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Ultimo aggiornamento lunedì 23 ottobre 2017
Argomenti: I migliori film sul tennis
Il racconto della partita chiamata 'battaglia dei sessi' avvenuta nel 1973 tra la giovane tennista King e l'ex campione in pensione Riggs. Il film ha ottenuto 2 candidature a Golden Globes, 2 candidature a Critics Choice Award, 1 candidatura a SAG Awards, In Italia al Box Office La Battaglia dei Sessi ha incassato 524 mila euro .
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CONSIGLIATO SÌ
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Billie Jean King, tennista californiana e campionessa in carica, combatte per ottenere, a parità di mansioni, la stessa retribuzione dei colleghi. Ma al debutto degli anni Settanta le cose non sono così semplici. Sposata con Larry King ma innamorata di Marilyn Barnett, Billie è impegnata a risolversi sul fronte privato e su quello pubblico, dove accetta e affronta la sfida lanciata da Bobby Riggs, ex campione a riposo. Machista e accanito scommettitore, Riggs vuole dimostrare sul campo la supposta superiorità maschile. Il 20 settembre 1973 all'Astrodomo di Houston in Texas va in scena "la battaglia dei sessi", la partita di tennis più famosa della storia. La posta in gioco: cento mila dollari e un set guadagnato all'emancipazione femminile.
Nuove generazioni di donne godono di importanti diritti. Diritti acquisiti, sociali e umani, che gli permettono di realizzarsi secondo scelte personali. Ma non è stato sempre così e non è ancora pienamente così. La battaglia per la parità di trattamento dei sessi è tutt'altro che conclusa. Per questa ragione è essenziale ripassare le tappe di un percorso centenario e ostinato.
La battaglia dei sessi, match d'antologia tra Billie Jean King e Bobby Riggs, è una di quelle tappe. Strappando il titolo a una sfida epica che catturò l'attenzione mondiale e cambiò per sempre la storia del tennis, la nuova commedia vintage di Jonathan Dayton e Valerie Faris rigioca la partita, una battaglia sportiva e politica insieme contro il pregiudizio sulla qualità del gioco offerto dalle donne. E l'interesse del film risiede nella lotta condotta da Billie Jean King in campo e fuori per ridurre lo scarto (economico) tra uomini e donne nell'universo sportivo. La battaglie dei sessi evoca una società, nemmeno troppo lontana, dove il sessismo era rivoltante e sistematico, sovente sostenuto da uomini che incarnavano l'autorità e la interpretavano con arroganza.
Uomini come Jack Kramer (Bill Pullman), co-fondatore dell'Association of Tennis Professionals, certamente più pericoloso e infido del gigionesco Bobby Riggs. Se il tono del film è ludico, la materia è gravosa. Perché La battaglia dei sessi svolge la ricerca identitaria di una donna che scopre la propria omosessualità in un'epoca che non faceva sconti e coltivava col pregiudizio l'omofobia. Se il tono è appannaggio di Steve Carell, che stabilisce il codice del gioco e lo eccede a colpi di dichiarazioni incendiarie e motteggi, la materia è proprietà di Emma Stone, che ribatte il sarcasmo dell'avversario con implacabile resistenza.
Realizzatori del feel good movie Little Miss Sunshine, Jonathan Dayton e Valerie Faris vorrebbero, ma non possono, dirigere la commedia come un film di guerra. Giocare a maschio e femmina richiede una maturità drammatica maggiore di quella messa in campo. Trombone veterano dalla bocca larga, il personaggio di Steve Carell attinge senza troppo pudore alla biografia di Bobby Riggs risultando irresistibile nella tracotanza ma poco sottile nel restituire l'angoscia del fallimento che resta compresso nel bordocampo. La sopraffazione verbale e l'ego ipertrofico in guerra saturano la commedia e costringono la contendente negli spazi chiusi dell'azione. Camere d'albergo, spogliatoi, camerini, bagni, sono il campo autorizzato oltre il quale non è possibile spingere l'eroina di Emma Stone, 'appiccicata' come la parrucca bruna e gli occhiali seventy.
Bagliore di leggerezza sofisticata in La La Land, l'attrice non trova mai dietro la rete il rovescio stilisticamente corretto. È un corpo che procede automatico nella sua rigidezza, troppo artificiale per essere efficace e struggente. Ma a dispetto di tutto, questo gioco a due che assomiglia a una partita a quattro (i registi sono marito e moglie), ci rammenta i trionfi, formidabili e fragili, portati a casa e gli scacchi subiti. King batte Riggs con un rotondo 6-4, 6-3, 6-3 ma l'incontro non è ancora vinto.
La tenacia e il coraggio di una donna che lotta è quasi sempre -cinematograficamente parlando- incorniciata in un'atmosfera drammatica, dai contorni netti e a volte strazianti. Non è il caso di questo film, in cui una bravissima Emma Stone riesce a combattere, per le altre, per se stessa, in una forma che il regista ci propone tra la commedia e il drammatico.
