L'ultima opera americana di Fritz Lang
Nel libro I film della mia vita François Truffaut, parlando di Fritz Lang, scriveva che "di tutti i cineasti tedeschi che nel 1932 fuggirono il nazismo, è quello che non si 'rimetterà' più, tant'è vero che l'America, che pure lo ha accolto, sembra ripugnargli. Per Fritz Lang non c'è alcun dubbio che l'uomo nasce malvagio [...] È esattamente quest'idea – nessuno può giudicare nessuno, tutti sono colpevoli, tutti sono vittime – che Fritz Lang illustra con genio ostinato nella sua opera". Con la sua ultima opera americana il grande regista tedesco metteva a punto la sua ossessione esponendo un'inquietante riflessione sulla responsabilità dell'individuo e la fallibilità dell'idea che abbiamo di giustizia. Era il 1956; a distanza di cinquantatre anni Peter Hyams (Condannato a morte per mancanza di indizi, 2010 - L'anno del contatto, Timecop - Indagine dal futuro e Relic - L'evoluzione del terrore) adatta L'alibi era perfetto e lo tramuta in un legal movie contemporaneo con tanto di azione.

Dalla fantascienza al noir
Peter Hyams: Quando vent'anni fa ho diretto Rischio totale, ispirato a un vecchio film prodotto dalla RKO, era la prima volta che mi confrontavo con il genere noir. Venivo dal cinema fantascientifico e da film come Capricorn One, Atmosfera zero e 2010 - L'anno del contatto, ma quello fu l'inizio di un amore. Successivamente, più o meno nel 1990, mi sono messo in società con Ted Hartley e la RKO; con Ted avevamo intenzione di lavorare nuovamente insieme e quando scovai nella sua libreria una misteriosa stampa di L'alibi era perfetto capii che era il film che volevo fare. Tuttavia all'epoca scrissero una sceneggiatura che non mi piaceva affatto: era una storia di avvocati ed era un film totalmente diverso da quello che avevo immaginato. Così abbandonai il progetto e Ted si mise alla ricerca di un altro regista. Di tanto in tanto però facevo ricerche sullo stato del progetto visto che nelle sale non era ancora uscito e un paio di anni fa decisi di riprovarci prendendomi la responsabilità non solo di scriverlo e dirigerlo ma anche di produrlo. Desideravo con tutto me stesso realizzare un film che non fosse stracarico di effetti speciali, come quelli che avevo diretto recentemente. Volevo che fosse un thriller che avesse l'aspetto di un classico del genere noir.

Un noir giovanile
Peter Hyams: A differenza di L'alibi era perfetto di Lang, per il mio film volevo attori giovani così ho riscritto interamente la storia originale di Douglas Morrow, aggiornandola con elementi tipo la prova del DNA e il giornalismo investigativo di oggi, dando maggiore spazio al personaggio di C.J. Nicholas, interpretato da Jesse Metcalfe. Il film che desideravo realizzare con il mix di personaggi giovani e giornalismo mi sembrava assolutamente rilevante e attuale perché parla di avidità, di lussuria e di mancanza di onestà in contesti che dovrebbero essere regolati solo dall'onestà. Mi ha colpito perché ho pensato che i giovani potranno identificarsi facilmente perché parla di loro, parla di persone che pensano di sapere molto di più di quello che veramente sanno. Naturalmente non è stato facile riuscire nell'impresa di far decollare il mio noir giovanile. Se tenti di fare un film indipendente, la scelta degli attori diventa la vera priorità e la presenza di un attore piuttosto che di un altro ha un effetto fondamentale. Moshe Diamant, il mio co-produttore, mi è venuto incontro dicendomi che se fossi riuscito a trovare un adulto serio per il ruolo del procuratore potevo avere tutti gli attori giovani che volevo e con Michael Douglas a bordo del progetto è andata effettivamente così.