weachilluminati
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sabato 7 ottobre 2017
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un plagio autorizzato da ridley scott
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Blade Runner 2049
Un plagio autorizzato da Ridley Scott
Un capolavoro è frutto di concomitanze ,spesso imponderabili, sopra a tutto è evento speciale, un dono degli Dei non assemblabile.
Blade Runner 1982 è vero capolavoro di fantascienza
Remake o sequel che sia poco conta Blade runner 2049 parte penalizzato perché non cerca mai una sua via, e quindi implode fragorosamente sprovvisto di una struttura autonoma narrativa .
L’esercizio di riprodurre l’ambientazione di Blade Runner 1982 diviene copia incolla senza anima,leziosa, senza orizzonti.
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Blade Runner 2049
Un plagio autorizzato da Ridley Scott
Un capolavoro è frutto di concomitanze ,spesso imponderabili, sopra a tutto è evento speciale, un dono degli Dei non assemblabile.
Blade Runner 1982 è vero capolavoro di fantascienza
Remake o sequel che sia poco conta Blade runner 2049 parte penalizzato perché non cerca mai una sua via, e quindi implode fragorosamente sprovvisto di una struttura autonoma narrativa .
L’esercizio di riprodurre l’ambientazione di Blade Runner 1982 diviene copia incolla senza anima,leziosa, senza orizzonti.
Con rispetto per chi lavora nel cinema riconosco al film solo un merito estetico innovativo , una scena che entrerà negli annali del cinema di fantascienza : la mirabile scena dell’intelligenza artificiale che si insinua nel corpo umano per agire su piano fisico nel approccio amoroso.
Qui esaurisco il mio breve commento anche perché poco vi è da dire
Cordialmente
weachilluminati
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paolp78
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sabato 7 ottobre 2017
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si intravede un grosso sforzo
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Blade Runner, quello originale del 1982, era uno dei pochi capolavori di fantascienza a non aver miracolosamente avuto dei seguiti.
A distanza di 35 anni esce questo sequel, che rischia di essere accolto con scetticismo e magari anche con livore da parte dei fans incalliti dell'originale.
Personalmente supero questi problemi considerando il primo film un'opera a se stante, punto e basta: questo seguito non cambia nulla rispetto alla completezza della prima pellicola.
Per quanto riguarda prettamente "Blade Runner 2049" si deve dire che è un'opera evidentemente molto studiata e ben lavorata.
Le atmosfere che avevano fatto la grandezza del primo Blade Runner, non vengono rese nello stesso modo, ma questo francamente c'era da immaginarselo.
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Blade Runner, quello originale del 1982, era uno dei pochi capolavori di fantascienza a non aver miracolosamente avuto dei seguiti.
A distanza di 35 anni esce questo sequel, che rischia di essere accolto con scetticismo e magari anche con livore da parte dei fans incalliti dell'originale.
Personalmente supero questi problemi considerando il primo film un'opera a se stante, punto e basta: questo seguito non cambia nulla rispetto alla completezza della prima pellicola.
Per quanto riguarda prettamente "Blade Runner 2049" si deve dire che è un'opera evidentemente molto studiata e ben lavorata.
Le atmosfere che avevano fatto la grandezza del primo Blade Runner, non vengono rese nello stesso modo, ma questo francamente c'era da immaginarselo. Tuttavia benchè fosse impossibile ricreare in scena quella Los Angeles cupa, radioattiva e caotica, pare che qui il regista abbia deliberatamente voluto scegliere atmosfere diverse (giustificate dal fatto che rispetto al primo capolavoro, questo viene ambientato 30 anni dopo). La nuava ambientazione si caratterizza per essere più arida e fredda: tutto sommato devo dire che non mi è dispiaciuta, benchè ovviamente non all'altezza della prima.
Molto approfondita la ricostruzione della società futuristica e distopica; bene sviluppata la tematica dei replicanti-schiavi e dell'ingiusta sorte che gli tocca.
La grandezza dei personaggi del primo film non è neppure sfiorata (quelli restano indimenticabili, questi li dimenticherò subito).
La storia è molto più intricata e complessa rispetto a quella (apparentemente) semplice e diretta del primo: comunque in definitiva funzionano entrambre. Certo in questo secondo caso il lavoro di sceneggiatura era complicato dalla necessità di collegare in qualche modo le due storie, ma tutto sommato ci si è riusciti egregiamente.
