giorpost
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venerdì 6 ottobre 2017
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senza inutili paragoni, questo noir di fantascienza è un degno erede (in tutti i sensi) del capolavoro dell 1982. un film che è tutto un ologramma
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Anno 2049. Los Angeles è una megalopoli super urbanizzata, un agglomerato di cemento e ferro senza sbocchi. L'umanità, non solo qui, divide lo spazio (limitato) con la nuova generazione di replicanti, in un mondo in balia della tecnologia attraverso la quale si fa fatica a riconoscere chi è vero e chi no. L'agente K è un blade runner, lui stesso replicante, poliziotto cacciatore di suoi simili ma di vecchia generazione, divenuti ormai illegali: i vecchi Nexus, infatti, erano soliti ribellarsi al loro status di schiavi. K ne individua uno, suo nuovo obiettivo, Sapper Morton, nella sterminata periferia agricola; questi, diventato nel frattempo un tranquillo agricoltore di proteine, vende caro il suo “lavoro in pelle” e prima di essere ritirato pronuncia parole dense di significato e misteri.
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Anno 2049. Los Angeles è una megalopoli super urbanizzata, un agglomerato di cemento e ferro senza sbocchi. L'umanità, non solo qui, divide lo spazio (limitato) con la nuova generazione di replicanti, in un mondo in balia della tecnologia attraverso la quale si fa fatica a riconoscere chi è vero e chi no. L'agente K è un blade runner, lui stesso replicante, poliziotto cacciatore di suoi simili ma di vecchia generazione, divenuti ormai illegali: i vecchi Nexus, infatti, erano soliti ribellarsi al loro status di schiavi. K ne individua uno, suo nuovo obiettivo, Sapper Morton, nella sterminata periferia agricola; questi, diventato nel frattempo un tranquillo agricoltore di proteine, vende caro il suo “lavoro in pelle” e prima di essere ritirato pronuncia parole dense di significato e misteri. Ma uno di questi, per K, diverrà molto presto il suo cruccio, allorquando si vedrà costretto suo malgrado ad affrontare il più grande dei segreti che la razza umana potesse affrontare, una svolta in termini bioetici che non porterebbe, forse, a nulla di buono. Avendo per la prima volta disobbedito agli ordini e sospeso, dunque, dal capo della polizia, K dovrà ripercorrere una storia a ritroso che lo riguarda molto da vicino (anche se meno di quanto si aspettasse a un certo punto) e per farlo dovrà rintracciare il vecchio agente Rick Deckard, ex blade runner che 30 prima si innamorò perdutamente di Rachael -replicante “speciale” messa al mondo dalla fallita Tyrell Corp- e sparito dalla circolazione. Rintracciato nella desolante, tossica e monumentale Las Vegas, Deckard sembra sapere molto più di quanto non faccia credere, pur essendo rimasto egli stesso con qualcosa in sospeso Nel frattempo, però, occorre fare i conti con colui che ha preso le redini della Tyrell, un uomo (o replicante egli stesso?) che risulta essere spietato, megalomane ed egocentrico fino allo stremo. Si chiama Niander Wallace, e la sua perfida e fidata Luv non gli è da meno...
Senza assolutamente fare inutili e pretenziosi paragoni con il capolavoro del 1982, Blade Runner 2049 (USA, 2017) è un'opera che si colloca immediatamente nella lista dei film più belli del nuovo millennio, e vi spiego i perché. Pur avendo ineludibili connessioni con l'originale e pur seguendo la linea narrativa e temporale degli sceneggiatori di allora (e di oggi), BR2049 può tranquillamente vivere di vita propria; la pellicola di Denis Villeneuve è colma di bellezza visiva, scenograficamente superlativa, caratterizzata da una tecnologia ancor più invasiva del precedente ma con una diversa impostazione cromatica. La storica frase “troppa luce qui”, infatti, non si confà troppo all'opera, la quale risulta avere maggiore presenza di luce e nella quale riusciamo a scorgere anche quella del giorno, anche se la notte la fa ancora da padrona. Ma i tratti in comune con il cult di Ridley Scott ci sono, eccome! A cominciare dalle tante citazioni, alla presenza costante di pioggia -sostituita solo da neve o sabbia a seconda della latitudine- dagli ombrelli luminescenti, le macchine della polizia, files vocali che riproducono dialoghi indimenticabili, riproduzioni di personaggi o riproposizioni in chiave moderna (Mackenzie Davis è truccata come la Pris di Daryl Hannah). L'immaginifico e complesso tessuto urbano della California del 2049 risulta affascinante quanto quello del 2019, riprodotto con la CGI in un lavoro davvero meticoloso. La musica, poi, ha un ruolo a dir poco magnetico in questo lavoro: