Titolo originale | Lascars |
Anno | 2009 |
Genere | Animazione |
Produzione | Francia, Germania |
Durata | 96 minuti |
Regia di | Emmanuel Klotz, Albert Pereira-Lazaro |
Attori | Vincent Cassel, Diane Kruger, Frédérique Bel, Hafid F. Benamar, Delfynn Delage, Vincent Desagnat Diam's, Dan Herzberg, Izm, Eric Judor, Celine Tran, Gilles Lellouche, François Levantal, Franck Sinius, Omar Sy, Fred Testot. |
MYmonetro | 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 26 gennaio 2010
CONSIGLIATO SÌ
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Tony Merguez e José Frelate sono due lascars, indolenti e scapestrati abitanti delle banlieues parigine. Quando arriva l'estate, i due amici raccolgono tutti i risparmi per regalarsi una vacanza in un paradiso tropicale ma vengono raggirati da un losco venditore cinese. Così, mentre José si dà per vinto e, messo alle strette dalla cugina, trova lavoro presso la villa di un ricco giudice, Tony cerca la via per un guadagno facile, immischiandosi nei traffici dello psicotico spacciatore Zoran.
All'origine, in Francia, Les Lascars è una serie di cortometraggi animati della durata di poco più di un minuto, pillole comiche nate per la tv e divenute popolari attraverso la rete che raccontano con sarcasmo e ironia la vita e i problemi delle banlieues. Che un aspetto della società francese, fino a non troppo tempo fa tendenzialmente occultato, sia divenuto parte integrante della sua espressione popolare tanto da potersi permettere una rappresentazione farsesca e caricaturale, è un fenomeno importante. È la nuova tappa di un percorso che vede le banlieues passare dall'essere territorio-margine per minoranze e "ceti invisibili" a luogo chiave per la cultura pop sia musicale che cinematografica.
Il passaggio è ovviamente reso più gestibile dal medium d'animazione, che per sua natura gode di una maggiore libertà linguistica e ammette eccessi di comicità sia fisica che verbale. Ma resta l'aspetto sociale: il fatto che la periferia francese costituisca un fenomeno vivo, espressione di una cultura popolare ampia e variegata che va dal film d'autore in cerca di aura cult (L'odio di Kassovitz, che con Lascars condivide la parlata sfrontata di Vincent Cassel), agli allori delle competizioni internazionali (Abdellatif Kechiche con La schivata e Cous Cous), fino ad un cartoon come questo, improntato sul caustico modello americano dei programmi della Fox Television.
A dire il vero, Lascars non si ispira solo ai principi dell'animazione americana. Se è vero che il modo di caratterizzare i personaggi e di movimentare la storia è quello tipico dello slapstick, è anche vero che lo stile è una fusione fra la street art dei tag e dei graffiti e la grafica dei manga nipponici. Così, alla stilizzazione del tratto e ai colori fluorescenti delle vernici spray si accompagnano le peculiari espressioni mimiche e le sproporzionate silhouette femminili dei cartoni giapponesi, con le colorite espressioni dell'argot a far da solvente fra le due.
Per questo, Lascars, nonostante non si possa considerare un pregevole esempio di animazione e di raffinatezza tecnica, è nel complesso un "prodotto" che funziona: perché nasce dalla cultura televisiva e, mantenendone intatte le caratteristiche socio-culturali, grazie ad una sintesi grafica vincente e ad una buona vivacità narrativa, riesce a soddisfare anche le più ambiziose richieste dell'animazione cinematografica.