insidie. Ciò che sulla carta rilegata funzionava (la narrazione di una progressiva deprivazione in cui però era assente l'orrore dello sterminio) rischia di diventare sullo schermo un ostacolo alla possibile empatia.