il tappeto sonoro (che vincerà l'oscar senza difficoltà) è carico e pomposo, ma di una bellezza inaudita, oltre che simile alle intuizioni dei Vangelis, ai quali è ispirato. Innumerevoli le sequenze mozzafiato di auto volanti che sfrecciano tra i fumosi dedali di grattaceli e luci, in una società divenuta dipendente dagli ologrammi. E proprio qui sta la parte più innovativa del film, che si discosta dal sottogenere cui appartiene: gli ologrammi non rappresentano altro che la nuova era della pubblicità, nella quale a fare la parte del leone (oltre ai soliti marchi) è la donna, tra bellezze giunoniche e sensualità virtuale. Blade Runner 2049 non è solo un'opera di fantascienza (che ad un certo punto si discosta dal libro di Philip K. Dick), ma anche di erotismo post-moderno mostrato con classe ma non senza coraggio. Il sesso è presente solo di striscio, sia chiaro, e c'è altresì molto romanticismo legato alla figura della bella Joi (riuscitissima la performance di Ana De Armas), convivente in 3D di K, il quale è talmente abituato a non avere contatti reali che proverà paura ad interagire con una donna in carne ed ossa. Il cast è perfetto in tutti i suoi componenti, anche se Ford poteva metterci maggiore enfasi; il numero di parole pronunciate da Deckard in questo sequel, tuttavia, supera di gran lunga quello del primo, nonostante entri in scena solo un'ora dopo l'inizio della pellicola; Ryan Gosling si conferma bravo, praticamente perfetto con quel suo viso leggermente inespressivo ma carico di domande; molto bene anche Sylvia Hoeks (un'olandese semi-sconosciuta) nei panni della perfida Luv. Solo una cosa non mi è parsa chiara: che fine fa il villain Wallace? Forse, chissà, ci possiamo attendere un altro sequel, o prequel, ma quel che è certo è che siamo nell'era dei franchise e, dunque, anche il nostro amatissimo Blade Runner (quello originale) deve pagare lo scotto. Detto ciò, di questo noir di fantascienza ricorderemo la poetica, l'ardore registico, la bellissima fotografia, la semplicità (una volta tanto) della storia, gli omaggi a Sinatra e Presley che sanno tanto di Futurama (per la gioia di Matt Groening); e rimarranno impressi anche i difetti di fabbrica, quelli voluti e non (le immagini che si bloccano) e alla fine, anche se manca un monologo alla Roy Beattie, riusciamo a sentire ancora quel riecheggio al di sopra del tempo “ come lacrime nella pioggia”. Stavolta, però, alla fine c'è la neve.
Voto: 9
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lucavon95
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venerdì 6 ottobre 2017
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un buon film...ma
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Scrivere una recensione del sequel che porta il nome di uno dei dei miei film preferiti in assoluto ma sopratutto di un film che ha fatto la storia del cinema e che è rimasto impresso nella memoria degli spettatori, non è una cosa facile perciò elencherò da subito i difetti di questo film così mi tolgo il peso.
DIFETTI
- INUTILMENTE COMPLICATO - il primo balde runner faceva della complessità del contensto e della semplicità della trama il suo punto di forza non a caso ha superato alla grande la prova del tempo al punto che ancora oggi appassiona ancora tanti spettatori, il suo sequel invece decide di battere una strada diversa che però non è sorretta da alcuna motivazone infatti la trama di questo film potrebbe essere riassunta in 3 righe ma viene imbottita di scene non necessarie e altri fronzoli come a cercare di coprire la sua semplicità, infatti lo spettatore ha ormai capito come tutto andrà a finire ma il film ritarda la soluzione.
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Scrivere una recensione del sequel che porta il nome di uno dei dei miei film preferiti in assoluto ma sopratutto di un film che ha fatto la storia del cinema e che è rimasto impresso nella memoria degli spettatori, non è una cosa facile perciò elencherò da subito i difetti di questo film così mi tolgo il peso.
DIFETTI
- INUTILMENTE COMPLICATO - il primo balde runner faceva della complessità del contensto e della semplicità della trama il suo punto di forza non a caso ha superato alla grande la prova del tempo al punto che ancora oggi appassiona ancora tanti spettatori, il suo sequel invece decide di battere una strada diversa che però non è sorretta da alcuna motivazone infatti la trama di questo film potrebbe essere riassunta in 3 righe ma viene imbottita di scene non necessarie e altri fronzoli come a cercare di coprire la sua semplicità, infatti lo spettatore ha ormai capito come tutto andrà a finire ma il film ritarda la soluzione.
