18a edizione della Festa del Cinema di Roma, il programma dei 76 filmitaliani. Roma - 18/29 ottobre 2023. Le recensioni, trame, listini, poster e trailer, ordinabili per:
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Un esordio autoriale e divulgativo che è pura emanazione dei codici etici ed estetici della sua autrice. Drammatico, Italia2023. Durata 118 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Paola Cortellesi fa il suo esordio alla regia con un originale dramedy in bianco e nero ambientato nel Secondo Dopoguerra. Espandi ▽
Delia è “una brava donna di casa” nella Roma del dopoguerra: tiene il suo sottoscala pulito, prepara i pasti al marito Ivano e ai tre figli, accudisce il suocero scorbutico e guadagna qualche soldo rammendando biancheria, riparando ombrelli e facendo iniezioni a domicilio. Secondo il suocero però “ha il difetto che risponde”, in un’epoca in cui alle donne toccava tenere la bocca ben chiusa. E Ivano ritiene sacrosanto riempirla di botte e umiliarla per ogni sua “mancanza”. Per fortuna fuori casa Delia ha qualche alleato. E soprattutto, ha un sogno nel cassetto, sbocciato da una lettera ricevuta a sorpresa. C’è ancora domani è l’esordio alla regia di Paola Cortellesi, ed è una pura emanazione della sua persona. Il tono è divulgativo, pensato per raggiungere il più ampio pubblico possibile, ma questo non va a scapito della sua vocazione autoriale. L’aspetto più sorprendente del film è che, di fatto, è un horror, ma raccontato attraverso il filtro gentile della sensibilità di Paola Cortellesi, nel suo stile riconoscibilmente “leggero” che riassume ciò che abbiamo finora appreso di lei: la capacità di parlare di cose serissime rendendole appetibili, il rispetto della propria e altrui dignità. Recensione ❯
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Un omaggio accorato a Monica Vitti, attraversato da una brezza leggera e da un sottile alito di speranza. Commedia, Italia2023. Durata 83 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Una donna sta perdendo la memoria. Ricostruisce così la sua vita ispirandosi ai film con Monica Vitti. Espandi ▽
Mi fanno male i capelli è il commovente omaggio di Roberta Torre ad una grande attrice, Monica Vitti, che come la protagonista di Alba Rohrwacher ha sofferto di una forma di demenza, perdendosi a sé e al suo pubblico, il quale tuttavia conserva il privilegio di ritrovarla attraverso le sue interpretazioni. È un film sperimentale e accorato, doloroso fin dal titolo (che è una celebre battuta cinematografica della Vitti) eppure attraversato da una brezza leggera, da un sottile alito di speranza. È il ricordo tenero ed elegante di un’artista immortale, ma anche una lettera d’amore a tutti coloro che ogni giorno scordano qualcosa, ma per cui giocare ancora una volta con i ricordi che riaffiorano può voler dire sentirsi di nuovo felici. Alba Rohrwacher fa un lavoro di mimesi straordinario, aiutata anche da una notevole somiglianza fisica con la Vitti, e presta il suo modo di recitare con tutto il corpo a questa metamorfosi, mentre Filippo Timi presta uno strazio profondo e irrinunciabile al suo Edoardo, facendosi assenza per consentire alla presenza di Monica di rivendicare quel po’ di territorio che ancora riconosce. Recensione ❯
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Bilanciata e precisa, un'opera che entra dentro per pungolare a lungo. Azione, Commedia - Finlandia, Italia2023. Durata 98 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
I conducenti più economici nel settore dei carri funebri. Espandi ▽
Risto e Arto sono vicini di casa ma non potrebbero essere più lontani di così. La ruota gira per entrambi nel modo più inaspettato quando Risto si ritrova schiacciato dai debiti e ad Arto viene diagnostica una condizione più unica che rara, cioè l'essere dotato di solo il 15% del cervello. Da vicini di casa, Risto e Arto, divengono così una strana coppia di becchini che deve svolgere il lavoro sporco per un'attività illegale molto particolare.
