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Ultimo aggiornamento lunedì 11 febbraio 2019
Una storia d'amore e la vita da homeless: quattro persone vivono un momento di profonda crisi a New York.
CONSIGLIATO NÌ
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Clara è una giovane madre che un mattino decide di prendere i suoi due figli e raggiungere New York per sfuggire al dominio di un marito poliziotto violento in famiglia. Ben presto si troveranno a condividere la vita degli homeless. In città c'è anche Marc che sta cercando di ritrovare la propria dignità come responsabile di un ristorante russo diretto dall'eccentrico Timofey. Clara avrà modo di comprendere che non è la sola a dover affrontare delle difficoltà grazie all'incontro con Alice, un'infermiera di Pronto Soccorso che conduce in modo amatoriale un gruppo di terapia psicologica e con Jeff, un giovane che sta cercando un luogo che senta come suo.
Lone Scherfig aveva raccolto il favore del pubblico e della critica con il suo film d'esordio Italiano per principianti e non aveva mancato di ottenere consensi con One Day in collaborazione con David Nicholls.
Spiace quindi verificare che al suo settimo lungometraggio, selezionato per l'apertura della 69a Berlinale, deluda con un film che la vede impegnata su argomenti importanti come sono quelli della violenza in ambito familiare e di coloro che vivono nelle strade che sottopone a un trattamento dolcificante decisamente eccessivo.
Sul cast non c'è nulla da ridire. A partire da Zoe Kazan che ha la faccia giusta per interpretare la vittima che però possiede il giusto grado di determinazione per cercare di sfuggire a quello che sembrerebbe essere un destino segnato. Lo stesso discorso vale per tutti gli altri protagonisti.
Il problema nasce da una sceneggiatura della stessa Scherfig che concede troppo alle situazioni melodrammatiche (ad esempio i figli che vengono sballottati di qui e di là con il più piccolo che scompare più di una volta lasciando tutti con il fiato sospeso) per poi tentare di interromperle con la battuta giusta o l'accento (russo/americano) sbagliato.
Sul tema degli homeless torna alla memoria il Wim Wenders di La terra dell'abbondanza che, con ben altro approccio, aveva affrontato l'argomento. Se poi si pensa che a fughe e occultamenti vari (anche con pernottamento sotto un tavolo) si aggiunge una love story, si può comprendere come due temi più che mai importanti nella realtà sociale contemporanea vengano eccessivamente diluiti esclusivamente per fare entertainment.
una sceneggiatura poco convincente ed alcuni evidenti errori troppo marcati tipo i cambi d'abito della protagonista (?), la merce rubata nei negozi (mai un campanello che suona,l'antitaccheggio) ecc....la realtà di una vita per strada credo vada approfondita e sia ben più pesante che quella narrata nel film.
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