- ECCESSIVAMENTE LUNGO E PESANTE - non sto scherzando, tutta la prima parte ti fa scendere le balle sotto terra , il film infatti segue continuamente l'indagine del protagonista e questa scelta ci sta anche perchè anche il primo era basato su un indagine ma se nel primo eri letteralmente trasportato dentro la storia e venivi continuamente incuriosito anche solo da una fotografia impolverata o da una luce che entrava dalla finestra, in questo sequel invece il regista tenta di incuriosire e ci riesce in alcuni momenti ma ogni momento viene dilatato in maniera gigantesca rendendo l'indagine pesante da seguire e ,altra mazzata sui piedi, Villeneuve decide di inserire quasi nessun momento action e di riservarlo tutto per la parte finale ,così i nostri testicoli rotoleranno sul pavimento in attesa di qualche sparo, non è assolutamente sbagliato il tipo di approccio utilizzato dal regista infatti il problema è la sceneggiatura che doveva essere più curata e arricchita.
- UN PROTAGONISTA RIUSCITO A METà - il protagonsita interpretato da ryan gosling fin dai primi minuti sembra avere tutte le carte in regola per essere un personaggio memorabile , la sua back story è molto più arricchita del Deckard del primo film , gosling ha il volto giusto epr interpretare questo tipo di ruolo, però quando deve mostrare il lato emotivo del peronaggio non riesce a reggere del tutto la scena e gli manca quel carisma che caratterizzava deckard, non a caso bastano 2 minuti di entrata in scena di harrison ford per rubargli la scena, anche i dialoghi arrancano non sono abbastanza coinvolgenti e d'impatto, ci dovrebbe essere anche un tale jared leto che fa il villan ma probabilmente se ne sono dimenticati in quanto si vede in appena 2 scene, anche lui è fantastico a livello visivo ma non punge ed è anche abbastanza insignificante.
- "MUSICA E FOTOGRAFIA CAPOLAVORI!!"...RESTATE COI PIEDI PER TERRA - ho sentito dalla critica osannare la fotografia di questo film e non lo nego la fotografia è molto bella sopratutto nel ultima parte peccato che anche qui in tutta la prima parte rimane sempre sulle tonalità del grigio sporco risultando bella ma nulla di più, i giochi di luce e ombre sono praticamente ineistenti a differenza che nel primo film che era pieno di queste luci espressioniste molto molto ispirate in quasi ogni scena, qui invece ogni tanto diventa tutto blu o tutto giallo o arancione, non cè tanta ispirazione tranne in alcuni momenti sia chairo, infatti serviva qualcosa di più forte per alzare la monotinia della prima parte ma purtroppo si impegna solo nel ultima parte e fa un buon lavoro ma che non rimane impresso, le musiche invece sono interessanti ma sono anche quelle sempre uguali , tutte sono un arrangiamento di una colonna sonora presente nel primo film composte da vangelis ,quasi dei leggeri richiami ma restano identiche per quasi tutta la durata del film , una nota di organo elettronico ogni tanto e qualche tamburo , nulla di più , una sola mi è rimasta impressa ma anche qui non è sufficiente.
bene ora è il momento dei pregi!
PREGI
ESPANSIONE DEL UNIVERSO - in questo film hanno tentato di ampliare il mondo di balde runner e ci sono riusciti molte trovate sono d'impatto e si legano molto bene alla storia e sorpattuto danno una ventata di aria fresca e nuova al prodotto, certo le trovate spesso non sono così originali però già il fatto di essere riusciti a ricreare quel atmosfera da fantascienza sporca e cyberpunk di una volta è un punto a favore.
LO STILE E LE ATMOSFERE - il regista è riuscito miracolosamente a rendere intatte le atmosfere del primo film riuscendo anche ad aggiugnere quaclosa in più qua e là, nulla di esagerato però già il fatto di essere riuscito ad eguagliarle non è una cosa da poco. sopratutto pensando che ormai la fantascienza sporca e cupa al cinema è quasi del tutto dimenticata ormai tutto è bello, futuristico, abbagliante e sicuro, qui invece è un ritorno al insicurezza, al buio, ai cavi e agli schermi squadrati, alla tecnologia vecchia che si fonde col nuovo, certo si sente comunque l'incombenza della produzion infatti il film poteva fare ancora di più ma questo è un piacevole ritorno di cui avevamo veramente tanto bisogno.