Teemu Nikki continua a macinare film e serie tv senza arretrare di un passo nella costruzione della sua poetica. La morte è un problema dei vivi srotola perfettamente questa formula, forse rinunciando ad un pizzico di troppo di vivace umorismo come della partecipazione più diretta, ancorandosi più all'uomo senza cuore Risto che all'uomo senza cervello Arto.
C'è, insomma, tanta più speculazione in La morte è un problema dei vivi di quanto si possa afferrare distrattamente, e se la cornice intagliata da Nikki è così attraente e fuorviante, tanto meglio perché tutto questo ti entra dentro per poi pungolarti a lungo. Recensione ❯
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Un cinema che cerca strade diverse. Porta in secondo piano la cronaca per fare spazio ai turbamenti dell'adolescenza. Drammatico, Italia2023. Durata 102 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Veronica, dopo un lungo processo e due anni di prigione per l'omicidio della madre e del suo amante, viene riconosciuta innocente. Ha solo vent'anni e tutta la vita davanti, ma è difficile guardare al futuro. Espandi ▽
Dopo un lungo processo e 22 mesi di prigione, Veronica torna in libertà; è stata infatti scagionata dall'accusa di aver ucciso la madre e il suo amante. Rivede la sua migliore amica Giada e, proprio nella sua prima sera fuori dal carcere, va con lei in discoteca. Sui social escono subito le foto. La ragazza cerca di tornare a vivere una vita normale ma quello che le è successo a ha lasciato dei segni che non si possono cancellare. Ha infatti spesso i giornalisti e i fotografi che la assediano ogni volta che la vedono ed è continuamente osservata se non pedinata, come il giorno in cui è andata al cimitero alla tomba della madre. Assieme a Giada ripercorre tutto quello che è accaduto prima e durante la sera della tragedia, dal rapporto conflittuale con la madre che era spesso severa nei suoi confronti e la svalutava per il suo aspetto fisico, al legame con un padre affettuoso ma assente, fino all'incontro con i ragazzi olandesi della squadra di beach volley che hanno pernottato all'hotel e che lei e Giada hanno frequentato proprio poco prima l'omicidio all'Hotel Holiday. Recensione ❯
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Un debutto curioso fatto di ritmi pacati e momenti sospesi, che guarda al cinema gentile di Moretti e Di Gregorio. Drammatico, Italia2023. Durata 88 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Indecisioni, timidezze, distrazioni e clamorose maldestrezze dei giovani, raccontati al suo esordio nella regia da Filippo Barbagallo, anche autore della sceneggiatura e interprete. Espandi ▽
Lungometraggio di debutto scritto, diretto e interpretato da Filippo Barbagallo, Troppo azzurro è un film curioso, e la supervisione artistica di Gianni Di Gregorio è un segnale importante, perché il ritmo pacato, che segue l’indolenza del protagonista, ricorda quello del regista di Il pranzo di Ferragosto. Solo che qui parliamo di ventenni, e dunque l’inedia di Dario fa più impressione di quella di un boomer: ma è assolutamente realistica, perché molti ragazzi (maschi) della sua generazione sono spaventati dalla vita e si tirano indietro davanti ai rapporti con gli altri, in particolare quelli sentimentali. L’esordio alla regia di Barbagallo è il ritratto di un ipocondriaco dell’anima. E il neoregista, senza grandi velleità ma con molta gentilezza, fa bene il punto su un tipo umano che conosce, e che sembra essere molto frequente nella contemporaneità. Recensione ❯
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La storia della mitica dinastia di armatori e imprenditori protagonista di un'epoca d'oro della Sicilia dell'800. Espandi ▽
1802. Paolo Florio fugge da Bagnara Calabra devastata dal terremoto insieme alla moglie Giuseppina e al fratello Ignazio. La famiglia si rifugia a Palermo dove i Florio aprono un'aromateria che raggiunge il successo nonostante l'ostilità dei potenti locali. Alla morte di Paolo suo figlio Vincenzo rileva una tonnara ed espande i suoi affari - compresi i prestiti ad alto interesse - accrescendo la sua reputazione di imprenditore di intuito. L'incontro con Giulia Portalupi, giovane di estrazione borghese, gli farà mettere in discussione il proposito di acquisire un titolo nobiliare.