Bella la trovata della donna virtuale, una novità che ha ben funzionato.
Il ruolo di Gosling in definitiva non è l'omologo di quello interpretato da Ford nel capolavoro del 1982, quanto una via di mezzo tra quel ruolo e quello che era stato di Rutger Hauer.
La trama sembra congeniata in modo tale da lasciar aperta la strada per un seguito ... staremo a vedere.
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francescodf
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sabato 7 ottobre 2017
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vivere di rendita
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Fermo restando che, personalmente, non ho approvato l'idea di trasformare Blade runner nell'ennesimo franchising cinematografico che produrrà Dio solo sa quanti seguiti e si risolverà nell'ennesimo conflitto globale tra umani e ciò che loro stessi hanno creato, non posso che ritenere questo singolo film come un’opera discreta ma niente di più. La vicenda, infatti, non è di per sè particolarmente interessante e non stimola più di tanto lo spettatore, che dapprima intuisce facilmente gli sviluppi della trama, poi viene (parzialmente) smentito con trovate narrative che non lasciano il segno e non tolgono l’impressione di un prodotto inutilmente appesantito che avrebbe potuto tranquillamente durare un’ora in meno.
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Fermo restando che, personalmente, non ho approvato l'idea di trasformare Blade runner nell'ennesimo franchising cinematografico che produrrà Dio solo sa quanti seguiti e si risolverà nell'ennesimo conflitto globale tra umani e ciò che loro stessi hanno creato, non posso che ritenere questo singolo film come un’opera discreta ma niente di più. La vicenda, infatti, non è di per sè particolarmente interessante e non stimola più di tanto lo spettatore, che dapprima intuisce facilmente gli sviluppi della trama, poi viene (parzialmente) smentito con trovate narrative che non lasciano il segno e non tolgono l’impressione di un prodotto inutilmente appesantito che avrebbe potuto tranquillamente durare un’ora in meno.
Blade runner 2049 a mio avviso punta prevalentemente sulla suggestione visiva che ispira il suo mondo arido e cupo dove le luci sono perlopiù quelle dei led pubblicitari e dove costruire strutture mastodontiche sembra quasi un imperativo. Sotto questo punto di vista il risultato è sicuramente raggiunto ma la durata si fa comunque sentire e sembra finalizzata solo a dare al film la parvenza della stessa grandezza del capostipite, obiettivo totalmente mancato. E non è solo l’eccessiva dilatazione della trama a nuocere, ma anche la trama stessa sotto diversi aspetti. Le spiegazioni sono troppe e discontinue, alcuni passaggi narrativi sono poco chiari e certi personaggi (Jared Leto su tutti) hanno una caratterizzazione troppo forzata. Anche alcuni rimandi all’originale (vedi la sequenza finale di K) non creano affatto lo stesso pathos e rimangono fini a sé stessi.
In definitiva un film godibile soprattutto per chi ha adorato le atmosfere del primo, qui riproposte in pompa magna con alcuni scenari davvero evocativi, ma chi si aspetta una trama dello stesso spessore rimarrà deluso e, come è successo a me, lo riterrà un mero ponte per successivi capitoli che trasformeranno Blade runner nell’ennesimo prodotto di mercato.
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laurence316
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sabato 7 ottobre 2017
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teniamoci l'originale...
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... e, Hollywood, basta con questi sequel, prequel e remake
Dove sono le idee originali?
Fare un seguito a ben 35 anni di distanza di uno dei più grandi film di fantascienza, oggetto di culto per schiere di appassionati, era impresa ardua (e non si sa quanto auspicabile). Se ne parlava già dalla fine degli anni '90 ma, dopo diversi avvicendamenti, la patata bollente è infine passata a Villeneuve (il regista di Arrival) che, forte della sceneggiatura di due veterani del cinema (dei quali uno, Fancher, era sceneggiatore anche del primo film), si cimenta nell'impresa realizzando un film per molti versi anche interessante seppur mai neanche lontanamente paragonabile all'originale.
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... e, Hollywood, basta con questi sequel, prequel e remake
Dove sono le idee originali?