LA OLO FIDANZATA - veramente toccante e interessante è il personaggio dell'ologramma/fidanzata del agente K , unica vera idea che lascia il segno, un ologramma che riesce ad essere più emotivo degli esseri umani pur non riuscendo ad entrare in contatto con la realtà che la circonda, ha molte scene veramente toccanti ed è un personaggio che fa rifrettere e ci rende partecipi del suo desiderio di poter essere reale , di poter essere una persona vera e di poter toccare le cose, anche l'attrice che la interpreta è stata molto brava .
LA FORZA DI DISTACCARSI - molte scelte stilistiche di non sorreggersi sulle spalle del primo balde runner ma di cercare altre strade l'ho apprezzata molto , infatti il fan service era perennemente in agguato ma il regista è stato barvo a schivarlo citando il primo pochissime volte e gli ester eggs presenti sono messi col contagocce e sono solo un modo per ricordarci che gli eventi del primo film fanno parte sempre dello stesso universo.
CONCLUSIONI : non è un brutto film ma è purtroppo un film che sta nella media anzi se dovesse avere un voto io gli darei un bel 6/7 , tutto era al posto giusto, gli intenti erano buoni e il regista era quello giusto per trattare la materia, gli attori pure e l'atmosfera era giusta ma è rimasto scottato da una sceneggiatura poco originale ed eccessivamente complessa , infatti per questo sequel secondo me dovevano rompere il ponte con il primo film e raccontare una storia nuova che non si legasse così tanto al primo blade runner e ironicamente nei primi minuti ci riesce poi però comincia a legarsi con le vicende del primo blade runner e la trama perde originalità,ovviamente raccontandola nello stesso universo, citare ovviamente il primo ma limitandosi a questo ed eliminare il personaggio di deckard, forse non hanno avuto abbastanza coraggio da distaccarsi o magari perchè forse non c'era nulla di nuovo da raccontare segno che ormai il cinema americano vive di vecchie glorie del passato, peccato perchè l'amore per il blade runner del '82 si vede tutta e a livello visivo è sublime e l'atmosfera è sempre quella ma riesce ad avere una sua dignità e una sua forza ma gli manca quel passo in più per distaccarsene totalmente , però questa è la dimostrazione che per ogni buon film non bastano effetti speciali stratosferici, non bastano filosofeggiamenti , serve una buona storia anche la più semplice perchè ormai sia troppo abituati a cercare la complessità in tutte le storie da raccontare perchè siamo convinti che complesso significa originale quando dovremmo raccontare storie più semplici che rimangono veramente impresse e che restano aggrapapte nella mente dello spettatore.
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citizenkane
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venerdì 6 ottobre 2017
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il mondo e' nato senza l'uomo
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Il mondo è nato senza l'uomo e finirà senza di lui.Ottimo sequel di un capolavoro cinematografico dallo splendido testo di Dick, la poetica dei replicanti prosegue in un mondo sempre più cupo ed esasperato dalla assenza di spontaneità ed empatia.Le scene e il sound sono formidabilmente apocalittiche e suggestive anche se il lirismo epico delle musiche di Vangelis viene sostitutito da un martellante sottofondo di suoni assordanti e inquietanti.La regia non raggiunge le vette che Ridley Scott aveva toccato e gli interpreti
non esprimono altrettanta intensità:Gosling non ha la maturità interpretativa e la presenza scenica,anche il personaggio di Wallace ad un attore più maturo(Jeremy Irons?)Robin Wright inadatta per un capo della polizia, brave la De Armas e la Hoeck,splendida fotografia,le scene dei simulacri femminili un de ja vu, grande la scena apocalittica finale del pacifico in tempesta.
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Il mondo è nato senza l'uomo e finirà senza di lui.Ottimo sequel di un capolavoro cinematografico dallo splendido testo di Dick, la poetica dei replicanti prosegue in un mondo sempre più cupo ed esasperato dalla assenza di spontaneità ed empatia.Le scene e il sound sono formidabilmente apocalittiche e suggestive anche se il lirismo epico delle musiche di Vangelis viene sostitutito da un martellante sottofondo di suoni assordanti e inquietanti.La regia non raggiunge le vette che Ridley Scott aveva toccato e gli interpreti
non esprimono altrettanta intensità:Gosling non ha la maturità interpretativa e la presenza scenica,anche il personaggio di Wallace ad un attore più maturo(Jeremy Irons?)Robin Wright inadatta per un capo della polizia, brave la De Armas e la Hoeck,splendida fotografia,le scene dei simulacri femminili un de ja vu, grande la scena apocalittica finale del pacifico in tempesta.L'ultimo quarto del film viene intensamente e nobilmente polarizzato dalla figura di Deckard-Harrison Ford che come grande deus ex-machina conferisce
un grande valore all'intera storia narrata.La ricostruzione digitale del personaggio di Rachel impeccabile, rivedremo Bogart reinterpretare i noir?