Nella figura di Florio si concentra il divario sociale insanabile nella Sicilia dell'Ottocento, e il desiderio di rivalsa di chi ritiene di meritare dalla vita un risarcimento per ciò che non ha avuto in dote. Il suo personaggio è ben delineato in sceneggiatura e molto bene interpretato da Michele Riondino, che tiene sempre a mente il Gattopardo di Burt Lancaster ma non se ne lascia dominare, proprio come farebbe Vincenzo Florio.
In generale, pur gestendo con coraggio il ricco materiale del romanzo su cui è basata, la sceneggiatura sembra non approfittare fino in fondo del respiro ampio della serialità televisiva, affidando più agli attori che al testo il compito di inserire nuance e scollineamenti. Recensione ❯
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Un affresco corale dal taglio psicologico che emerge nella sua complessità. Ottimo il cast. Drammatico, Italia2024. Consigli per la visione: Ragazzi +13
La serie tratta dal grande classico del'900 di Elsa Morante. Espandi ▽
1938. Il Duce promulga le leggi razziali. Un'anziana insegnante ebrea, prima di morire, svela in una lettera alla figlia, Ida Ramundo, di averla battezzata per evitarle la persecuzione. Anche lei insegnante, Ida è a Roma, vedova e sola, che cerca di educare il primogenito, lo scanzonato adolescente Nino, quando un giorno viene violentata da un soldato tedesco e rimane incinta. In segreto, grazie ad una levatrice del ghetto partorisce Giuseppe, detto Useppe; Ida e la sua "Storia" viaggiano sullo sfondo delle vicissitudini della guerra nel contesto romano: i bombardamenti di San Lorenzo, l'essere sfollati in periferia, il passaggio di Nino dal fascismo all'antifascismo, le deportazioni naziste del ghetto ebraico e la resa.
Una regia sensibile che, come nelle precedenti opere dell'Archibugi tratteggia in modo fine tutti i tipi di relazioni, da quelle più complesse come quelle famigliari a quelle più sporadiche, ma comunque importanti, come le affiliazioni (anche con gli animali domestici) che si creano nella crescita o nelle situazioni di difficoltà. La scelta del cast permette una visione di insieme, un affresco corale che emerge in tutta la sua complessità.
Pregevole, inoltre, una rappresentazione asciutta e articolata che non vuole essere didascalica e si inserisce nel panorama di un certo recentissimo buon cinema italiano che denuncia descrivendo come in Cento domeniche, Palazzina Laf e C'è ancora domani. Recensione ❯
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Chiara lavora come tecnico delle luci per uno spettacolo di teatro-danza dedicato a
Dioniso, quando Vittorio, suo padre, piomba nella sua vita con un male che sembra una punizione divina. Espandi ▽
Chiara lavora come tecnico delle luci in una compagnia che sta facendo le prove per la messa in scena de "Le baccanti" di Euripide. Ha una fidanzata più giovane di lei che soffre perché il loro rapporto non viene dichiarato e un padre che improvvisamente torna a farsi vivo dopo una lunga sparizione. L'uomo è brillante e pronto al confronto ma è anche consapevole di essere affetto da un virus che non dà scampo. I due si troveranno a condividere le stazioni di un duro calvario.
Anne Riitta Ciccone realizza un film personale a partire da un'esperienza realmente vissuta riuscendo però ad aprirsi alla condivisione con lo spettatore.
La regista e sceneggiatrice non si limita circoscrivere l'azione nell'ambito del rapporto genitore-figlia a cui offre tutte le sfumature necessarie per descrivere la non semplice ricucitura di un rapporto. Allarga lo sguardo innanzitutto al teatro classico di cui sa leggere la contemporaneità e, al contempo, la distanza. Recensione ❯
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La testimonianza inedita di un artista eclettico e controverso e dell'uomo che voleva raccontarne l'unicità. Documentario, Italia2023. Durata 90 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Michele Avantario ha lanciato programmi televisivi, fatto videoarte, creato lo spot promozionale dell'Estate romana di Renato Nicolini, ma soprattutto è stato un grande conoscitore di musica africana superfan del musicista nigeriano Fela Kuti, Back President dell'afro beat e simbolo della nuova evoluzione africana. Recensione ❯
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Un omaggio a Marcel Proust ed un particolare tributo a Luchino Visconti e al cinema italiano degli anni '70. Espandi ▽
Italia, 1974. Ariane, bella donna dell'aristocrazia francese e Pietro, uno sceneggiatore italiano di B movie, provengono da storie molto diverse ma li accomuna il fatto di trovarsi ad un punto di stallo della loro vita.