La battaglia dei sessi non poteva invadere le sale cinematografiche di tutto il mondo in un momento migliore. Ogni giorno vengono raccontate storie di discriminazione da cui deriva inevitabilmente tutto il resto: violenze, soprusi, aggressioni, paure che innescano silenzi. I registi Valerie Faris e Jonathan Dayton hanno voluto raccontare una storia accaduta realmente per [...] Vai alla recensione »
Un buon film, con bravi attori al servizio di una sceneggiatura efficace. La rievocazione di una storica partita a tennis è il pretesto per raccontare la battaglia politica per la pari dignità, economica e non solo, tra uomini e donne. Lo sfondo è l'America dei primi anni settanta: con le contraddizioni, la contestazione e la ventata di libertà che soffia sui protagonisti [...] Vai alla recensione »
La storia, oltretutto assolutamente autentica, offriva uno spunto fantastico, epico, ma questo film non lo sfrutta al meglio e resta un prodotto discreto. Ambientato in un tempo che oggi sembra lontanissimo, ma che è solo l'altro ieri, ci racconta la difficile sfida delle donne che vogliono la parità nello sport e di un'altra lotta per la parità, quella di gay e lesbiche, [...] Vai alla recensione »
Il film tratto da una storia vera vuole evidenziare come la disparità tra i sessi fosse un problema anche nello sport. E bene...le donne hanno dimostrato che sanno accettare le sfide ma sopratutto a vincerle quando serve. A me piacciono particolarmente i film storici per cui questo assume anche dei punti in più. Da vedere!
Brava la Stone, bravissimo Carell ma la trama è veramente poco interessante e poco sviluppata. Forse se fosse stata girata in chiave più comica o più drammatica, la pellicola avrebbe avuto quella caratterizzazione che invece manca. Poco spessore. Film appena sufficiente.
Ci sono film che hanno la capacità di raccontare un tempo, restituendone fedelmente atmosfere e problematiche. Quando sono ben scritti, interpretati, diretti - in una parola realizzati -, riescono a valicare i confini del tempo e dello spazio e risultare sempre attuali, se non addirittura universali.
È senz'altro il caso di La battaglia dei sessi, sulla carta 'solo' un film incentrato sulla fatidica partita di tennis 'uomo contro donna' del 20 settembre 1973 in un momento cruciale di rivendicazioni femministe, lotte contro discriminazioni e pro parità salariale (anche tra campioni di tennis).
In realtà quello firmato da Jonathan Dayton e Valerie Faris si rivela un film più contemporaneo che mai, con l'insistenza e l'efficacia con cui affronta il macrotema della discriminazione di genere, mai senza una punta di ironia. Il film è disseminato di battute sparse ad arte che sintetizzano tutto chiaramente: il pubblico vuole vedere gli uomini, sono più forti e divertenti, per questo vanno pagati di più.
Registi poco prolifici e tuttavia di culto (Little Miss Sunshine, Ruby Sparks), Jonathan Dayton e Valeria Faris si dedicano questa volta a un soggetto preso dalla realtà: la partita che, nel 1973, vide alle due estremità del campo la tennista più popolare dell'epoca, Billie Jean King, e il maturo ex-campione Bobby Riggs. Lui, istrionico e maschilista fino al midollo, asseriva l'inferiorità delle donne [...] Vai alla recensione »
Non fu una semplice partita di tennis. Quello che si consumò dentro l'Astrodom e di Huston il 20 settembre 1973 davanti a 30 mila persone, 50 milioni di nordamericani in-collati alla tv e altri 90 milioni di telespettatori in mondovisione fu un confronto tra maschilismo (lui aveva 50 anni ed amava esibirsi in siparietti di agghiacciante gallismo) e femminismo (lei aveva 30 anni e stava timidamente [...] Vai alla recensione »
Ci aspettavamo di più da La battaglia dei sessi, biopic firmato da Jonathan Dayton e Valerie Faris che rievoca un episodio rilevante nella storia del tennis e del femminismo: la partita che nel 1973 contrappose la campionessa ventinovenne Billie Jean King (un'eccellente, mimetica Emma Stone) all'ex campione cinquantacinquenne Bobby Riggs (un istrionico Steve Carell).
Qualche lettore, magari, ricorderà La battaglia dei sessi. Nulla di peccaminoso o legale, come potrebbe far indurre il nome. Era il 1973 e con quel termine ci si riferì a due partite di tennis che opposero, nel giro di pochi mesi, Bobby Riggs, campione in pensione (aveva 55 anni), rispettivamente contro Margaret Court (la prima) e Billie Jean King (la seconda).
Basta la metà delle dichiarazioni misogine del boss del tennis americano Jack Kramer (Bill Pullman), primi anni '70, e del campione Bobby Riggs (Carell), sfidante 55enne, per prendere le misure d'epoca del celebre match-show con la campionessa Billie Jean King (Stone), che reclamava anche la parità di compenso nei premi. Kramer: «Gli uomini prendono di più perché sono più forti, più veloci, più competitivi» [...] Vai alla recensione »