La neve...il silenzio...la pace....è tempo di morire
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fantasyfactory
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venerdì 6 ottobre 2017
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un capolavoro inutile
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Ammettiamolo: è davvero difficile confrontarsi con una pietra miliare, una di quelle opere che in qualche modo inventano uno stile nuovo e diventano un punto di riferimento, e non è un caso se per 35 anni nessuno ha avuto il coraggio di dare a Blade Runner un seguito.
A 2049 spetta il destino di tutti i sequel: Villeneuve e compagnia bella hanno cercato di fare il meglio possibile, e ci sono riusciti, probabilmente: hanno fatto un ottimo lavoro, ma di lavoro si è trattato; anche se si percepisce chiaramente che la sensibilità verso un predecessore intoccabile li ha fatti intenzionalmente volare basso. Se è apprezzabile un certo “rispetto” nei confronti del precedente film (non si sente affatto odore di mera operazione commerciale, anzi) diventa qui quasi eccessivo e assume i toni del timore reverenziale (o della furbata) tanto da somigliare quasi più a un “fan film”, un accorato omaggio, un tributo si ma senza pretese.
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Ammettiamolo: è davvero difficile confrontarsi con una pietra miliare, una di quelle opere che in qualche modo inventano uno stile nuovo e diventano un punto di riferimento, e non è un caso se per 35 anni nessuno ha avuto il coraggio di dare a Blade Runner un seguito.
A 2049 spetta il destino di tutti i sequel: Villeneuve e compagnia bella hanno cercato di fare il meglio possibile, e ci sono riusciti, probabilmente: hanno fatto un ottimo lavoro, ma di lavoro si è trattato; anche se si percepisce chiaramente che la sensibilità verso un predecessore intoccabile li ha fatti intenzionalmente volare basso. Se è apprezzabile un certo “rispetto” nei confronti del precedente film (non si sente affatto odore di mera operazione commerciale, anzi) diventa qui quasi eccessivo e assume i toni del timore reverenziale (o della furbata) tanto da somigliare quasi più a un “fan film”, un accorato omaggio, un tributo si ma senza pretese.
Ma sia chiaro: non voglio dire che è brutto, è bellissimo !
E’ “solamente” bellissimo, però: hanno davvero fatto tutti un ottimo lavoro, dicevo. Gosling mi è piaciuto; non capisco le critiche di chi l’ha definito freddo ed inespressivo: è un replicante, diamine ! Leto invece boh… a parte il fatto che per recitare tre minuti di un quasi-cameo nascosto dietro un barbone hipster e due occhi di vetro, ci poteva stare chiunque. Ford ? Doveva interpretare se stesso invecchiato di trent’anni: così è vincere facile.
Chi stravince e meritatamente è Roger Deakins: se stavolta non vince l’oscar per la fotografia, non è una cosa seria. Ogni fotogramma è da incorniciare; però anche il suo talento è “tecnicamente” perfetto, come tutto in questo film: un lavoro fatto bene. Lavoro.
Questo film contiene vari ingredienti che, se analizzati uno ad uno e paragonati (inevitabilmente) col film del 1982, quando non sono addirittura superiori sono quantomeno degnamente confrontabili; eppure Blade Runner 2049 manca totalmente di sapore: non sa nemmeno di “minestra riscaldata” (che quando è buona fa comunque piacere) sa di plastica.
Blade Runner (1982) è stato uno di quei film (o opera d’arte in generale) che quando è arrivato ha spiazzato e creato qualcosa di nuovo: ambientazioni, personaggi e musiche “alla Blade Runner” !
Ora, Villeneuve ha fatto un bellissimo, veramente bellissimo film “alla Blade Runner” come se a un bravissimo pittore si chiedesse di fare un dipinto “alla Picasso”; io non so dipingere ma so tenere in mano un coltello: sono capace pure io di tagliare una tela come Lucio Fontana, ma il mio sarebbe solo un rovinare una tela senza la potenza creativa del gesto originale.
E’ questo il punto: Blade Runner 2049 non aggiunge nulla, proprio nulla.
La nuova Fiat 500 o il nuovo Volkswagen Maggiolino sono belle auto: molto più “belle”, comode, sicure, performanti, tecnologiche, ecologiche e quanto altro si possa dire di buono di una auto, sono “migliori” in tutto e per tutto rispetto agli “originali”, ma non sono originali. Nei libri di storia o di design, non ci saranno loro, ma gli “originali” e proprio per questo motivo.
