La La Land |
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Un film di Damien Chazelle.
Con Ryan Gosling, Emma Stone, J.K. Simmons, Finn Wittrock.
continua»
Titolo originale La La Land.
Commedia,
Ratings: Kids+13,
durata 126 min.
- USA 2016.
- 01 Distribution
uscita giovedì 26 gennaio 2017.
MYMONETRO
La La Land
valutazione media:
3,48
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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LO SPAZIO DELLA MALINCONIAdi ROBERT EROICAFeedback: 9266 | altri commenti e recensioni di ROBERT EROICA |
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sabato 28 gennaio 2017 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
“Alla gente piace vedere quelli che realizzano le loro passioni, perché ricorda loro quello che hanno dimenticato” dice Mia, la protagonista dello straordinario “La La Land” di Damien Chazelle. Sta parlando con Sebastian, che vorrebbe aprire un locale tutto suo, in cui si suona il jazz delle origini, quello di Charlie Parker e Louis Armstrong. Mentre lei vorrebbe fare l’attrice e forse, un colpo inaspettato della sorte, sta per regalarle una grande opportunità. Mia e Sebastian, due sognatori fuori dal tempo, sagomati nel lato meno appariscente delle colline di Hollywood, nella Los Angeles calda ed elettrica che sembra quella di “Un sogno lungo un giorno” di Coppola, altro viaggio indimenticabile negli archetipi di un genere e di un intero immaginario. In che anno siamo in “La La Land” ? Se non fosse per l’uso del cellulare non lo sapremmo definire esattamente, e si respira un’aria di classicità perduta, di echi grandiosi, di felicità irrecuperabili. E’ uno spazio della malinconia che una regia stupefacente, di Demien Chezelle, riesce a rendere fluida e accattivante. Ryan Gosling è perfetto per aderenza al ruolo, ma Emma Stone ha una forza e una intensità emotiva lacerante e, non bella e non agile, riesce ad emozionare profondamente con una interpretazione “senza pelle” di una sincerità che non può non colpire. Sacrosanta la Coppa Volpi a Venezia. Ci sono, in “La La Land” sequenze notturne magnifiche che ricordano il cinema di Minnelli (impossibile non pensare a “Dancing in the dark” durante i momenti dell’innamoramento dei protagonisti e per un attimo, quando il film, nel finale, esce da se stesso per poi rientrarvi, a “Un americano a Parigi”) e altre, coreografate alla perfezione (come l’incipit in tangenziale) che si rifanno a musicals più recenti come quelli di Bob Fosse e Milos Forman (“Hair”). E c’è la forza di un cinema americano finalmente libero e pregiudicato nel mettere, alla lettera, in scena la forza del sogno e della fantasia. Poi, ogni sogno, si sa, comporta un prezzo. E il finale, di una tristezza inaudita, rivela che siamo tutti uomini e donne del regno della pioggia. Che quando piangono scompaiono. E infatti Mia e Sebastian si lanciano un timido sorriso, per continuare ad esistere, all’interno del proprio sogno. VOTO: 10
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