Molti dei loro sogni non si sono realizzati...
...si presenta loro l'occasione per riscattarsi: scrivere una sceneggiatura tratta dal romanzo "À la Recherche du Temps Perdu" di Marcel Proust da sottoporre a Luchino Visconti. Potrebbe essere la svolta definitiva. Il lavoro di scrittura insieme diventa uno scontro di caratteri, di cultura, di solitudini; sullo sfondo un'Italia dilaniata da profondi cambiamenti e conflitti sociali che non possono non avere ricadute sulla vita dei singoli. Recensione ❯
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Tra documentario e finzione, un film che riflette sul legame tra la scienza e l'umano. Documentario, Italia, Svizzera2023. Durata 90 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
A Lignan, villaggio di poche anime nella Valle di Saint-Barthelemy in Valle D'Aosta, un Osservatorio Astronomico scruta i cieli ogni notte. Espandi ▽
In un minuscolo villaggio d'alta quota della Val d'Aosta, Paolo, un astrofisico di Milano arriva presso l'osservatorio astronomico locale. In fuga dalla propria vita e in cerca di solitudine, l'uomo vorrebbe passare il tempo a osservare le stelle, ma un guasto al telescopio lo costringe a dedicarsi alla parte per lui meno interessante del progetto a cui sta lavorando: intervistare gli abitanti della zona a proposito delle loro conoscenze scientifiche. Svogliato e riluttante, sarà costretto a mettere da parte l'interesse per il cielo e a entrare in relazione con gli esseri umani...
Girato a Lignan, nella Valle di Saint-Barthelemy dove sorge l'Osservatorio astronomico della Valle D'Aosta, il film di Picarella riflette sul legame tra la scienza e l'umano attraverso la parabola di un ricercatore incerto su dove posare lo sguardo: se in alto verso le stelle o in basso verso le persone.
Leandro Picarella ha scelto di girare in un luogo all'apparenza fuori dal mondo, trovandovi infine l'umanità intera: l'ha fatto giocando con i concetti di finzione e documentario, sfruttando le forme del cinema del reale e rinunciando a ogni forma di complessità per raccontare - va detto con qualche lungaggine e carineria di troppo - il modo in cui tante forme di solitudine possono diventare comunità. Recensione ❯
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Vittorio, un uomo sui quarantacinque anni, un borgataro, una mattina si avvia da via del Mandrione, a
piedi, per raggiungere il Rio della Grana, di cui conosce genericamente l'ubicazione. Espandi ▽
Un gruppo di ragazzi romani si aggira per le zone periferiche della Città eterna bighellonando senza lavoro, battibeccando e perdendosi lungo le strade assolate di un'estate senza prospettive. Il punto di incontro è un bar con una cameriera che non vuole servire chi non ha i soldi per pagarle le consumazioni; il mezzo di trasporto, oltre alle proprie gambe, è un'automobile a corto di benzina il cui proprietario cerca di vendere il suo crick per fare quattro soldi.
Fra sogni ricordati dai protagonisti che suscitano gelosie e preoccupazioni e trame di capolavori cinematografici come Mamma Roma, Accattone e La Ricotta raccontate dall'unico over-30 del gruppo la giornata trascorre nella calura e nell'inedia, consumandosi in litigi, battute e dinamiche relazionali fra i ragazzi che sembrano avere fra di loro legami estemporanei.
