Anno | 2022 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Italia |
Durata | 90 minuti |
Regia di | Federica Biondi |
Attori | Caterina Shulha, Simone Riccioni, Paola Lavini, Barbara Enrichi, Lina Sastri Giorgio Colangeli, Miloud Mourad Benamara, Samuele Sbrighi. |
Uscita | giovedì 31 marzo 2022 |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,59 su 3 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 28 marzo 2022
Quattro storie ambientate ai piedi dei Sibillini, nel cuore dell'Italia. In Italia al Box Office La ballata dei gusci infranti ha incassato 60 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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È il 2016 e nella cornice dei Monti Sibillini vivono quattro famiglie. Al centro del racconto c'è Jacopo, che gira per boschi citando Dante e omaggiando ogni giorno la bellezza della natura. È figlio di Alba e Dante, un'attrice e un drammaturgo che vivono in una casa sull'Appennino Marchigiano, amandosi come fosse il primo giorno. A pochi chilometri di distanza vive Lucia, che appena abbandonata dal marito, si ritrova a gestire una fattoria da sola; mentre a iniziare un nuovo capitolo del loro amore ci sono David ed Elisabetta, in attesa del primogenito. L'ultimo arrivato è invece Don Ghali, giovane parroco africano, giunto a gestire una piccola parrocchia. Accomunati dall'appartenenza a quei luoghi, questi personaggi lo saranno presto anche da un evento tragico che scuoterà la terra.
Il film di Federica Biondi restituisce la bellezza dei monti e dedica il giusto tempo ai suoi personaggi, ma nonostante questo non raggiunge il suo intento: comunicare il senso di rinascita dopo l'urto.
Federica Biondi, al suo primo lungometraggio di finzione, arriva al cinema con La ballata dei gusci infranti, film incentrato sulle vicende di diversi personaggi uniti, oltre che dall'amore per la terra in cui vivono, anche dall'evento tragico del terremoto che nel 2016 ha interessato il Centro Italia, con epicentri situati tra l'alta valle del Tronto, i Monti della Laga e i Monti dell'Alto Aterno e i Monti Sibillini.
Scritto a sei mani con David Miliozzi e Jonathan Arpetti, La ballata dei gusci infranti è un film corale in cui, va detto subito, le interpreti femminili spiccano su quelli maschili, come l'espressiva Lina Sastri nei panni di Alba o Paola Lavini in quelli di Lucia, fattora appena abbandonata dal marito, che al contrario di lui non ha alcun timore della durezza delle montagne e della vita da allevatrice. Il film della Biondi ha il merito di provare a essere davvero un'opera incentrata sugli attimi, un film di momenti, e questa sensazione di procedere per istanti è data certamente da una scrittura che si prende il coraggio di sostare sulle storie che racconta, di dedicare il giusto tempo ai suoi protagonisti.
Ma La ballata dei gusci infranti non gode solo di questo, perché si fa forte anche di immagini che riescono a rendere onore alla bellezza dei Monti, riuscendo in fondo a scampare il pericolo di farsi subito spot per il territorio, trappola in cui spesso il cinema nostrano rischia di inciampare (spesso e volentieri riuscendoci). Ma a fronte dei lati positivi va anche detto che molti di quelli che sembrano gli intenti della regista, è come se non venissero raggiunti fino in fondo: primo fra tutti quello di veicolare un messaggio di rinascita, che viene del tutto esplicitato attraverso le parole che Jacopo urla ai monti: "Il sentiero per il paradiso inizia all'inferno".
In fondo la questione principale attorno alla quale gira il film, che è quella della tragedia del terremoto, della capacità di rinascere dopo un urto e di non rompersi mai del tutto nonostante le forti scosse (i gusci sono infranti ma in fondo assistiamo pur sempre ad una ballata), mal si incontra con tutto il resto, come se non riuscisse ad amalgamarvisi. Forse perché tutto risulta un po' didascalico, e a tratti al limite del retorico, soprattutto quando viene sottolineato da una colonna sonora invadente, di contro al senso del dramma che invece si affaccia fin troppo timidamente.
Magari è una questione di mancanza di unità, e vien da chiedersi se questo può essere dato da una linea temporale che poteva essere scandita meglio, con più precisione, o dai rapporti fra i personaggi, che hanno sì Jacopo come filo conduttore, ma che non sembrano poi in fondo condividere il proprio destino. Così pur intuendo l'intento e la volontà specifica della regista, tutto finisce comunque per arrivare a noi spettatori un po' troppo tiepidamente.
Film coinvolgente e originale in cui traspare la sensibilità di chi i fatti narrati li ha vissuti davvero sulla propria pelle. Cast modesto ma ben assortito con grandi interpretazioni dal protagonista Samuele Sbrighi a due certezze come Lina Sastri e Giorgio Colangeli. La bellezza del film sta nella trasversale possibilità per ognuno di trovare nel film il parallelo con le perdite della propria vita [...] Vai alla recensione »
Non è il solito film italiano,la comicità è dosata bene,descrive alla perfezione il luogo del sisma del 2016 e ne descrive perfettamente anche i personaggi e le persone,il cinema in italia si può cambiare con questo tipo di film,che lanciano un messaggio,come lo faceva il neorealismo nel dopoguerra,qui c'è un trauma nella popolazione marchigiana,che gli artisti [...] Vai alla recensione »
come d’autunno si levan le foglie una appresso all’altra
Tra i monti Sibillini, nelle Marche, si cela un girotondo di esistenze semplici, rurali: un parroco di origini africane appena giunto in paese, un ragazzo che vaga per i boschi declamando la Divina commedia, un drammaturgo e la moglie attrice, una donna sola con la sua fattoria, una giovane coppia in attesa del figlio e incerta se restare in un territorio familiare ma arcaico.
Tra i Monti Sibillini si intrecciano quattro storie diverse, quattro storie d'amore e speranza, ciascuna fatalmente legata a un tragico destino comune. Al centro del racconto c'è Jacopo, giovane amante della natura che gira in solitaria per i boschi declamando la Divina Commedia. I suoi anziani genitori sono Alba e ovviamente Dante, un'attrice e un drammaturgo ritiratisi in un casolare isolato sull'Appennin [...] Vai alla recensione »