Fare un seguito a ben 35 anni di distanza di uno dei più grandi film di fantascienza, oggetto di culto per schiere di appassionati, era impresa ardua (e non si sa quanto auspicabile). Se ne parlava già dalla fine degli anni '90 ma, dopo diversi avvicendamenti, la patata bollente è infine passata a Villeneuve (il regista di Arrival) che, forte della sceneggiatura di due veterani del cinema (dei quali uno, Fancher, era sceneggiatore anche del primo film), si cimenta nell'impresa realizzando un film per molti versi anche interessante seppur mai neanche lontanamente paragonabile all'originale.
Per non incorrere in cocenti delusioni è perciò necessario giudicare il film nella sua unicità evitando spiacevoli paragoni con il film di Scott che si rivelerebbero tutti a sfavore di questo Blade Runner 2049. Che, comunque, presenta lo stesso i suoi bei difetti, anche se giudicato come film autonomo.
Tra lentezze e lungaggini
Innanzitutto, impiega veramente troppo tempo a partire, una buona oretta e forse anche più si poteva tranquillamente tagliare senza perdere proprio un bel niente in termini di storia ed atmosfera, ed anzi guadagnando in concisione e compattezza. E non si tratta di una questione di lentezza in sé, dato che anche il primo Blade Runner aveva nel ritmo sostenuto uno dei suoi punti di forza, ma di lentezza spesso ingiustificata, considerando il fatto che gran parte delle scene mostrate in questo lasso di tempo non hanno una così grande influenza sulla trama e nemmeno hanno la funzione di creare l’atmosfera (se quella era l’intenzione si poteva raggiungere lo scopo anche in molti meno minuti).
Il sapore fortemente derivativo
E, tra l’altro, bisogna dirlo, cedendo per la prima e l’unica volta ad un paragone con il film di Scott, l’atmosfera di questo seguito ha ben poco di originale ed anzi sa molto, molto di già visto (c’è poco di nuovo e allora viene da chiedersi cosa dovrebbe impedire allo spettatore di andare direttamente alla fonte, recuperando quel capolavoro della fantascienza cinematografica che è il primo Blade Runner, evitando di perdere tempo con opere derivative).
La sceneggiatura, fintamente complessa, annacquata e poco consistente, e il finale
Un altro punto dolente di Blade Runner 2049 è la sceneggiatura. Che non solo si dilunga inutilmente ma, come se non bastasse, orchestra un colpo di scena finale che è solo irritante e fastidioso e che, semplificando per evitare spoiler, rovescia le carte in tavola facendo assumere al film i connotati del mero prologo di qualcosa di ben più vasto e grandioso che, evidentemente, è previsto per il futuro (insomma, un clamoroso finale aperto che lascia la storia principale e più interessante, riguardante un prossimo conflitto tra due opposte fazioni, a data da destinarsi [sempre che poi del film venga effettivamente prodotto un seguito]).
Un colpo di scena che riguarda anche il protagonista di questo film, l’agente K, e che, retrospettivamente, porta a chiedersi quale sia stato il senso di assistere ad un film, tra l’altro di oltre due ore e mezza, che non conclude un bel niente di fatto e, di conseguenza, non aggiunge neanche un bel niente a quanto detto in precedenza nel film dell’82. E che anzi lascia, come detto, gli sviluppi più interessanti a chissà quando (magari un ulteriore seguito ad altri 35 anni di distanza, nel 2052).
Ma quale villain
E poi colui che dovrebbe sostanzialmente fare la parte del “cattivo” di turno, il Neander Wallace interpretato da J. Leto, non compare quasi mai e si rivela alquanto inutile (probabilmente anche quest’ultimo avrà un ruolo maggior in un ideale prossimo capitolo, chi lo sa).
Ma quale capolavoro
Insomma, Blade Runner 2049 rivela sempre più, man mano che si sviluppa, la sua mera natura di blockbuster industriale d’intrattenimento senza una visione propria ben definita. Non che questo sia necessariamente di per sé un male, ma date le pretese filosofiche che accampa forse sarebbe stato lecito aspettarsi qualcosina di più di un paio di belle scene, di un ottima fotografia e di diversi ottimi effetti speciali. Tutto caratteristiche che lo accomunano a schiere di altri film che però nessuno giudica grandi traguardi dell’arte cinematografica, né tra i migliori sequel della storia del cinema né tanto meno dei capolavori (come sempre più spesso accade la critica d’oltreoceano si è lasciata un po’ andare in una profusione di elogi non molto meritati).