Daniele Costantini mette in scena un gruppo di studenti di un'accademia di cinema romana. Purtroppo però il lungometraggio mantiene tutte le caratteristiche del saggio di fine corso, a cominciare dall'impianto fortemente teatrale e dall'utilizzo di dialoghi enunciati in quel romanesco che caratterizza ormai gran parte della produzione scolastica della Capitale. Recensione ❯
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Lo spin-off della serie Netflix Suburra. Espandi ▽
Ritroviamo Alberto Anacleti (Spadino, interpretato da Giacomo Ferrara) a Berlino, innamorato, dove cerca di allontanarsi dal suo passato, ma una nuova minaccia lo richiama alle oscure strade della capitale italiana. La trama si sviluppa intorno a nuovi equilibri di potere conseguenti gli eventi del tragico finale di Suburra, tradimenti famigliari e di coppia, e una guerra imminente.
Suburræterna riesce quindi a riportare lo spettatore nel vortice delle vicende romane, ma non porta la serie a un sostanziale miglioramento. Il cast, sebbene si espanda con nuove entrate, non riesce a raggiungere i picchi della prima stagione.
La serie riesce a riaccendere le fiamme delle intricate vicende romane, mantenendo il fascino criminale della serie originale. Sebbene non raggiunga le vette di Suburra - La serie, il sequel offre un ritorno coinvolgente nei bassifondi di Roma, sottolineando che, anche se il potere può cambiare, le oscure alleanze e le minacce imminenti rendono l'equilibrio in questa città eterna sempre instabile. Recensione ❯
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L'artista che è riuscito a elevare il kitsch e il pop per trasformarli in capolavori come pochi artisti visionari nella storia recente. Espandi ▽
Il ritratto intimo di questo personaggio così polarizzante arriva al cinema per raccontare le dinamiche nascoste dietro la persona, l'artista e il marchio Koons. Passando dall'America all'Europa e al Qatar attraverso varie decadi, il film sarà un'occasione unica per capire l'uomo che ha preso gli oggetti di uso quotidiano prodotti in serie e li ha trasformati nella più alta forma d'arte, elevando il loro status da ordinario a sublime. Attraverso le parole di Koons, della sorella, della moglie e dei figli, ma anche di critici, galleristi, artisti e studiosi come Mary Boone, Jeffrey Deitch, Massimiliano Gioni, Antonio Homem, Dakis Joannou, Stella McCartney, Andy Moses, Norman Rosenthal, Scott Rothkopf, Julian Schnabel, Linda Yablonsky, il docu-film condurrà in un viaggio intimo nella mente di Jeff Koons, con l'obiettivo di scoprire cosa lo motiva oggi e cosa ha plasmato nel corso della sua carriera la sua incomparabile visione. Un mondo in cui gli oggetti quotidiani e la nostalgia per il pop del XX secolo trascendono le loro forme originali, si trasformano in opere d'arte, lasciando che lo spettatore guardi dentro le proprie riflessioni. Recensione ❯
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Un tributo sincero, indagatore, curioso su Anna Paparatti, un'artista anticonvenzionale. Documentario, Italia2023. Durata 80 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
La storia di una delle straordinarie figure che animarono la Roma delle avanguardie artistiche degli anni '60 e '70: Anna Paparatti. Espandi ▽
"Chi arriva qui ricomincia da capo. Se può". Questa frase è scritta in una delle tappe del "gioco dell'oca" di Anna Paparatti (Reggio Calabria, 1936). O, meglio, del gioco de La Pop Oca. Si tratta di uno dei dipinti che l'artista elaborò giovanissima, negli anni sessanta, poco più che ventenne, della serie dei "giochi". Il gioco del si e del no; Il gioco che non esiste; Il gioco del rosa; Il gioco del non-sense...
La seria ironia di questa donna che, dalla sua casa romana, dove l'atmosfera legata a quella cura tipica di un'artista dalla densissima vita, e dai richiami attinti e mescolati da diverse culture - tra cui quella indiana, da sempre indagata, amata, assorbita - si racconta agli occhi della figlia, Fabiana Sargentini.
Un tributo sincero, indagatore, curioso, della figlia che ha intrapreso l'avventura di un film per delineare un percorso umano e artistico con delicatezza. Lo sguardo di una persona di famiglia, la più vicina, che tenta di dare un giudizio a una madre "non normale". Recensione ❯
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