Advertisement
The Whale è un film potente, squassante, sconvolgente. Impossibile rimanere indifferenti

Il film di Aronofsky si interroga sulla solitudine, sulla tristezza, sul dolore, e racconta in fondo le vite di tutti noi, che ripetiamo mille volte gli stessi sbagli. Può non mettere d'accordo tutti, ma per chi scrive è uno dei più belli visti negli ultimi dieci anni. Candidato a 3 premi Oscar e da oggi al cinema.
di Giovanni Bogani

Brendan Fraser (Brendan James Fraser) (55 anni) 3 dicembre 1968, Indianapolis (Indiana - USA) - Sagittario. Interpreta Charlie nel film di Darren Aronofsky The Whale.
giovedì 23 febbraio 2023 - Focus

Quando vedemmo il film per la prima volta, alla Mostra del cinema di Venezia, lo scorso settembre, lo capimmo subito. Capimmo subito che si era di fronte a un film potente, squassante, sconvolgente. Che poteva dividere. Ma che per quanto riguarda chi scrive – cerco di andarci piano – è uno dei film più belli visti negli ultimi dieci anni

The Whale, la balena. Un insegnante di Letteratura, che ha la voce profonda, che dice cose argute e interessanti. Ma che vive spiaggiato su un divano. Prigioniero di un corpo che si è gonfiato a dismisura, dopo un dolore personale fortissimo e lacerante. È come se quell’uomo fosse malato di un tumore: ma non in un organo preciso: il tumore è il suo stesso corpo, tutto intero. E alla lezioni online, la sua finestra di Zoom è un rettangolo nero. Dentro quel nero, nel fondo del fondo del pozzo, c’è lui

Lui che al fondo di tutto, ai suoi allievi, chiede – intima, implora forse – “scrivete qualcosa di vero”. Non importa che cosa, non importa che sia in una forma elegante. Importa che sia qualcosa di vero. E io in questo film su un inguardabile grassone sudato di trecento chili ci trovo molto di vero. 

Quanti di noi, anche senza pesare trecento chili come il protagonista di The Whale, sono spiaggiati in qualche modo, bloccati sopra un divano da cinghie invisibili. Quanti di noi hanno oscurato la propria finestra di Zoom o quella che ci permette di affacciarci al mondo. Quanti di noi sono incapaci di alzarsi, di presentarsi al mondo, di fare qualcosa di veramente grande, per colpa di una vergogna. Quanti di noi muoiono dentro, sperando di fare nella vita almeno una cosa buona. Quanti sono prigionieri del proprio sfascio: ma su Zoom, o su Facebook, o su Instagram, cercano di esibire una versione di sé accettabile, divertente, diversa dalla verità. 

Prigioniero del suo sfascio, quest’uomo sa che cosa gli fa male: mangiare. Ma lo fa lo stesso. Come tutti noi, che ripetiamo mille volte gli stessi sbagli, che perseveriamo nelle stesse perversioni, nel cibarci o negli approcci sbagliati con gli altri. 

Ma la nota rivoluzionaria di questo film è la vergogna che prova quest’uomo per la propria miseria umana. Un uomo intelligente, divertente, profondo, che ama il linguaggio e la creatività, e che tuttavia è diventato un corpo perso nel mare della sua stanza. Un corpo che si nutre di ricordi e di cibo, mentre la vita è qualcosa andata via, non c’è più, ma c’era. Charlie alimenta la sua malinconia – mostro vorace – ingurgitando cibo fino all’inverosimile, in una deriva inarrestabile. In un modo che ricorda il personaggio di Bonnie, la madre di Johnny Depp e Leonardo DiCaprio in Buon compleanno Mr. Grape di Lasse Hallström, obesa da quando il marito si era suicidato, diciassette anni prima, e arenata sul divano. 


CONTINUA A LEGGERE
In foto Brendan Fraser in una scena del film The Whale di Darren Aronofsky.

Aronofsky prende un testo teatrale, quello scritto da Samuel D. Hunter – uno dei drammaturghi più interessanti degli ultimi anni – e portato in scena a New York nel 2012, e poi molte altre volte. Si possono vedere spezzoni delle varie versioni teatrali di "The Whale" su Youtube. Ma quello che aggiunge è, prima di tutto – prima ancora delle scelte di regia – l’attore che sceglie. Un Brendan Fraser ripescato dagli abissi dell’oblio, un Brendan Fraser che torna protagonista dopo anni di film dimenticati o da dimenticare. Un Brendan Fraser che si porta addosso – oltre che svariati chili, di suo – il senso della sconfitta. E che dà ad ogni suo sguardo un’intensità, una dolcezza, una mestizia, un amore per gli altri che fanno volare il film. E quando ha accessi di tosse, di soffocamento, di ricerca disperata di aria, quasi non riesci a guardare. Così come nelle rarissime occasioni in cui si sforza di alzarsi in piedi, riempiendo tutta l’inquadratura, lottando con tutte le sue forze, è una figura di pathos tremendo, quasi insostenibile