Il film di Villeneuve è un film di puro intrattenimento e non un’opera d’arte né un nuovo traguardo della fantascienza cinematografica che, appunto, oltre ad un paio di buone sequenze (quella al rifugio di Deckard in una Las Vegas post-apocalittica e quella finale) offre ben poco (e ripara in una scontata scazzottata per risolvere la faccenda).
Che cosa rimarrà di questo film?
E’ difficile immaginare che questo Blade Runner 2049 farà ancora parlare di sé tra 35 anni, è difficile immaginare che diventerà un nuovo cult movie ed è difficile immaginare che anche solo una persona sarà in grado di nominare una singola sequenza veramente memorabile di questo film, una singola sequenza veramente eccezionale in cui si distingua dal Blade Runner di Ridley Scott sulle cui spalle si appoggia per gran parte della durata, una singola citazione veramente da ricordare (i tempi delle cose che nessun umano potrebbe mai immaginare a quanto pare sono finiti da un pezzo).
Concludendo, è un film che si lascia guardare, ad eccezione di alcuni momenti in cui rallenta un po’ troppo, che si può vedere se non altro per curiosità, un film discreto che però non impressiona più di tanto e che, in fin dei conti, poteva essere molto meglio (i presupposti, dopotutto, c’erano tutti)
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(di pietrosg)
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zakalwe
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sabato 7 ottobre 2017
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vangelo e non vangelis
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Manca la colonna sonora. Proprio non c'è. Non so perché non abbiano chiesto a Vangelis, dato che Ford e Olmos ci sono ancora.
La trama poi, è vecchia di 2049 anni. È un film sulla Natività e sul nuovo Messia, figlio ibrido e impossibile della specie dei creatori (Uomo) e quella delle creature (Replicanti) — Miracolo, miracolo! — celato e nascosto agli occhi del moderno Erode e venerato dagli ultimi, i reietti, i lavori pelle, che vedono in lui la possibilità di riscatto sociale e sono disposti a dare la vita, piuttosto che rinnegare la loro fede. Se ci avessero messo la colonna sonora di Ben Hur, sarebbe stato meglio. Zimmer che mi combini?
Peccato. Davvero, visto il dispiegamento di mezzi e risorse per questo film.
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Manca la colonna sonora. Proprio non c'è. Non so perché non abbiano chiesto a Vangelis, dato che Ford e Olmos ci sono ancora.
La trama poi, è vecchia di 2049 anni. È un film sulla Natività e sul nuovo Messia, figlio ibrido e impossibile della specie dei creatori (Uomo) e quella delle creature (Replicanti) — Miracolo, miracolo! — celato e nascosto agli occhi del moderno Erode e venerato dagli ultimi, i reietti, i lavori pelle, che vedono in lui la possibilità di riscatto sociale e sono disposti a dare la vita, piuttosto che rinnegare la loro fede. Se ci avessero messo la colonna sonora di Ben Hur, sarebbe stato meglio. Zimmer che mi combini?
Peccato. Davvero, visto il dispiegamento di mezzi e risorse per questo film. Si salva forse Cortana (l'amore virtuale dell'agente K — niente di nuovo, per carità: tutto già descritto da William Gibson 30 anni fa) che preannuncia la degenerazione narcisistica dell'io nel prossimo futuro. Ci sono già individui infatuati degli assistenti vocali del proprio smartphone. Il salto è breve.
No, non ci siamo. Di questo film mi rimarranno poche suggestioni. Non mi accontento di un upgrade digitale delle scenografie del primo Blade Runner, per quanto gradevole e ben confezionato.
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chilipalmer
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sabato 7 ottobre 2017
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un bel polpettone in gola, cane a parte.
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Comincerei dal cane. Non lo sceneggiatore a quello ci torniamo. l'unico attore con un briciolo di espressività è il simpatico e pulcioso cane di Ford che oltre a scolarsi liquore porta all'unica battuta degna del polpettone spaziale: 'è vero?' chiede Goslin, risponde Ford ' chiediglielo'. Il resto è una orrenda scopiazzatura di tutto. Scenografie spaziali e musiche le parti peggio copiate. vangelis dovrebbe citare i produttori per danni: un gingle ricopiato male e con batteria tecno da far rabbrividire. La simpatica Milady Wright recita davvero da cani e la scenetta esistenziale della stanza bianca fa ridere come pure la mono espressione dell'ottimo Leto che appannato a più non posso è salvato dalle splendide scenografie acquatiche che lo circondano.