Analogamente, credo che di Blade Runner 2049 non resterà nulla, non passerà alla storia del cinema, non verrà citata nessuna frase tantomeno nessun monologo leggendario, non verrà preso ad esempio se non come ottimo lavoro.
Forse è ora che il Cinema smetta di fare "replicanti" e investa più sulle sceneggiature e meno sul marketing, che torni a far sognare perchè quello dovrebbe essere il suo senso di esistere, invece è comunque solo business e quando (forse come in questo caso) non è fatto solo per i soldi, comunque soldi in ballo ne girano parecchi e gli investitori non vogliono rischiare, vogliono cadere sul morbido: le idee originali sono rischiose ! In una recente intervista Rutger Hauer ha detto che 35 anni fa con Blade Runner aveva "visto il futuro"; oggi Blade Runner 2049 ci mostra come il cinema del 2017 non sia più capace di vendere sogni ma "solide realtà", manco fossero nell'edilizia. Pazienza. "Ho visto cose che..."
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[+] ..."e investa più sulle sceneggiature" ...
(di michelevoss)
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[+] bella recensione
(di fabcon)
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fight_club
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venerdì 6 ottobre 2017
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film replicante in cerca di anima
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come i replicanti questo film vaga per i suoi 152 minuti in cerca di anima, visivamente bellissimo il tutto si perde per cercare di allacciarsi al Blade Runner originale, tutti i rimandi sanno di forzato, i temi principali hanno poco sapore forse per introdurre un nuovo universo che verrà sfruttato in futuro. Anche la musica non partecipa e assomiglia a un cupo sottofondo cittadino di una metropoli vastissima affollatta da abitanti di ultim'ordine mentre chi ha potuto è emigrato in altri mondi, insomma il futuro che nel primo film era disperato qui si trasforma in grigiore eterno come il cielo del 2049. La sceneggiatura tiene il filo abbastanza bene, la fotografia è eccezionale, il cast invece è male assemblato senza che nessuno spicchi tranne Harrison Ford che da sapore al finale.
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come i replicanti questo film vaga per i suoi 152 minuti in cerca di anima, visivamente bellissimo il tutto si perde per cercare di allacciarsi al Blade Runner originale, tutti i rimandi sanno di forzato, i temi principali hanno poco sapore forse per introdurre un nuovo universo che verrà sfruttato in futuro. Anche la musica non partecipa e assomiglia a un cupo sottofondo cittadino di una metropoli vastissima affollatta da abitanti di ultim'ordine mentre chi ha potuto è emigrato in altri mondi, insomma il futuro che nel primo film era disperato qui si trasforma in grigiore eterno come il cielo del 2049. La sceneggiatura tiene il filo abbastanza bene, la fotografia è eccezionale, il cast invece è male assemblato senza che nessuno spicchi tranne Harrison Ford che da sapore al finale. voto 7 1/2
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antoniomontefalcone
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venerdì 6 ottobre 2017
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un sequel che è un replicante più umano dell’umano
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“Blade Runner 2049”, esteticamente raffinato, è il degno sequel del cult del 1982. Simile e diverso dalla pellicola di Scott, la cui forza emozionale, profondità e carattere innovativo restano ineguagliabili e insuperabili, il film si mostra organico, con una propria identità, ricco e potente – soprattutto a livello tecnico e visivo – e complementare al predecessore.
Forse è un po’ esagerato o prematuro gridare al capolavoro, ma “Blade Runner 2049” è davvero ambizioso, affascinante, attraversato com’è da una sottile, malinconica solitudine esistenziale, generata dalla consapevolezza dell’impossibilità di poter esprimere tutto ciò che si vorrebbe, a prescindere dai dettami della propria natura, umana o replicante che sia.
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“Blade Runner 2049”, esteticamente raffinato, è il degno sequel del cult del 1982. Simile e diverso dalla pellicola di Scott, la cui forza emozionale, profondità e carattere innovativo restano ineguagliabili e insuperabili, il film si mostra organico, con una propria identità, ricco e potente – soprattutto a livello tecnico e visivo – e complementare al predecessore.
Forse è un po’ esagerato o prematuro gridare al capolavoro, ma “Blade Runner 2049” è davvero ambizioso, affascinante, attraversato com’è da una sottile, malinconica solitudine esistenziale, generata dalla consapevolezza dell’impossibilità di poter esprimere tutto ciò che si vorrebbe, a prescindere dai dettami della propria natura, umana o replicante che sia. La trama noir si sovrappone ai tanti interrogativi su identità e umanità che stanno al centro del racconto. Le questioni tematiche e filosofiche sono qui un aspetto centrale – benché non compiute in modo esauriente. L’idea di base è vincente, ma lo script rivela pochezza di fondo nel trattamento tematico o nella fragilità di certi dialoghi, risultando spesso poco convincente o inconcludente.
