L'opera con Will Smith e Joel Edgerton stravolge i ruoli tradizionali, per divertire, riflettere e sensibilizzare. Ora su Netflix.
di Ilaria Ravarino
"È stato fantastico essere un poliziotto nero e avere qualcuno nei confronti del quale essere razzista. Non sono mai stato da quel lato del razzismo". Così Will Smith, durante lo scorso Comic-Con di San Diego, aveva commentato il suo ruolo in Bright: quello di un poliziotto razzista, appunto, costretto a lavorare in coppia con un collega che detesta. Un collega pelleverde, un collega orco. Un collega cioè di una razza che tutti, lui incluso, considerano inferiore.
Aldilà del divertissement narrativo - adattare uno storico genere cinematografico alla novità di un'ambientazione shadowrun - Bright opera un'importante rivoluzione all'interno di una tipologia di film, il buddy cop movie, che nei suoi 40 anni di storia ha sempre piazzato i personaggi afroamericani in una posizione di subalternità rispetto all'"eroe bianco".
È una regola non scritta del genere: due personalità divergenti sono obbligate a lavorare insieme, devono imparare a convivere e riescono a farlo solo in prossimità di un disastro. Uno dei due deve essere diverso. Per natura, razza, genere, politica. O colore della pelle.
Nel buddy cop movie tradizionale un poliziotto è bianco e l'altro ha origini afroamericane: la volante della polizia si trasforma così in un'incubatrice di tensioni politiche e razziali, con i due amici-nemici costretti a venire a patti con i preconcetti che nutrono l'uno nei confronti dell'altro.
Capostipite della categoria è 48 ore di Walter Hill, con la coppia Jack Cates (Nick Nolte) e Reggie Hammond (Eddie Murphy), ex detenuto libero per il tempo indicato dal titolo, costretti a unire le forze per catturare un pericoloso criminale.
Ma il film di maggior successo della categoria è senza dubbio Arma Letale di Richard Donner: qui un poliziotto nero cinquantenne (Danny Glover) viene affiancato a un agente reduce dal Vietnam (Mel Gibson) con evidenti problemi di controllo della rabbia, nella speranza che la scombinata coppia riesca a porre fine a un pericoloso traffico di droga in città. Dinamica simile per Training Day di Antoine Fuqua, con Ethan Hawke e Denzel Washington, sempre ambientato nel mondo dell'antidroga, o per Rush Hour - Due mine vaganti di Brett Ratner, con il nero Chris Tucker "accoppiato" con la megastar di arti marziali Jackie Chan, e ancora per Due agenti molto speciali di David Charhon con Omar Sy e Laurent Lafitte.
E se "l'altro" non fosse nero? In questo caso, secondo le convenzioni del genere, l'altro dovrebbe essere almeno "strano". Succede in Danko di Walter Hill, dove i poliziotti sono uno sovietico (Arnold Schwarzenegger) e uno americano (Jim Belushi), messi insieme dall'ansia di giustizia e vendetta.
Oppure può accadere che l'altro, ma capita raramente, sia una donna: va così in Corpi da reato di Paul Feig, con Sandra Bullock e Melissa McCarthy.
Più spesso, tuttavia, il partner "debole" è solo una proiezione più timida, indifesa e insicura della personalità dominante della coppia. È il caso di 21 Jump Street, con i vecchi compagni di scuola dai caratteri agli antipodi Jonah Hill e Channing Tatum, o di Sorveglianza.... speciale di John Badham con Emilio Estevez e la sua controparte sentimentale Richard Dreyfuss, o ancora di Una strana coppia di sbirri di Richard Rush con Alan Arkin e James Caan.
E poi ci sono degli esempi, di cui Bright è legittimo erede, in cui "l'altro" è, ontologicamente, "altro". Come nel caso di Alien Nation di Graham Baker, con James Caan e Mandy Patinkin, in cui una coppia di poliziotti del futuro, un terrestre e un alieno, indagano su una banda di malviventi che semina la morte nei ghetti extraterrestri del pianeta.
O ancora come in Turner e il casinaro di Roger Spottiswoode, antesignano di un sotto-sottogenere, il buddy-cop-dog movie (vedi alla voce: Commissario Rex) , in cui un poliziotto e il suo cane formano una coppia straordinariamente bene assortita.
Il contrasto, vera cifra distintiva del genere, qui è garantito: perfetto per riflettere sulla natura dell'amicizia, dell'affetto, dell'amore. E sulla capacità dei sentimenti (e del cinema) di trascendere ogni barriera.