gabs
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martedì 7 novembre 2017
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un film potente e d'impatto. un sequel che rispetta e valorizza l'originale
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un film come pochi. potente, d'impatto. 2 ore e 40 che durano neanche 10 minuti. musiche incredibili, attori al top, effetti che beh sono più veri della realtà. un autentico capolavoro. unico. sono felicissimo: hanno saputo valorizzare l'eredità del film dell'80
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cloe
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giovedì 2 novembre 2017
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molto bello
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film molto bello da vedere
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cloe
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giovedì 2 novembre 2017
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lento e stupendo
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film lento ma stupendo sotto ogni punto di vista
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svperga
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lunedì 30 ottobre 2017
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come buttare soldi al cinema
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Per cartita' del signore. Non vedevo l'ora di andarmene. Lento da morire. Meglio l'originale. L'unica cosa bella di questo film la scenografica. Il resto, attori importanti per un NULLA.....
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iuriv
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venerdì 27 ottobre 2017
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ottimo lavoro.
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Sorprendentemente un gran bel film. Pur senza poter offrire l'impatto culturale del suo illustre genitore, ovviamente, il progetto 2049 funziona molto bene.
Lo fa innanzitutto perché Villeneuve si dimostra rispettoso dell'originale, senza per questo rinunciare a un po' di stile personale. Il regista sceglie di restare legato alla visione di Scott, tentando di evolverla senza stravolgerla. Scelta che impone qualche passaggio anacronistico forse (sorry Atari, cit.), ma che restituisce intatto il fascino di Blade Rinner. Alcuni momenti sono da bocca aperta, per come la scenografia interagisce con i personaggi.
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Sorprendentemente un gran bel film. Pur senza poter offrire l'impatto culturale del suo illustre genitore, ovviamente, il progetto 2049 funziona molto bene.
Lo fa innanzitutto perché Villeneuve si dimostra rispettoso dell'originale, senza per questo rinunciare a un po' di stile personale. Il regista sceglie di restare legato alla visione di Scott, tentando di evolverla senza stravolgerla. Scelta che impone qualche passaggio anacronistico forse (sorry Atari, cit.), ma che restituisce intatto il fascino di Blade Rinner. Alcuni momenti sono da bocca aperta, per come la scenografia interagisce con i personaggi.
2049 si gioca bene le sue carte anche da un punto di vista narrativo: una trama leggermente più lineare e una sceneggiatura onesta, fanno da corollario a una storia forse meno intrisa di filosofia rispetto al primo film, ma comunque non priva di interessanti spunti di riflessione (la love story tra entità sintetiche differenti è qualcosa di intrigante per davvero). Gli esseri organici quasi spariscono dalla vicenda per lasciare spazio a una generazione di replicanti evoluta e in grado di sostituire l'umanità anche di fronte agli spettatori.
La scelta di Gosling, in questo senso, mi è parsa azzeccata: l'attore con il suo scarso campionario di espressioni, ma aiutato da un magnetismo non comune, regge bene il ruolo principale della pellicola.
Mi piacerebbe dire lo stesso di Jared Leto, o quantomeno del personaggio che è stato scritto per lui. Wallace è una sorta di santone pieno di stereotipi il cui compito è poco approfondito e suona tanto di già sentito. Del resto le imperfezioni non mancano in questo film; in particolare ho notato una certa tendenza a inserire argomenti poco attinenti al succo centrale della trama, come, ad esempio, tutto il discorso sul black out, gettato li quasi solo per raccontare un contesto.
Al di la di questo, 2049 regge il confronto alla grande. Non mi aspettavo un risultato così soddifsfacente per un'operazione tanto rischiosa. La coppia Scott -Villeneuve ha dimostrato che non esistono mostri sacri che non possono essere ripresi in mano, a patto di farlo con la giusta mentalità.
Mi piacerebbe molto che la chiudessero qui, con quel finale semi-aperto e molto evocativo, lasciando agli spettatori il compito di immaginare l'eventuale evoluzione degli avvenimenti. Ma ho molta paura che la serialità s impadronirà anche di questo brand. E io la serialità la odio.
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badlands
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giovedì 26 ottobre 2017
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a un passo dal capolavoro!