La visione immaginifica di Villeneuve però è un omaggio e una dichiarazione d’amore al capolavoro di Scott: del suo universo vi riprende l’essenza, ma lo espande e approfondisce ulteriormente. Visivamente perfetto, in alcuni punti rarefatto in modo quasi sperimentale, e con una forza scenica da pelle d’oca.
Le pause introspettive impongono ritmo e registro; Gassner crea magniloquenti scenografie ricche di finezze e nostalgia; la musica, contrappunto suggestivo, si sviluppa nelle pieghe del plot; il grigio ghiaccio, i colori fumosi, le tinte blu scuro e le tonalità argilla si mescolano in una tavolozza che dà forma a panorami distopici e interni asfissianti (eccelso anche il comparto VFX e un lodevole artigianato); il direttore della fotografia Roger Deakins rende la meraviglia più grande: la sua luce, i suoi colori dipingono disperata poesia e perfezione stilistica in ogni immagine, fondendo magistralmente il suo sguardo con quello del regista. Scene silenziose pregne di intensi sguardi degli attori (tutti bravi) si alternano ad azione e violenza, metafore di un mondo sempre invivibile, e la pellicola diventa così un’esperienza cinematografica stupefacente, intensa, da vedere al cinema per coglierne ogni traccia figurativa, sensoriale, espressiva.
Fantascienza curata, matura e umanista che parla alla testa e al cuore del pubblico, sa trasmettere un senso di ineluttabilità dal sapore tragico e lirico allo stesso tempo, riflesso di mancanze, fragilità e incompiutezze a cui condanna l’esistenza. In questa stessa sospensione è lasciato anche lo spettatore, avvolto nelle cupe situazioni, atmosfere e suggestioni vissute dai protagonisti, perennemente in equilibrio tra ciò che è reale e ciò che non lo è. Il progresso è realmente tale? Chi è davvero un replicante? Chi un essere umano? Chi è stato creato e chi no? Qual è la vera differenza? Ma soprattutto, chi siamo veramente noi? Cos’è l’uomo? Lo sguardo verso un immaginario futuro non fa che riecheggiare i dilemmi sociali, morali e identitari del nostro presente. Si è annullato il confine fra uomo e macchina sintetica. Continua lo sfruttamento dell’uomo sul suo simulacro, o dell’uomo sull’uomo. La deriva dell'umanità è ormai senza controllo. Per quanto si voglia cercare delle soluzioni o delle risposte nel futuro, la verità risiede sempre altrove, forse in noi, forse da nessuna parte...
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[+] caro antonio trattadii plagio autorizzato
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vincenzoambriola
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venerdì 6 ottobre 2017
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ricordi e forti emozioni
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Un replicante è una copia di un originale, perfetta al punto che per riconoscerla è necessario ricorrere a un Blade Runner. Ma se anche il Blade Runner è un replicante, allora come si procede? Si cerca di capire la dinamica emotiva, indagando nei ricordi, cercando reazioni che l'originale non avrebbe o che avrebbe ma che il replicante non sente come sue. Ma anche i ricordi possono essere innestati. Insomma, reale e virtuale si mescolano, si inseguono tra di loro, facendo perdere di vista il punto di partenza. Blade Runner, l'originale mitico film, è un replicante di un romanzo di P.K. Dick, faciilmente riconoscibile dall'originale (almeno per chi l'ha letto).
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Un replicante è una copia di un originale, perfetta al punto che per riconoscerla è necessario ricorrere a un Blade Runner. Ma se anche il Blade Runner è un replicante, allora come si procede? Si cerca di capire la dinamica emotiva, indagando nei ricordi, cercando reazioni che l'originale non avrebbe o che avrebbe ma che il replicante non sente come sue. Ma anche i ricordi possono essere innestati. Insomma, reale e virtuale si mescolano, si inseguono tra di loro, facendo perdere di vista il punto di partenza. Blade Runner, l'originale mitico film, è un replicante di un romanzo di P.K. Dick, faciilmente riconoscibile dall'originale (almeno per chi l'ha letto). Anche Blade Runner 2049 è un replicante di Blade Runner, anche lui facilmente riconoscibile dall'originale. Eppure, la memoria delle due fonti originali rimane e fa sorgere il dubbio cheforse non sia veramente un replicante: la colonna sonora, una Los Angeles cupa piena di insegne luminose, limousine che volano e agenti a caccia di replicanti. Tutto ci riporta all'originale, anche se sappiamo bene che non lo è. Questo gioco di ricordi, di inganni, di nascita e di creazione, di amore tra macchine che non dovrebbero amarsi ma che invece lo vogliono e lo fanno, tutto questo è reale e piace, da godimento, evoca ricordi ed emozioni forti.