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Comincerei dal cane. Non lo sceneggiatore a quello ci torniamo. l'unico attore con un briciolo di espressività è il simpatico e pulcioso cane di Ford che oltre a scolarsi liquore porta all'unica battuta degna del polpettone spaziale: 'è vero?' chiede Goslin, risponde Ford ' chiediglielo'. Il resto è una orrenda scopiazzatura di tutto. Scenografie spaziali e musiche le parti peggio copiate. vangelis dovrebbe citare i produttori per danni: un gingle ricopiato male e con batteria tecno da far rabbrividire. La simpatica Milady Wright recita davvero da cani e la scenetta esistenziale della stanza bianca fa ridere come pure la mono espressione dell'ottimo Leto che appannato a più non posso è salvato dalle splendide scenografie acquatiche che lo circondano. Anche dopo trenta minuti di tagli obbligati sarebbe comunque inguardabile. Spero che Scott fratello che collaborò con Ridley al primo Blade Runner non si rivolti nella tomba. Inutile più di tutto la girlfriend virtuale di Goslin che solo nudame gigante sembra avere un senso nella storia. Insomma una patacca spaziale in tutto. Peccato. Chiudo come promesso: consiglierei l'esilio allo sceneggiatore per evitare il linciaggio. Voto 1 e mezzo.
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[+] anch'io adoro il vero cinema,
(di citizenkane)
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zoomhifi
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sabato 7 ottobre 2017
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che delusione ......
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Dopo aver letto le critiche americane entusiasmanti, mi sarei aspettato quanto meno un film coinvolgente. Nulla di tutto ciò..... purtroppo Film lento pesante privo di coinvolgimento. Promossi a pieni voti effetti audio ( di grande qualità ed impatto ) e visivi . La colonna sonora si rifa' sulle note del primo capitolo. Ho costretto dei miei amici ad accompagnarmi a vedere questo film dando loro le massime rassicurazioni sulle base delle recensioni americane . Risultato ... 2 di loro si sono addormentati...... Devo dire la verità : Questo film non mi è piaciuto , non mi ha lasciato nulla , ne tanto meno la voglia futura di rivederlo .
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zakalwe
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venerdì 6 ottobre 2017
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vangelo e non vangelis
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Premesso che la colonna sonora per me è latente - Hans Zimmer dove sei? - possiamo al limite parlare di effetti sonori. Se ci abbiamo messo dentro Harrison Ford, potevamo anche metterci Vangelis di nuovo, no? Ma forse ha preferito non metterci la faccia. E come biasimarlo.
La trama è vecchia di 2049 anni! La stirpe dei creatori (gli umani), mette incinta una delle creature (i replicanti) - miracolo, miracolo! Il moderno Erode da la caccia al nuovo messia, partorito in segreto fuori dalla città e nascosto grazie al sacrificio di tutti i poveri e gli oppressi (replicanti e simpatizzanti) che credono nel miracolo e nella redenzione.
Insomma, un bel remake dei Vangeli. Peccato davvero per la colonna sonora.
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Premesso che la colonna sonora per me è latente - Hans Zimmer dove sei? - possiamo al limite parlare di effetti sonori. Se ci abbiamo messo dentro Harrison Ford, potevamo anche metterci Vangelis di nuovo, no? Ma forse ha preferito non metterci la faccia. E come biasimarlo.
La trama è vecchia di 2049 anni! La stirpe dei creatori (gli umani), mette incinta una delle creature (i replicanti) - miracolo, miracolo! Il moderno Erode da la caccia al nuovo messia, partorito in segreto fuori dalla città e nascosto grazie al sacrificio di tutti i poveri e gli oppressi (replicanti e simpatizzanti) che credono nel miracolo e nella redenzione.
Insomma, un bel remake dei Vangeli. Peccato davvero per la colonna sonora. Anche quella di Ben Hur ci starebbe stata meglio.
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paperinik
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venerdì 6 ottobre 2017
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piacevole come una coda in tangenziale
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Prova a scimmiottare le atmosfere del 1982. Anche il provero Ryan, talentuosissimo attore assolutamente inutile per mantenere l'espressività dei più recenti 007, fa di tutto per risultare insignificante quanto lo era stato il Deckard di 35 anni fa.
Bella fotografia e alcune belle idee: niente da dire.
Trama sonora indecente e sceneggiatura con voragini inimmaginabili.
E la noia che regna sovrana.