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BR è tuttora nella mia top 5 dei migliori film ma questo sequel, pur non arrivando al livello del primo, ci arriva molto vicino....
BR 2049 penso che sia qualcosa di molto vicino a un capolavoro....
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harloch74
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giovedì 26 ottobre 2017
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missione impossibile
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fare un seguito di un film come Blade runner non era facile.Era impossibile per una serie di ragioni che travalicano il concetto stesso di film.L’originale fu una bomba tanto potente capace di influenzare per due decenni un intero immaginario fantascientifico dal cinema ai fumetti agli anime.Questo Villeneuve lo Sa bene e ha saputo districarsi là dove altri avrebbero sicuramente fallito,confezionando un buon prodotto da un capolavo e prendendo con rispetto ciò che poteva prendere dall’originale.Abbiamo così una fotografia maestosa,scenari e effetti visivi plausibili all’universo di Blade Runner 30 anni dopo,ma non abbiamo momenti e personaggi veramente di culto,ma questo più che un difetto è una conseguenza,poiché rientra in ciò che intelligentemente il regista sapeva di non poter replicare.
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fare un seguito di un film come Blade runner non era facile.Era impossibile per una serie di ragioni che travalicano il concetto stesso di film.L’originale fu una bomba tanto potente capace di influenzare per due decenni un intero immaginario fantascientifico dal cinema ai fumetti agli anime.Questo Villeneuve lo Sa bene e ha saputo districarsi là dove altri avrebbero sicuramente fallito,confezionando un buon prodotto da un capolavo e prendendo con rispetto ciò che poteva prendere dall’originale.Abbiamo così una fotografia maestosa,scenari e effetti visivi plausibili all’universo di Blade Runner 30 anni dopo,ma non abbiamo momenti e personaggi veramente di culto,ma questo più che un difetto è una conseguenza,poiché rientra in ciò che intelligentemente il regista sapeva di non poter replicare.La trama forse pecca un po’ di fretta nel dare al pubblico le risposte che cercava,ma nel complesso è un seguito lineare al film del 1982.In sostanza questo film non è meglio del primo,ma più di così umanamente non si poteva fare.Villeneuve ha fatto un piccolo miracolo riuscendo a non far prendere alla storia una deriva commerciale.Film da vedere al cinema con rispetto poiché con rispetto si approccia al primo,senza cercare quei momenti,personaggi e innovazione visiva che hanno fatto la differenza tra un buon film e un capolavoro immortale.Blade Runner 2049 chiude dei cerchi in maniera dignitosa ,fa il suo lavoro,e questo dovrebbe bastare.
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gustibus
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mercoledì 25 ottobre 2017
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molta classe ma statico..troppo!
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Sono alla seconda visione,la prima al cinema visivamente molto migliore.Io adoro Villeneuve buon regista,eccezionale per "SICARIO".Non era facile fare un sequel di uno dei piu'belli film di fantascienza visionaria.Nella fotografia ineccepibile un plauso,nella sceneggiatura con inizi molto simili al film di Scott ci sono un po' di buchini.Sicuramente a meta'film ce'una lentezza esagerata,per carita'tutto e'meticoloso e curato,ma Villeneuve voleva forse fare una guerra di bravura con se stesso.E'mancata tanto la colonna sonora,ed effetti sonori che ti fanno entrare nello schermo.Peccato,se fosse stato piu'scorrevole e meno registico poteva forse avvicinarsi al primo Blade Runner.
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Sono alla seconda visione,la prima al cinema visivamente molto migliore.Io adoro Villeneuve buon regista,eccezionale per "SICARIO".Non era facile fare un sequel di uno dei piu'belli film di fantascienza visionaria.Nella fotografia ineccepibile un plauso,nella sceneggiatura con inizi molto simili al film di Scott ci sono un po' di buchini.Sicuramente a meta'film ce'una lentezza esagerata,per carita'tutto e'meticoloso e curato,ma Villeneuve voleva forse fare una guerra di bravura con se stesso.E'mancata tanto la colonna sonora,ed effetti sonori che ti fanno entrare nello schermo.Peccato,se fosse stato piu'scorrevole e meno registico poteva forse avvicinarsi al primo Blade Runner..Una nota personale,Ryan Cosling anche se ha lo stesso sguardo per ben 150minuti di visione e'stato migliore qui che in La la Land..Bando alle ciancie il film si deve vedere e collezionare col primo stupendo film di R.Scott.E'pur sempre una visione di serie A.