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weachilluminati
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venerdì 6 ottobre 2017
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un plagio autorizzato da ridley scott
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Non si fanno capolavori a comando;
Ridley Scott se la ride................... sapeva che il suo permesso non avrebbe fatto altro che evidenziare quanto sia difficile ricreare le condizioni per un secondo capolavoro attingento dal su Blade Runner 1982 a piene mani.
Quindi Blade Runner 2049, privo di ogni via nuova , ripropone un soggetto noto sbiadito, noioso, troppo lungo,senza la poesia che aveva blade Runner1982 di Ridley Scott.
I presunti contenuti esistenziali poi sono confusi e poco caratterizzati.
Cordialmente
weachilluminati
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weachilluminati
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venerdì 6 ottobre 2017
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villeneuve potevi evitare
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Ridley Scott se la ride, ha consentito che si scopiazzasse perché sapeva che i capolavori sono sono un momento Divino, un miracolo che difficilmente si ripete. weachilluminati
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ninopellino
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giovedì 5 ottobre 2017
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un sequel a tratti troppo prolisso, ma originale
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Spinto dal ricordo che ho del primo ed indimenticabile capitolo della saga, mi sono tolto la curosità di andarmi a vedere questo sequel diretto da Denis Villeneuve, regista di tutto rispetto per quanto riguarda l'attuale filone dei films di Fantascienza usciti in questi ultimi anni. Il film mi ha lasciato a tratti spiazzato a causa della forse considerevole lungaggine di certe sequenze relative alla sceneggiatura, ma soprattutto perché a differenza del suo predecessore, alquanto essenziale e diretto nella trama, questo sequel si caratterizza soprattutto per una particolare complessità nella narrazione e nelle tematiche. Il regista Villeneuve ripropone, con maestria ed esperienza, lo stile noir del suo collega Ridley Scott e ci delizia con una scenografia futurista che definirei assolutamente magnifica.
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Spinto dal ricordo che ho del primo ed indimenticabile capitolo della saga, mi sono tolto la curosità di andarmi a vedere questo sequel diretto da Denis Villeneuve, regista di tutto rispetto per quanto riguarda l'attuale filone dei films di Fantascienza usciti in questi ultimi anni. Il film mi ha lasciato a tratti spiazzato a causa della forse considerevole lungaggine di certe sequenze relative alla sceneggiatura, ma soprattutto perché a differenza del suo predecessore, alquanto essenziale e diretto nella trama, questo sequel si caratterizza soprattutto per una particolare complessità nella narrazione e nelle tematiche. Il regista Villeneuve ripropone, con maestria ed esperienza, lo stile noir del suo collega Ridley Scott e ci delizia con una scenografia futurista che definirei assolutamente magnifica. Il protagonista di questo secondo capitolo è l'agente K, bene interpretato dall'attore Ryan Gosling, il quale mandato in missione per eliminare un replicante della specie Nexus, dichiarata illegale circa trenta anni fa e dunque da abbattere, scopre un' importante verità, destinata ad avere delle forti ripercussioni sul futuro. Si scopre, infatti, addirittura circa la possibilità degli androidi di poter concepire la vita e ciò fortificherà le ambizioni dei nuovi androidi, costruiti nei tempi più recenti, di poter prendere il sopravvento sulla razza umana, divenendo i padroni della Terra. Il film pertanto si stabilizza sul passato dell'agente K e sulle sue ricerche riguardo questa prodigiosa verità. Per il resto sono da annoverare gli ottimi effetti speciali e, in generale, il messaggio che vuole darci il film circa l'intramontabile desiderio dell'uomo nel rincorrere i suoi sogni, di cibare la mente di ricordi e di realizzarsi in amore, anche se spesso tali traguardi si possono ottenere solo tramite illusioni artificiali che servono in parte ad appagare una vita fatta spesso di solitudine e di frustazioni, soprattutto se vista nell'ottica di una società asettica e futurista come appunto ci viene descritta in questo film. Ma alla fine ciò che mi rimarrà più impresso di questo sequel è il grande interrogativo sul quale inevitabilmente la pellicola vuole farci riflettere: se anche gli androidi sono dotati di sentimenti, alla fine chi sono i veri umani?
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