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Francesco: meglio live che sullo schermo

Visto il film la percezione è quella del titolo: la grandezza dell'erede di Pietro, meglio ancora di Gesù, viene trasmessa solo in parte. Di Pino Farinotti.
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di Pino Farinotti

Rodrigo De la Serna (48 anni) 18 aprile 1976, Buenos Aires (Argentina) - Ariete. Interpreta Jorge Bergoglio (1961-2005) nel film di Daniele Luchetti Chiamatemi Francesco.

lunedì 14 dicembre 2015 - Focus

Ero prevenuto entrando nella sala per Chiamatemi Francesco, e anche annoiato dalla promozione del film, su tutte le reti, per giorni, ora per ora, minuto per minuto. È un errore, una sovraesposizione in quel senso finisce per scaricare l'emozione e dare troppe informazioni. In sostanza mi pareva di aver già visto il film. Rappresentare un personaggio come Jorge Bergoglio è meno facile di come possa sembrare, proprio per l'esposizione mediatica del personaggio, quello vero. Ti hanno già raccontato tutto, cosa puoi scoprire ancora? Dunque il film non poteva procedere che per grandi sintesi. In questo senso il regista Luchetti ha eseguito il compito secondo la sua attitudine di narratore corretto senza picchi o colpi di genio. Ma va bene così, un "autore-artista" avrebbe raccontato la vicenda del papa argentino a propria immagine e somiglianza con invenzioni fiction non necessarie. Francesco, come detto, è un grande personaggio, lo era anche prima di essere papa, è un eroe popolare, e non è un automatismo per i papi. Cosa ci potevi inventare intorno? Visto il film la percezione è quella del titolo: la grandezza, magari da alcuni discussa, dell'erede di Pietro, meglio ancora di Gesù, viene trasmessa solo in parte. Ma credo che sia inevitabile. Il racconto prosegue su due piani, quello giovanile, prevalente, e quello del conclave improvviso, dopo la rinuncia di Ratzinger. Jorge Mario Bergoglio nasce a Buenos Aires da famiglia di origini piemontesi. Il film lo mostra simpatico e compagnone, fra gli amici è già leader. Ha una ragazza che si crede al sicuro, ma poi la vocazione premerà e prevarrà. Come prima missione sceglie il Giappone, ma per motivi di salute i suoi superiori non gli danno il permesso. Ma Jorge è un futuro papa, è un predestinato, energia e qualità non gli mancano. Nei ruoli che assumerà, nei vari contesti spesso dice "Qui sono io a decidere". Un alto ufficiale ordina degli arresti ingiusti nella struttura di Bergoglio. Come a giustificarsi gli dice: "Obbedisco a ordini superori, credo che lo faccia anche lei." "Soprattutto obbedisco alla mia coscienza." È la risposta del religioso.

Thriller
Nella prima parte il film è un quasi un thriller: la famigerata dittatura di Videla (1976-1981) si presta alla perfezione. Jorge, rettore della facoltà di filosofia e teologia nasconde prima dissidenti del regime, poi sovversivi. A prezzo di rischi enormi, magari mortali. La dittatura è quella dei desaparecidos, le persone arrestate dalla polizia del regime accusate di aver compiuto attività antigovernative o semplicemente di esserne sospettati. Fra le vittime ci sono due preti, brutalmente assassinati, innocenti, amici di Jorge. A fronte di questa sua azione c'era il rapporto che Bergoglio sapeva tenere con le autorità, quasi sempre ostili, o nemiche. Molti interpretarono queste sue mediazioni quasi come una connivenza. Ma i risultati, ed è ciò che conta, dicono che Bergoglio salvò tanta gente. Questa sua "attitudine politica" produsse la sua nomina a Vescovo ausiliare di Buenos Aires. "Ci serve qualcuno che sappia comandare e mediare": sono le parole del Cardinale della città quando promuove Bergoglio. In termini più popolari il nodo viene posto da una popolana: "Ma lei Jorge, è di destra o di sinistra?". "Sono dalla parte di Dio". Chi frequenta il cinema rileverà una citazione cinematografica che proviene da Marco Bechis, regista cileno che ha spesso raccontato la dittatura argentina, con la video-installazione Desaparecidos dove sono? E poi col lungometraggio Garage Olimpo. Luchetti riprende la sequenza, terribile, dei prigionieri, innocenti, sedati, ammucchiati in un aereo e gettati in alto mare. Il vescovo scala le gerarchie, si impegna in azioni a tutela dei deboli e dell'ambiente. È sempre più popolare e amato. Quando nel marzo del 2013 la Chiesa è chiamata a eleggere il nuovo pontefice, il cardinale raggiunge Roma. Il film risolve il conclave in pochi minuti. Bergoglio ascolta i nomi che escono dall'urna. Il suo è il più pronunciato. Si leva l'applauso dei colleghi. L'italo-argentino sorride e piange. E poi il momento che tutti abbiamo visto e custodiamo nella memoria. Bergoglio-Francesco, che si affaccia al balcone dopo le fatidiche parole: "Annuntio vobis gaudium magnum; habemus Papam". E le prime parole da papa: "Fratelli e sorelle, buona sera. Voi sapete che il dovere del conclave era di dare un vescovo a Roma. Sembra che i miei fratelli vescovi cardinali siano andati a prenderlo quasi alla fine del mondo. Ma siamo qui."
È il momento di vera emozione del film. Quando non è film.

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