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xxx
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martedì 24 ottobre 2017
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di questo film se ne poteva fare a meno.
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Il film in questione lascia molto a desiderare, ma quello che più mi fa male al cuore, è che faranno pure una saga. Sono riusciti anche a stuprare un cult come Blede Runner, cosa si fa per il vile denaro.........
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andreaalesci
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lunedì 23 ottobre 2017
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blade runner 2049: quando l'atmosfera è tutto
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Trentacinque anni fa Roy Batty / Rutger Hauer ci disse una cosa che non avremmo più dimenticato:
"E tutti quei momenti andranno perduti come lacrime nella pioggia. È tempo di morire".
La verità è che sapevamo (e inconsciamente volevamo) che quello non fosse il sigillo definitivo a Blade Runner. Ed è come se la colomba liberata dal morente Roy Batty nei cieli della Los Angeles 2019 fosse stata un testimone lanciato verso il futuro. A raccoglierlo Denis Villeneuve e una troupe che, animata dallo spirito mai domo del supervisore / produttore Ridley Scott, è riuscita a riportarci dentro l’atmosfera del 1982.
Un’altra persona, insieme al regista canadese, ha reso questo Blade Runner 2049 epocale quanto il film generatore: lui è Roger Deakins, direttore della fotografia capace di disegnare ogni singola inquadratura con abilità pittorica.
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Trentacinque anni fa Roy Batty / Rutger Hauer ci disse una cosa che non avremmo più dimenticato:
"E tutti quei momenti andranno perduti come lacrime nella pioggia. È tempo di morire".
La verità è che sapevamo (e inconsciamente volevamo) che quello non fosse il sigillo definitivo a Blade Runner. Ed è come se la colomba liberata dal morente Roy Batty nei cieli della Los Angeles 2019 fosse stata un testimone lanciato verso il futuro. A raccoglierlo Denis Villeneuve e una troupe che, animata dallo spirito mai domo del supervisore / produttore Ridley Scott, è riuscita a riportarci dentro l’atmosfera del 1982.
Un’altra persona, insieme al regista canadese, ha reso questo Blade Runner 2049 epocale quanto il film generatore: lui è Roger Deakins, direttore della fotografia capace di disegnare ogni singola inquadratura con abilità pittorica. Uno che, nonostante le 13 nomination agli Oscar (mai giunte a una statuetta), con le luci ci sa fare, riuscendo a isolare le emozioni con la giusta disposizione dei fattori illuminanti. Basta pensare a una qualsiasi inquadratura dei film da lui realizzati (Le ali della libertà, Fargo, Il Grinta, Sicario) per riuscire a entrare subito nella storia, soprattutto grazie alla composizione studiata per accordarsi con le intenzioni del regista. Immaginiamo la macchina da presa come l’acqua di una moka e la fotografia come il filtro: la loro azione combinata è decisiva perché i grani di caffè (il resto della troupe) diventino la migliore tazza di caffè che possiamo sorbire.
Forse Blade Runner 2049 è la volta buona perché l’Academy assegni la statuetta a Roger Deakins, parte di un film che ha tanto da dire soprattutto una volta che sono finiti i titoli di coda. Sì, perché del film di Denis Villeneuve ci rimane addosso una rugiada di sensazioni che continuano il discorso aperto nel 1982 da Ridley Scott e mettono in moto un’interessante comparazione con l’Alien: Covenant del cineasta britannico. L’atto della creazione è al centro della storia, il diritto ad autodeterminarsi che è comune ai replicanti di Blade Runner e agli androidi di Alien. Un punto di contatto fra Scott e Villeneuve così come l’intenzione della Scott Free Production di dare continuità alla saga uscita dalla mente di Philip K. Dick.
