Dolor y Gloria |
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Un film di Pedro Almodóvar.
Con Antonio Banderas, Asier Etxeandia, Leonardo Sbaraglia, Nora Navas.
continua»
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 113 min.
- Spagna 2019.
- Warner Bros Italia
uscita venerdě 17 maggio 2019.
MYMONETRO
Dolor y Gloria
valutazione media:
3,83
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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dolor y gloriadi ROBERT EROICAFeedback: 9266 | altri commenti e recensioni di ROBERT EROICA |
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domenica 19 maggio 2019 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Salvador Mello (Banderas) è un regista cinematografico afflitto da diversi problemi fisici che gli impediscono di tornare a lavorare sul set. Invitato dalla Cineteca di Madrid per presentare un suo vecchio classico, coglie l’occasione per fare la pace con il protagonista di quella pellicola, l’attore Alberto Crespo (Etxenia) che non rivede da oltre un trentennio. E grazie a lui ritroverà un suo antico amore di gioventù, Federico (Sbaraglia) che ora vive lontano ed è tornato nella capitale per un numero limitato di giorni e che è rimasto commosso dalla rappresentazione che di lui è stata fatta nel monologo “La dipendenza”, portata a teatro da Alberto. Solo la morte interrompe le cose, sembra dirci Pedro Almodovar in questo ventiduesimo lungometraggio, presentato in concorso al Festival di Cannes e che appare come una delle sue opere più sincere, pacate e in fin dei conti più serene. Quella che sembrerebbe una sorta di autobiografia per immagini, un 8 ½ madrileno, con il flusso di coscienza che diviene il motore della vicenda, è al contempo un fare i conti col proprio corpo (e a me è venuto in mente l’ultimo episodio di Caro diario di Nanni Moretti, anche quella una confessione, e un disegnare per parole) e con lo scorrere del tempo che passa sulle rughe sempre più presenti e con la consapevolezza che nella vita di ognuno tutto si tiene, il furore e la rabbia possono divenire dapprima tolleranza e poi comprensione, l’amore e la passione il piacere e la gioia di stare insieme. Non ci sono battute né sguaiatezze nel film, non un movimento di macchina che dimostri un’abilità particolare di regia. Ma traspare ad ogni immagine un calore umano che non può non commuovere, anche grazie ad una prova attoriale superba (non si sa chi sia meglio tra Banderas, Etxenia, Sbaraglia e la straordinaria Julieta Serrano nel ruolo della madre di Salvador, una delle muse di Almodovar) che non si otterrebbe se non si credesse davvero a quello che si fa. Almodovar non ha mai vinto Leoni o Palme e il suo cinema non è mai apparso a chi scrive davvero folgorante e necessario. Ma questo è un film senza pelle, che si offre nudo allo spettatore. Come si fa a non premiarlo ?
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