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mokujohn
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venerdì 6 ottobre 2017
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le regole del sequel
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A 30 anni di distanza dalle vicende del detective Deckard e dei replicanti Nexus 6, ci ritroviamo a seguire il lavoro di un giovane Gosling nei panni dell'agente di polizia K. La missione è sostanzialmente la stessa: rintracciare dei replicanti (stavolta Nexus 8s) usciti dal controllo degli umani e "ritirarli". Fin dal primo incontro-scontro con uno dei Nexus, la storia si complica. L'ombra di un "evento miracoloso" ed il ritrovamento di una misteriosa cassa sepolta ai piedi di un vecchio albero, deviano la missione verso obiettivi ben più importanti ed insinuano un dubbio nella mente dell'agente, che accompagnerà il protagonista ed il pubblico per tutta la durata del film. Ritroviamo una Los Angeles apparentemente cambiata in seguito ad eventi epocali.
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A 30 anni di distanza dalle vicende del detective Deckard e dei replicanti Nexus 6, ci ritroviamo a seguire il lavoro di un giovane Gosling nei panni dell'agente di polizia K. La missione è sostanzialmente la stessa: rintracciare dei replicanti (stavolta Nexus 8s) usciti dal controllo degli umani e "ritirarli". Fin dal primo incontro-scontro con uno dei Nexus, la storia si complica. L'ombra di un "evento miracoloso" ed il ritrovamento di una misteriosa cassa sepolta ai piedi di un vecchio albero, deviano la missione verso obiettivi ben più importanti ed insinuano un dubbio nella mente dell'agente, che accompagnerà il protagonista ed il pubblico per tutta la durata del film. Ritroviamo una Los Angeles apparentemente cambiata in seguito ad eventi epocali. Nelle viste aeree, ogni cosa sembra, ora, replicante. Gli edifici, i campi sconfinati di pannelli fotovoltaici, le serre per coltivazioni intensive. Tutt'altro discorso invece, per le scene a terra, molto più rare rispetto all'episodio di Scott, ma che danno un'immagine della situazione simile a quella del 2019. Nelle strade e negli edifici domina ancora il caos, con accenni di "rabbia sociale", di cui non si aveva traccia nel primo episodio. Un caos ribelle a cui più in là si affiancano simboli di vita sottomessa o relegata a paesaggi più alieni che terrestri: i bambini, fra i rifiuti, schiavizzati; le api ed un fiore, unici organismi naturali ad attirare immediatamente l'attenzione del protagonista. Alcune sono le percezioni molto nette che si hanno in sala e nel post visione: Villeneuve ha creato un'opera bilanciata. Nonostante la durata, il "passaporto hollywoodiano" e l'inevitabile "ansia da botteghino", il canadese è riuscito a mantenersi in equilibrio evitando eccessi, risparmiando eventi insensati alla trama, gestendo in maniera magistrale il budget a disposizione, la troupe, il cast. Ma questo equilibrio rivela anche i limiti della sceneggiatura. I personaggi e la trama aggiungono poco ai contenuti espressi decenni prima. La sceneggiatura ha una lieve tendenza all'esplicitazione di ruoli e comportamenti, rischiando di appiattire il mistero del proseguimento. Il concetto di amore "sintetico", i dubbi sul significato di umanità e sul confine tra naturale ed artificiale, sono stati sostanzialmente già trattati. La riproposizione di qualcosa di già visto, per quanto stilisticamente impeccabile, non può più suscitare stupore o meraviglia, nè lo stesso impulsivo interesse, nè, infine, la sensazione di trovarsi di fronte ad un altro capolavoro. É una sorta di paradosso che regola il futuro di ogni sequel, almeno del genere fantascientifico. Come proseguire la storia quando i concetti espressi erano già innovativi, geniali, senza tempo? Beh, la scelta di Villeneuve è stata forse la più saggia: non lottare col passato stravolgendolo; evitare di seguire con troppa forza temi filosofici, socio/politici o sentimentali, correndo il rischio di essere accusato di scarsa personalità; salvaguardare il proprio stile e quello del predecessore senza comprometterlo a favore di logiche commerciali. Così, quello che sarebbe potuto diventare l'ennesimo sequel deludente, è invece, probabilmente, uno dei migliori film che ci si potesse aspettare, in un periodo, per il genere fantascientifico, in cui viene da chiedersi: avremo più l'opportunità di vedere qualcosa di veramente stravolgente?
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