Aronofsky è un regista che racconta vie crucis, martirii corporali: come quello di Mickey Rourke in The Wrestler – e a Venezia, in Sala Grande, l’applauso per Mickey Rourke, alla fine di quel film in cui “raccontava” il proprio corpo martoriato, metteva i brividi. Come ha messo i brividi l’applauso, lo scorso settembre, per The Whale. L’applauso più lungo della Mostra, con Aronofsky che indicava Brendan Fraser, e quest’ultimo che si abbottonava imbarazzato la giacca tutta spiegazzata. 

Può darsi – come qualcuno ha scritto – che Aronofsky, cinicamente, abbia sfruttato in entrambi i casi il fallimento, il disfacimento, il tramonto dei suoi attori. Ma non ha importanza: se il regista si è cibato della loro carne, delle loro cicatrici nel corpo e nell’anima, ha anche dato loro i ruoli più importanti della loro carriera

Fra quelli che hanno avuto da attaccare il film, anche quelli che hanno argomentato: “Ma perché non scegliere un attore che pesa veramente trecento chili, e che è veramente gay, per il ruolo?”. Beh, viene solo in mente quello che diceva Mastroianni a chi gli ricordava i grandi sforzi, le grandi trasformazioni fisiche degli attori americani che ingrassavano o dimagrivano come se il loro corpo fosse un palloncino da gonfiare e sgonfiare: “Ma non basterebbe recitare?”. C’è, sì, una cosa che si chiama recitare. Che porta a essere veri, fingendo di essere qualcun altro. E farlo così bene che anche il pubblico sente delle cose vere, e si emoziona. E il cinema, in fondo, è tutto qui. 


CONTINUA A LEGGERE
In foto Hong Chau in una scena del film The Whale di Darren Aronofsky.

E la regia? Aronofsky è meno esibizionista, meno virtuosistico che in altri suoi filmIl cigno nero, per dirne uno – ed è un bene. Rimane, insieme a Charlie, per tutto il film nel suo appartamento. Mentre fuori piove, piove di continuo, mentre Charlie – dentro la sua casa, le cu pareti sembra stiano per richiudersi su di lui – vive come in una sorta di arca di Noè.

Aronofsky sceglie il formato 4:3 – un formato più “quadrato”, a stringere il corpo di Charlie dentro la gabbia dell’inquadratura, come fece Xavier Dolan in Mommy, con il suo dramma da camera. E sceglie di inquadrare quasi sempre in piano medio, raramente avvicinandosi oltre la soglia del pudore visivo.  

Rimane da dire delle performance. Sadie Sink, che interpreta la figlia Ellie, la figlia abbandonata da Charlie otto anni prima, quando lui ha lasciato moglie e figlia per l’infatuazione per un giovane allievo. E Sadie Sink ingaggia con Brendan Fraser una battaglia di sguardi, gli getta in faccia tutta la rabbia e tutto il malessere che ha dentro. Quanta rabbia può avere dentro una figlia adolescente? Quanti sensi di colpa può avere dentro un padre? 

Hong Chau interpreta l’amica e infermiera, l’unica che riesce ad avvicinare Charlie, a scuoterlo, a pungolarlo, a spronarlo. L’unica che riesce a trattarlo male, in quel modo che nasconde un immenso affetto, la voglia di salvare qualcuno. Un’interpretazione magnifica, la sua. 

In sintesi. Un film che si interroga sulla solitudine, sulla tristezza, sul dolore. E su che cosa possiamo fare di buono nella vita, anche quando abbiamo già abbondantemente sbagliato tutto. Con un personaggio che – in gran parte, grazie al suo straordinario interprete – è complesso, disperato ma a tratti persino divertente, pienamente e luminosamente umano. In quegli applausi lunghissimi, a Venezia, c’era anche il mio. 


GUARDA IL TRAILER DEL FILM

{{PaginaCaricata()}}

Home | Cinema | Database | Film | Calendario Uscite | MYMOVIESLIVE | Dvd | Tv | Box Office | Prossimamente | Trailer | Colonne sonore | MYmovies Club
Copyright© 2000 - 2024 MYmovies.it® - Mo-Net s.r.l. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale. P.IVA: 05056400483
Licenza Siae n. 2792/I/2742 - Credits | Contatti | Normativa sulla privacy | Termini e condizioni d'uso | Accedi | Registrati