Siamo dentro uno spettacolo visivo eccezionale in cui sappiamo chi abbiamo di fronte: l’agente K (Ryan Gosling) è un replicante Nexus 9 in forza alla LAPD col compito di ritirare i vecchi modelli ancora in circolazione; modelli come Sapper Morton (interpretato da un grandissimo Dave Bautista), che i cultori del film avevano già visto in uno dei tre cortometraggi di “avvicinamento” al film e intitolato 2048: Nowhere to Run (regista Luke Scott). Tre corti voluti da Villeneuve per rendere più completa allo spettatore l’esperienza Blade Runner; gli altri due sono 2036: Nexus Down ancora di Luke Scott e Black Out 2022 di Shinichiro Watanabe.
Tutto ha origine in quell’angolo di metropoli dove Morton si è nascosto per coltivare proteine, lì dov’era cominciata la storia di un replicante che potrebbe essere più umano degli umani; e tutto ha davvero inizio quando il Nexus 8 Sapper Morton dice all’agente K che lo sta per “ritirare”:
"Because you’ve never seen a miracle".
Il miracolo di una vita artificiale non solo creata. Ma il miracolo di una vita che è nata. Poco dopo, sotto un albero morto, l’agente K rinverrà una cassa contenente le ossa, perfettamente conservate, appartenenti a una replicante. Incinta. Ecco il principio dell’avventura che vedrà K inseguire a ogni costo l’agente Deckard scomparso trent’anni prima e zittire così una rivelazione che può cambiare ogni cosa. Mettere tutto a tacere come vuole il capo della polizia, il tenente Joshi (Robin Wright).
La scrittura di Blade Runner 2049 ritrova alla tastiera—in coppia con Michael Green— quell’Hampton Fancher che Scott escluse nel mezzo del film del 1982 (salvo poi richiamarlo). Ed è una sceneggiatura che si salda alla perfezione alla storia-madre, trovando in Niander Wallace (Jared Leto) un sostituto ancora più cupo di Eldon Tyrell della Tyrell Corporation. Wallace ha salvato l’umanità dalla fame grazie alla bioingegneria e ha fondato un impero che ha creato nuovi immortali modelli di replicanti.
E va ad Hampton Fancher anche il merito di aver riportato dentro la storia un aspetto che era stato tralasciato nella prima trasposizione cinematografica di Ma gli androidi sognano pecore elettriche? Si tratta del kipple che ammorba ogni anfratto della Los Angeles del romanzo, l’informe massa di detriti che scorre viva fra le pagine del libro e che qui l’agente K attraversa nella periferia della città, scoprendo il nervo aperto di una metafora ambientale già cara allo scrittore americano.
Anche nel 2049 siamo in un mondo che non riesce a redimersi dalle sue colpe contro il pianeta Terra, già trent’anni prima bombardato da piogge acide. Eppure ora c’è la neve a scendere come fuliggine sulle teste di uomini e replicanti; forse c’è una speranza sottile come polvere, nebulosa come lo smog dove scompare la silhouette di Ryan Gosling, al centro di frame che sono veri e propri quadri.
La ricerca di un senso dell’identità è lo scheletro di un’opera che nei suoi 163 minuti ci immerge nell’atmosfera dell’originale fra degrado urbano e luci al neon che gridano i nomi di Atari, Coca-Cola, Sony, Peugeot, fra prostitute come Mariette (Mackenzie Davis) che strizzano l’occhio alla sexy Pris / Daryl Hannah, e con in più la tecnologia del XXI secolo che sa disegnare il personaggio dell’intelligenza artificiale Joi (Ana de Armas), per i fan di science fiction un aggiornamento inimmaginabile della donna virtuale del 6° Giorno (Roger Spottiswoode, 2000).
Più di tutto, Blade Runner 2049 ci immerge nel grande cinema, facendoci incontrare soltanto nella parte finale Rick Deckard (Harrison Ford) e la spiegazione di un enigma che l’agente K è andato inseguendo come fosse un uomo nato dall’amore. Allora, nel bianco della neve, l’agente K si congeda (davvero?) mentre la musica di Vangelis, orchestrata da Hans Zimmer e Benjamin Wallfisch, entra come un calco della scena liberatoria di trentacinque anni prima e ci accompagna verso il finale. Forse, però, non è ancora tempo di morire.
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